Il consigliere comunale del Partito Democratico di Anzio Lina Giannino ha ripercorso la storia del porto da Nerone a De Angelis
La storia goliardica del porto di Anzio
C’era una volta un imperatore che, venuto ad Anzio a mangiare in un famoso ristorante sul porto e decise di farsi una villa vicino al faro. Una volta costruita la villetta multifamiliare, pensò che ci voleva davanti un piccolo porticciolo per il suo panfilo personale. “Ma noooo mi gridano sei partita da troppo lontano non è questa la storia che devi narrare”. “Ah no?” Allora inizio da capo. C’era una volta un cardinale che passando per Anzio mangiò anche lui una buona frittura di pesce e decise che, se fosse diventato papa, avrebbe fatto un porto per pescare la frittura.
“Nooooo non ci sei”, mi gridano tutti “vai avanti”. Uff. Allora, c’era una volta un piccolo ometto con una barba rossa che divenne sindaco, ma per pochi attimi. L’ometto di notte andò in Regione in bicicletta con un rotolo sotto il braccio e parlò con un certo Montino di un progetto di un porto faraonico dove sarebbero attraccate navi da crociera, elicotteri, panfili giganteschi il tutto in tre metri di fondale. Bho!!!! L’ometto, però venne defenestrato subito e al suo posto venne eletto il RE dei RE. A lui piacque il “portone” andava d’accordo con il “fontanone” e con il “Piano regolatore”. Tutte queste Cosone lo facevano sentire come un Faraone della prima dinastia. Allora fece fare un Plasticone del nuovo porto e lo espose al pubblico. Tutti applaudirono. “Evviva il Faraone” tutti volevano il grande porto e osannarono il Re.
All’annuncio del megaporto in arrivo la gente di Anzio impazzì di gioia. I commercianti iniziarono a guardare il progetto. C’è chi voleva la gioielleria all’ultimo piano del grattacielo di negozi, c’è chi sognò il roof garden con ristorante stellato, chi immaginò una mega Sauna tutta a vetri ed area massaggi con vista Circeo e isole pontine, c’è chi sognò di avere un panfilo da attraccare e chi immaginò di partire per isole caraibiche con la nave di crociera che sarebbe arrivata dietro il porto. Intanto il Faraone (da Porto faraonico) nominò tutto il Gota. Mise dentro uomini fidati, amici, fedelissimi di partito e pensò di essere il padrone del vapore. Ma ecco che in un giorno di nebbia, fra il lusco e il brusco al largo dell’imboccatura del porto si intravide una zattera. In cima sventolava un vessillo che ricordava quello dei “bucanieri” e sopra un uomo vestito con la Foggia dei pirati dell’Isola Tortuga. Tutti corsero sui pontili a vedere quella strana imbarcazione ormeggiare. La notizia arrivò a corte e subito si sparse in tutto il paese. Quell’uomo era il socio Privato della Società che avrebbe dovuto costruire il mega porto. Ohhhhhh...!!! Esclamarono tutti. Ora che abbiamo un privato sarà cosa fatta, si sa i privati i progetti li portano a termine”. Fu fatta festa grande. Si accesero falò sulla spiaggia e si ballò per tre giorni e tre notti e tutti sognarono una valanga di soldi in arrivo. Ma ahimè così non fu. Trascorsero 10 anni e del porto nessuna traccia. Gli yacht non arrivarono, i vecchi ormeggiatori furono mandati via, il Cda del faraone si sgretolò e l’uomo arrivato su di una zattera si impadronì dello specchio d’acqua. I pontili di legno iniziarono a scricchiolare, il fondale incominciò a sollevarsi mentre il morale scendeva, ma nel frattempo l’era del faraone terminò e iniziò l’era del non so’ gnente.
Nel 2013 d. C. al largo di Anzio ci fu una furiosa battaglia, fra i difensori del Faraone e un console romano un certo Lucio della gens Brusca. La battaglia per un errore di trascrizione degli storici passò alla storia come La Battaglia Di Azio. Bene, vinse il console Lucio. Mentre il faraone fu eletto senatore del senato romano. Il console, per ringraziare gli Dei della vittoria fece eriggere una statua all’imperatore Nerone nell’atto di indicare qualcosa all’orizzonte con l’indice puntato. Ancora non si sa cosa indica. Cmq, nel frattempo il porto si insabbiava e cadeva nel dimenticatoio. Un giorno, il console Lucio si trovava a passeggiare per la capitale e, per un caso fortuito incontrò il senatore. Tale fu la gioia che decisero di recarsi mano nella mano a mangiare un gelato insieme. Ma le sorprese non erano finite. Mentre i due gustavano il fresco ristoro ecco all’orizzonte (questa volta senza zattera) apparire di nuovo Marconi. “Tho” dissero i due “guarda chi c’é” e così lo invitarono al loro desco ad un momento di goliardico relax. Indovinate di cosa si parlò????? Ma siiii si discusse del porto di Anzio. Cosa si dissero i tre non si seppe mai, ma i risultati ben presto si videro. Marconi prese il sopravvento sulla gestione, il senatore si ritirò a Roma avvolto nella sua toga bordata di rosso (l’aveva chiesta nera ma non c’era) e il Console Lucio iniziò a piantare fiori per tutto il paese. Intanto il tempo passava e l’oblio coperse (licenza poetica) di terra il fondale marino. Un aliscafo si impigliò, il canale sparì e sparirono pure le imbarcazioni che attraccavano al porticciolo. Intanto, da quel famoso giorno in cui Marconi apparve sulla sua zattera in un giorno di nebbia la denominazione di Porto d’Anzio cambiò in Porto delle Nebbie. Tutto scomparve. Del porto faraonico progettato dall’omino dalla barba rossa, e cavalcato da tutti, non rimase nulla, il senatore fece una interpellanza al senato (tanto per...) ma nessuno se lo filò, il console continuò a piantare fiori e i portodanzesi se la presero in quel posto. Fine... Cala il sipario. Applausi.
Lina Giannino