In via Inghilterra un’auto è rimasta parcheggiata anche il giorno dell’asfaltatura
Asfalto intermittente
Lavori di asfaltatura a intermittenza. E l’auto parcheggiata nella zona dell’intervento e della quale non è stata richiesta la rimozione, si ritrova con schizzi di asfalto su tutta la fiancata. E’ accaduto in via Inghilterra, dove una ditta dopo aver eseguito l’intervento di asfaltatura in un’area precedentemente interessata da altri lavori- forse per aver delimitato l’area dell’intervento con una segnaletica fai da te al posto di quella apposita – si è ritrovata un’autovettura parcheggiata nell’area interdetta. Gli operai, per nulla scoraggiati, hanno pensato bene di proseguire i lavori aggirando l’ostacolo, con i risultati ben descritti dal lungo post su Facebook del vice coordinatore provinciale di Fratelli D’Italia Edoardo Baldo.
“Premetto per onor di cronaca - sottolinea Baldo - che da giorni all’inizio di via Inghilterra era presente un nastro bianco/rosso con appesi dei divieti di sosta per lavori di manutenzione. Premesso che poi bisognerebbe anche valutare la vera efficacia legale dei divieti posti in quel modo, ma diamoli per buoni. Premetto inoltre che comunque non si doveva parcheggiare al fine di permettere lo svolgimento dei lavori. Malgrado il divieto, un’auto è rimasta parcheggiata a questo punto ci si aspetta che la ditta segnali l’auto e ne chieda la rimozione così il proprietario la prossima volta magari impara la lezione. Questo in un paese civile... ma qui qualcosa è andato storto. La macchina non viene rimossa e la ditta risolve da sola il problema, ovvero asfalta la prima parte, si ferma e riparte ad asfaltare subito dopo la macchina. Mi sembra assurdo - conclude Baldo - che nessuno controlli lo stato dei lavori. Non ci resta che sperare che nessuno parcheggi fino a fine lavori o avremo asfalti intermittenti. Peccato che la ditta riceverà lo stesso compenso economico come se avesse asfaltato l’intera parte”.
Francesca Cavallin
L’omaggio dell’Anpi a dieci anni dal brutale assassinio
Vittorio Arrigoni
Nato nel 1975 a Besana Brianza, Vittorio è stato un giovane volontario italiano, un attivista dei diritti umani in giro per il mondo, sempre accompagnato da una grande sete di giustizia e solidarietà verso gli ultimi. E così una frenetica attività ricca di esperienze anche spirituali lo portarono in Perù, in Croazia, nell’est – Europa, in Africa, in Libano con umiltà e la gran voglia di “fare”. Infine scelse la Palestina e Gaza (“la madre di tutte le ingiustizie” diceva) come città di elezione. Voleva raccontare al mondo il destino di un popolo da oltre 70 anni senza libertà, senza diritti e senza riconoscimento internazionale, ma non voleva essere “semplicemente” un giornalista neutrale ed obbiettivo, non “semplicemente” un pacifista che guarda e s’indigna.
