Il Litorale • 15/2019
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Pag. 10 Il Litorale ANNO XIX - N° 15 - 1/15 SETTEMBRE 2019
Come spesso avviene nel Comu-
ne di Anzio le cose non vengono
fatte con la necessaria professio-
nalità, specialmente nell’ambito
dei problemi che riguardano
l’ambiente che per la loro natura
richiedono sempre soluzioni for-
temente partecipate e decisioni
basate sulla competenza e l’espe-
rienza. Le ordinanze sono uno
strumento efficace e potente in
mano al Sindaco ma esse possono
facilmente trasformarsi in un se-
gno di inefficienza. Ricordo, co-
me esempio di inefficacia, l’ordi-
nanza relativa al decoro dei muri
di cinta delle proprietà private e
quella che prevedeva lo smalti-
mento delle palme colpite dal
Puntaruolo rosso, disattese nella
loro quasi totalità. Il sottoscritto
si può annoverare fra i pochissimi
che hanno investito 1400 Euro, in
attuazione dell’ordinanza sull’ab-
battimento delle palme, per smal-
tire correttamente una grande ed
una piccola palma colpite dal co-
leottero rosso. Un’ordinanza, co-
me una qualsiasi altra disposizio-
ne esecutiva, deve essere sempre
ben strutturata, semplice e chiara
ma allo stesso tempo organica ed
possibilmente preventivamente
condivisa con coloro che dovran-
no attuarla.
L’ordinanza sull’eliminazione
della plastica mono uso e del fu-
mo da tabacco dalle spiagge di
Anzio non è un buon esempio di
ordinanza ben strutturata e di de-
cisione esecutiva che abbia avuto
risultati apprezzabili. Non era or-
ganica, non era chiara, non era
stata condivisa e, cosa più impor-
tante, non ne è stata adeguata-
mente controllata l’attuazione. Mi
limito al beneficio del dubbio in
quanto non sono disponibili dati
divulgati dal Comune di Anzio
ma credo, visti i risultati, che i
controlli siano stati pochi e co-
munque poco efficaci. Uniti Per
l’Ambiente ha monitorato in mo-
do casuale alcuni stabilimenti
(zona di Lavinio e Lido dei Pini)
e tranne pochi esempi virtuosi la
maggior parte ha disatteso una
corretta attuazione dell’ordinanza.
Mi limito agli stabilimenti bal-
neari ma per le spiagge libere è
ancora peggio. Per ragioni di op-
portunità evito di citare il nome
degli stabilimenti interessati ma
in alcuni punti di ristorazione la
plastica monouso è ancora abbon-
dantemente presente: le cannucce
di plastica, le posate ed anche i
bicchieri e naturalmente mi riferi-
sco a quelli non compostabili o
biodegradabili. Insomma una
buona idea alla quale noi lavoria-
mo da un paio d’anni e che spe-
riamo di aver contribuito a rende-
re normativa, ha avuto un’attua-
zione non soddisfacente per quan-
to concerne la plastica monouso
ed è stata praticamente ignorata
per il divieto di fumare: abbiamo
visto bagnini sotto il loro ombrel-
lone rosso fumare senza alcuna
remora. Forse la decisione è stata
concepita in fretta sulla scia della
bandiera blu; certo che è che i ge-
stori non ne sapevano niente e la
riunione tenutasi presso il Comu-
ne non credo che abbia chiarito
molto; specialmente in termine di
controlli e di chi avrebbe dovuto
farli. Alla fine della stagione mol-
ti sono ancora i dubbi e sarebbe
auspicabile che l’Ufficio Ambien-
te pubblicasse risultati statistici
rispetto all’applicazione dell’ordi-
nanza magari corredati da una re-
lazione sull’iter applicativo ed un
resoconto sull’attività di controllo
e sul tipo quantità di sanzioni ap-
plicate agli inadempienti. Ho
qualche dubbio che il Comune di
Anzio vada oltre il “gesto” del-
l’ordinanza e sono quasi certo che
non esista presso gli Uffici Co-
munali di Anzio il metodo di “mi-
surare i risultati” informandone
l’utenza, ma sarei molto contento
di potermi ricredere. Comunque
la strada è stata tracciata e la dire-
zione è stata definita senza la mi-
nima possibilità di tornare indie-
tro. Facciamo che l’ordinanza
estiva sia stata solo un assaggio;
adesso si faccia sul serio: si dia il
via al divieto di utilizzare plastica
monouso in tutte le strutture su
cui il Comune di Anzio può eser-
citare il controllo amministrativo,
a partire dalle mense scolastiche,
dagli uffici comunali ed a finire ai
ristoranti ed alle altre strutture
pubbliche cittadine. Ritengo che
occorra porsi un obiettivo da rag-
giungersi dopo un percorso fatto
