L’ultimo lavoro editoriale di Pietro Cappellari
Eroi d’Italia
È a disposizione degli studiosi e degli appassionati di storia patria l’ultimo lavoro del dottor Pietro Cappellari: Eroi d’Italia. Documenti della Mostra della Rivoluzione Fascista. Si tratta di una serie di articoli che hanno come protagonisti gli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, caduti nell’adempimento del loro dovere.
Il volume esce in occasione dell’80° anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, ripercorrendo le tappe di quel volontarismo e di quell’entusiasmo che spinse migliaia di Italiani alla “ricerca del fronte” per la libertà, l’indipendenza e la grandezza della Patria.
Qualcosa cancellato dai libri di scuola, tutti intenti a presentarci la Seconda Guerra Mondiale come il “male assoluto”, l’unica guerra che si sia combattuta nel corso della storia dell’umanità, dimenticando il sacrificio dei Volontari di tutte le epoche che fanno della nostra Patria una “Nazione guerriera”, che nel corso della sua vita ha dovuto sempre combattere e dichiarare guerra, affondando le sue radici e la sua civiltà nella Roma figlia di Marte, dio della guerra.
Ci fu un tempo in cui i Caduti per la Patria, gli Eroi d’Italia, vennero venerati e posti ad esempio per le nuove generazioni. La documentazione conservata nel fondo della Mostra della Rivoluzione Fascista ci riporta appunto a quel tempo. Sono le storie straordinarie di tanti Italiani che, allo scoppio della guerra, corsero a fare il loro dovere. È l’epopea dei Volontari di Guerra, ma anche dei semplici richiamati che, gettati nella fornace del conflitto, seppero sublimare la loro vita nel sacrificio supremo, disinteressato, a volte anche cercato, per la grandezza della Patria.
Una mistica del sacrificio oggi incomprensibile, ma che in quegli anni mosse un’intera generazione verso le vette dell’ascesi spirituale del combattimento.
Sono storie che sanno di sabbia di deserto, come di fango. Storie di sacrifici, sconfitte, vittorie.
Anche nelle fasi più difficili e disperate, gli Italiani tennero il fronte, combatterono con valore e con onore, ogni istante fu uno slancio verso il nemico, un pensiero d’amore per la Patria. Anche quando tutto crollò e tutto sembrò inutile, gli Italiani seppero dimostrare il loro coraggio, la loro disciplina, quale fosse il loro dovere. Nei momenti più dolorosi il soldato italiano seppe scrive le pagine più belle della storia militare della nostra Nazione. Sono storie che ci dipingono una partecipazione popolare alla Seconda Guerra Mondiale che sa dell’incredibile.
Ai “gendarmi della memoria” che tengono in ostaggio la storia della nostra Nazione, si risponde con i documenti, con la realtà dei fatti. Quella di un popolo in armi, in lotta per la propria indipendenza.
Lemmonio Boreo
Il segreto di satana
E’ uscito il libro “IL SEGRETO DI SATANA” di Armando Conforti. Questo scritto porta a conoscenza al lettore innumerevoli testimonianze ed esperienze vissute dall’autore in molti esorcismi ed è il primo classifica da 3 mesi.
