Viviamo un’epoca caratterizzata dalle violenze
Odio e arroganza
Viviamo in un’epoca particolarmente caratterizzata dall’arroganza, dal sopruso, dall’aggressività e violenze.
Un numero sempre più grande di persone ritiene che questi aspetti servano per “rimanere a galla”, per non farsi schiacciare dagli altri e da un mondo ostile, per avere successo, per apparire più in alto degli altri.
E’ utile domandarsi se questa globalizzazione dei modi in cui si interagisce gli uni con gli altri stia influenzando anche noi, e se in un mondo come il nostro sia utile continuare a sostenere valori e ideali che un tempo venivano considerati sacri.
Questo comportamento è più evidente soprattutto nei giovani che, con il progresso dell’epoca in cui viviamo, sono totalmente cambiati rispetto ai giovani di qualche decennio fa.
Questo problema non riguarda solamente i giovani ma anche i genitori che, lasciando quasi piena libertà ai figli, li fanno diventare padroni della propria vita e quindi credono di sapere tutto, di non aver bisogno dell’aiuto, né dei consigli di nessuno e quindi diventano prepotenti se qualcuno cerca di aiutarli.
Oltre che, in questo modo, i genitori agiscono negativamente su questo aspetto anche inconsciamente; ad esempio quando incitano i figli a vincere in uno sport, ad essere migliore dell’avversario usando anche tecniche di furbizia e cercando di aggirare le regole; oppure quando li convincono che a scuola possono fare meglio di alcuni loro compagni.
Questo porta i ragazzi alla competizione, che spesso è sinonimo di arroganza e presunzione; essere convinti di saper fare meglio degli altri.
Inoltre si seguono anche gli esempi che si hanno davanti agli occhi, nella vita quotidiana ad esempio con la televisione: si assiste sempre più di frequente a dibattiti e discussioni volgari e aggressive nelle quali nessuno interviene per moderare termini o fatti.
Bisogna tentare di sensibilizzare gli animi ormai incalliti dalla violenza, dalla rabbia e purtroppo anche dal razzismo. Razzismo inteso non semplicemente come differenze di razza ma anche di religione, di genere, di età, di classe sociale e di etnia.
Un esempio lampante ne è il femminicidio che ormai è diventato un reato quotidiano a cui l’opinione pubblica sembra quasi essersi abituata. Non passa giorno che i tg non trasmettano la notizia di donne prese di mira, uccise per gelosia o altri motivi o di casi in cui le sopravvissute all’aggressione sono state sfigurate con acidi per mano dei loro ex compagni.
Anche il web agisce negativamente poiché spesso è usato per sfogare la propria rabbia, a volte anche in maniera anonima, contro qualcuno.
Quindi la gentilezza, la comprensione, la cordialità e la cortesia sono valori su cui dovrebbe fondarsi la società moderna per poter vivere in pace e garantire così un futuro sereno alle nuove generazioni, che se crescono circondate da esempi di violenza e sopraffazione non potranno che sviluppare comportamenti ed atteggiamenti aggressivi nei confronti dell’altro che sarà inevitabilmente percepito come nemico da cui difendersi, quanto meno lo si conosce.
In questo modo si vivrebbe in un Mondo migliore, si limiterebbero le discussioni, i dibattiti, le presunzioni e le violenze che ormai sono all’ordine del giorno.
Anna Silvia Angelini
Con il Covid è scomparsa una figura fondamentale nella vita infantile
Addio compagno di banco
Il compagno di banco costituisce una figura fondamentale nella vita infantile, nell’esperienza quotidiana di un bambino; è colui con il quale, all’interno del gruppo classe, stabiliamo un rapporto privilegiato e più intenso.
E’ un collaboratore sul piano cognitivo e relazionale, un punto di riferimento e di partenza sul piano empatico ed affettivo; l’anello di congiunzione e di trasmissione fra l’Io e la realtà circostante che è la comunità scolastica. Una rappresentazione sociale della mia stessa persona, un complice, un alter ego e un rispecchiamento, colui che quando serve mi aiuta e io aiuto lui. Insomma il compagno di banco è una figura fondamentale per la nostra formazione (che non è solo apprendimento), socievolezze e socializzazione, il co-costruttore delle nostre competenze relazionali ed interpersonali; il simbolo (simballein) che ci unisce agli altri, il tramite, un amico privilegiato una figura emblematica, di riferimento e reciprocità. Il compagno di banco credo sia sempre esistito almeno da quando esistono le scuole così come storicamente sono giunte, rimaneggiamento dopo rimaneggiamento, fino a noi a partire dal Rinascimento e dall’Umanesimo, attraverso la Rivoluzione industriale, il primo ed il secondo novecento.
