Presentato il libro dell’ex sindaco di Nettuno Carlo Conte
Eravamo comunisti
Il pomeriggio di sabato 28 dicembre, alla ‘Fraschetta Blues di Nettuno’, in via Carlo Cattaneo (di fronte alla –purtroppo - ex libreria Fahrehneit 451), è stato presentato il libro del professor Carlo Conte: “Eravamo comunisti. 50 anni di impegno politico e breve storia della sinistra nettunese”. Oltre, ovviamente, all’autore, hanno presentato il libro il Prof. G.L. Fiocco storico all’Univ. Roma 2, la prof.sa D. Purger, e il Dr Marco Censi, figlio de “Il Romanino”, il nettunese Mario Abruzzese, a cui è intitolata una via a Nettuno. Una figura di Partigiano garibaldino, morto a soli 52 anni nel 1972, la cui generosa quanto romanzesca vicenda umana e politica (da Nettuno alle montagne del cuneense al Venezuela e poi di nuovo a Nettuno), meriterebbe, maggior considerazione e memoria collettiva, e, il centenario della sua nascita (nel 2020), potrebbe essere l’occasione giusta per ricordarlo in maniera più adeguata.
Nonostante il freddo, la sala della ‘fraschetta’ era gremita. Una platea numericamente e qualitativamente considerevole: ex sindaci, attuali consiglieri comunali, rappresentanti politici, operatori del volontariato socio culturale, cittadini ed ex militanti del PCI-PDS e dell’attuale PD.
Una platea che intelligentemente è riuscita a non cadere nei luoghi comuni della nostalgia e del ‘come eravamo’, riuscendo invece a sottolineare in maniera critica le fasi salienti di un percorso evolutivo della città, marcando le distorsioni, le occasioni mancate e quelle perse, riuscendo tuttavia a sottolineare le cose che ancora si possono fare per evitare, quello che da anni vado scrivendo, e cioè che Nettuno percorra fino in fondo le tappe di quel processo in atto di omologazione e de-identificazione urbana, di dispersione nell’area metropolitana romana: da luogo di tranquilla villeggiatura della Provincia di Roma a non-luogo della anonima periferia.
Il libro è un’occasione di riflessione sulla vicenda emblematicamente autobiografica dell’ex sindaco, intrecciata con la storia politica, culturale e sociale locale e che non vuole essere solo mera rievocazione, ma occasione di un meditato sguardo verso il futuro. La narrazione di un sindaco che ha rappresentato una stagione di controtendenza e di rinnovamento: 1000 giorni di una giunta di sinistra; la prima e l’ultima a Nettuno dagli anni ‘50 in poi, un’esperienza troncata con un feroce sgambetto, le cui dinamiche ancora adesso, dopo oltre 20 anni, non mi risultano del tutto chiare. Un tentativo di mettere in piedi una classe dirigente locale capace di Progetto, di navigare non a vista e senza seguire l’odore del tornaconto immediato e del cemento. Dopo questa parentesi si sono susseguiti ben quattro scioglimenti prefettizi del Consiglio comunale, uno dei quali per infiltrazioni mafiose. (Spudoratamente, in maniera impropria e abusiva colgo quest’occasione per annunciare la prossima uscita di un mio testo dal titolo “Nettuno a Memoria. Un’autobiografia tra comunità, società e società complessa: dai luoghi i non-luoghi”, che proverà ad affrontare ugualmente le tematiche del percorso di Nettuno dagli anni ‘50 a oggi, non però con il taglio storico politico del libro di Carlo Conte, ma provando con un taglio più di carattere socio-antropologico e demografico).
Giuseppe Chitarrini
Rinnovata la tradizione presso la cappella Pio XI adiacente alla chiesa madre
Presepe artistico
Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione dell’inaugurazione del Presepe Artistico ad Anzio Centro grazie alla collaborazione tra il Comitato Festeggiamenti Anzio e l’Arcipretura dei Ss. Pio e Antonio di Anzio. Quale occasione migliore per celebrare il Natale se non nel modo francescano ovvero partecipando alla rievocazione della nascita di Gesù? E quindi la notte del 24 dicembre, dopo la Messa di Mezzanotte di Natale, è stato benedetto il presepio realizzato presso la Cappella Pio IX attigua alla Chiesa madre di Anzio dei Ss. Pio e Antonio in Piazza Pia nel pieno centro storico è stato deposto il bambinello da parte dell’Arciprete Parroco P. Francesco Trani, che ha sostenuto questa iniziativa insieme alla Comunità dei Frati minori Conventuali.
Il quadro presepiale realizzato, vuole catturare il visitatore innanzitutto nella centralità della Natività, della venuta di Gesù povero e deposto in una mangiatoia. In questo quadro la Natività è posta su un ponte che si affaccia sulla vita operosa di una qualunque comunità cittadina.
Il presepe, da quando S. Francesco lo volle rappresentare per la prima volta nel 1223, è occasione concreta di vedere qualcosa di bello. Il Poverello di Assisi si espresse così in quella notte santa: “Fratelli siete accorsi stanotte per vedere con i vostri occhi la nascita di Gesù Nostro Signore. Egli è nato umile e povero e umili erano le persone che lo hanno adorato. L’umiltà e la povertà con le quali Dio si è rivelato all’unanimità sono l’unica via che conduce al bene assoluto. In questo sta la perfetta letizia!”
