L’analisi del Movimento Futuraprilia consultando il catasto nazionale dei rifiuti certificato dall’ISPRA sui costi che sopportano i cittadini
Quanto ci costano i rifiuti ad Aprilia
Ogni tanto il problema dello smaltimento dei rifiuti assurge agli onori della cronaca per i più svariati motivi. Qualche giorno fa i “cittadini pentastellati” rimarcavano il fatto che puntualmente ogni anno la Tari aumen-ta. Nelle settimane scorse alcuni articoli di stampa riportavano la notizia che nelle bollette della Tari relative al 2020 mancava il riferimento alla percentuale di acconto . Entrambe le questioni sollevano il problema dei costi che è un aspetto rilevante nella gestione del ciclo dei rifiuti anche perché impatta direttamente sui citta-dini. Riteniamo, perciò, che il Sindaco non debba rispondere minimizzando e sostenendo che queste piccole polemiche “non aiutano la Città a migliorare i meccanismi amministrativi attraverso cui viene governato il nostro territorio”. Anzi, in questo caso è importante il massimo della chiarezza, trasparenza ed efficienza da parte di tutti i soggetti interessati siano essi l’Amministrazione, la società di servizio o i gestori degli impianti. Una chiarezza a dir poco deficitaria se si consulta il sito del Comune. Infatti, alla voce “TARI” troviamo facilmente le tabelle relative all’importo dovuto, meno facilmente, per non dire impossibile, si trova il piano economico finanziario su cui si basa il calcolo della tariffa e nulla che spieghi effettivamente come il tutto funzioni. Vorremmo quindi fare alcune osservazioni e porre qualche domanda. Consultando il catasto nazio-nale dei rifiuti certificato dall’ISPRA abbiamo ricostruito la tabella seguente.
Dalla tabella si evince chiaramente che il costo totale del servizio è aumentato di oltre il 29% nel corso degli ultimi anni passando da 10,8 a 14 milioni . ma appare ancora più evidente che tale aumento è derivato dal notevole incremento dei costi comuni. Facciamo quindi un passo indietro. Leggi e Decreti in merito ai rifiuti stabiliscono che l’intero costo del servizio debba essere coperto dai tributi. Che tale costo è stabilito da un Piano Economico Finanziario che ripartisce il costo complessivo in 3 grandi categorie e il tutto viene dimi-nuito del ricavo ottenuto dalla vendita dei rifiuti differenziati:
Costo del trattamento
Costi Comuni
Costi di remunerazione del capitale
Nei costi comuni ( che rappresentano un peso rilevante nell’aumento complessivo) le stesse leggi stabilisco-no che bisogna ricomprendere i costi del personale non strettamente legato ai trattamenti dei rifiuti, il costo per combattere l’evasione, costi per consulenze e studi, fondo rischio crediti. Parafrasando un vecchio detto andreottiano “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina” non vorremmo che nel fondo rischi si in-serisca quella parte di tributi che non viene riscossa. In questo caso sarebbe una beffa per la stragrande mag-gioranza dei cittadini virtuosi che si vedrebbero accollare i costi anche di coloro che non pagano tributi. E che ad Aprilia ci sia una sacca di evasori è dimostrato dal fatto che spuntano diversi cumuli di rifiuti in diver-se zone della città. Certo tra chi non paga ci sono coloro che sono in difficoltà e che è giusto aiutarli ma ciò non significa lasciar correre i “furbetti”. Pertanto vorremmo chiedere all’amministrazione.
Quanto si ricava dalla vendita del materiale differenziato? ( per inciso questo è un altro problema che biso-gnerebbe sollevare con il consorzio Conai). Delle oltre 29 mila utenze, quanti non sono nemmeno registrati e a quanto ammontano i tributi complessivi riscossi? E’ possibile rendere edotti i cittadini pubblicando il Piano Economico Finanziario?
Le stesse leggi cui facevamo riferimento prima stabiliscono che le società o gli enti che gestiscono il tratta-mento dei rifiuti si attengano a principi di economicità e trasparenza. Ebbene chiediamo alla Progetto Ambiente se si attiene a tali principi. Prendiamo ad esempio la situazione circa il lavoro in somministrazione. Questa tipologia di rapporto di lavoro è utilizzata per far fronte a situazioni di emergenza o di picchi produt-tivi o di avvio di attività di cui non si conosce la portata. Ebbene se ciò poteva essere valido qualche anno fa , all’inizio della raccolta porta a porta, per quale motivo si continua ad utilizzare questi rapporti ancora oggi? Abbiamo sintetizzato il ricorso a questa tipologia di contratto nrgli ultimi 3 anni nella tabella seguente.
Missioni attivate: sono i contratti attivati con una unica società (la soc. Tempor);
Unità impiegate: Sono i lavoratori complessiva-mente impiegati nelle missioni. Non necessaria-mente sono persone diverse perchè ogni unità può essere impiegata per più missioni;
Durata: Il 98% delle missioni sono della durata di 2 mesi e nel 2019 di 3 mesi;
Unità equivalenti: l’impegno di tutte le unità impiegate sono rapportate ad un ipotetico utilizzo dell’intero anno di riferimento; Somme impegnate: E’ quanto è stato erogato alla società Tempor per l’utilizzo dei lavoratori; Media del costo: E’ il costo medio annuo per ogni lavoratore equivalente. Basta un semplice confronto con il costo medio del personale dipendente (circa 37.000 €uro) per affermare che la sommini-strazione non è certo più economica. Forse era il caso di valutare altre modalità di assunzione, ma sempre richiamando il detto andreottiano, forse questa modalità può lasciare ampi margini di discrezionalità nella selezione del personale (anche evitando bandi) cosa non certo consona ad una Amministrazione chiara e trasparente.
Lo stesso discorso vale per il noleggio dei mezzi necessari ad espletare il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti. Verificando gli affidamenti in questi ultimi 3 anni si è constatato che si rivolgono in linea di massima a 7 imprese con affidamenti diretti ripetuti nel corso dell’anno. Il costo medio di noleggio di tali mezzi è di circa 130 mila €uro/mese. La domanda da porsi è: tali costi sono compatibili con i prezzi di mercato? Non sarebbe stato più opportuno dare affidamenti con una tempistica maggiore (visto ormai che la raccolta differenziata era completa) perché ciò avrebbe comportato un sicuro risparmio? E se non si è voluto seguire que-sta strada è forse per evitare il superamento della soglia limite perché fosse obbligatoria una gara? Domande che fanno riflettere e che ad oggi rimangono senza risposta ma che gettano un’ombra sull’operato dell’Am-ministrazione incurante di controllare in modo più efficace la società e indirizzarla decisamente verso una politica di risparmio per evitare un aggravio di costi ai cittadini. Pertanto all’affermazione, vera, secondo cui i costi sono aumentati non si può rispondere in modo superficiale come fa il Sindaco ma chiarendo e dissi-pando i dubbi magari anche attraverso un’assemblea pubblica perché non vorremmo che un servizio efficace che almeno in questo campo fa di Aprilia una città virtuosa, fosse intaccato dalla disillusione di vedere una gestione del servizio poco chiaro e trasparente.
Movimento Futuraprilia