Il volume raccoglie 4 scritti del grande scrittore Umberto Eco
Migrazioni e intolleranza
Umberto Eco, “Migrazioni e intolleranza”, La Nave di Teseo, Milano 2019, pp. 72, 7,oo Euro.
Questo volumetto raccoglie 4 scritti e interventi tenuti in varie occasioni in Italia e all’estero dal grande scrittore, filosofo e semiologo scomparso da poco più di tre anni. I primi due risalgono alla vigilia dell’anno 2000, mentre gli altri due sono rispettivamente del 2011 e del 2012, e anche i testi più vecchi sorprendono per la loro attualità e per gli interrogativi che ancora oggi, a distanza di oltre 20 anni, riescono a sollevare.
Nel primo capitolo del 1997: “Le migrazioni del terzo millennio”, affermava che al giro di boa dell’anno 2000, si assisterà,soprattutto in Europa, all’inizio un lento, ma inarrestabile, processo di ‘meticciato culturale’, nei confronti del quale nessuno razzista, nostalgico, conservatore reazionario potrà porre un efficace impedimento (cfr. da p. 19 a 21). Probabilmente diventeremo come l’America Latina o le stesse grandi città statunitensi: un enorme meltingpot dove coesisteranno una moltitudine di culture, etnie, lingue e religioni. Una coesione che si modulerà in maniera molto articolata e diversificata, molti si fonderanno nella cultura d’arrivo, altri manterranno alcune caratteristiche originarie, alcuni di questi anche con elevato livelli di conflittualità. Occorrerà distinguere fra immigrazioni e migrazioniuesto volumetto raccoglie quattro : le prime sono costituite da trasferimenti ‘misurati’, possono essere governati politicamente, programmati, limitati e anche incoraggiati; le migrazioni invece avvengono non ‘ufficialmente’, non sono richieste, tendono a mantenere integre alcune o tutte le caratteristiche delle culture originarie e protendono a trasformare le culture di arrivo, a volte dando luogo a ‘ibridi’ che sono delle vere e proprie nuove civiltà, come furono nuove civiltà le società romano-barbariche, o le società ‘creole’ dell’America latina, le penetrazioni delle civiltà caucasiche nell’Europa occidentale che trasformarono addirittura le eredità biologiche dei nativi(cfr. pp. 22 e 23), tanto che oggi siamo tutti ‘caucasici’. Movimenti migratori che non sono solo in Europa o in occidente, ma sono trasversali, coinvolgono tutto il pianeta da nord a sud e viceversa e da est a ovest.
Il secondo capitolo (“Intolleranze”) commenta le distinzioni fra fondamentalismo, integralismo e intolleranza e la costellazione di ‘ismi’ collaterali a questi termini: tradizionalismo, razzismo, antisemitismo, etnocentrismo…Grosso modo Eco sostiene che il fondamentalismo nasce da interpretazioni rigidamente e strettamente ortodosse dei testi di un impianto teorico-dottrinario che sta alla base di una religione, di una ideologia politica, di una tradizione ecc. L’integralismo si ha quando questa interpretazione fondamentalista diventa assoluta totalitaria traducendosi in prassi politica evolontà di governo della cosa pubblica e dello Stato, tendendo alla realizzazione dell’egemonia e del dominio. L’intolleranza invece costituisce il sentimento più pericoloso, non ha bisogno di un apparato teorico-dottrinario, agisce a livello istintuale, elementare ed emotivo come l’intolleranza degli animali che vedono varcati i confini del proprio territorio; pertanto non può essere contrastata e tenuta a freno con argomenti razionali (cfr. p. 40). E’ trasversale e diffusa e anche le persone tranquille possono sfoderare nei confronti di una diversità, una difformità una certa dose di intolleranza, che spesso diventa aggressività, astio conflittuale ecc.
