Il conduttore di Report a difesa di Lino Ramunno costretto a chiudere il panificio per limitazione parziale del traffico
Sigfrido Ranucci contro Zuccalà
Il celebre giornalista di inchiesta Sigfrido Ranucci conduttore della trasmissione Rai Report, residente nel nostro territorio, è sceso in campo in difesa di Lino Ramunno titolare del forno Raggio di Sole e medaglia d’oro dei panettoni artigianali che, come anche noi abbiano già segnalato, si trova in grosse difficoltà a causa di una pista ciclabile realizzata dall’amministrazione Zuccalà che penalizza la sua attività.
Ma ecco cosa ha scritto sulla sua seguitissima pagina Sigfrido Ranucci: “Favola di natale: il panettone e la pista ciclabile”.
In questo Natale particolare ho avuto un privilegio: assaggiare il panettone di Lino. Non è buono solo perché è un panettone artigianale, ma perché è il più buono al mondo, ha vinto la medaglia d’oro. Lino è un fornaio straordinario, ma tuttavia da anni si barcamena tra la crisi economica, le forche caudine della grande distribuzione, che detta prezzi e condizioni, e infine con il Virus. Lino ora è costretto a chiudere il suo forno a Pomezia.
Non a causa del Covid, ma per un altro virus che da sempre infetta la classe politica: la mancanza di visione. L’amministrazione ha deciso di chiudere la strada dove c’è il suo negozio per far passare una pista ciclabile che collega il nulla con il nulla. E così il flebile flusso di traffico che consentiva a Lino di sopravvivere è sparito. Un capolavoro. Per una pista ciclabile da appuntarsi sul petto come una medaglia e da sventolare alla pubblica opinione, ci sarà un’eccellenza italiana che sparirà. C’è una migliore rappresentazione dell’inadeguatezza della politica? L’eccellenza, la qualità sono come l’araba fenice, risorgeranno da qualche parte. I miei auguri di Buon Natale li dedico a tutti voi e a Lino in particolare”.
Il post di Sigfrido Ranucci ha suscitato le solite risposte sdegnate dei simpatizzanti del M5S e anche di qualche loro amministratore locale. Come sempre anche difendere una pista ciclabile che danneggia attività commerciali e residenti, diventa una posizione ideologica e non una occasione per dibattere sulle sue funzioni e sulle reali priorità di una città.
Credo che nessuno sia contro le piste ciclabili soprattutto quando sono realizzate e tenute bene, non come quella del fosso della Crocetta dove un tratto è chiuso per crolli ed abbandonato da anni o come quella in discussione che sembrerebbe anche non essere a norma. Nessuno è contro le piste ciclabili anche se le città del nord Europa, portate ad esempio, prima di realizzarle e bene, hanno pensato prima di tutto ad eliminare le buche dalle strade, di mantenere in perfetto stato la segnaletica stradale e di sistemare e rendere fruibili i marciapiedi. Possiamo dire lo stesso di Pomezia?
A.S.
Quando ho letto in questi giorni il post dell’ottimo giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, su una pista ciclabile della nostra Città che addirittura minerebbe la stessa esistenza di un noto esercizio commerciale, devo dire che ho strabuzzato gli occhi.
L’ho riletto una seconda e una terza volta e ora ho deciso di rispondergli. Inizio da ciò che è evidentemente e oggettivamente sbagliato, immagino perché la situazione gli è stata raccontata male o lo stesso Ranucci ha capito male: la strada dove insiste questo negozio non è stata chiusa, come si legge sul suo post, ma resa a senso unico, come richiesto dagli stessi commercianti, e arricchita da una ciclabile. Questa via non solo è stata riorganizzata e messa in sicurezza, ma oggi è transitabile dalle auto, dalle bici e dai pedoni, nella convinzione che la strada è una risorsa pubblica limitata che non può essere più pensata, alle soglie del 2021, solo per le quattro ruote. Solo fino a qualche mese fa la stessa, proprio in corrispondenza del negozio in questione, tra l’altro servito nelle immediate vicinanze da molti parcheggi non a pagamento, era preda della doppia e tripla fila, in spregio a qualsiasi regola del vivere civile e del codice della strada.
Il post di Ranucci parla addirittura di “mancanza di visione della classe politica”: forse era meglio la visione di prima, quella di tutti con la macchina e la parcheggio dove e come mi pare? oppure la visione della ciclabile come di un vezzo di qualcuno a danno di altri?
