Centinaia di cittadini con una lettera chiedono una moratoria ad Anzio
Il Sindaco intervenga sul 5G
Uniti Per l’Ambiente ha inteso procedere ad una seria riflessione sul nuovo ed innovativo sistema di trasmissioni che è previsto venga attivato anche in Italia nel prossimo anno. L’approfondimento ha voluto cercare di coniugare innovazione e sicurezza nella con convinzione che l’innovazione tecnologica sia come i farmaci: curano un male ma lo fanno sempre con effetti collaterali. L’adozione di un medicinale avviene dopo un’accurata verifica della sostenibilità di quegli aspetti in relazione alla rilevanza del male che il farmaco cura. Si chiede di conoscere quale siano gli effetti e la loro entità prima che il sistema entri in funzione per fare in modo che esso non utilizzi i cittadini come cavie. Centinaia di cittadini di Anzio hanno voluto aderire a questa posizione ragionevole ed hanno inteso inviare la lettera che segue al Sindaco di Anzio con richiesta di intervento.
Signor Sindaco, e Signor Assessore all’Ambiente,
scrivo a nome dei cittadini che aderiscono ad Uniti Per l’Ambiente ed alle centinaia di persone che hanno sottoscritto la nostra richiesta di moratoria relativa all’installazione del sistema di antenne e sensori che sono necessari alla implementazione del Sistema di Comunicazione 5 g nell’ ambito del Comune di Anzio. Come forse Lei può immaginare il sottoscritto e la quasi totalità di chi ha aderito alla raccolta firme sono ben lontani da atteggiamenti ideologici e di avversità verso la tecnologia, che considerano ragione di evoluzione dei popoli, ma vogliono che i vantaggi tecnologici siano corroborati da quei dati e da quelle ricerche che ne garantiscano la compatibilità con la salute delle persone. L’implementazione del sistema 5G, che certamente non può essere considerato una semplice evoluzione del sistema precedente, non è sopportata da studi che ne garantiscano la innocuità sugli esseri viventi. Le peculiarità tecniche del sistema sono state sempre analizzate in modo “indiretto” e di fatto non credo esista nessuno scienziato al mondo che abbia pubblicato risultati di studi epidemiologici che abbiano verificato la totale innocuità del sistema 5G sulle persone e gli animali. Mentre esistono decine di studi pubblicati in ambito militare e civile che certificano i rischi di danni alle persone derivanti dalla “full immersion” in campi elettromagnetici a frequenze altissime, simili a quelli generati dalle antenne 5G. Il 5G rappresenta uno dei più grandi business delle comunicazioni di tutti i tempi. È un sistema estremamente innovativo che permetterà un salto di qualità nell’attività sociale e nel progresso ma il rischio che provochi danni alle persone ed agli animali , per esempio al loro sistema genitale, sono provati e documentati anche in laboratori italiani. Fermare un tipo di evoluzione di questo genere è utopico e certamente non è nelle intenzioni delle persone ragionevoli, ma ritengo sia un diritto sacrosanto dei cittadini in uno Stato governato dal Diritto, di non essere sottoposti a sollecitazioni che la scienza definisce comunque dannose. Ne abbiamo dibattuto con tanti cittadini di Anzio e ne abbiamo approfondito i pro ed i contra nell’ambito delle associazioni ed i comitati che si ritrovano in Uniti Per L’ambiente e siamo arrivati alla conclusione di adottare la linea della ragionevolezza e cioè quella che cerca di coniugare il diritto alla salute con il diritto a progresso tecnologico. Quale è la situazione in Italia? Da un recente resoconto di un approfondimento a livello parlamentare stralcio “ Il 5G rappresenta la nuova frontiera della connettività. Un’opportunità tecnologica che l’Italia può e deve cogliere per aumentare la propria competitività internazionale, ma anche per il benessere della sua popolazione. Nell’indice 5G Readiness, stilato periodicamente da InCities Consulting il nostro Paese è solamente 20 esimo in Europa, ma è secondo per predisposizione infrastrutturale e tecnologica. Su questo è necessario fare leva, cercando di migliorare i nodi ancora scoperti.
