Mario Draghi governa con o a prescindere della propria maggioranza
Facimmo ammuina
“Meno male che Mario c’è”, scimmiottando una nenia che inneggiava alcuni anni fa al nome di un altro personaggio politico di stile e caratura totalmente diversi da quelli del Presidente del Consiglio. Non sono convinto che il Paese non potesse affrontare le elezioni e che non potesse fare pulizia di un Parlamento che non rispetta più le sue fondamentali ragioni di esistere e cioè quelle di essere rappresentativo dei diversi atteggiamenti politici degli italiani. Quello del Capo dello Stato è stato l’esercizio di una sua prerogativa costituzionale e, dobbiamo convenire, la consistenza globale del governo ne ha guadagnato; anche se non era difficile concepire un governo migliore di quello di Giuseppe Conte. Il peso dell’Italia nella politica internazionale e la gestione della pandemia e dell’economia viaggiano su di un livello quasi di eccellenza. Ma vale la pena, come suggerito da un recente editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere, fare una riflessione sul piano dei valori costituzionali e degli elementi valoriali che indicano un mutamento di fatto nel nostro sistema democratico.
“Mario Draghi si sta trasformando di fatto in una sorta di De Gaulle italiano. Nell’uomo cioè che giunto al potere per una combinazione imprevedibile di eventi opera — difficile dire con quanta consapevole volontà di farlo — una trasformazione sostanziale del sistema politico. Una trasformazione osmotica — attraverso piccoli passi quotidiani, tutta nella prassi con cui tale sistema funziona — che però evoca inevitabilmente una trasformazione anche delle sue regole. In quale direzione precisa, attraverso quali strumenti e con quali conseguenze sulla vita pubblica del Paese e sui suoi meccanismi di governo, ancora non lo sappiamo. Ma il fenomeno e le sue linee di tendenza sono evidenti a chiunque abbia occhi per vedere., che arieggia per l’appunto quello della V Repubblica gollista, nel quale (salvo il caso raro della cosiddetta «coabitazione») il mandato di governo è di fatto staccato dalla effettiva volontà dei partiti che compongono la maggioranza parlamentare”.
Il fatto che Mario Draghi governi con ed a prescindere dalla sua ampia maggioranza è un dato evidente e questo è possibile in un contesto politico e rappresentativo fortemente logorato da anni di politica di bassa lega, un sistema che, giova ricordarlo, non è stato capace di esprimere una Presidente del Consiglio ed è dovuto ricorrere a personaggi presi dall’esterno. Un sistema che a livello economico, industriale, degli affari interni ed esteri ed, infine, della sanità pubblica ha sofferto, in questa legislatura, di un’ondata di dilettantismo ed opportunismo che ha portato alla guida del Paese personaggetti, come li definirebbe il Governatore della Campania, che hanno inflitto un colpo di grazia ad un Paese già in declino. Draghi aveva ed ha il compito di dare un volto nuovo al nostro Paese per renderlo più sano sul piano sanitario e piu bello per ricevere e spendere bene i prestiti europei. Se il contesto politico e rappresentativo sono restati gli stessi Draghi deve fare il gollista per ottenere risultati e deve farlo nell’ambito dei limiti costituzionali. Galli Della Loggia ribadisce “Sia chiaro: egli non governa senza o contro la sua maggioranza, ma tale maggioranza è come implicitamente presupposta, in un certo senso data per scontata dagli stessi che la compongono”.
Che resta dei partiti e del Parlamento in cui, anche se in modo confuso e pasticciato, essi sono rappresentati? Secondo il famoso, ordine attribuito in modo farlocco alla marineria borbonica, “ fanno ammuina”. Si agitano per esistere facendo finta di contare col solo scopo di arraffare qualche consenso. Tutti cercano l’incontro col Presidente per poter poi vantare l’inclusione di un emendamento. Salvini sostiene il governo e vota con l’opposizione, Letta è alla ricerca affannata per sapere che farà da grande ma invece di dire “parole di sinistra” crede di riuscirvi con la legge del voto ai sedicenni, con quella dello jus soli o della normativa in difesa degli omosessuali. La Meloni continua a mietere consensi in forza della sua verginità nell’opporsi a tutto, anche alla logica. E poi c’è il partito non partito che è diventato partito ma che è concausa del crollo della vecchia ma già rimpianta politica delle passate repubbliche. Il Movimento condannato all’estinzione da una leadership una e trina che si barcamena tra nodi irrisolti, obiettivi mancati e feticci da difendere come quello del reddito di cittadinanza che un player come De Renzi, piccolo ma fastidioso come le zanzare, vuole far cancellare con un referendum. Insomma un laborioso mondo di lillipuziani che si muovono facendo finta di fare governo e di fare opposizione; un mondo in cui il Draghi Gulliver li guarda e passa. Tanto nessuno di loro troverà mai un filo di coraggio per mettergli il bastone fra le ruote.
