Dopo che Zingaretti ha sbattuto la porta per la guerriglia nella spartizione delle poltrone il PD ha richiamato Letta emigrato a Parigi
Il PD riesuma Enrico Letta e lo acclama segretario
“...si era ritirato dalla politica di Roma in un luogo nei pressi dei Campi Elisi dove coltivava giovani virgulti e scriveva le sue memorie, poi un giorno alcuni emissari del Senato Romano lo andarono a contattare e lo supplicarono di tornare a Roma e prendere la loro guida”.
Lucio Quinzio Cincinnato, 458 a.C.? no, Enrico Letta 2021 d.C. e poi quello aveva i capelli ricci e Letta di capelli...pochi. Ma non c’era nessun’altro a Roma capace di salvarla? Prima la materia grigia sembrava tutta concentrata dentro la testa di Conte, “o Conte o morte”!, poi Zingaretti si rompe le scatole della guerriglia per le poltrone e se ne va sbattendo la porta. Ma io ricordavo che i Segretari sono personaggi che si reclutano con una larga consultazione popolare, ma forse è cambiato il metodo ed a Roma fra quei tanti dirigenti intrisi di prosopopea e di storia di sinistra non c’era nessun altro capace di condurre il partito. Possibile che c’era bisogno di andare a riciclare un personaggio che sei anni prima era stato letteralmente messo alla porta dalle stesse persone che oggi lo acclamano con una maggioranza da P.C. del centralismo democratico? Sta di fatto che dopo due giorni di meditazione Enrico Letta torna a Roma e fa un discorso da segretario del PD, per essere eletto Segretario del PD. Un discorso dotto infarcito di citazioni, un discorso dai toni ecumenici che evoca il pensiero di Don Mazzolari, di Andreatta, di Delors, di Iacovacci fino a Prodi a Papa Francesco ed oltre. Il problema è rimuovere il partito dalla ZTL e riportarlo nelle periferie; la dove sono nati i suoi genitori e dove con “anima e cacciavite” provare a ricostruirlo; a ricostruire il partito dei lavoratori, anzi dei ceti medi, anzi delle partite IVA, anzi di chi, se non si allea con i 5 stelle, perde alle elezioni. Ma perché il PD ha bisogno di vincere alle elezioni? Forse per quelle poltrone da dividersi che hanno portato Zingaretti ad andarsene in modo così violento? Ma per uscire dalla ZTL c’è bisogno di vincere alle elezioni, magari alleandosi col vuoto assoluto di un partito “non partito” fatto da dilettanti allo sbaraglio, oppure c’è bisogno di muoversi al di fuori dal centro urbano proprio per vincere ritrovando quella identità perduta che tanto ha contribuito alla storia di questo Paese? Leggo dai giornali “il discorso è stato incisivo e di sinistra” e perché? “perché Salvini e la Meloni lo hanno duramente criticato”. Ieri era Berlusconi a tenere insieme il PD oggi è Salvini e la Meloni che poi sono gli stessi che, sempre nel nome di quelle poltrone, lo hanno portato a fare l’alleanza spuria con il M5S “pur di non andare a votare”. Me lo sono ascoltato due volte in discorso di Letta e non mi è sembrato il discorso di “avanti popolo alla riscossa”. Mi è sembrata una lunga allocuzione tendente ad includere tutto a partire dal potere e cioè dalla necessità di vincere senza nemmeno considerare che si vince con alleati su progetti comuni e non con chi ci considera come “quelli che torturano i bambini con l’elettroshock per venderseli” e che hanno idee assolutamente e tutte diverse dalle nostre.
“Si riparte dall’alleanza con il M5S”, poi che importanza ha se quel partito ha un programma politico che niente a che fare con la tradizione popolare e vincente che appartiene alla storia del PD e della sinistra italiana? Sembra che l’obiettivo sia quello di vincere alle elezioni e non quello di dar al PD “non un segretario ma un partito”.
Non c’è l’odore delle sezioni, di quelle che restano, e forse è per questo che il nuovo segretario, per prima cosa. è andato a visitare la storica sezione di Testaccio. Non c’è la rabbia del disoccupato o quella dell’emarginato perché non c’è, nel discorso di Letta, lo spirito di quella periferia senza la quale non avrebbe oggi nessuna ragione di esistere. Il momento in cui tutto questo succede è drammatico sia sul piano sociale che su quello economico, drammatico e senza una via di uscita a breve tempo; in un momento storico in cui a centinaia muoiono ogni giorno ed a migliaia perdono lavoro e speranza il quasi Segretario pone fra gli obiettivi prioritari del PD lo “ius soli” ed il voto ai sedicenni. Proprio quegli argomenti che avranno ridato speranza alle migliaia di operai delle aziende in crisi ed a quelli che ogni anno continuano a fare la festa dell’Unità. Un tempismo da stratega parlare di ius soli nel Paese in Europa che concede piu cittadinanze ad immigrati, e proprio nei giorni in cui il PM di Trapani accusa le due più grandi ONG di collaborare con i trafficanti di migranti per alimentare l’immigrazione clandestina. Un’idea straordinaria quella di offrire il voto a 16 anni che più che un proposito politico, che abbia un minimo di logica, sembra tanto un regalino alle “Sardine” messe in sordina dal COVID. Insomma, da osservatore esterno non mi è sembrato il discorso della riscossa ma un approccio piatto e con poche speranze di successo e quello che mi conferma questa opinione è che l’elezione avviene con 860 voti favorevoli e 2 contrari. Poi la benedizione di Renzi “una scelta equilibrata” equivale allo storico “Enrico stai sereno”. E Salvini e la Meloni? Da quello che sembra, possono dormire sonni tranquilli.
Sergio Franchi