E il Comitato Festeggiamenti Anzio si è ispirato a questo per realizzare il presepio del 2019. In un ambiente semplice di un paese montano si rinnova la nascita di Gesù. La semplicità è il filo conduttore del quadro artistico rappresentato in cui la vita quotidiana viene “stravolta” da un fatto straordinario ma che succede “a latere” della vita paesana che continua. Il presepe è impreziosito da visioni prospettiche e gesti di vita quotidiana che danno realismo e dinamicità a tutta la scena con l’aggiunta di movimenti elettromeccanici e la temporalità del giorno che scorre, rendendo il ripetersi del tempo unico. La scena della nascita di Gesù, nella sua unicità, si ripete! Il presepe sarà possibile visitarlo fino al 3 febbraio negli orari di apertura della Chiesa Parrocchiale dei Ss. Pio e Antonio.
Tito Peccia
Evviva la Befana!
La Befana è una figura folcloristica legata alle festività natalizie, tipica in alcune regioni del centro Italia e diffusasi poi in tutta la penisola. Compie i suoi viaggi per consegnare i regali sempre di notte in modo che nessuno la possa notare. E’ sempre illumiminata solo dalle stelle; vola sopra i tetti con la cesta sulle spalle e per ripararsi dal freddo indossa gonne lunghe e rattoppate, un cappuccio in testa e le scarpe rosse e gialle. Poeti e scrittori: G. Pascoli. G. Gozzano, G. Rodari ci hanno lasciato poesie e filastrocche sulla befana con varianti diverse.
Eccone alcune:
“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, va vestita alla romana, viva viva la Befana”.
“Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda, com’è stanca, la circonda neve, gelo e tramontana, viene viene la Befana”
“La Befana viene di notte con le scarpe tutte rotte, col cappello e la sottana viene viene la Befana. Riempie bene ogni calzettone con le chicche o il carbone, lascia un dono sul camino .... Quando va fa un inchino”.
“Ecco arriva la Befana, pettinata alla moderna, ha una stella per lucerna; uno stuolo di marziani sopra un razzo caricati, sono tutti affaccendati i balocchi a preparar. Hanno note lunghe lunghe di bambini che sono buoni, solo loro hanno doni come premio di bontà”.
“La Befana come vecchietta, va all’antica senza fretta ... non prende l’aeroplano per volar dal monte al piano, si fida soltanto della sua scopa di saggina così che poi succede che la Befana non si vede. Ha fatto tardi tra i nuvoloni e molti restano senza doni. lo quasi col mio buon cuore vorrei regalarle un ciclomotore, perché arrivi dappertutto col tempo bello o brutto”.
“Viene viene la Befana da una terra assai lontana, così lontana che non c’è ... la Befana sai chi è”?
“La Befana è qui sul tetto: zitti zitti presto a letto, sta guardando dal camino se già dorme ogni bambino, se la calza è bene appesa, se la luce è ancora accesa”.
“La Befana non è poi lontana, sulla scopa è già per via, giungerà all’Epifania. Porterà pei bambini buoni, chicche, dolci, panettoni e milioni di altri doni”.
“C’è chi la chiama strega e chi la chiama pazza .. lei è semplicemente una vecchietta con un cuore da bimba che torna una volta l’anno per premiare chi sogna”.
“La Befana è già in cammino, è in arrivo dalle stelle con un sacco di cose belle”.
Ci piace ricordare ciò che chiedono alla Befana alcuni nostri bravi concittadini e il nostro amato pastore.
Il dott. Candido De Angeli: “Serenità e salute per me e la mia famiglia”.
Luciano Bruschini: “Che porti a tutti i cittadini di Anzio salute e un lavoro a chi non l’ha e a tutti un lungo periodo di pace e serenità”.
Paride Tulli: “Dalla Befana vorrei un regalo assai bello: non rivedere mai più quei corpicini di bimbi annegati nel nostro mare per sfuggire da guerre e fame e fare del nostro Paese un ponte umanitario di accoglienza e speranza, dove un libro e un piatto di minestra non si nega a nessuno”.
P. Francesco Trani: Da uno sguardo, anche fugace, alla situazione della nostra madre terra, ci rendiamo conto del male che le stiamo facendo con uno sfruttamento scriteriato delle sue risorse, con l’inquinamento, ecc. Non è migliore il quadro socio-politico: numerosi conflitti armati a bassa o alta tensione, tra nazioni, scontri sociali, trasferimenti di massa di intere popolazioni, ecc., provocano nei deboli infinite sofferenze. Chiedo come dono per l’umanità, persone che, investite del potere, sappiano attivare “La buona politica al servizio della pace”
Cara vecchietta, sai bene che non ci sono solo bambini, ci sono anche i giovincelli e i vecchierelli! Vorrei che portassi un panettone d’oro nelle case di tutti gli italiani, e, almeno due - tre in tutte le case dei vecchietti come me. Ti aspetto. Un bacione.
Guglielmo Di Dionisio