Il Pontino Nuovo • 15/2019
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ANNO XXXIV - N° 15 - 1/15 SETTEMBRE 2019 Cronaca di Ardea IL PONTINO NUOVO Pag. 39
Il sindaco di Ardea risponde alle
fuorvianti notizie pubblicate dai
consiglieri di minoranza Edelvais
Ludovici e Maurice Montesi, in
merito all’apertura della nuova
casa comunale.
La storia di Ardea si perde nei se-
coli che precedettero la fondazio-
ne di Roma. Nonostante l’anti-
chità e la nobiltà della sua storia,
Ardea serba soltanto vestigia di
altissimo interesse esclusivamente
archeologico.
Della storia più vicina ai nostri
giorni, quella che in ogni antico
paese italico, ha visto sorgere
opere imponenti e di pregio, non
solo artistico, ma anche culturale
e sociale, Ardea non possiede nul-
la, perché nulla vi fu mai realizza-
to. Uniche eccezioni ciò che resta
del Castello edificato dai Colonna
nel XV secolo, e la chiesa di San
Pietro le cui origini risalgono al
secolo XI. Ardea fu castrum e
poi civitas in epoca medioevale
ma esisteva in realtà come rocca-
forte – il castello –popolata da po-
che decine di anime tant’è che
quando, dopo il congresso di
Vienna, diventò appodiato del co-
mune di Genzano, contava 176
anime. Quando nel 1935 Ardea fu
annessa al territorio di Roma e
quattro anni dopo a quello appena
fondato del comune di Pomezia,
in questi luoghi vivevano meno di
mille abitanti; erano 776 nel cen-
simento del 1936.
Alla fine della seconda guerra
mondiale Ardea si concentrava
nella Rocca e nelle sue vicinanze
e la popolazione contava poco più
di mille abitanti. Non fu mai sen-
tita, né si verificò, la necessità di
realizzare opere pubbliche di un
certo rilievo, o palazzi che in epo-
ca recente sarebbero stati adattati
a musei, teatri, biblioteche, casa
comunale. Lo stesso castello, che
pur aveva subito danni a causa
della guerra e dei bombardamenti,
anziché essere restaurato fu de-
molito per l’intero piano superiore
e saccheggiato. Anche “la casa del
popolo” edificata in epoca fasci-
sta, fu inspiegabilmente demolita.
Dalle foto che ci mostrano com’e-
ra la piazza solo pochi anni prima
che Ardea diventasse comune au-
tonomo, si nota come l’edificio
abbattuto fosse decisamente più
ampio e centrale di quello storico
e fatiscente per il quale si dovette-
ro spendere nel 1971, 25. milioni
di Lire per la ristrutturazione.
È in quest’epoca moderna che Ar-
dea vede vertiginosamente au-
mentare la propria popolazione.
Contava poco più di duemila abi-
tanti nel 1951 che da allora creb-
bero al ritmo di oltre il 60% ogni
decennio. Quando Ardea divenne
comune autonomo staccandosi da
Pomezia, contava meno di seimila
abitanti. Quella crescita imponen-
te avrebbe dovuto mettere in allar-
me il governo cittadino di allora;
ma purtroppo non accadde. Furo-
no gli anni in cui, ci ricorda lo
storico locale Umberto Iacolucci,
fu devastato quel poco di patri-
monio che ancora esisteva; vi in-
vito per questo a leggere in questo
stesso blog un suo articolo.
Ardea attese per oltre quindici an-
ni un piano regolatore e nel frat-
tempo la sua popolazione era più
che raddoppiata. Né il piano di
lottizzazione recepito nel piano di
fabbricazione del comune adotta-
to nel 1976, né tanto meno il PRG
adottato nel 1979,poi approvato in
Regione Lazio ne 1984, riportano
traccia di una strategia urbanistica
atta a supportare degnamente un
crescita demografica così impo-
nente.
Il Consiglio Comunale si riuniva
nella piccola sala di quello che un
tempo era stato l’unico cinema
del paese. Il comune continuava a
operare in quello stesso stabile
che ospitava i rappresentanti della
civitas medioevale prima e del-
l’appodiato di Genzano poi, dive-
nuto ufficialmente di proprietà
pubblica nell’aprile del 1971 per
averlo acquistato al prezzo simbo-
lico di 1.000 Lire dai proprietari
Sforza Cesarini; quello stesso edi-
ficio è ancora oggi la sede del Co-
mune di Ardea, cittadina di
52.000 abitanti. Dodici vani per
quattrocento metri quadrati in un
vecchio casale che mostra tutti i
segni della sua stanchezza nelle
ampie crepe dei muri maestri, e
nelle infiltrazioni d’acqua dal so-
laio. Nella soffitta, divenuta un re-
gno di decine di piccioni, sono
conservati in scaffali, ricoperti di
guano maleodorante, i documenti
del comune che risalgono agli an-
ni ’70. Oggi la ASL ci impone pe-
santi ristrutturazioni all’edificio
per adattarlo, sia in termini di si-
curezza statica, sia di salubrità del
posto di lavoro, nonché renderlo
accessibile privandolo delle nu-
merose barriere architettoniche.
