Mentre l’Italia attende che si ricostituisca un Corpo di Polizia dell’Ambiente
Il Ministro vuole i baschi verdi
Quando il Governo del Paese nasce dal compromesso fra partiti inconciliabili sul piano ideologico, ma rappresenta solo uno strumento di esercizio del potere senza un programma strutturato, ogni Ministro cerca di ritagliarsi spazio e visibilità con iniziative estemporanee e quasi mai condivise dalla compagine governativa. Il Ministero dell’Ambiente ha mantenuto lo stesso titolare del governo precedente per cui ci si aspetterebbe un pò di coerenza e stabilità in piu rispetto ad altri ministeri che hanno cambiato ministro. Non so se il Ministro Costa stia muovendosi con adeguata stabilità ma ho seri dubbi sulla sua coerenza. E’ ormai un fatto condiviso che la Riforma Madia, sulla ristrutturazione della Pubblica Amministrazione, non ha rappresentato nel suo complesso un provvedimento felice, come è ormai certo che l’eliminazione del Corpo Forestale dello Stato, che di quella riforma faceva parte, ha rappresentato un disastro per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. Il benemerito Corpo Forestale dello Stato, con la sua specificità acquisita in quasi due secoli di storia, è stato considerato un ente inutile ed è stato letteralmente smembrato per quanto riguarda i suoi organici e, certamente, con la nuova configurazione non si è riusciti a garantire l’efficacia dei servizi prestati, specialmente per quanto riguarda l’aspetto di protezione del grande patrimonio verde del nostro Paese. I nostri boschi e le nostre montagne hanno bisogno di una cura e di un controllo che la nuova organizzazione istituzionale non è capace di dar loro.
Da molte parti e da tanti esperti ed osservatori si è chiesto il ritorno del Corpo Forestale dello Stato e dibattiti recenti sembra vedano prevalere l’idea della formazione di un Corpo di Polizia Ambientale a cui siano assegnati in esclusiva compiti della protezione e tutela dell’ambiente. Organizzazione che potrebbe recuperare molte di quelle professionalità che sono state assegnate ai Carabinieri ma non solo. In un Paese legato mani e piedi dalla burocrazia non appare un obiettivo facile da raggiungere in tempi brevi. Insomma una gatta da pelare in cui il Ministro dell’Ambiente ed i suoi uffici dovrebbero dedicare tempo e risorse.
Invece non sembra essere così. Il 24 luglio 2018 il Ministro Costa ha incontrato il Direttore Generale dell’UNESCO, Audrey Azouley, per presentarle l’iniziativa italiana di istituire una task-force internazionale in difesa delle aree verdi del pianeta.
Una rete di competenze al servizio della natura che agirebbe sotto l’egida dell’Onu: “La nostra proposta - ha dichiarato il ministro Costa - nasce dalla necessità di utilizzare al massimo delle loro potenzialità lo straordinario patrimonio di competenze e professionalità che vanno dalle università, ai tanti centri di ricerca, dall’Ispra ai carabinieri forestali. Sarebbe egoista e miope – ha continuato Costa - pensare di tenerle solo per noi. Sono convinto – ha spiegato il ministro - che molti di questi professionisti sarebbero felici di dare un contributo al sostegno di aree naturali in altri Paesi per aiutare le autonome scelte di quei governi. Si tratta di migliorare la formazione e l’informazione, di rendere evidenti le opportunità, di far crescere la buona economia che si pone in sinergia con la natura”.
Progetto sensato nel contesto della difesa globale ed internazionale della natura ed idea affascinante, come lo sono tutte le idee che inneggiano alla solidarietà tra i popoli, ma non so quanto sia opportuna nel contesto delle priorità del suo Ministero e dell’allocazione delle risorse a disposizione del Ministro dell’Ambiente. Non si comprende poi perchè un istituto del genere dovrebbe essere gestito dall’UNESCO e non da un organismo più dinamico e magari a dimensione europea.