di divulgazione, di partecipazione
e di coinvolgimento, La semplice
imposizione esercitata con ordini
ed ordinanze serve a poco se non
si fa seguire un’adeguata azione
di controllo e di sanzioni; ma essa
è quasi irrilevante se non viene
accompagnata da una condivisio-
ne di responsabilità e da una effi-
cace compartecipazione da parte
dell’utenza. Una cosa è certa: an-
che se la disposizione del Sindaco
ha solo parzialmente raggiunto lo
scopo, essa ha indicato la direzio-
ne, dalla quale non di può tornare
indietro per il semplice motivo
che l’inquinamento ha raggiunto
livelli aberranti e sta facendo sen-
tire i suoi effetti disastrosi sulla
stessa sopravvivenza del genere
umano. Pur nel nostro microco-
smo comunale parliamone, con-
frontiamoci, discutiamone affin-
ché la conoscenza e la consapevo-
lezza portino a quei comporta-
menti semplici e virtuosi che pos-
sano invertire un senso di marcia
che non può che portare al dis-
astro.
Sergio Franchi
Un parallelo tra due consorzi: Consorzio di Lido dei Pini e Consorzio di Lavinio
C’è Consorzio e Consorzio
L’ordinanza del plastic free è stata disattesa
Plastica e spiaggia
Sono centinaia i consorzi che so-
no stati costituiti durante il boom
economico degli anni 50 e 60; la
grande maggioranza di essi è stata
istituita per realizzare le opere di
urbanizzazione a supporto delle
lottizzazioni di terreni che trasfor-
mavano grandi appezzamenti
agricoli, in prossimità delle gran-
di città, in lotti edificabili. Spesso
l’acquisto dei lotti avveniva con
sostanziose facilitazioni fiscali;
facilitazioni che decadevano in
mancanza di una successiva edifi-
cazione.
Un fenomeno che, se ha causato il
massacro delle coste di mezza Ita-
lia, ha anche dato la possibilità a
molti italiani di possedere una se-
conda casa per la villeggiatura.
Piccole e grandi unità immobiliari
che la crisi economica sta oggi
trasformando in prime case per
quei cittadini che non possono ac-
cedere ai prezzi praticati per le
abitazioni nelle grandi città. La
normativa adottata era quella ve-
tusta del Decreto Legge Luogote-
nenziale 1 settembre 1918, n.
1446, convertito in legge il 17
aprile 1925, n. 473, che dava la
facoltà agli utenti delle strade vi-
cinali di costituirsi in Consorzio
per la manutenzione e la ricostru-
zione di esse. Molti di questi con-
sorzi, hanno oggi perso ogni ra-
gion d’essere per aver raggiunti
gli scopi per cui erano stati creati
e si sono negli anni trasformati in
piccoli centri di potere sopravvi-
vendo alle ragioni per cui furono
creati e cioè la realizzazione delle
strade, di fognature, di linee elet-
triche ed idriche. Dopo che le
strade sono state realizzate e rese
pubbliche, le linee idriche, le fo-
gnature e gli impianti di depura-
zione, affidate alle società di ge-
stione, così come gli impianti di
distribuzione elettrica e di illumi-
nazione, ai consorzi stradali non
resta più alcuna responsabilità.
Ciononostante tanti di questi pic-
coli e grossi enti, spesso per im-
possibilità di modificare statuti
obsoleti che ne blindano ogni mo-
dificazione e tanto meno la possi-
bilità di chiusura, persistono nel
restare presidio di responsabilità
che altri enti hanno assunto e per
le quali i cittadini versano a parte
tributi e pagano canoni. Esistono
eccezioni quando il management
è intelligente e l’impostazione
scevra dalle solite e fastidiose in-
gerenze politiche che fanno di
molti enti consortili piccoli dis-
taccamenti di partiti locali e ricet-
tacolo di impiegati con nomi noti
nelle zone di appartenenza. Ad
Anzio esiste un Consorzio strada-
le costituito negli anni 50 per ge-
stire la lottizzazione della zona di
Lido dei Pini che fu realizzato
dalla proprietà originale di Donna
Elena Borghese in Dusmet e del
Principe Don Rodolfo Borghese –
con la denominazione catastale ”
erreno in territorio di Anzio della
superficie complessiva, comprese
strade e piazze, di circa ettari 59,
vocabolo Gallinara, in zona ora
denominata Lido dei Pini, in ca-
tasto Foglio 1 N. 6, confinante
con strada Ardea – Anzio, con Te-
nuta Tor S. Lorenzo, terreni bo-
schivi di proprietà dei venditori
(Borghese) e fosso della Gallina-
ra divisorio coi terreni dei vendi-
tori medesimi…”. L’epoca della
lottizzazione è databile: 25 gen-
naio 1951.
