Il Litorale • 15/2019
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Pag. 14 Il Litorale ANNO XIX - N° 15 - 1/15 SETTEMBRE 2019
“Alle 15:47 e alle 15:52 del 9 set-
tembre 1943, due bombe tedesche
radiocomandate, colpirono la co-
razzata Roma, in navigazione, in-
sieme ad altre ventidue unità, nel
golfo dell’Asinara, alle Bocche di
Bonifacio, a nord della Sardegna.
La nave fu perforata dalla prima
bomba, mentre la seconda esplose
nel deposito delle cariche della
torre n. 2 di grosso calibro, pro-
vocandone l’affondamento. Alle
16:11 si capovolse e in pochi mi-
nuti, spezzata in due tronconi, af-
fondò”.
Parlare della storia della Regia
Nave Roma, senza parlare di Ser-
gio Baldazzi è come fare un dis-
corso a metà, perché lui è la co-
razzata Roma, e non solo dal pun-
to di vista storico.
Infatti Sergio Baldazzi, che ha
settantotto anni, cominciò a inte-
ressarsi di questa storia cinquanta
anni fa, e durante tutti questi anni
ha raccolto le testimonianze di
tantissimi reduci, sopravvissuti
all’affondamento della nave, spar-
si in tutt’Italia e all’estero. Non
solo ha mantenuto contatti con i
protagonisti, ma anche con i fa-
miliari, gli storici e autori di saggi
sulla Roma, e tutti gli altri che
condividono con lui la passione
per questa drammatica vicenda.
Sergio Baldazzi non viaggia, le
uniche volte che si sposta, o si
spostava, era a Cagliari, dove ha
svolto il servizio militare – era
sergente di fanteria volontario con
ferma di tre anni - e dove ha co-
nosciuto la moglie Teresa, la qua-
le, fino a qualche anno fa aveva
ancora parenti in vita nell’isola. E
non parla lingue straniere, mal-
grado ciò è riuscito a mettersi in
contatto con la signora Lourdes
Garcia, di Caldes de Malavella, in
Catalogna, Spagna, appassionata
della storia della nave Roma, i cui
superstiti furono accolti per molti
mesi nella sua città, dopo essere
stati riuniti a Porto Mahòn, sull’i-
sola di Minorca. Perciò, lui di
questa vicenda sa tutto e ogni an-
no, puntualmente, ha l’usanza di
proporre e fare qualcosa per ricor-
dare questo avvenimento; a volte
ci riesce, altre volte no.
In questo periodo perciò, con
l’avvicinarsi della data del 9 set-
tembre, è in gran movimento per
cercare di far ricordare questa ri-
correnza se non con una confe-
renza, almeno un articolo dei
giornali locali. Il primo giornali-
sta, al quale si è rivolto, gli ha
chiesto subito la fotografia di un
marinaio, l’ultimo dei superstiti,
in modo da completare l’articolo
con una foto. Sergio Baldazzi,
che ha il numero di telefono
dell’ultimo dei marinai superstiti,
gli ha risposto che avrebbe fatto
del tutto per procurarsela e senza
perdere tempo, ha composto il
numero telefonico del sopravvis-
suto all’affondamento della co-
razzata Roma.
“Che roba ragazzi, sono stato
mezz’ora a parlare al telefono
con l’ultimo marinaio in vita, so-
pravvissuto all’affondamento del-
la corazzata Roma. Tra poco mi
manderà la sua foto di quando
era in servizio, durante la secon-
da guerra mondiale2.
Sergio Baldazzi era appena sceso
da casa e i suoi occhi erano luci-
di, un pò per l’emozione, un pò
per la commozione, ma soprattut-
to per la felicità di essere riuscito
a contattare il suo eroe, senza vir-
golette, perché di eroe si tratta: il
suo nome è Gustavo Bellazzini,
di La Spezia, ed ha novant’otto
anni. Dopo pochi minuti, il cellu-
lare di Sergio Baldazzi segnala
l’arrivo di un messaggio. Apre il
messaggio e appare la foto; la
mostra, Gustavo Bellazzini era
bello da giovane: viso ovale, re-
golare, labbra sorridenti, che
stringono ai lati, occhi scuri, ca-
pelli più scuri e pettinati con una
riga laterale, lo sguardo è fiero.
La foto di Bellazzini, in divisa da
marinaio, è stata scattata a La
Spezia, solo pochi mesi prima del
9 settembre 1943.
“Io questo foto ce l’ho, soltanto
che non c’è scritto il nome e non
sapevo che era di Gustavo Bellaz-
zini. Ce l’ho insieme a tante altre,
collezionate in questi anni di ri-
cerche sui marinai della Roma”.
Gli amici, che sanno di questa vi-
cenda solo superficialmente, sem-
brano interessati ad ascoltarlo, in
attesa che il barista prepari i cap-
puccini con i cornetti ripieni di
crema o marmellata; a Sergio
Baldazzi, invece, piacciono i cor-
netti ripieni di cioccolata.
- Tu sai come è riuscito a salvarsi,
o te lo ha detto adesso?” gli do-
mandano.
La risposta arriva veloce, come
fosse stato ad un quiz a premi te-
levisivo: “Me lo ha detto adesso.