Il terzo capitolo (‘Nimega’), è l’auspicio che in Europa possa tornare quello che 300 anni fa, fu lo spirito di Nimega, città Olandese dove, per porre fine alla guerra dei 30 anni, venne stipulato un trattato fra tutti gli Stati, città Stato, principati, vescovati, imperi che costituivano allora l’Europa. Il trattato, in 300 anni, è stato più volte sanguinosamente tradito, e adesso, anche se da una quarantina d’anni in Europa non ci sono più frontiere, confini, posti di controllo, dogane, l’intolleranza ‘interna’ è sempre più montante: rigurgiti nazifascisti e antisemiti sono le spie di un malessere strisciante (ma anche manifesta) che la percorre da sud a nord, da est ad ovest, mentre l’intolleranza e il razzismo verso ‘l’esterno’: gli extracomunitari, si fa sempre più pressante e ossessiva. Il quarto cap. (‘Esperienze di Antropologia reciproca’) è l’introduzione a una antologia di testi già pubblicati sulla cosiddetta Antropologia della reciprocità, termine coniato dall’associazione europea ‘Trans cultura’. Finora l’antropologia dominante è stata quella occidentale che ha osservato gli ‘altri’ colonizzando, semplificando e interpretando; uno sguardo indiscreto, tendente al dominio sull’esotico, sul ‘buon selvaggio’. Un’antropologia sbagliata, unilaterale, che oggi, ai tempi della connessione globale non ha più ragione di essere (ammesso che ce l’avesse avuta prima): nessuno neanche l’abitante del più remoto villaggio può essere considerato un ‘buon selvaggio’, esotico e strano; oggi siamo strettamente interconnessi e in rapporto di reciprocità e co-costruzione del mondo; l’idea di occidente che guarda, interpreta, esplora è fuori dai tempi, occorre invece uno ‘sguardo’ incrociato, di reciprocità l’uno di fronte all’altro.
Giuseppe Chitarrini
Il 19 settembre sono trascorsi 100 anni dalla scopmparsa del poeta legato al nostro territorio
In ricordo di Augusto Sindici
Il 19 settembre 1921, sono cento anni dalla morte di Augusto Sindici, poeta italiano e dialettale molto legato al nostro territorio. Sindici, discendente di una nobile famiglia ceccanese, ha scritto numerose opere in dialetto romanesco, per le quali è molto ammirato da Gabriele d’Annunzio. Comincia a pubblicare dal 1895, dopo aver partecipato ad alcune campagne militari come Ufficiale di Cavalleria. La sua opera più famosa sono le XIV leggende della campagna romana, dedicate a molte località del nostro territorio come: Pantano de l’Intossicata (a Sud di Borgo Montello, frazione di Latina); Femmina morta (tra Aprilia e Latina); Cinquescudi (al confine tra Latina e Nettuno); L’Acqua der Turco, Campo de Carne (oggi Campo di Carne, frazione del Comune di Aprilia), Cavallo Morto (vicino ad Anzio e Borriposo, oggi tra Roma e Nettuno sulla Via Cecchina).
Dice della poesia dell’amico Sindici, Gabriele d’Annunzio, che gli dedica la prefazione alla seconda edizione: “Tra un sonetto e l’altro, nella pausa, udivo la sinfonia del mare neroniano ove sembra propagarsi la malinconia possente della campagna che ti ha fatto poeta (…) mentre… per la spiaggia latina le giumente cariche di carbone in lunghe file vanno dalle carbonere di Conca agli imposti di Anzio (…) e che le beccacce si levino dinanzi ai tuoi cani e molte altre rime dinanzi ai tuoi sogni”…
Patriota, come abbiamo detto, prende parte alle Campagne del 1859, del 1866 e del 1870, in qualità di Ufficiale di Cavalleria. Si distingue per una serie di azioni patriottiche nel 1858 e nel 1870.
Il suo esordio da poeta avviene con la raccolta di sonetti in romanesco cui abbiamo appena accennato, per questo motivo viene chiamato “il poeta della Campagna romana”.
“Nel contrasto fra la vita pastorale e i tetri paesaggi pieni di memoria di fatti tragici divenuti leggendari, egli saprà infondere un tono di serenità che forma il pregio maggiore dei suoi versi”. Egli, infatti, dell’agro conosce persone, personaggi e luoghi. Sposa Francesca Stuart di vent’anni più giovane, pittrice spagnola allieva di Eduardo Dalbono e Domenico Morelli all’Accademia di Belle Arti in Napoli.