A Ranucci, ma anche a tutte le testate locali che stanno rimbalzando il suo post in queste ore, propongo alcuni spunti di riflessione:
-Pomezia, come Roma, non è come i Paesi Bassi, ma nessuno ricorda che ad esempio la città di Amsterdam, fino agli anni Settanta, aveva gli stessi problemi nostri, se non peggiori, in quanto a congestione stradale e inquinamento atmosferico. Poi, sfruttando un evento negativo, le crisi petrolifere degli anni ‘70, decise di diventare autonoma dal punto di vista energetico e, pian piano, divenne la Città della mobilità sostenibile che oggi è conosciuta in tutta il mondo;
-Esistono molti studi che parlano proprio di bikeconomy e dei molteplici effetti positivi anche sul commercio derivanti dalla mobilità sostenibile (https://www.bicitech.it/impatto-economico-positivo-delle-piste-ciclabili/e anche https://www.ilsole24ore.com/art/le-opportunita-economiche-sociali-e-sanitarie-la-bicicletta-fase-2-ADBaHEO);
-L’emergenza Coronavirus può diventare, così come per i Paesi Bassi lo furono le crisi petrolifere, l’elemento di rottura necessario alle nostra Città e all’Italia per accelerare su una serie di riforme della mobilità, anche al fine di concepire (finalmente) la bicicletta come mezzo di trasporto complementare agli altri;
-Laddove esiste un sistema di mobilità sostenibile ci sono anche gli automobilisti “più felici”, perché più persone usano la bicicletta per gli spostamenti brevi, meno traffico ci sarà e più “comoda” e sicura sarà la vita di quelli che le quattro ruote devono per forza utilizzarle;
-Esiste un documento molto interessante, presentato qualche mese fa dalla società neerlandese Decisio e frutto di un’iniziativa congiunta dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e dell’Osservatorio della Bikeconomy in Italia, che si chiama “CoVivere: la mobilità urbana oltre il Covid-19”. Questo studio ha l’intento di promuovere forme di mobilità alternative a quelle cui eravamo abituati prima del Covid, andando a risolvere gli annosi problemi di traffico e inquinamento. Un documento utile non solo a tecnici e amministratori, ma anche ai semplici cittadini per avere una panoramica completa di ciò che è accaduto negli anni nei Paesi bassi, cercando di riproporre nel nostro Paese le migliori soluzioni adottate all’estero, evitando errori e velocizzando le tempistiche di adeguamento delle nostre città ( https://www.bikeitalia.it/…/CoVivere_Finale-compressed.pdf );
-Parlare di mobilità sostenibile e di ciclabili significa affrontare una sfida culturale lunga che, come tale, deve essere accompagnata da adeguata informazione e comunicazione (non esattamente da post come quello di Ranucci);
-Il compito degli amministratori locali è anche quello di seguire dei buoni maestri per affrontare temi e scelte ormai non più rinviabili;
-Le piste ciclabili non si possono fare (ce lo dovrebbe suggerire almeno il buon senso) tutte insieme, ma attraverso una precisa programmazione e un’attenta analisi del territorio si progettano per step, rammagliando pezzo per pezzo i tratti che vengono realizzati. Quindi, non esistono ciclabili che collegano il “nulla con il nulla”;
-La bicicletta, dati alla mano, è il mezzo più efficiente per gli spostamenti urbani, fino a 10km;
-Un’automobile sposta in media 1 o 2 persone, pesa una tonnellata e mezza, disperde oltre il 70% della energia utilizzata in calore, occupa circa 10mq di suolo pubblico, nelle ore di punta ha una velocità media inferiore ai 10 km/h, comparabile con quella di una camminata veloce;
-La bicicletta è un veicolo (art. 47 Codice della Strada) e al pari degli altri veicoli ha diritto ad avere una quota dello spazio pubblico sulla strada. Non è scritto da nessuna parte che le auto debbano occupare la quasi totalità del suolo pubblico;
-Spesso, realizzando le ciclabili, si sottrae alle auto “solo” quello spazio eccessivo o illegale di cui nel tempo si sono appropriate (doppia fila, sosta irregolare e così via).
Com’è possibile, quindi, che l’esercizio commerciale d’eccellenza di cui si parla nel post di Ranucci chiuda per una pista ciclabile e per una strada a senso unico?
Possibile che fare 30 mt a piedi, parcheggiando l’auto finalmente in modo civile, piuttosto che dentro al negozio, costituisca un ostacolo insormontabile per chi davvero ha voglia di servirsi di questa bottega e dei suoi buonissimi prodotti?
Spostarsi in bicicletta, tra i tanti vantaggi, migliora le condizioni fisiche e psicologiche di chi lo fa, elimina lo stress, l’aggressività tipica dei veicoli a motore, e quindi riduce i costi sanitari.
E ancora: migliora la qualità dell’aria, fa risparmiare soldi, aiuta le persone a “vivere” finalmente i propri spazi e la propria città.
Caro Sigfrido Ranucci, l’aspettiamo per una salutare pedalata nella nostra bella Città: le faremo vedere che nessuna strada è stata chiusa e soprattutto avremo modo di fermarci, lungo il tragitto, senza creare il tipico “caos automobilistico”, nelle tante botteghe ed esercizi commerciali esistenti.
Massimiliano Villani
ConsigliereMovimento 5 Stelle