Lui era fuochista artigliere ed era
in servizio all’interno della nave,
nella parte poppiera, quando
caddero le due bombe radioco-
mandate. L’area della poppa era
rimasta intatta, perché la nave si
spezzò in due tronconi. Salì sul
ponte e ci trovò molti marinai e
anche un ufficiale che era stato
ustionato dalle fiamme dell’in-
cendio che toccò la parte prodie-
ra della nave. Quell’ufficiale dis-
se che non c’era nulla da fare e
diede l’ordine di tuffarsi in mare.
I superstiti furono successivamen-
te raccolti da alcune unità della
squadra navale e trasportati alle
isole Baleari. Oggi abbiamo an-
che parlato della mia necessità di
avere la fotografia e poi ci siamo
intrattenuti a parlare del più e del
meno; abbiamo parlato soprattut-
to delle cerimonie che si svolge-
ranno il 9 settembre prossimo, in
molte città italiane».
- Quanti morirono e quanti so-
pravvissero? chiedono i suoi ami-
ci, ora incuriositi.
“I morti furono 1393, compresi
l’ammiraglio Carlo Bergamini e
il suo stato maggiore, i sopravvis-
suti 602”.
- Perché i tedeschi bombardarono
la nave?
“Perché la sera precedente era
stato annunciato l’armistizio con
gli Alleati e la flotta italiana ave-
va ricevuto l’ordine di andare a
Malta per consegnarsi agli Allea-
ti, come concordato dalle clauso-
le armistiziali. Già dalla mattina i
ricognitori tedeschi avevano ten-
tato di avvicinarsi alle navi e
sempre in quella mattina i tede-
schi avevano occupato tutta la zo-
na a nord della Sardegna. Come
del resto avvenne a Nettuno,
quando alle cinque del mattino i
tedeschi circondarono la caserma
Piave per disarmare i soldati ita-
liani. Per questo io insisto che al-
la targa di piazza della stazione,
venga intitolata Piazza 9 settem-
bre 1943. Data dell’insurrezione
nettunese, venga aggiunto: e
dell’affondamento della corazza-
ta Roma”.
- Fu colpita soltanto la Roma? in-
calzano gli amici.
“No, anche la nave gemella Litto-
rio, ma non gravemente, tant’è
che continuò la sua rotta, anche
se a velocità ridotta”.
- Si poteva evitare l’attacco tede-
sco?
“L’ammiraglio Bergamini aveva
chiesto la copertura aerea, ma i
nostri aerei non conoscevano la
Il 9 settembre ricorre l’affondamento della corazzata Roma nel 1943. Silvano Casaldi ha intervistato Sergio Baldazzi
Sergio Baldazzi e la storia della corazzata Roma
Da sin. Gustavo Bellazzini, Pier Paolo Bergamini e l’altro reduce Ovilio Frassineti, durante una conferenza
Foto giovanile e in divisa di marinaio del fuochista ar-
tigliere Gustavo Bellazzini
Sergio Baldazzi, sesto da destra, con i figli dell’ammiraglio Bergamini, signora Luciana e Pier Paolo, e alcuni re-
duci, alla prima mostra fotografica sulla corazzata Roma (1990)
Gustavo Bellazzini, durante la trasmissione Porta a
Porta, il 25 settembre 2012
rotta delle navi e per un’ora han-
no volato a est della Corsica,
mentre la flotta si era riunita ad
ovest”.
- Com’era l’umore dell’ammira-
glio e del suo stato maggiore do-
po aver ascoltato l’annuncio
dell’armistizio con gli Alleati?
“Inizialmente non la presero be-
ne. L’annuncio venne dato da Ei-
senhower alle 18:30 dell’8, fino a
quel momento tutti, dal marinaio
semplice all’ammiraglio coman-
dante in capo e anche dal mini-
stro della marina, l’ammiraglio
Raffaele de Courten, erano pronti
ad affrontare in combattimento la
flotta anglo-americana, al largo
di Salerno. Perciò, quando anco-
ra non si comprendeva bene cosa
sarebbe successo, perché il re fe-
ce fare l’annuncio a Badoglio cir-
ca trenta minuti dopo, i capi ave-
vano affermato che piuttosto che
consegnare la flotta al nemico
l’avrebbero autoaffondata, dopo
aver messo in salvo tutti gli equi-
paggi. Insomma si trovarono da
un momento all’altro con l’allea-
to tedesco che era diventato il ne-
mico e gli anglo-americani, fino a
quel momento nemici, ora erano
nostri alleati”.
- Ci furono altri attacchi da parte
degli aerei tedeschi, dopo l’affon-
damento della Roma?
“No, dopo intervenne l’aviazione
inglese che scortò le navi in Tuni-
sia e poi proseguirono da sole fi-
no a Malta. Purtroppo però senza
il loro comandante, l’ammiraglio
Carlo Bergamini”.
In quell’istante il cameriere del
bar s’avvicina con un vassoio in
una mano e con l’altra inizia a li-
berare il tavolino; prima mette nel
vassoio i sottotazze con le tazze,
sparpagliando i cucchiaini alla
rinfusa, unisce tutti i tovagliolini
e ne fa un mucchietto che infila
dentro una delle tazze, prende an-
che i bicchieri mezzi vuoti di ac-
qua e porta tutto via.
Sergio Baldazzi e gli amici si al-
zano dalle sedie e si salutano: “A
domani, stessa ora”.
Silvano Casaldi
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