La sua spiccata sensibilità maturata attraverso il lungo percorso, anche spirituale, con le Associazioni del volontariato lo portavano a condividere pienamente la vita e le sofferenze dei palestinesi offrendosi, quando era necessario, come pescatore, scaricatore, infermiere, cuoco…in modo radicale, senza sconti e privilegi e sentendo sulla propria pelle le ingiustizie subite. Anche seust’anno il circolo Anpi di Aprilia omaggio Arrigoni. “Perciò, continua Fasano a nome del gruppo, lì visse e non accettò di abbandonare Gaza anche quando, durante il “massacro” (in gergo militare “Piombo Fuso” 2008 - 2009), sentiva la sua vita in pericolo, in mezzo ai bombardamenti, portando i feriti sulle ambulanze, vedendo i morti sotto le macerie. Fu l’unico occidentale, insieme ai coraggiosi reporter palestinesi, che continuò quotidianamente, con mezzi di fortuna e fino alla fine, a raccontare, nei suoi articoli inviati al Manifesto e al Corriere della sera, la tragedia di un popolo incatenato nella “più grande prigione a cielo aperto del mondo” nell’indifferenza generale del mondo civile e delle Istituzioni internazionali. (Gaza. Restiamo umani). “Restiamo umani” che chiudeva i suoi articoli, era il suo grido di protesta e di speranza rimasto famoso in tutto il mondo. Aveva 36 anni quando fu barbaramente assassinato, tra il 14 e il 15 Aprile del 2011. Il processo farsa allestito a Gaza non ha fatto giustizia e nessuno l’ha pretesa. Tanto meno il Governo italiano. Non piaceva ad Hamas per il suo pacifismo, certamente non a Israele che non voleva che i suoi misfatti (crimini di guerra) si conoscessero nel mondo, non piaceva affatto alla Lobby israeliana americana che lo voleva morto. Un pericoloso sovversivo (!), cioè un pacifista, in un territorio dove l’odio domina su tutto e tutti e dove l’ingiustizia subita non può avere riscatto. Partigiano della causa palestinese e di un’umanità liberata dalle oppressioni dei più forti. Un utopista. Noi siamo certamente dentro la grande famiglia dell’Anpi, figli spirituali di quegli uomini e quelle donne che, combattendo il fascismo e l’occupazione nazista, ci hanno permesso di risorgere e di guardare al futuro consegnandoci un’arma formidabile: la Costituzione, purtroppo ancora inapplicata, ma i cui valori trascendono i confini nazionali. Proprio per questo, per le sofferenze subite e le conquiste ottenute siamo vicini a quei popoli che oggi in tante parti del mondo subiscono l’oppressione, la negazione dei diritti e, nonostante tutto, anche disperando, lottano per la Libertà.
Ecco perché, nel 2012 abbiamo scelto Vittorio Arrigoni per intitolare a nostra sezione.
“La mia famiglia, i miei nonni erano partigiani, probabilmente qualcosa nel mio sangue è rimasto di questa voglia di lottare per la libertà” dice in una intervista. A 10 anni dal suo assassinio il ricordo di Vittorio Arrigoni merita di non essere disperso nella smemoratezza dei nostri tempi e nella chiacchiera inconcludente. Vittorio mostra a tutti noi, nel solo modo credibile, cioè nel “fare”, l’unica strada possibile da percorrere, scritta nei principi della nostra Costituzione, nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo ma soprattutto nella ragione e nel cuore: la difesa della dignità e dell’uguaglianza di tutti gli uomini, nei nostri confini e in tutto il mondo. Lo ricorderemo il 16 Aprile, in collegamento on – line, con alcune classi terze della Toscanini, della Matteotti, della Menotti Garibaldi e insieme alla madre Egidia Beretta Arrigoni e alla giornalista e documentarista Annamaria Selini. La prima ha raccontato nel libro: Il viaggio di Vittorio, la sua formazione, lo straordinario rapporto con Vittorio, le sue passioni civili e umane, il suo grande amore per l’umanità. La seconda ha incontrato e intervistato più volte Vittorio regalandoci, con il suo libro: Vittorio Arrigoni. Ritratto di un utopista, una storia straordinaria di vita intensamente vissuta nel segno della fratellanza e del sogno della Libertà di un popolo Procedono intanto le prove della rappresentazione teatrale: Macerie. Diario di un sognatore, liberamente tratta dal libro di Vittorio Arrigoni: Gaza. Restiamo umani, con la regia di Gianfranco Iencinella che intendiamo presentare al pubblico entro l’estate.
Intanto abbiamo prodotto un “promo” che è disponibile sul nostro sito Anpi “Vittorio Arrigoni. “Anche ora mi chiedo come possiamo noi italiani, noi occidentali, restare insensibili, senza ribellarci, senza opporci a una disumanità tanto visibile e documentata. Cosa risponderemo quando la nostra coscienza ci interrogherà?” (Egidia Beretta Arrigoni, Il viaggio di Vittorio, cit. pag. 126).
P.N.