Sergio Franchi
Lettera aperta di Candido De Angelis e Laura Nolfi
Buon anno scolastico
Carissime/i
mai come in questi ultimi due anni l’augurio per un buon inizio di anno scolastico 2021/2022 è particolarmente sentito e permeato da sentimenti di speranza e rinascita.
Nessuno di noi si sarebbe mai aspettato di vivere un’epoca che verrà ricordata nei libri di storia per il diffondersi di una pandemia, ma dal momento che siamo stati chiamati ad affrontare questa sfida, non possiamo certo sottrarci e permettere alle difficoltà emergenziali di sacrificare ancora di più la crescita personale, che nella scuola nasce e si sviluppa. Abbiamo vissuto mesi convulsi ed incerti, approdando alla didattica a distanza, che fra mille difficoltà, ci ha consentito il proseguimento delle attività formative; ognuno di noi, donne e uomini delle Istituzioni, personale docente e non docente, studenti e famiglie, ha messo in campo idee e competenze per reinventare un sistema scolastico che in qualche modo sopravvivesse alla minaccia del Covid, con un esemplare lavoro di squadra, condotto sì su un terreno spinoso, ma che rappresenta oggi un preziosissimo bagaglio esperienziale, dal quale il mondo scuola non potrà più prescindere, per avvalorare il suo ruolo di comunità educante.
Alla luce di tutto questo, l’augurio più grande, pronunciato prima da genitori e poi da rappresentanti dell’Amministrazione, è quello di affrontare con entusiasmo, curiosità e passione la vita scolastica, nonostante le nuove regole imposte dal virus, estendendo sentimenti di profonda gratitudine al corpo docente e non docente, per il grande impegno profuso e, non ultime, alle famiglie, che hanno supportato, con impegno e spirito di sacrificio i propri figli, nella didattica a distanza.
Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre, evocativa riflessione del giornalista statunitense Sydney J.Harris, pregna di ottimismo e fiducia, che auguriamo ad ogni giovane studente di ritrovare in sé stesso, per l’inizio di un nuovo affascinante viaggio fra i libri di scuola.
Il Sindaco, Candido De Angelis
L’Assessore Laura Nolfi
Il camaleonte De Angelis
Hanno destato sorpresa e sconcerto le dichiarazioni del sindaco De Angelis che, durante la presentazione del libro Il Pane perduto con la presenza dell’autrice Edith Bruck, ungherese e sopravvissuta alle deportazioni naziste, si è dichiarato antifascista.
Ci domandiamo quali atti potrebbero testimoniare una simile impegnativa presa di posizione, vista la carriera politica del Sindaco. Come dimenticare infatti la militanza del sindaco in Alleanza Nazionale, erede del Msi nato dalle ceneri della Repubblica di Salò; le visite in veste istituzionale al famigerato campo della memoria di Nettuno, dove sono sepolte le spoglie dei fascisti che collaborarono con i nazisti dopo l’8 settembre; i ripetuti tentativi di riscrivere la storia durante le celebrazioni del 25 aprile, mettendo sullo stesso piano partigiani e repubblichini, gli inviti istituzionali ai rappresentanti della X Mas.
Anzio continua ad annoverare tra i suoi cittadini onorari Benito Mussolini, e ovviamente il Sindaco, la sua maggioranza e la sua giunta si sono fieramente opposti tre anni or sono alla revoca di tale titolo, chiesta ufficialmente dalle opposizioni in consiglio comunale su istanza dell’Anpi. “La storia non si cancella”, dissero per giustificarsi. Strana concezione hanno della storia queste persone visto che evidentemente ignorano le responsabilità del fascismo in crimini come le Leggi razziali, l’italianizzazione forzata della popolazione slava istriana, l’invasione dell’Etiopia e della Jugoslavia, l’attacco vigliacco alla Francia e alla Grecia. Oppure le rivendicano a tal punto da mantenere tale titolo onorario a colui che di questi crimini fu ispiratore e mandante, in spregio totale della Costituzione nata proprio dal rifiuto di tali orrori.
Da vero camaleonte della politica De Angelis ama curare la sua immagine e di certo di fronte alla nobile e prestigiosa figura della Bruck, neo vincitrice del premio Strega, non poteva rivendicare questo suo - evidentemente anche per lui- vergognoso passato. Un passato che su questo territorio si fa troppa fatica a superare, visto il consenso enorme che ha un partito razzista come la Lega o dichiaratamente neofascista come Fratelli d’Italia e vista anche la presenza di frange estreme di destra, che arrivarono a scrivere minacce di morte ai candidati di centro sinistra durante le ultime elezioni comunali.
Eventi questi che dovrebbe indignare profondamente tutti vista la catastrofe che la città di Anzio in primis pagò per la guerra voluta dai nazifascisti e che è costata 60 milioni di morti nel mondo.
Riuscirà a svegliarsi questa città smemorata e a liberarsi da un tale abbraccio mortale?
Ufficio stampa e comunicazione
PRC “E. Che Guevara” - Anzio