Nel Febbraio 1952 undici proprie-
tari di lotti costituirono il Consor-
zio con la denominazione “Lido
dei Pini”
Scopi del consorzio, gli stessi di
ogni consorzio stradale e cioè le
opere di urbanizzazione oltre al-
l’onere di “…svolgere le pratiche
per ottenere la Concessione del-
l’arenile fronteggiante il territorio
Consortile…”. Anche questo con-
sorzio ha raggiunto gli scopi ini-
ziali, ha acquisito la concessione
di un bel tratto di spiaggia ad uso
dei consorziati e si è trasformato
in un prestatore di servizi. Il Con-
sorzio Lido dei Pini mantiene in-
tegra la sua ragione di esistere.
Cosa che non avviene nel vicino
Consorzio di Lavinio in cui l’atti-
vità consortile viene a mala pena
rilevata dagli abitanti. Le strade
sono malandate e spesso invase
dai rifiuti e non vi è traccia di ser-
vizi che ne giustifichino l’esisten-
za se non di un minimo di manu-
tenzione del manto stradale. Le
condizioni delle strade del Con-
sorzio Lido dei Pini sono del tutto
accettabili; il Consorzio provvede
alla raccolta dei rifiuti verdi in ac-
cordo con Comune di Anzio e le
strade consortili sono pulite. Un
servizio di vigilanza notturna è
stato istituito riducendo notevol-
mente i furti in appartamento che
invece sono frequentissimi nell’a-
rea consortile di Lavinio dove
nessun servizio del genere è stato
mai concepito. La fruizione estiva
dello Stabilimento riservato è cer-
tamente una condizione di privile-
gio di cui godono i consorziati di
Lido dei Pini e continue sono le
iniziative socializzanti presso la
sede consortile che di recente è
anche diventata distaccamento
museale degli scavi di Colleroton-
do. Insomma se i tempi cambiano
gli enti che gestiscono il territorio
devono cambiare e devono ade-
guarsi alle nuove necessità. Un
ente che è nato per realizzare ope-
re di urbanizzazione non ha ragio-
ne di esistere dopo che le opere di
urbanizzazione sono state realiz-
zate, come è il caso del Consorzio
di Lavinio, a meno che una diri-
genza illuminata non sia capace
di darsi altri scopi utili alla comu-
nità. Non è stato nel recente pas-
sato e non è certamente nel pre-
sente che la dirigenza del Consor-
zio di Lavinio abbia dato segno di
intraprendenza manageriale: l’en-
te resta fermo nelle sue prerogati-
ve statutarie che provvedono
obiettivi tutti raggiunti nella sua
lunga storia. Alcuni anni orsono
c’è stato un tentativo di modifica-
re lo statuto per modificarne gli
obiettivi sociali e per renderne più
agevole il ricambio; un tentativo
al quale il sottoscritto, come rela-
tore della Commissione per la
modifica dello Statuto, creata allo
scopo, dedicò sei mesi di lavoro.
Il tentativo fu represso e fu creata
un’altra bozza di Statuto che non
ha mai ricevuta alcuna approva-
zione da parte dell’Assemblea
Generale. Tutti questi vecchi con-
sorzi sopravvivono a se stessi ed
alla storia del territorio ma vi so-
no consorzi e consorzi: quelli che,
anche a prescindere dalla modifi-
ca del loro Statuto, si adeguano ai
tempi fornendo servizi utili alla
comunità come il Consorzio del
Lido dei Pini grazie all’intrapren-
denza dei suo vertici, poi vi sono
quelli come il Consorzio di Lavi-
nio che resta statico senza obietti-
vi da raggiungere ed a perpetuare
il piccolo centro di potere che
rappresenta.
Sergio Franchi
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