Dal libro “Pomezia Origini Genti e Personaggi” scritto dal professor Antonio Sessa ed edito dalla Angelo Capriotti Editore nel 1990
La legge della bonifica integrale
Si volta pagina
La vigilia di Natale del 1928 venne promulgata la legge della bonifica integrale dichiarata “legge fondamentale del Regime”.
Questa legge stabiliva che i lavori di bonifica sarebbero stati divisi in due grandi categorie:
- nella prima venivano incluse tutte quelle opere che rivestivano interessi di carattere nazionale;
- nella seconda lavori a carattere locale.
Per la prima categoria il contributo dello Stato arrivava fino al 75%, mentre per la seconda dal 30 al 50%. L’entità degli stanziamenti prevedeva una prima fase - dal 1929 al 1943 - su un livello stabile di 325 milioni. Mussolini ritenne così importante questa iniziativa da creare un sottosegretariato alla bonifica che affidò ad Arrigo Serpieri, uno specialista, alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio e quindi sotto il suo controllo. Su due zone si puntò in particolare l’attenzione dei bonificatori: sulla costa adriatica, intorno al delta del Po, e al centro della penisola, lungo il Tirreno e fino alla Campania, con interesse particolare alla Maremma Toscana e agli Agri Romano e Pontino. Oltre a queste zone, altre da sistemare erano nella Puglia, in Sicilia e in Sardegna.
Caratteristica comune a tutte queste zone era l’insalubrità e lo spopolamento dovuto alla malaria e allo sviluppo del latifondo. La bonifica integrale ebbe anche lo scopo di far diminuire il numero dei disoccupati che in quegli anni si valutava intorno al milione di unità, con una punta massima nel 1933 di 1.300.000 unità; ma soprattutto si recuperarono alla produttività grandi estensioni di terreni abbandonati o coperti dalle acque. Dal punto di vista occupazionale questa operazione fu quasi marginale; sotto l’aspetto propagandistico ebbe vasta risonanza in Italia e all’estero.
Le paludi si trasformano
L’opera di bonifica venne affidata, per l’Agro Romano e per quello Pontino, al Consorzio della Bonifica di Littoria (nato nel maggio del 1934 dalla fusione dell’ex Consorzio della Piscinara con il Consorzio n. 5 dell’Agro Romano) e al Consorzio della Bonifica Pontina.
Il territorio del futuro comune di Pomezia andò sotto il controllo del Consorzio di Bonifica di Littoria che risultò così delimitato: dal Canale Mussolini che, passando per Borgo Podgora, sfociava nel Tirreno a Foce Verde; dalla linea ferroviaria Roma-Napoli; verso Roma dalla tenuta Reale di Castel Porziano, inglobando un vasto territorio dell’Agro Romano. Rimase fuori una piccola striscia sulla litoranea, lunga circa 15 km e profonda mediamente due, controllata dal Consorzio di Bonifica Idraulica delle “Zone Paludose” fra Pratica di Mare e Anzio, che comprendeva in pratica tutta la proprietà degli Sforza-Cesarini. Tale Consorzio incominciò a operare fin dal 1928 con i primi lavori di bonifica idraulica; in seguito iniziò nel 1929-30, e portò a termine nel 1940, i prosciugamenti dei bacini di Campo Selva, Campo Jemini, La Fossa, Le Salzare e San Lorenzo. Lo stesso Consorzio attuò la bonifica fondiaria nelle suddette tenute.
L’impegno del Consorzio, opportunamente voluto dagli Sforza-Cesarini, fece sì che nessuna proprietà di questa famiglia risultasse espropriata e data quindi all’O.N.C. Analoga sorte toccò alle proprietà dei Borghese che avevano eseguito, nei loro terreni, opere di sistemazione fondiaria. Oltre queste opere, peraltro meritorie, sembra che siano state anche le buone conoscenze di queste due grandi famiglie, soprattutto nell’ambito della casa Reale, a salvare le loro proprietà dagli espropri.