La pandemia da Covid-19 è da imputarsi ad avverse congiunzioni astrali
Da don Ferrante a Pappalardo
Don Ferrante ne “I Promessi Sposi” non crede al contagio, vede la peste, ma disquisendo di filosofia, non ne riconosce l’esistenza e la sua contagiosità. Infatti il morbo non essendo né ‘sostanza’ e né ‘accidente’, non essendo né aereo, nè acqueo, o solido, e nemmeno igneo arriva alla conclusione che semplicemente non esiste e la malattia è da imputarsi ad avverse congiunzioni astrali, più o meno come la fake dei nostri giorni che attribuisce lo scoppio della pandemia al 5 G. Sia lui che la bigotta consorte (donna Prassede) alla fine muoiono di peste, e di stupidità. L’insulsa erudizione di Don Ferrante la smisurata e tronfia fiducia in sé stesso, il farisaico autocompiacimento, fanno di lui una delle prime vignette di ottusa negazione di tutto quello che non rientra nelle anguste coordinate della propria mente (il personaggio era già presente ne ‘La colonna infame’ sempre del Manzoni, e sembra che, come altri suoi personaggi, fra i quali la Monaca di Monza, avesse un qualche riscontro nella realtà storica). Invece il generalissimo Pappalardo –un eroe dei nostri tempi- non ha bisogno della filosofia aristotelica: quando si ha dalla propria parte il popolo non si ha bisogno di tante chiacchiere (‘quando il popolo si desta Dio si pone alla sua testa e la folgore gli dà’), il virus non esiste tutt’al più colpisce i cagionevoli, si tratta invece tutto di una manipolazione dei potenti ai danni del popolo, più o meno una gigantesca truffa; e così i ricchi –secondo Pappalardo-, i grandi evasori, i ‘brains’ della finanza internazionale avrebbero rinunciato a giorni e giorni di profitti, di plus valore, di guadagni solo per tirare un brutto scherzo al popolo. Falsare grottescamente, semplificare la realtà, negarla nei suoi aspetti più drammatici e complessi è alle radici del negazionismo di ogni specie, ordine e grado: perché spiegare la nefandezza umana che sta a monte dell’Olocausto? Basta semplificare e derubricarlo a un qualsiasi progrom di qualche centinaia di morti, perché prendersi il fardello della consapevolezza e della memoria? Meglio eludere tutto, ridurlo, semplificarlo e negarlo.
Questa riduzione della complessità riscuote successo fra la gente, produce adepti e consenso, simpatie e adesioni: è il populismo; però alla lunga procura danni e un mare di guai. L’inglese Johnson ha avuto dalla sua un fato benigno, mentre Trump derubrica il coronavirus a un virus creato e messo in giro dai cinesi (anche dell’Aids, una trentina di anni fa si diceva che era un virus creato in laboratorio, e comunque al premier statunitense questa faciloneria fa comodo per motivi economici ed ideologici) mentre propina all’opinione pubblica una sua cura, se ho ben capito, a base di clorochinina, che fino a una cinquantina di anni fa veniva usata per contrastare certe forme di malaria. Il fascio-populista Bolzonaro lo segue, e, della serie ‘me ne frego’, nega le migliaia di morti nel suo paese, e forse anche lui, come già Johnson, aspetta l’immunità di gregge; poi, come Trump, nega il riscaldamento globale e continua a far soldi e consenso mettendo a ferro e a fuoco l’habitat, scatenando la distruzione delle biodiversità, il genocidio e l’inquinamento. Don Ferrante con il suo negazionismo è riuscito a fare male a sé stesso, i moderni negazionisti globali e mediatici fanno danno all’intero pianeta. C’è chi nega l’Aids e lo sbarco degli americani sulla luna, chi, fra i più pop, nega la morte di John Lennon ed Elvis Presley, c’è chi nega che il fascismo sia stata una dittatura intollerante, sanguinaria, razzista e colonialista (tutt’al più una benevola ‘democrazia illiberale’ che faceva andare in orario i treni, ha fatto la bonifica e portato la ‘civiltà’ in Cirenaica), chi nega –ancora- l’efficacia dei vaccini e lo scioglimento dei ghiacciai; sono gli scettici per vocazione e i furbi di ogni ordine e grado: ‘a me non la si fa’, a ‘me non mi fregano’. Alcuni – come il don Ferrante- sono grotteschi, innocenti e pittoreschi e fanno danno solo a sé stessi, altri si fanno largo nella vita, riscuotono successo e il consenso dei più, e allora sono guai, altri pensano che sia una questione di libertà personale, confondendo quest’ultima con l’arbitrio e la prevaricazione.
Altra cosa poi le esternazioni del Prof. A. Zangrillo che non nascono da una negazione del virus o del contagio: il prof. Milanese infatti è sempre stato d’accordo sulle misure del lock down; egli, se ho capito, afferma che il virus ha perso parte della sua forza patogena e quindi la sua rilevanza clinica. Non saprei commentare questa affermazione, posso solo dire che mi sembra un po’ azzardata ma possibile. Il tutto comunque conferma un’altra cosa e cioè che anche le scienze cosiddette esatte o ‘della natura’ (biologia, chimica, biomedicina, matematica, fisica ecc.), esatte lo sono solo per approssimazione, quasi come lo sono, da sempre, le scienze umane e sociali: relative ed interpretative, senza certezze eo dogmi.
Giuseppe Chitarrini