Il monito di Luca Brignone “Il Comune faccia la sua parte”
Basta minimizzare
In atteso di un riscontro alla mia richiesta da parte dell’ARPA, ringrazio la Consigliere Rita Pollastrini per aver fatto chiarezza su una vicenda che ha dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza politica dell’amministrazione, la quale invece di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini costretti a vivere con la puzza e fare il suo dovere, minimizza, evade la problematica, elargisce rassicurazioni approssimative e attacca la stampa che fa il suo dovere.
Sapevamo tutti del giustissimo sopralluogo dell’ARPA, ma da qui a dire che non c’è neanche lo 0,1% di rischio, che la puzza non si sente, che probabilmente viene dai campi concimati e che non c’è nulla di significativo ce ne vuole. Il monitoraggio ambientale necessita di una campagna di campionamenti, di elaborazioni e di tempo.
L’area di Padiglione – Sacida è interessata da diversi insediamenti industriali, siti di gestione dei rifiuti, alcuni dei quali in stato di abbandono. È necessario avviare uno studio epidemiologico tramite la ASL, una campagna costante di monitoraggio da parte dell’ARPA attraverso l’installazione di una centralina di rilevamento di qualità dell’aria, la mappatura di tutti i siti potenzialmente pericolosi ed un controllo su ciascuno di essi, come richiesto nell’ordine del giorno che abbiamo presentato come opposizioni e che verrà discusso nel prossimo consiglio comunale. Il Comune, inoltre, potrebbe redigere il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA) relativamente a tutto il territorio comunale, un utilissimo strumento elaborato nel programma di azione “Agenda 21”.
Il leit motiv invece è sempre lo stesso: minimizzare e scaricare le responsabilità solo sugli altri. Non ci siamo, ognuno faccia la propria parte, meritiamo di meglio.
Luca Brignone
Alternativa per Anzio
Il Movimento 5 Stelle cambia tutto e diventa un partito vecchia maniera
I danni dello tsunami
Erano il vento che era diventato una tempesta e poi uno tsunami che tutto travolge, erano l’armata del cambiamento, erano “onestà, onestà”, erano i portatori di un mondo diverso. Ricordo, perché io c’ero, a piazza San Giovanni, quella bollente serata del 22 febbraio 2013 quando, dopo che una band aveva martellato i timpani della folla presente con un rap che ripeteva “siamo cittadini non siamo un partito, non siamo una casta”, apparve lui, il guru che dopo essersi gongolato sul palco per qualche secondo alla vista della marea di persone, esordì col suo comizio show, di quelli che fanno pensare ridendo, oppure che fanno ridere pensando: “è successo.....sembrava un sogno.....siamo entrati in una nuova fase....”. La fase in cui le promesse diventano realtà ed i sogni, azioni di governo. Il lungo comizio si concluse con la frase che fece epoca: quella della scatola di tonno. Prima del saluto finale l’intervento del Sindaco di Pizzarotti, che lascerà il Movimento non molto tempo dopo perché si era permesso di dissentire. Ricordo la brevissima presentazione dei candidati a cui Grillo chiedeva quale fosse la loro professione e a chi faceva l’infermiere diceva “tu potrai fare il ministro della salute” ed a chi faceva il ragioniere “tu potrai fare il ministro delle finanze”. Non ricordo se interpellò anche Di Maio e per quale ministero lo candidò o magari la Sindaca Raggi si era presentata come amministratore del condominio e quindi adatta ad amministrare Roma. Il guaio grave per il Paese è che quella accurata selezione professionale si è avverata ed ha avuto gravissime conseguenze per l’Italia. Come uno tsunami, a cui il Movimento si paragonava, le elezioni portarono 164 fra deputati e senatori in Parlamento. Li ricordo, i “cittadini” eletti dal popolo assiepati nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama, con