rato un Antipapa. Infatti l’elezione di Benedetto rappresentò l’ultimo tentativo della potente Aristocrazia Romana di condizionare il potere di nomina dei Pontefici. Ma ciò per Ildebrando rappresentava un pericoloso precedente che avrebbe comportato una Chiesa soggetta, come nel passato, ad un intollerabile predominio del Patriziato Romano.
A PROPOSITO DI POESIA
di Alessandro Evangelisti
LOUISE GLÜCK
È la poetessa (1943, USA) che nello scorso Ottobre ha meritato il Premio Nobel 2020 per la Letteratura.
Il conferimento materiale del Premio sarebbe dovuto avvenire - insieme agli altri premiati per la Fisica, la Chimica, la Fisiologia o la Medicina - il 10 Dicembre nella cornice della “Sala dei Concerti” di Stoccolma ad opera del re Carlo XVI Gustavo di Svezia (ndr: il Premio Nobel per la Pace è conferito invece ad Oslo, in Norvegia). A causa del virus pandemico, la cerimonia si è tenuta in forma virtuale, a distanza (senza pubblico e con un collegamento online). Per l’occasione, ciascun premiato avrebbe dovuto far pervenire un video di sé ed una breve relazione scritta di accettazione. Louise Glück ha inviato la relazione richiesta, ma non sue immagini in movimento. Solamente una sua foto. Il ‘perché‘ di ciò lo troviamo tra le righe del suo profondo discorso, che ha dato lo spunto per il presente articolo.
L’INTIMITÀ DEL VERSO
Spiega Louise:
poemi dai quali sono stata, per tutta la vita, attratta maggiormente sono quelli derivati da una scelta intima, poemi nei quali l’ascoltatore-lettore dà un proprio, essenziale contributo, divenendo destinatario di una confidenza o di una protesta, e a volte complice.
E prosegue:
Nel genere di arte, alla quale sono stata attratta, la voce o il giudizio collettivo divengono pericolosi. Fanno crescere nel dialogo intimo la forza della precarietà, seppur invero anche l’importanza del lettore, per la cui partecipazione la voce poetica riceve incoraggiamento nel suo urgente appello a sostegno.
Cosa accade allora ad un poeta, che vorrebbe tenersi in disparte ed essere ignorato, quando il pubblico lo celebra e l’elèva? Ad esempio, nel caso di un importante riconoscimento? Risponde Louise:
Potrei dire che tale poeta si sentirebbe minacciato, manovrato, ed aggiunge una bellissima immagine affermando che, volendo costui vivere nascosto, come sotto un tronco d’albero, quando il tronco è spostato viene investito dalla pubblicità della vita, la cui facilità di generalizzazione offusca la precisione del sentimento espresso e la purezza del messaggio poetico.
Nelle ultime righe del suo discorso, la Glück così si congeda: Quelli di noi che scrivono libri probabilmente desiderano raggiungere ‘molti’. Ma alcuni poeti non intendono farlo in termini spaziali, dinanzi ad un auditorio gremito. Essi guardano al raggiungere ‘molti’ in modo sequenziale, nel corso del tempo, nel futuro; solo che questi lettori con un imperscrutabile percorso giungono sempre singolarmente, uno dopo l’altro.
E chiude:
Confido che nel concedermi questo premio, l’Accademia di Svezia abbia scelto di rendere onore a una voce intima, privata, la quale pubblici attestati possono a volte ampliare o diffondere, ma comunque mai soffocare.
INFLUENZA
La riservatezza poetica di Louise Glück nei confronti del mondo esterno la troviamo anche nelle liriche di Emily Dickinson (1830-1886, USA), che ella aveva letto appassionatamente nella sua adolescenza (Usualmente fino a tardi la sera, dopo essere andata a dormire, sul divano del soggiorno.). ù
Infatti, la Dickinson così scriveva nei suoi versi dal titolo Io Son Nessuno! Chi Sei Tu? (I’m Nobody! Who Are You?):
Io son Nessuno! Chi sei tu? / Sei - Nessuno - anche tu? / Allora siamo in due! / Non dirlo! Potrebbero farlo sapere - sai! / Quanto è triste - essere - Qualcuno! / Quanto eclatante - come una rana / che ‘l proprio nome gràcida - per tutto il Giugno - / ad uno stagno che rimira. (trad. A.E.)
LOUISE GLÜCK, Premio Nobel per la Letteratura 2020. Motivazione: Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale.
Tramonto, di L. Glück
La felicità mia grande
è pel suono della tua voce
che nella disperazione anche m’invoca:
la mia pena
che risponderti non possa
con parole che come mie tu accolga
(trad. A.E.).
