IL SIMPOSIO
ASPETTIAMO
Sì, così abbiamo pensato. Le notizie sulla risalita dei contagi ci hanno fatto riflettere e rimandiamo l’apertura per evitare di correre rischi. Intanto possiamo stare insieme ugualmente tramite tutti i mezzi che la tecnologia ci offre.
Noi continueremo a studiare, a scrivere e, approfitteremo di approfondire qualche argomento per proporlo alla prossima apertura.
Intanto arricchiremo l’Antologia del Simposio con quanto ci invierete, come quelle che abbiamo appena pubblicato: saggi, racconti, poesie nati dalla riflessione in un tempo ‘sospeso’ e poi ‘ritrovato’ per l’opportunità che l’isolamento ci ha dato per tornare a pensare.
Un’esperienza da non dimenticare da tramandare ai posteri. Mettiamoci al lavoro!
Giuliana
UN MANCATO INCONTRO
di Alessandro Evangelisti
26 APRILE – Il recente lockdown sanitario ha impedito che nella Domenica del trascorso 26 Aprile potesse essere celebrata al Simposio la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto di Autore con la consueta, breve lettura di opere di autori classici o moderni. Uno degli interventi avrebbe interessato lo scrittore inglese W.S.Maugham.
Mai avremmo pensato a Gennaio, quando proponemmo per l’occasione il romanzo Il Filo del Rasoio (1944) di W.S.Maugham (il cognome si pronuncia: Mo’m), che la sua trama divenisse di lì a poco di così grande attualità. Infatti, i grandi interrogativi su “ciò che è veramente importante nella vita”, che a volte ci siamo posti “all’epoca del Corona Virus” nel ripensare al passato e guardando al futuro, sono analoghi a quelli che il personaggio principale del romanzo stesso, Larry, si pone nella sua ostinata ricerca della conoscenza del “perché” della vita, al fine di trovare la via verso una esistenza più cosciente, più appagante, e quindi più felice. Gli eventi descritti nel libro si svolgono dal 1921 ai primi anni del decennio del 1930 e narrano del percorso di ricerca del proprio Io di Larry Darrel, un giovane dell’Alta Società di Chicago, ex pilota militare in Francia durante la 1° Guerra Mondiale. L’autore del romanzo, Maugham, è la “voce narrante” del racconto, in cui vi compare come personaggio, rappresentandosi con il proprio vero nome e nella propria, reale personalità: uno scrittore di successo, inglese, ma nato a Parigi e vissuto gran parte della sua vita nel Sud della Francia, sulla Costa Azzurra. È l’autore-personaggio Maugham a narrare in prima persona al lettore l’intreccio dei tre protagonisti principali: oltre a Larry, la sua fidanzata Isabel e lo zio di lei, Elliot, un elegante snob, girovagante tra Parigi, Chicago e la Costa Azzurra (nel quale possiamo riconoscere Maugham medesimo).
LA TRAMA
Durante la guerra un pilota, amico di Larry, era morto per salvargli la vita. Tornato in patria scosso dalla vicenda, Larry sente nell’inconscio di voler “vivere”, senza tuttavia conoscere “cosa” questo suo sentire significhi. È consapevole di non identificarsi nel falso e vuoto mondo del suo ambiente agiato e, per dare un motivo alla sua esistenza, per raggiungere la pace interiore e ritrovarsi, arriva a rinunciare anche alla donna amata e ad una vita di benessere e di ricchezza. Lasciando una Isabel in lacrime, Larry viaggia in Europa (Francia, Belgio, Germania del Nord, Spagna, Italia) per poi arrivare in India, come mozzo su una nave. Nel Sud dell’India, a Trevancore, incontra uno yogi, Shri Ganesha, molto venerato, dal quale apprende che “noi tutti siamo più grandi di ciò che crediamo, e che la saggezza è il mezzo per raggiungere la libertà …”. Scopre la meditazione. Trascorsi alcuni anni, un giorno, in un capanno sulla montagna, Larry vuole assistere al sorgere del Sole. E, all’esplodere dell’alba in tutto il suo splendore, è rapito in èstasi dalla abbagliante bellezza del mondo e della Natura. Sente di avere percepito finalmente l’Illuminazione che tanto aveva cercato. Ritornato a valle, saluta Shri Ganesha e l’india. Torna a Parigi, ove ora vive Isabel, sposata, ma sempre innamorata di lui. Decide di tornare negli Stati Uniti per cercare un lavoro a New York, un lavoro semplice - egli dice - in un garage o come taxi driver. Quando Isabel viene a sapere che Larry è in partenza per New York su una nave mercantile, con un ingaggio per pagarsi il viaggio, capisce di averlo oramai perduto per sempre.
Un versetto nel testo spirituale induista Katha-Upanishad, 1.3.14, recita: “…il filo del rasoio è tagliente e difficile al passo: simile arduo è il sentiero per la conoscenza della verità, ….”.
Ora Larry conosce, ora è felice.
SULLA FELICITÀ
Trilussa (C.A.C.M. Salustri, 1871-1950):
“C’è un’ape che se posa / su un bottone de rosa: / lo succhia e se ne va … / Tutto sommato, la felicità / è una piccola cosa.”
(“La Felicità”, in Acqua e Vino, 1945)
Il coltellino di Occam
di Giancarlo Marchesini
Guglielmo da Occam, chi era costui?