i loro zainetti Invicta sulle spalle guardarsi intorno come Alice nel Paese delle Meraviglie. Ragazzotti che designati da poche decine di attivisti nei Meetup, avevano beneficiato dell’ondata di protesta popolare ed erano arrivati ad essere i legislatori di questo Paese. Un battaglione di cittadini onesti, senza nessun merito professionale, senza nessuna capacità amministrativa, senza nessuna esperienza manageriale, avevano assunto un peso determinante nelle decisioni e messo in moto l’apriscatole dell’opposizione sino a fare bingo nelle successive elezioni del 2018 con 339 eletti in Parlamento e la golden share del governo. Poi la realtà si scontra con i sogni, le ambizioni e l’arroganza e, una dopo l’altra, tutte le promesse vengpono tradite e diventano un ricordo lontano con la delusione di chi in quei sogni aveva creduto. Nel nome del benessere raggiunto ogni boccone amaro veniva digerito senza problemi nel timore di tornare alla condizione di mediocrità economica da cui la maggior parte dei parlamentari proveniva. Ogni nemico dichiarato poteva diventare alleato pur di restare li dove un colpo di fortuna aveva portato la gran parte degli eletti. Il Governo, nel nome di un Presidente del Consiglio mai eletto dai cittadini, poteva essere fatto sia col Diavolo sia con l’Acqua Santa, sempre nel nome della sopravvivenza. La Tav, il Tap, l’europeismo critico, l’Ilva, l’Alitalia, l’immigrazione, l’immediata cessazione della concessione ad Autostrade e cosi via, tutto rivisitato dalla posizione di potere e tradito. Qualche defezione d’orgoglio contribuisce al naturale sgretolamento di un Movimento destinato all’estinzione per mancanza di consistenza politica. Resta, o forse è meglio dire restava, uno solo dei punti programmatici essenziali e cioè quello del limite di doppio mandato; un fardello non più digeribile da chi oggi sfoggia Armani e Rolex e che non intende tornare allo zainetto Invicta. Quindi, nel nome del “il Movimento si evolve”, si accarezza il sogno di porre fine all’unica restrizione che separa i Grillini dal diventare politicanti come tutti quelli a cui dedicavano accalorati “vaffa” nei loro comizi. Alla stregua della spartizione del potere di cencelliana memoria. Hanno cominciato con proporre eccezioni come quella per ricandidare il Sindaco peggiore della storia di Roma dai tempi di Romolo e Remo e non posso nemmeno immaginare che Di Maio possa tornare allo stadio San Paolo per guadagnarsi la paghetta di domenica; per cui anche l’ultimo paravento di credibilità e quindi di onestà è miseramente fallito nel intruglio di una votazione gestita da una SRL di Milano. Poi il piu grande dei bluff: il referendum per ridurre il numero dei parlamentari. Nel nome del populismo più becero si propone, ed il popolo bue lo ha votato, di ridurre il numero degli eletti, riducendo quindi la capacità di rappresentanza dei cittadini. Il tutto per risparmiare un euro l’anno pro-capite, lasciando che un Commesso o un usciere parlamentare guadagni 10.000 euro a mese e che molti dirigenti statali dei vari dicasteri di Euro ne guadagnino 25.000 al mese. Il Movimento 5 Stelle rappresenta l’evento peggiore che potesse capitare ad uno Stato in crisi profonda; è stato ed è l’ostacolo principale a qualsiasi sviluppo del nostro Paese e ciò non solo per i limiti e la mancanza di capacità dei sui rappresentanti ma anche per la loro struttura ideologica che Grillo ha sempre chiamato ” non struttura” ed aveva ragione.
Erano il sintomo della malattia e di una politica malata ed hanno avuto la presunzione di esserne anche la cura e chi ha pagato il prezzo sono coloro che hanno creduto alle promesse di un comico ed un governo in balia di incompetenti.
Che dovranno ancora combinare affinché coloro che ancora danno loto fiducia si avvedano del danno che stanno facendo?
Sergio Franchi