Sunset, by L. Glück
My great happiness
is the sound your voice makes
calling to me even in despair:
my sorrow
that I cannot answer you
in speech you accept as mine
[… ]
1° gennaio 2021
54ª Giornata mondiale della pace
LA PACE VA INSEGNATA:
sarà lo spirito del tema per
iniziare il 2021
di Ivana d’Amore
Tante volte condanniamo le guerre, le violenze di ogni genere, vorremmo che tutto ciò non accadesse, tutti vorremmo vivere in pace. Ma qual è il nostro contributo al cambiamento? Nella vita quotidiana come ci comportiamo in famiglia, con gli amici o con i colleghi di lavoro? Solitamente siamo pronti al litigio, pur condannando le guerre, alla critica, all’accusa dell’altro puntando il dito. Abbiamo mai provato a cambiare i nostri comportamenti che spesso non portano a nulla di positivo?
Tagore afferma:
“niente può cambiare senza che voi cambiate. Nel momento in cui c‘è il rinnovamento, l’universo cambia con voi. L’universo non cambia di un atomo se noi diventiamo più ricchi o più poveri, se diventiamo più istruiti oppure meno istruiti, se diventiamo più deboli o più forti, ma ogni volta che abbiamo un cambiamento, il nostro universo cambia di pari passo”.
Vogliamo davvero cambiare il nostro cuore? Sì, ma da dove cominciare? Il processo di cambiamento inizia con un atto intenzionale, con il fare qualcosa di diverso dal solito, come cambiare una vecchia abitudine. Gli schemi mentali ripetitivi e le abitudini distruttive, che spesso adottiamo, ci intrappolano fin dalla nostra infanzia, condizionano i comportamenti nei confronti di noi stessi ed in relazione con gli altri, e ci conducono irrimediabilmente alla sofferenza.
La pace va insegnata.
La pace costituisce uno dei pochi simboli positivi ed unificanti per tutta l’umanità, essa va al di là delle ideologie e delle religioni tanto diverse tra loro. Ogni uomo ha diritto alla pace ma ha anche il dovere di perseguirla.
L’esortazione “conosci te stesso”, iscritta nel Tempio di Apollo a Delfi, divenne il motto di Socrate valida dal 400 a.C. fino ai giorni nostri come un punto di partenza per la ricerca spirituale.
Ma quanto la si prende sul serio? Forse troppo poco, visto che continuiamo a vivere in modo distorto.
Nel momento in cui osserviamo le acque impetuose di un fiume, o l’esplosione di un geyser, o un’aurora boreale, la natura ci appare come il regno del caos. Ma non è così per coloro che studiano questi fenomeni fisici, i quali vedendo un ordine nascosto, fatto da meccanismi invisibili che rivelano sistematicità e simmetria in ciò che sembra pura casualità.
Allo stesso modo possiamo percepire come degli schemi nascosti operino su un piano globale, collettivo. A volte sembra che il mondo sia come una famiglia disturbata: le varie nazioni mettono in scena i loro schemi di privilegio, di sottomissione, di controllo o di ribellione. Tante volte questi stessi schemi emotivi rappresentano una forza che separa le persone, oppure se ci liberiamo da essi, mettono tutti in connessione in un’unità nella quale i confini tra gli Stati si dissolvono. Dipende da noi, dalle nostre scelte. Da quanto siamo capaci di stabilire rapporti costruttivi tra persone, attraverso la compassione, l’empatia, l’ascolto, il dominio di sé, la collaborazione, la conoscenza dei propri limiti; tutti strumenti che portano a stringere legami di amicizia e di pace.
La scelta è solo nostra.
LE BELLE STORIE DA RACCONTARE
di Ivana d’Amore
Il significato di un uomo non va
ricercato in ciò che egli raggiunge, ma
in ciò che vorrebbe raggiungere.
Khalil Gibran
Tante volte condanniamo le guerre, le violenze di ogni genere, vorremmo che tutto ciò non accadesse, vorremmo tutti vivere in pace. Ma qual è il nostro contributo al cambiamento? Nella nostra vita quotidiana come ci comportiamo in famiglia, con gli amici o con i colleghi di lavoro? Siamo pronti al litigio, pur condannando le guerre, alla critica, all’accusa dell’altro puntando il dito per ogni cosa. Abbiamo mai provato a cambiare i nostri comportamenti che spesso non portano a nulla di positivo? Vogliamo davvero cambiare?
Ed è per questo che mi sono detta: - Perché non provare a raccontare delle storie tratte dal quotidiano in cui i protagonisti dopo fallimenti lavorativi, comportamentali o relazionali, hanno il desiderio di cambiare se stessi, reinventando la propria vita mettendo in campo la propria intelligenza emotiva?-
Un'intelligenza capace di evolvere nel tempo, se la si coltiva, abile nel creare rapporti costruttivi tra persone attraverso l'empatia, l'ascolto, la collaborazione e la cooperazione, nonché di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri e gli effetti che possono produrre.
Ritorno in pista è una raccolta di undici racconti, legati tra loro dallo stesso filo conduttore: l'intelligenza emotiva.