Molti dei miei lettori conosceranno il principio denominato “Il rasoio di Occam”. Guglielmo di Occam (fine 1200 – 1350 circa), scomunicato per eresia e conosciuto per i suoi scritti volti a svincolare l’autorità imperiale da quella del papa, è noto per aver elaborato un canone metodico di semplificazione. In sostanza, sostiene Occam, se per la soluzione di un problema si presentano più ipotesi sarà bene scegliere quella più semplice perché è inutile, anzi, dannoso, avvalorare ipotesi complesse che rischiano solo di confondere i dati del problema. Ma il fatto di scartare altre possibili soluzioni è veramente scientifico? Non significa chiudere gli occhi di fronte ad altre realtà? Negare la rilevanza scientifica di altre soluzioni non significa, forse, celebrare e sancire l’ovvietà? Il rasoio di Occam va considerato come canone metodologico e non come un principio scientifico. La scienza ha il compito di indagare tutte le possibili ipotesi che poi passano al vaglio dell’osservazione pratica eliminando inutili complicazioni e ulteriori elementi casuali.
Certo, in epoca medievale, in cui scienza e astrologia, chimica e alchimia, realtà e allegoria convivevano “gioiosamente” il rasoio di Occam ha avuto la funzione di porre un altolà, di evitare eccessi dovuti alla psicologia individuale dello studioso.
La teoria
Ecco come il rasoio di Occam” viene descritto da un voce, assai ben curata, di Wikipidia: Il principio logico del Rasoio di Occam è stato un segnale opportuno nel momento opportuno: infatti il procedere delle teorie filosofiche e scientifiche, con l’uso eccessivo di varianti e di possibili diramazioni nella complicazione dimostrativa, faceva in passato perdere il senso della dimostrazione stessa, soprattutto quando questo accadeva per il desiderio da parte dell’autore di evidenziare una certa sua originalità.
Così, il rasoio di Occam è entrato a far parte delle locuzioni correnti (oggi verrebbe definito un mantra) per identificare la volontà di evitare gli eccessi, di procedere con idee chiare e distinte e non avventizie o fittizie (ops Cartesio).
Attingendo alle mie esperienze personali, ai miei studi e alle mie idiosincrasie, fornisco qui di seguito tre esempi di casi che sfuggono al Rasoio di Occam.
Dante
Nel IX canto dell’Inferno Dante attira l’attenzione del lettore sul significato allegorico dei suoi versi: “O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani” Il Poeta introduce un livello di complessificazione filosofica. Chiede cioè al lettore di non fermarsi al puro e semplice livello verbale ma di capire il vero significato (dottrina) del messaggio poetico. Complessificazione significa anche capacità di analizzare un problema, prendendo in considerazione più angoli visuale. Complessificazione è la strada maestra del pensiero astratto. La teoria dei quanta non sarebbe mai nata con un’applicazione rigida del rasoio di Occam.
Arthur Conan Doyle
Sherlock Holmes così illustra il proprio metodo di indagine: “Quando hai escluso l’impossibile ciò che resta, per quanto improbabile, è la verità”. Negando questo sacrosanto principio epistemologico tutte o quasi tutte le indagini del personaggio di Conan Doyle si risolverebbero in una mera ricerca di prove indiziarie e non nella scoperta del colpevole. Il Mastino dei Baskerville diventa un cagnetto da compagnia, un Chihuahua infiocchettato.
La lectio difficilior
L’esegesi dei codici medievali si fonda sul principio della Lectio difficilior. Non sempre il monacello benedettino che trascriveva gli antichi manoscritti conosceva a menadito il latino o il greco. Di fronte ad una frase oscura, che andava oltre la sua comprensione, sceglieva la via della semplificazione, trascrivendo l’antico testo in un modo a lui comprensibile. Perciò quando si trovano due versioni discordanti dello stesso originale, per assunto il medievalista sceglie la versione più difficile evitando quella più semplice che è il risultato della semplificazione di un. monaco ignorante.
Rasoi e coltellini
Ignoranza: questo è quanto accade quando il rasoio di Occam da canone conoscitivo si trasforma in rozzo strumento di selezione, un’applicazione euristica falsata dalla volontà di difendere uno scopo prefissato. Da rasoio affilato diventa un coltellino per sbucciare le patate.
Sbucciare le patate significa eliminare la scorza che in alcune ricette viene ritenuta commestibile e piena di fibre salutari. E perché dovremmo permetterci di tagliare via una parte della realtà, dicendo che è un elemento che è meglio ignorare nella valutazione complessiva del problema?
Senza esclusione di colpi
“Questo individuo ha la pelle nera, non rientra nei miei canoni. Tiro fuori il mio coltellino e lo taglio via (o lo faccio soffocare per strada). Questa donna è una lesbica: non rientra nella mia concezione della vita. Le dico che è una pu****a di m***a, anzi la aggredisco a pugni e a calci. Tutte queste mascherine per strada mi infastidiscono. Vorrei strapparle via dal grugno di quelli che le indossano. Ma comincio io: non le uso, nego la loro utilità, gli altri dovranno convincersi che ho ragione”.
Il negazionismo è un’applicazione sussidiaria del coltellino di Occam; la shoah non è mai esistita: è un’invenzione dei sionisti. Questa pandemia non esiste: gli oltre