Devastante tromba marina si è abbattuta sulla periferia sud della città
Tornado a Nettuno
Domenica 27 settembre un tornado, o meglio una terribile e devastante tromba marina si è abbattuta sulla periferia sud di Nettuno, al limitare del quartiere Cretarossa. Al forte vento si è accompagnata, dalle ore 14 e per più di un’ora, una bomba d’acqua che ha ulteriormente peggiorato la situazione. Una signora intervistata, subito dopo, era terrorizzata ricordando come in poco tempo i vetri della sua abitazione si fossero rotti in Via Capitan Dante Canducci e l’acqua, entrata copiosa, ha allagato il pavimento. A memoria degli anziani novantenni, una cosa simile non è mai successa a Nettuno: alberi divelti, camper e roulottes capovolte dalla furia del vento (una di esse è entrata in un’abitazione, per fortuna non causando vittime), muri crollati, capannoni scoperchiati, auto danneggiate dai rami e dai calcinacci, strade allagate come pure la scuola media Andrea Sacchi. Sono state interessate dal fenomeno straordinario: Via Capitan Dante Canducci, Via Padre Pio, Via dei Frati, Via Silvio Spaventa, Via Marinella.
All’interno dell’U.T.T.A.T. la tromba d’aria ha abbattuto molti pini mediterranei che hanno ingombrato Via Acciarella, chiusa al traffico per tutto il pomeriggio. La bomba d’acqua ha completamente allagato per oltre un metro la parte bassa del sagrato antistante la Chiesa di San Rocco e Santa Maria Goretti; le auto posteggiate galleggiavano. Questo problema si ripresenta sempre quando piove copiosamente come domenica 27 in cui si sono registrati in un’ora 85 millimetri di pioggia. I capannoni degli artigiani sono stati colpiti duramente ed i proprietari dovranno rimboccarsi le maniche per ripartire prima che vengano gli aiuti dalla Regione.
Nei giorni successivi gli operai del Comune hanno cercato di riportare le situazioni a rischio alla normalità, ma occorrono molti fondi per riparare ogni danno. Il lunedì successivo, dopo un sopralluogo del sindaco Alessandro Coppola, si è proceduto alla riparazione del tetto del plesso di Via Canducci e la scuola per tre giorni è rimasta chiusa. Poi il Sindaco, insieme all’assessore ai lavori pubblici Claudio Dell’Uomo, ha partecipato ad una riunione con i cittadini che avevano subito danni per fare il punto sulla situazione e richiedere lo stato di calamità naturale. Riunitasi la Giunta il 6 ottobre, è stata approvata la richiesta per il risarcimento danni col riconoscimento dello stato di emergenza alla Regione Lazio, richiesta che è stata inviata anche alla Città Metropolitana di Roma Capitale ed al dipartimento della Protezione Civile. La speranza è che il presidente Nicola Zingaretti valuti la richiesta positivamente e che arrivino i fondi anche per risolvere il problema degli allagamenti davanti al Santuario e nelle strade di Cretarossa, essendo le fogne obsolete.
Rita Cerasani
Nonostante tutto il Consorzio di Lavinio va per la sua strada
Cosa ne pensa il Comune
E’ una situazione che si trascina da anni, una situazione di permanente provvisorietà che anni di contrasti ed ingenti spese legali non sono serviti a dipanare. E’ possibile che un Consorzio, che è stato costituito per realizzare le opere di urbanizzazione di terreni lottizzati, debba permanere con gli stessi obiettivi, dopo decenni che tali opere sono state terminate? E’ logico ed accettabile che un ente creato per realizzare linee elettriche e collegamenti idrici debba continuare ad esistere dopo decenni che quei servizi sono stati presi in carico dalle società che li gestiscono? E’ possibile che un bel pezzo di territorio comunale sia governato in modo così anomalo? Di chi sono le strade poste nell’ambito della zona consortile? Sono strade aperte al traffico senza controllo alcuno, il Comune decide su tali strade e ne gestisce i servizi, le tasse relative ai servizi di urbanizzazione degli immobili vanno nella fiscalità pubblica, la Polizia Locale commina multe nei casi di infrazione al codice stradale come il divieto di sosta ed il Comune incassa gli introiti dei parchimetri e decide sull’occupazione di suolo pubblico. Ma come si fa ad insistere nell’affermare che le strade che ricadono nell’area consortile siano di proprietà del consorzio? A parte il piccolo parco giochi per bambini, che è stato posto a simbolo del sito del Consorzio e che è per il 70% fruito da persone residenti al di fuori dell’area consortile, quale sono i servizi e quindi le ragioni per cui il Consorzio di Lavinio debba continuare ad operare secondo lo statuto degli anni ‘50, ancora vigente?