Il villino Sindici sulla costa di Anzio e Nettuno è poco distante da Villa Borghese, viene edificato nel 1879 da Francesca, la moglie spagnola di Augusto.
Deriva dall’ampliamento di un precedente villino appartenuto al medico chirurgo portodanzese Innocenzo Liuzzi, peraltro il primo, sulla splendida riviera dei Cesari, già nel 1865.
In seguito passerà al Marchese Filippo Ferrajoli. Spesso ospita d’Annunzio, che lo frequenta per la stima verso Sindici, ma anche per la notevole fama di cuoco dell’amico poeta, che ammalia il palato del Vate con le sue ricette, tanto che d’Annunzio gli lascerà scritto questi versi: “A te gloria ed onor cuoco novello / degno di un Re di Francia e di Alemagna / rampollo della stirpe di vatello / nato nella città ove se magna / tu che rendi soave il vil tortello / e fai parer sublime una lasagna”… non saranno versi indimenticabili, il Vate scherza.
E pensare che al miglior poeta del Novecento e non solo, che a Nettuno scrive La figlia di Jorio nell’Agosto del 1903; rivede, corregge i versi dell’Alcione; non è dedicata neanche una via, e quella che aveva, gli è stata tolta, inspiegabilmente nel dopoguerra. Un paese che dimentica i suoi figli, seppur adottivi, figli che hanno amato il nostro territorio, mettendolo in rima, e purtroppo non ricorda neanche quei figli che hanno combattuto in quei pantani che Sindici descrive con passione, neanche una parola ufficiale, neanche una parola per lo scempio perpetrato al Campo della Memoria, il fatto più grave e squallido della storia millenaria del paese… del resto un’altra importante pagina della memoria storica locale è stata macchiata con l’aver divelto una frase di Dante nel 700° anniversario della sua morte… in ricordo dei Martiri delle Foibe.
Censura che ci lascia perlomeno perplessi, visto che anche sulla stele del suggestivo e maestoso Monte Zurrone, nei pressi di Roccaraso, dai primi anni settanta il grido degli esuli istriani-fiumani-dalmati riecheggia nella valle con l’aggiunta di Italia tutta… ma, evidentemente, si possono dimenticare d’Annunzio, Sindici, gli esuli, lasciare le ossa dei morti dove or le bagna e move il vento, in nome di un buonismo in salsa bolscevica dal pessimo sapore.
Prof. Alberto Sulpizi
Presidente Comitato Nettunese Pro Gabriele d’Annunzio
Presidente Comitato
Pro Centenario
Convenzioni di Nettuno
Responsabile Culturale
Pro loco Nettuno
Responsabile Associazione
NettunoNelMondo
Nettuno: cantieri aperti
Al via tre cantieri nel comune di Nettuno che interesseranno via Lerici (ex III stradone Sandalo), via Lago Maggiore e via Beato Padre Pio. Nello specifico nelle due vie del quartiere Sandalo verrà messo in atto un completo intervento riguardante la regimentazione delle acque meteoriche, con il completamento anche del sistema di illuminazione pubblica nell’ultimo tratto di via Lago Maggiore.
Più complesso l’intervento di via Beato Padre Pio in cui si interverrà sia sulle acque chiare che sulle acque nere e si procederà anche sulla messa in sicurezza dell’incrocio con via dei Frati prevedendo una viabilità alternativa con la sistemazione di Vallepietra che sarà collegata con via Granieri.
“Sono interventi che i residenti di queste zone attendevano da tempo – dichiara l’Assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Tomei – opere importanti che andranno a migliorare i servizi e la qualità della vita delle aree interessate. Questi tre interventi sono solo una parte di quelli previsti nel nostro piano attraverso il quale mettere in atto la nostra visione della città andando a dare risposte concrete alle esigenze dei nettunesi”.
Comune di Nettuno