SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
PASQUA 2024
Tutti in primavera assistiamo all’apparente miracolo della trasformazione: Rinascita, Resurrezione, non importa. Una vita risorge. Dall’involucro del seme consumato nella terra fredda dell’inverno, una nuova vita si è aperta e in questo momento mostra tutto il suo splendore.
Come non far nascere in noi una riflessione sull’evento che appare miracoloso e impossibile da dimostrare nella sua più profonda essenza dalla scienza stessa? Con la fede, quale che sia la religione, scompaiono le domande. É una fede che accomuna chi crede, chi si ferma ad osservare, e non credenti che fanno del rifiuto alla fede il frutto di una riflessione, una pausa nella corsa del tempo. E così, la nostra storia spirituale si accomuna con altre nel racconto di una vita esemplare che risorge. Una storia umana o divina che nella sua purezza originaria vuole dimostrare l’importanza della vita ed essere la traccia anche per i più semplici. Propedeutica guida all’accettazione, con tutti gli ostacoli da affrontare, per la convivenza pacifica fra gli esseri viventi.
Giuliana
La sorgente
della Carità
di Vincenzo Corsi
V. Corsi, Via Crucis, Stazione V,
“Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce”,
Acrilico su tela, 100X70.
In tempo di Quaresima, con la cenere sulla testa, mi affido al cielo nel quale volo veloce sulle ali di umili buone azioni. Curo le ferite dell’ateismo, le caustico con la fiamma potente dell’amore. Curo attentamente il piccolo fiore dei nuovi progetti nell’aiuola del cuore, lo bagno con l’acqua fresca di dolci melodie che escono dalle effe del mio contrabbasso. Dalle ceneri nasco, nelle ceneri muoio. Sono il re di me stesso nel lusso di una povera semplicità primitiva, la cui dignità non morirà mai: rinascerà sempre nei cicli della natura. Nella luce Pasquale che arriva mi sento a mio agio anche nella solitudine e l’ascolto diviene sempre più essenziale ed importante. Deve esserci per forza un Lui che ha fatto tutto ciò. Colui che cura il sangue delle ferite lavandole nell’acqua fresca della saggezza e poi le lenisce con l’olio benedetto della gioia. Il vero miracolo è che la pelle divenuta dura come il cuoio a causa di un cinismo di difesa, torna a provare nuove sensazioni vitali. Simone di Cirene è l’uomo che torna alle sorgenti della Carità.
OSSERVATORIO LINGUISTICO
(o quasi)
Rubrica aperta ai contributi
di tutti gli interessati
Nimby, banane e anarchia
di Giancarlo Marchesini
Non nel mio cortile
Stiamo per lanciarci nell’analisi di due espressioni (piuttosto abbreviazioni o acrostici) inglesi. Ma non abbiate paura: vi spiegherò tutto per filo e per segno e soprattutto cercherò di dimostrare che queste riflessioni riguardano anche le cose di casa nostra.
Nimby. Chi era costui? Il primo esempio è la parola inglese NIMBY che ricorda vagamente il termine nimble (agile).
Ma il suo significato è assolutamente diverso: Not in mybackyard– Non nel mio cortile e identifica tutti coloro che si oppongono a progetti edilizi, sociali, ambientali che potrebbero trovarsi in contrasto con diritti individuali veri o presunti.
Dispute a oltranza
Che si tratti di termovalorizzatori o piscine pubbliche, di edilizia popolare, tratte ferroviarie o ponti, strade e dighe, c’è sempre qualcuno che ritiene che i suoi diritti, le sue proprietà o l’ambiente in cui vive vengano lesi o danneggiati da questi programmi.
Non voglio assolutamente esprimere giudizi sulla liceità o opportunità dell’una o dell’altra manifestazione di protesta. Voglio semplicemente far rilevare, da un punto di vista puramente linguistico, come la creazione del termine NIMBY stia a segnalare da un lato la ricorrenza e l’ampiezza di queste proteste, dall’altro il fastidio che esse generano in una parte dell’opinione pubblica.
Non solo in Italia
Anche nel resto del mondo si è ormai convinti che sia necessario lottare, spezzare lance, sbaragliare e vituperare per far valere le proprie opinioni. Stiamo in sostanza tornando a quello Stato di natura precedente al Contratto Sociale che spingeva Rousseau a dire L’uomo è nato libero e ovunque è in catene. E visto che, secondo il filosofo svizzero, la libertà dell’uomo è quella di darsi delle leggi, la lotta contro le catene è una lotta contro le leggi.
Battaglie legittime
Certo, non possiamo liquidare con un tratto di penna una serie di battaglie assolutamente legittime, come l’inclusione (a tutti i livelli), le rivendicazioni LGBTQIA+. la condanna della guerra, la difesa degli animali, l’ambientalismo e tante altre che, con più o meno favore, imperversano nei nostri media.
Sei serio o sei Nimby? Ma, visto che ormai i sociologi parlano di sindrome Nimby, possiamo ipotizzare, sempre dal punto di vista linguistico, che il termine abbia un’accezione leggermente ironica, sancita peraltro dal fatto che il proprio “cortile” resta un fatto privato, personale, che prescinde dal bene della società.
Il Nimbyno alla riscossa
Tanto per fare qualche esempio: gli inceneritori, in Italia pomposamente chiamati termovalorizzatori (nessuno penserebbe oggi di costruire un inceneritore senza che venga adibito anche alla produzione di energia elettrica), se ben realizzati sono dotati di filtri efficaci per evitare la dispersione di fumi e di gas serra.
Ma il nimbyno pensa: e se i filtri non funzionassero bene, se mettessero in pericolo la salute degli esseri umani? E poi, perché proprio vicino a casa mia? (state lontani dal mio cortile!).
Battaglie insensate quanto cruente si accendono sulla protezione (o l’uccisione) di orsi o lupi aggressivi… ma tutti (o quasi), almeno una volta nella vita, abbiamo fatto “addormentare” un cane e l’abbiamo fatto in privato, senza che nessuno si mettesse a discettare sul nostro diritto di sopprimere una vita animale.
Ci sono anche le Banane
La mia idea che la parola Nimby abbia un’accezione ironica (perfino sardonica) è confortata dalla nascita di un altro termine, diffuso soprattutto in Gran Bretagna BANANA – Building Absolutely Nothing Anywhereor near Anything che significa: Non costruire assolutamente nulla in qualsiasi posto o vicino a qualsiasi cosa.
La critica e lo sfottò della sindrome Nimby è aperta e dichiarata. In altri termini: dove andremo a finire se tutti continuano a interloquire e criticare, con ragioni ancora da verificare, qualsiasi iniziativa volta a creare un bene, un’istituzione o a prendere un provvedimento volto a beneficio dei più?
Tutti i salmi…
Lascio i miei lettori tirare le conseguenze. In modo un tantino ipocrita ho detto che volevo esaminare il problema soltanto da un punto di vista linguistico, ma mi rendo conto che il mio giudizio trapela chiaramente.
La dottrina del liberismo economico prevede l’assoluta libertà di produzione e di commercio e un intervento dello Stato che si limita ai casi in cui l’iniziativa privata non può soddisfare le esigenze della collettività.
Ma se continuiamo a mettere bastoni fra le ruote della macchina statale, siamo votati alla stasi, alla paralisi, al caos e all’anarchia, come anticipa il mio titolo!