Verrà realizzato a Villa Marcella con i fondi del PNRR
Progetto asilo nido
Ne scrivevo già 17 anni fa, come Comitato per Lavinio, era uno dei tre mostri edili che avevano individuato nel quartiere, insieme al rotonda incompiuta sul mare della famiglia Luci, demolita qualche anno fa dopo mille segnalazioni ed tanta insistenza ed il relitto dello stabilimento Bagni Bravi, rimasto a perenne memoria del degrado causato tanti anni fa un incendio di origine molto sospetta. Parliamo della villa Marcella in via del Tridente a Lavinio, quella specie di orribile costruzione che sembra oggi un disco volante dopo un atterraggio di emergenza ma che negli anni 60 era un punto di ritrovo e di sballo di uno dei capi storici della banda della Magliana che l’aveva acquistata all’asta dopo il fallimento di un costruttore romano che l’aveva realizzata per se e per la sua famiglia e dedicata alla figlia Marcella, un giovane donna colpita da grave handicap motorio. Dopo qualche anno di nottate rumorose e presenze imbarazzanti la villa seguì le sorti di quella organizzazione criminale: cadde in un degrado assoluto e venne acquisita dal patrimonio comunale e tenuta nelle condizioni in cui si trova oggi. Negli anni, con lo scarso potere propositivo che hanno le associazioni e d i comitati ad Anzio, ne abbiamo articolato proposte alternative ma tutte dirette ad alleviare la carenza di strutture socializzanti nel nostro Comune. L’idea più gettonata era quella di un centro sociale polivalente, un punto di attività aperto alle iniziative delle tante associazioni del territorio e poi come punto di ritrovo ed attività per giovani ed meno giovani; insomma belle proposte inascoltate. Ora, finanziato con i fondi presi in prestito in Europa, è stato deciso di costruirvi il primo asilo nido per la città. Nel comunicato del Comune del 28 ottobre si conferma la effettiva operatività del progetto.
“Si è svolto questa mattina, presso la Casa Comunale della Città di Anzio, l’incontro tra il Sindaco di Anzio, Candido De Angelis, l’Assessore alle politiche sociali, Velia Fontana e lo studio tecnico incaricato della progettazione esecutiva del primo asilo nido comunale della Città di Anzio, finanziato, con oltre 1 milione e centomila euro, dal Ministero dell’Istruzione - Unità di Missione per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il nuovo plesso scolastico, che potrà ospitare fino a trentadue bambini, sorgerà in Viale del Tridente a Lavinio Mare, nell’area dell’immobile confiscato alla criminalità organizzata”. Dopo tanti marciapiedi la cui priorità molti mettono in dubbio, un progetto veramente utile di cui si stanno man mano rivelando molti improbabili genitori ma che è, di fatto, un progetto finanziato dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito del PNRR, per un importo di 1.100.000. Una struttura, che ospiterà 32 bambini, tanto necessaria alla città ma che potrà incidere in modo minimale alla forte carenza di strutture sociali ad uso di bambini di giovani ed anziani, magari senza la ghettizzazione anagrafica. Attualmente il progetto è in fase di sviluppo, L’assessore Fontana dichiara: “Puntiamo a completare la progettazione esecutiva entro l’inizio del nuovo anno per consentire all’Ufficio Tecnico di avviare velocemente le procedure di gara per la realizzazione dell’opera, che risulterà preziosa per tante famiglie del nostro territorio”. Considerando i vincoli temporali imposti per velocizzare i progetti del PNRR, ritengo credibile che il progetto possa essere per l’anno 2024.
Sergio Franchi
Le truppe mercenarie russe con nome e comportamenti nazisti
Il nazismo russo
La Russia vive la sua storia odierna sulla gloria di aver sconfitto il Nazismo. Forse ci sarebbe qualcosa da riconsiderare e da chiarire sul trattato Molotov-Ribbentrop, forse ci sarebbe da ricordare il massacro perpetrato dalle truppe sovietiche di 20.000 soldati polacchi nel villaggio di Katyn, forse non era tutta gloriosa lotta sovietica contro il Nazismo ma una cosa è certa: La Russia è stata determinante nella guerra che ha portato alla fine del Nazismo pagando il prezzo più alto. La Grande Vittoria, che la Russia di Putin continua a festeggiare il 9 maggio e la cui retorica è servita a motivare, in modo poco credibile, l’aggressione ad un paese slavo e cristiano. Il fatto che un paese possa scegliere il governo che preferisce è garantito dal diritto internazionale e pensare che la Russia dello zar Putin e degli oligarchi miliardari possa decidere di denazificare un paese con un governo eletto dal popolo è solo arroganza storica che se prevalesse sarebbe pericolosissima. Eppure c’è chi trova ragioni nella storia recente per giustificare l’ingiustificabile: in un mondo regolato da trattati e da organismi sovranazionali niente può giustificare l’aggressione di uno stato nei confronti di un altro, nel cuore dell’Europa. Le dichiarazioni dell’alter ego di Putin, Dmitrij Medvedev, con cui lo zar si è alternato al potere in Russia, sono il segno di un odio verso l’Europa che va ben oltre l’Ucraina e nasconde l’intento di denazificare l’intero vecchio continente che il primate russo Kirill ha definito depravato ed in mano alla lobby gay. Ho cercato di analizzare le ragioni accampate dal governo russo per giustificare l’”operazione speciale” e le ho trovate essenzialmente nell’esistenza di un’unità speciale che ha operato a lungo nel Donbass, il Reggimento Azov. Sul piano legale il Reggimento Azov, è sin dal 2014, un’unità speciale di fanteria leggera e meccanizzata inserita nel contesto della Guardia Nazionale Ucraina con compiti di controguerriglia, operazioni speciali e polizia militare. L’iniziale Battaglione Azov nasce dall’aggregazione di volontari di ideologia nazional-fascista per contrastare le unità russe che operavano in divisa grigio verde ma senza mostrine o gradi nel 2014 nel Donbass.