Una cosa è certa: iniziative di questo genere fanno perdere di vista l’obiettivo primario ed impellente nel nostro Paese e cioè quello di dare all’Italia un organismo specifico attrezzato per la difesa dell’ambiente in ogni suo aspetto, un organismo snello e dinamico che non ricerchi obiettivi solidaristici, almeno come suo scopo primario, ma che punti a dare al nostro Paese una struttura capace di fare quello che faceva il Corpo Forestale dello Stato.
E’ opinione condivisa da molti. Come si legge da una nota dell’Associazione Culturale Enforced: “L’emendamento alla proposta di conversione in legge del decreto-legge 11/2019 presentato dal Ministro dell’ambiente Sergio Costa, già comandante regionale della Campania del Corpo Forestale dello Stato, volto ad istituire i “caschi verdi per l’ambiente”, che avranno il compito di tutelare e salvaguardare l’ambiente delle aree nazionali protette e delle altre aree riconosciute in ambito internazionale per il particolare pregio naturalistico, certifica in maniera inequivocabile il fallimento della Riforma Madia e l’assoluta inefficacia dell’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri”.
“Se il Ministro Costa ritiene che occorra spendere 6 milioni di euro per tre anni ed avviare un progetto sperimentale che surroghi l’attività di tutela ambientale, oggi devoluta all’Arma dei Carabinieri, evidentemente anche il governo si sta finalmente rendendo conto degli effetti prodotti dalla soppressione del Corpo Forestale dello Stato”.
“Invece di spendere soldi per creare poi non si sa che cosa, il governo o il parlamento utilizzi quelle risorse per ripristinare il CFS o per creare una forza di polizia ambientale ad ordinamento civile che non sia imbalsamata dalle rigide regole militari, perché il personale già specializzato per assolvere a quelle funzioni è pronto per tornare a casa”.
L’Italia partecipa con orgoglio e competenza ad operazioni di Peace-keeping e di Peace-enforcement dell’ONU e lo fa con una struttura militare che, sul piano addestrativo, è tra le migliori, ma in una fase di indispensabile riorganizzazione del settore, un impegno di tipo internazionale nell’ ambito della protezione ambientale, appare del tutto inopportuna.
Sergio Franchi
Un Consiglio con i canti di Natale
Veramente singolare ed ‘intonato’ alle festività natalizie l’inizio del Consiglio Comunale del 21 dicembre scorso, a Nettuno. I bambini del 2° Istituto Comprensivo hanno aperto la seduta in modo molto emozionante, presentando i tradizionali canti di Natale ed usando la lingua dei segni. Ciò grazie agli insegnamenti degli esperti di ‘Officina LIS’ che hanno insegnato loro ad esprimersi per le persone non udenti. Gli alunni e le alunne, vestiti con la tuta di ginnastica, hanno eseguito magistralmente i brani: “A Natale puoi” e la versione italiana di “True colours”, ossia “Colori veri”. Gli applausi sono scrosciati calorosi da parte degli Assessori, Consiglieri e del Sindaco Alessandro Coppola quando hanno terminato intonando l’Inno d’Italia, cantato da tutti i presenti, vivamente sorpresi dalla bravura dimostrata dai ragazzi che all’unisono hanno mimato la lingua dei segni. La Dirigente Scolastica dell’I.C. Nettuno 2, Dottoressa Ida Balzano, ha espresso la sua gratitudine all’Assessore alla Cultura ed Edilizia scolastica Camilla Ludovisi per aver fortemente voluto lo splendido evento, inoltre ha ringraziato il Sindaco e tutti i membri del Consiglio Comunale per l’accoglienza ricevuta. Poi ha ringraziato i bambini e le bambine delle classi 2B, 5A e 5B del plesso, le loro famiglie e le loro insegnanti. Infine, da ultimi, ma non per importanza, gli esperti di ‘Officina LIS’ per aver reso possibile l’evento. Ricordiamo che ‘Officina LIS’, con sede a Nettuno in Via Giacomo Matteotti n.9, si occupa della sensibilizzazione e diffusione della lingua dei segni italiana (LIS) nei territori della provincia di Roma, di cui fa parte la città del Tridente. Ci auguriamo che accadano prossimamente altre manifestazioni coinvolgenti come questa, sempre contando sugli insegnamenti degli esperti di ‘Officina LIS’.
Rita Cerasani