È stato il Sindaco Carlo Eufemi,
alla fine del suo secondo manda-
to, a volere con determinazione
che si costruisse, finalmente, un
luogo degno di questa città; ma fu
il suo successore, più di tre anni
dopo, a inaugurare la Sala del
Consiglio Comunale intitolata a
Sandro Pertini. Era il 12 dicembre
del 2012; finalmente dopo mi-
gliaia d’anni di storia Ardea aveva
un luogo che fu definito dal pro-
gettista, l’architetto Alessandra
Ferrazzi, “un’o-
pera che rappre-
senta, sul territo-
rio, un elemento a
carattere forte-
mente innovativo;
un manufatto ar-
chitettonico che
ha la presunzione
e la speranza di
svolgere due fun-
zioni fondamentali, quella ammi-
nistrativa, e quella sociale”.
Doveva essere l’inizio di un futu-
ro che avrebbe visto Ardea non
crescere più soltanto in posti let-
to, ma finalmente come una vera
città degna della storia che rap-
presenta. Da quel giorno Ardea è
cresciuta di altri 8.000 letti senza
che si edificasse un’aula scolasti-
ca, un solo metro quadrato di uf-
fici pubblici, una piazza, un giar-
dino. Per la sua natura demografi-
ca Ardea dovrebbe contare non
meno di 250 impiegati comunali
da collocare in uffici obbligato-
riamente privi di barriere architet-
toniche per una superficie com-
plessiva minima di 3.000 metri
quadrati. E in questo contesto che
s’inquadra il progetto di que-
st’amministrazione. Vogliamo in-
vertire questa scellerata rotta che
ci ha condotto fino a qui e arriva-
re presto alla costruzione di una
nuova Casa Comunale degna del-
la città, per i cittadini, proseguen-
do quel piano mai completato che
è iniziato proprio con la Sala Per-
tini. Nella nostra idea la Casa Co-
munale sarà un edificio realizzato
con nuove tecnologie che coniu-
gano il basso impatto ambientale
con l’alta efficienza energetica.
Sarà un edificio al massimo di tre
piani collegato alla Sala del Con-
siglio Comunale a formare un
complesso unico. In programma
anche il recupero dell’area del
museo che oggi ospita il comando
della Polizia Locale e la realizza-
zione di un parcheggio per i di-
pendenti comunali e i cittadini.
Un programma così ambizioso ri-
Riceviamo e pubblichiamo il documento degli Amici di Grillo Ardea
La nuova casa comunale
chiede anni di lavoro, e l’ente non
si può più permettere di attendere
oltre. Nessuna tra le sette sedi che
ora ospitano gli uffici comunali è
idonea a svolgere il proprio com-
pito: sono inadeguate sia per i la-
voratori, sia per il pubblico che
per ovvi motivi devono ricevere.
Alcune addirittura sono pericolo-
se, fatiscenti e costose oltre il tol-
lerabile, per gli affitti e per le ma-
nutenzioni richieste.
Di recente la ASL ci ha intimato
la messa a norma degli edifici.
L’inottemperanza alle prescrizio-
ni andrebbe ad aggiungere alla
sanzione amministrativa già com-
minata al sindaco, anche la con-
danna penale e la chiusura degli
uffici. Non c’è più tempo: occor-
re agire subito.
Abbiamo valutato l’impegno eco-
nomico della messa a norma ri-
chiesta dalla ASL, ma i costi,
prossimi al mezzo milione di Eu-
ro, sono al momento insostenibili.
È da questa necessità che nasce
l’idea di passare attraverso una
soluzione transitoria, che ci tra-
ghetti fino al completamento del
progetto. Subito abbiamo l’op-
portunità di prendere in affitto dei
locali per complessivi 1.900 metri
quadrati che ci dispenserebbero
dal realizzare i lavori di messa a
norma degli uffici e nello stesso
tempo ci consentirebbero di parti-
re con la progettazione della nuo-
va casa comunale da realizzare in
edilizia contrattata. Il nostro uffi-
cio tecnico da mesi è al lavoro su
questa ipotesi e ne ha approvata
l’eseguibilità.
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