Tutto questo fino ad oggi, perché - con il banco unico - questa figura è destinata alla sparizione; con le disposizione di distanziamento rese necessarie dall’epidemia di covid, non avremo più compagni di banco, ma vicini di banco: uno avanti, uno dietro, due di fianco a dx e a sx, osservando la distanza di un metro e mezzo l’uno dall’altro. Probabilmente, anche quando questo incubo sarà finito, saranno poche le scuole che conserveranno o ripristineranno il vecchio banco a due: i banchi, quelli nuovi, resteranno sempre unici, tutt’al più le distanze di un mt e mezzo verranno ridotte e il ‘congelamento sociale’ in classe, dovuto a distanziamento, mascherine, e anche diffidenza, sarà solo un brutto ricordo.
E’ la fine di un mito, di un’importante sponda educativo-formativa, un artefice della costruzione identitaria del Sé. E, in virtù di questa sua valenza identitaria, il compagno di banco costituiva anche un tassello della memoria personale di ciascuno; una figura che può tornare ad emergere inaspettatamente nella mente anche a distanza di anni: immagine di un volto che ci appare in tutta la sua ridente vitalità infantile, perplessa, corrucciata o interrogativa. Le scuole iniziano e i nostri bambini saranno un pochettino più soli, mentre le generazioni future saranno private di questa opportunità di questa importante figura sociale, pedagogica ed educativa. Quali le conseguenze sul piano della crescita e della formazione?
Va poi detto che qualche anno fa è anche venuto meno quello che era stato un elemento della ‘scolasticità’ italiana: il grembiulino. Prima nero per i maschietti e bianco per le femminucce, con tanto di fiocco; poi il nero è stato sostituito dal blu… poi 4, 5 anni fa la sparizione definitiva. Il grembiulino rappresentava un elemento identitario dello scolaro italiano, ogni differenziazione e segno distintivo di classe sociale e di ceto spariva - almeno momentaneamente - sotto quell’indumento più o meno uguale per tutti. Adesso trionfano gli abiti come segno di distintività: la firma, la griffa, l’indumento all’ultima moda ecc. ecc. e questo non mi sembra un bene.
Giuseppe Chitarrini
Riformare la carta costituzionale europea
IBRIDO, dal Vocabolario Treccani: di “cosa formata da elementi eterogenei che non legano bene fra loro”
Checché ne dicano i detrattori, dall’unione europea, i paesi membri ne hanno tratto un indiscutibile vantaggio, l’unione fa la forza. Tuttavia, affinché questa unione possa esplicare il massimo dei vantaggi, occorrono alcune fondamentali riforme.
La prima è la totale uniformità della pressione fiscale. Esistono i paradisi fiscali in quanto esistono alcuni inferni fiscali, ad esempio il nostro. Inferni fiscali che sono causa di evasione diffusa, non sempre condannabile, anzi, spesso si tratta di legittima difesa nei riguardi di una fiscalità da rapina.
Successivamente, uniformare le leggi, i codici, penale e civile.
I nostri codici sono artatamente sibillini, inutilmente ponderosi, dicono tutto e il contrario di tutto per obbligare i cittadini a farsi assistere dalla pletora di studi legali esistenti nel nostro Paese.
Solo in una regione, ad esempio nel Lazio, prosperano più studi legali che in tutta la Francia.
Altro codice da riformare e uniformare, è il Codice della Strada e di conseguenza il Ministero delle Infrastrutture. Attualmente, il nostro è uno dei tanti enti inutili, inetti e parassitari.
Il disastro del Ponte Morandi con le relative e numerose vittime, e tutti gli altri numerosissimi viadotti fatiscenti che a loro volta spesso causano vittime, non lasciano adito a dubbi.
Non il ministro, non i vari dirigenti, non ANAS non ASTRAl, non la Società Autostrade, nessuno ha pagato per i morti e per gli ingenti danni economici.
E’ cosa urgente e indispensabile individuare per ogni opera pubblica il o i responsabili.
Se, come spesso accade, un segnale stradale è occultato dalla invadente chioma di un albero, albero non situato alla distanza di legge dal limitare della carreggiata stradale fissata in non meno di metri sei, deve essere individuato il responsabile dell’albero e il responsabile del segnale occultato alla vista, ed entrambi devono essere severamente sanzionati.
In un non lontanissimo passato, sulle strade statali vigilavano i cantonieri e ne assicuravano la impeccabile manutenzione. Oggi, le case cantoniere sono abbandonate al degrado e offendono il decoro pubblico.
Le infrastrutture della intera comunità europea devono garantire lo stesso livello di sicurezza a tutti e anche gli stessi pedaggi. Ad oggi, il nostro Paese, l’Italia, sebbene abbia un parco veicoli di modesta cilindrata, con l’età media più elevata quindi poco veloci, e limiti di velocità assolutamente ridicoli, diseducativi in quanto in pratica ignorati da tutti, l’Italia, presenta il triste record europeo di vittime della strada.
Ma la più fondamentale di tutte le riforme sarebbe quella della carta costituzionale.
La UE deve avere una sola costituzione, la COSTITUZIONE EUROPEA, valida per tutti i paesi membri.
Cesare Zaccaria