Non torneremo ad abbronzarci a Torre Astura
Spiagge libere addio
Con il problema della pandemia e le distanze di sicurezza da rispettare in ogni luogo, resta difficile organizzare le vacanze negli stabilimenti balneari durante la prossima estate. Addirittura si è pensato di delimitare ogni ombrellone con dei pannelli in plexiglass: cosa assurda ed inattuabile. Ma se ci sono enormi difficoltà da superare nelle spiagge in gestione, figuriamoci in quelle libere. Non tutti possono permettersi di spendere centinaia di euro preferendo le spiagge in gestione, specie coi tempi di crisi che corrono. Quest’anno forse non riaprirà la bellissima spiaggia libera di Torre Astura, compresa all’interno del territorio dell’U.T.T.A.T. Eppure le spiagge libere devono riaprire, secondo gli esponenti delle Associazioni balneari del Lazio che si sono riunite alla Pisana nelle Commissioni di Sviluppo Economico e Turismo. Secondo le disposizioni attuali, i gestori degli stabilimenti balneari si dovrebbero occupare degli arenili liberi attigui ai loro, venti metri a destra ed a sinistra, provvedendo alla loro pulizia e sorveglianza, ma non sempre lo fanno, anzi raramente ed è impensabile, se non impossibile che facciano rispettare il distanziamento sociale nelle stesse aree. Quindi come risolvere la questione, anche per una questione di giustizia sociale, andando incontro alle famiglie che non possono spendere? Problema ancor più difficile da risolvere è riguardo alla spiaggia di Torre Astura che per quasi due mesi all’anno viene aperta in modo da renderla fruibile ai cittadini di Anzio Nettuno e di tutto il circondario. Lo spazio è immenso, però nelle giornate di sabato o domenica, nella settimana di Ferragosto, tantissimi ombrelloni sono posizionati li uni accanto agli altri da chi la preferisce per la purezza del mare, per l’incantevole veduta del Castello, per la sosta a pranzo nella pineta, tanto decantata da Cicerone. Certamente quest’anno sarà complicato far rispettare nell’arenile di Torre Astura le misure di sicurezza, però il Sindaco di Nettuno Alessandro Coppola potrebbe mettersi d’accordo con i vertici del Poligono di Tiro per farla riaprire, magari servendosi di qualche Associazione che ne controlli la pulizia e soprattutto il distanziamento tra gli ombrelloni.
Rita Cerasani
Acqualatina
Acqualatina continua nella sua ricerca sfrenata di profitto sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori. Bollette sempre più salate, minacce di distacchi e scarsa manutenzione della rete idrica. Per non farsi mancare nulla è di pochi giorni fa la notizia della richiesta fatta da questa azienda di accedere alla cassa integrazione per i propri dipendenti, nonostante gli extraprofitti ottenuti in questi anni. Solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici, incolpevoli della gestione vessatoria di un bene comune che la loro azienda pratica, ma questo è l’ennesima dimostrazione di come le scelte politiche compiute negli ultimi venti anni, che hanno condotto alla privatizzazione del servizio idrico integrato siano disastrose sia per i lavoratori sia per i cittadini.
Neanche la pandemia ha mosso a “compassione” tale azienda: le esose bollette non sono state sospese, anzi continuano ad aumentare, nonostante la drammatica situazione di una larga fascia di popolazione costretta in casa, senza lavoro, senza reddito, spesso senza cibo. La logica privatistica che ha portato alla mercificazione dell’acqua mostra in un frangente come questo tutta la sua insensatezza, senza che i Sindaci di Anzio e Nettuno, si oppongano quando ne avrebbero le facoltà. Preferiscono, forse, spartirsi i dividendi di Acqualatina, piuttosto che garantire il diritto di accesso all’acqua? I Sindaci di Anzio e Nettuno insieme agli altri della provincia di Latina, fanno parte di tale società in quanto membri dell’Ato 4.
Siamo di fronte all’ennesima brutta pagina di una storia sbagliata, che andrebbe chiusa immediatamente, ma che una politica collusa di una borghesia internazionale rapace e parassitaria, si ostina a mantenere in vita. La privatizzazione dei beni comuni è stata una delle azioni più vergognose degli ultimi anni e questi episodi ne sono la dimostrazione.
Ufficio stampa e comunicazione
PRC-SE
“E. Che Guevara” - Anzio
Il post su Facebook del pescatore di Anzio che aveva contratto il coronavirus
Domenico è guarito
“Salve a tutti, sono il pescatore che ha contratto il Coronavirus”. Si apre cosi il post pubblicato su Facebook da Domenico Spina, il pescatore di Anzio che ha contratto il Coronavirus. Le sue condizioni sono nettamente migliorate ma non sono mancati momenti critici.
“Fin dall’ insorgenza della mia malattia sono stato ricoverato all’Umberto I e con la fede, l’amore della mia famiglia e di tutte le persone che hanno pregato per me, ne sono uscito. Ho voluto scrivere questo post come mia testimonianza, per far capire a tutte le persone che ancora girano increduli che questa non è una malattia da sottovalutare. È una patologia così atroce ed aggressiva da poterti anche togliere la vita. Per questo ribadisco: dobbiamo rimanere a casa e rispettare le regole. Solo così riusciremo ad uscirne.
Pertanto colgo l’occasione per ringraziare tutti i medici che lavorano ogni giorno in prima linea, soprattutto i medici che si sono occupati della mia condizione tra cui il mio medico curante che mi ha indirizzato a seguire la corretta procedura per evitare eventuali contagi e tutti gli amici che mi sono stati vicino anche se lontani. Inoltre ringrazio il sindaco, il comandante del porto e la capitaneria per essersi attivati tempestivamente procedendo alla sanificazione di tutti i motopescherecci a strascico di cui faccio parte, le cooperative e tutto l’ambito portuale. Un augurio di pronta guarigione a tutte le persone che stanno vivendo la mia stessa condizione”.
A.P.
La natura si riprende i suoi spazi
Al tempo del Covid-19 non tutto e soprattutto non per tutti gli esseri che vivono sul nostro pianeta va storto. In questi due mesi di forzata restrizione, dove, almeno negli Stati europei la gente deve rimanere per forza a casa, volente o nolente, l’aria torna ad essere più pulita, libera da smog, il cielo appare di un azzurro intenso, mai visto. Soprattutto gli animali selvatici, da anni ormai relegati nelle loro tane, nel loro habitat naturale, si impossessano dei paesi, delle città: mamma anatra con i suoi paperini forma un serpentone sulla strada; stambecchi e camosci scendono dalla montagna per accovacciarsi presso i semafori; pesci che pensavamo abitassero in acque profonde, lontano dai lidi italiani, nuotano beatamente nei nostri porti.
Se ad Ostia una famiglia di delfini non ha paura di giocare per ore nelle acque pulite del molo, anche ad Anzio, nella giornata di domenica 19, c’è stato un evento straordinario: non un delfino nuotava indisturbato, ma addirittura una balenottera minore dalla caratteristica immersione che può raggiungere i dieci metri di lunghezza e cinque tonnellate di peso, con il muso allungato e le pinne orlate di bianco. Ma ad Anzio si è trattato di una specie più piccola: forse era lunga sette metri, o meno, forse era un piccolo di balenottera. A togliere ogni dubbio sono state le due biologhe Valentina Braccia e Sabina Airoldi dell’Istituto Tethis e l’Amministratore Delegato della Capo d’Anzio ha parlato di un evento straordinario datosi che è rarissimo avvistarle, anche se sono molto curiose e talvolta si avvicinano alle imbarcazioni, ma in mare aperto.
Rita Cerasani