Nello stesso anno la situazione fu sanata sul piano formale con la ristrutturazione del Battaglione che diventò Reggimento ed entrò legalmente a far parte integrante dell’esercito ucraino. Non è noto il numero dei componenti del Reggimento Azov, che certamente resta un’unità fortemente motivata ideologicamente; ufficialmente sono 2700 persone ma forse sono 5000 o 8000 anche se unità cosi grandi non sono reggimenti e non sono comandate da un Tenente Colonnello, ma si tratta, comunque, di alcune migliaia di persone attualmente quasi tutte imprigionate o immolate nella difesa della loro Patria ciò che fa di loro eroi nazionali.
Quello che appare kafkiano è che la Russia utilizza, apertamente “imbedded”, nel proprio esercito di invasione, mercenari prezzolati che provengono dalla Confederazione Russa ma anche da altre nazioni come la Serbia e che si muovono con i metodi violenti ed con simboli che evocano il nazismo. Non mi riferisco ai tagligole Ceceni ma ad una forza molto strutturata anche sul piano internazionale che fa il lavoro sporco per l’esercito russo: E’ il Gruppo Wagner un’organizzazione di mercenari, noto come CVK Vagner (Compagnia Militare Privata Wagner) che è finanziata dall’autarca Yevgeny Prigozhin famoso come “lo chef di Putin”, responsabile dei peggiori abusi, stupri, torture e omicidi contro le popolazioni civili nei Paesi in cui è sceso in campo. Dalla Siria alla Repubblica Centrafricana. Dalla Libia al Monzambico ed all’Ucraina e proprio in quel Donbass che la Russia vuole liberare dall’egemonia nazista di Kiev e dove Wagner ha operato ed opera dal 2014. Ad affermarlo non sono io ma Marat Gabidullin, ex ufficiale pilota dell’Aeronautica russa e già comandante del Gruppo Wagner, che tali misfatti ha commesso personalmente e che lo ha messo per iscritto in un libro “Io comandante di Wagner” che inviterei i fautori della denazificazione dell’Ucraina di casa nostra di andarsi a leggere. Gabidullin descrive ragioni e modalità operative dell’esercito personale di Putin che non lasciano adito a dubbi rispetto alla loro caratteristica di forza militare composta da mercenari, illegale rispetto alle convenzioni di Ginevra, dedicata ad azioni illegali sul piano bellico, che esibisce simboli estremisti e violenti e che porta il nome del simbolo musicale del Nazismo.
Oggi Wagner ha uffici in 20 paesi del mondo in cui opera alle dirette dipendenze del Presidente Putin per operazioni illegali in cui il Governo Russo non deve apparire. Queste non sono supposizioni o considerazione basate sul sentito dire: sono fatti documentati da un ufficiale russo che è stato a capo di quella organizzazione e che ha, in modo inconfutabile, sconfessata la ridicola affermazione del ministro degli esteri Lavrov che la Russia non ha rapporti col Gruppo Wagner mentre questo è un fatto noto in tutti gli ambiti internazionali in cui opera. Se Azov o quello che resta è un cellula nazista allora non si hanno dubbi ad affermare che il Gruppo Wagner è il quarto Reich per dimensioni e per capacità operativa.
Ma c’è una differenza fondamentale tra i due gruppi, a parte le dimensioni, la differenza che c’è fra la legalità e l’ illegalità, tra la ragione di stato e la ragione dei popoli: il Reggimento dell’Esercito Ucraino Azov ha combattuto e combatte in difesa della propria patria ed i suoi componenti per questo danno la vita; il gruppo Wagner, presente con forze ingenti in Ucraina, combatte in nome di chi porta guerra e morte in uno stato sovrano ed i suoi componenti lo fanno perché pagati in dollari. Poi in Italia si può continuare a parlare di denazificazione dell’Ucraina, magari su compenso, senza il rischio di essere considerati mercenari; almeno finché Putin resta al Cremlino.
Sergio Franchi