La domanda non è tanto peregrina se proviene da chi ha cercato per anni di dare un senso a questo ente, di dargli nuove ragioni per sostituire quelle che da tanti anni hanno cessato di esistere, perché è nota la mia posizione non abolizionista nei confronti dell’ente, a cui verso regolarmente le mie rate annuali. Quindi io non sono e non sono mai stato contro il Consorzio come istituzione, ma vorrei che esso divenisse una cosa diversa: non un ente che opera con uno statuto vecchio di 70 anni ma un prestatore di servizi che servono oggi alla Comunità di Lavinio. Ho voluto visitare, in zona, alcuni dei consorzi assimilabili a quello di Lavinio ed ho trovato in quegli enti buone ragioni che ne giustificano oggi l’attività.
Alcuni, come Colle Romito sono chiaramente aree ben delimitate, con traffico controllato, con un servizio di sicurezza con aree adibite a verde, con servizi interni gestiti ecc.. non molto dissimile è Lupetta. Ma, senza uscire dal comprensorio comunale, in Anzio c’è il Consorzio Lido dei Pini che, anche se più piccolo, è un esempio di come un ente nato nello stesso anno del Consorzio di Lavinio, possa ampliamente giustificare oggi le ragioni della propria esistenza. Chi non ci crede si faccia un giro nella zona consortile del Lido dei Pini e poi faccia un paragone con le condizioni delle strade di Lavinio, verifichi l’assenza di rifiuti ai bordi delle strade, compari la situazione degli arredi, insomma si domandi perché, se gli abitanti di Lavinio sono della stessa razza di quelli di Lido dei Pini, l’habitat sia così diverso. Perché in quel consorzio c’è un servizio di sicurezza notturno mentre esso non esiste nel Consorzio di Lavinio? c’è una sede consortile, che ospita anche un piccolo museo e che è fruibile da parte degli abitanti? e poi perché i consorziati del Lido dei Pini hanno un proprio stabilimento balneare mentre a Lavinio non si riesce nemmeno a gestire le discese a mare, se è vero come è vero che spesso si trovano chiuse mentre dovrebbero essere aperte? Insomma è tempo di fare chiarezza ed il Comune deve intervenire perché anche se non è proprietario del Consorzio lo è delle strade la cui manutenzione è forse l’unica ragione con cui l’ente vorrebbe giustificare la sua sopravvivenza nella configurazione e con lo statuto originali. Il Comune non fa sentire la propria voce e,a quanto è dato sapere, il partito che del contrasto al consorzio aveva fatto una bandiera, ha ammainato il vessillo. L’Arch Faggioni, che non ho il piacere di conoscere, ha contattato il Litorale per far pubblicare una sua ricerca fatta di lettere e riferimenti inviati al Comune di Anzio. Il quesito fondamentale sembra essere “di chi sono le strade d Lavinio?”. Perché il Comune di Anzio non da riscontro alle istanze documentate di un cittadino? Se la risposta fosse quella logica ed evidente e cioè che esse sono comunali allora la domanda al Consorzio sarebbe conseguente; ma se la risposta fosse che esse sono consortili, allora al comune andrebbero fatte molte domande fra cui andrebbe chiesto perché assegna al Consorzio, con una procedura tutta da verificare, un contributo per la loro manutenzione. Ma il Comune deve rispondere e fare chiarezza ed il Consorzio deve necessariamente e con urgenza scuotersi dal letargo e dall’isolamento ed aprirsi al confronto con le associazioni del territorio ed iniziare una fase di rifondazione per adeguarsi ai tempi. Il Consorzio deve diventare uno strumento di sviluppo e di benessere per Lavinio. Sarà capace di farlo?
Sergio Franchi