In primo luogo è necessario lavorare per includere i territori e i cittadini stessi nel processo di implementazione del 5G. Le carenze da questo punto di vista sono testimoniate dall’opposizione di 500 amministrazioni locali (alcune in città di medio-grandi dimensioni) all’installazione delle antenne necessarie per portare le nuove connessioni ultra-veloci”. Da queste considerazioni si evince un fatto grave e cioè che l’Italia e quindi i gestori telefonici italiani, sono impegnati ad implementare gli aspetti infrastrutturali ancora prima dello sviluppo socio-organizzativo del sistema. Il risultato è che oltre 500 sindaci di città, anche medio grandi, hanno esercitato il diritto/dovere alla cautela ed hanno negato l’autorizzazione all’installazione delle strutture del 5G.
Perchè ad Anzio non se ne parla? Perchè le decisioni e le innovazioni che riguardano la salute dei cittadini vengono prese senza che la gente venga ascoltata? spesso sotto spinte ideologiche e senza la necessaria conoscenza tecnica. Perchè non credo, salvo prova contraria, che il Comune di Anzio disponga di esperti in patologie da campi elettromagnetici oppure che abbia dato incarico ad un laboratorio specializzato di effettuare uno studio epidemiologico per valutarne gli effetti del 5G su animali e persone. Le decisioni prese sulla testa della gente, come l’autorizzazione data per la biogas di via della Spadellata, si pagano sempre. Prima o poi.
La normativa assegna al Sindaco la responsabilità della difesa della salute dei cittadini: il Sindaco è l’ultimo baluardo posto a difesa dei diritti degli abitanti per gli aspetti sanitari. E considerando le lobbies ed i colossali interessi in ballo, che agiscono a livello governativo ed intergovernativo, il Sindaco resta l’unico vero strumento di controllo del territorio. Coloro che si oppongono per ragioni di cautela appartengono a tutti gli schieramenti politici e tutti fanno riferimento alla mancanza di certezze sull’innocuità del nuovo sistema che, giova sempre ricordare, differisce concettualmente e scientificamente da qualsiasi altro sistema già in uso. Al contrario di molti comuni italiani ad Anzio non si dibatte; non si discute e gli amministratori locali sembrano aver ricevuto una delega a governare tutto senza che i deleganti abbiano la possibilità di far sentire la propria voce ed incidere sulle scelte che riguardano la propria salute ed i propri interessi. Noi siamo portatori sani degli interessi della gente che lavora con noi e Vi chiediamo:
a. Di informare i cittadini se sono in atto predisposizioni relative all’attivazione del 5G sul territorio di Anzio.
b. Di emettere un’ordinanza con cui ogni istallazione venga proibita o interrotta fino alla definizione dei rischi del sistema.
c. Aprire un dibattito pubblico al fine di rendere partecipi i cittadini a decisioni che riguardano la loro salute.
Spero che vorrete recepire questa istanza e dare segno di apertura a richieste che, lungi dall’essere ideologiche, vogliono solo contribuire in modo genuino alla difesa del nostro territorio.
Sergio Franchi
Degrado in via Campana
Lo stato in cui versa via la strada provinciale 23b – Via della Campana è ormai inaccettabile. Riceviamo continuamente segnalazioni di cittadini esasperati per il degrado in cui questa versa. Dopo la chiusura per la necessità di intervenire con lavori di manutenzione, la strada non ha mai riaperto e i lavori non sono ancora stati fatti. Nel frattempo, la strada, che attraversa peraltro delle aree naturali di pregio, è diventata una discarica a cielo aperto, con continui roghi dei rifiuti abbandonati. Oltre al disagio arrecato dalla riduzione della viabilità per molti cittadini e lavoratori, si aggiunge quindi la situazione di pericolo ambientale e sanitario.
Per questi motivi come consiglieri comunali abbiamo deciso di fare sentire la nostra voce istituzionale e segnalare la situazione di abbandono e degrado in cui la strada provinciale versa. Questa mattina abbiamo inviato un esposto al consigliere delegato alla viabilità della Città Metropolitana, alla Sindaca metropolitana, al Sindaco di Nettuno e al Dipartimento del territorio della ASL Roma 6.
I Consiglieri Comunali
Luca Brignone
Lina Giannino
Antonio Taurelli
Waldemaro Marchiafava
Marco Federici
Roberto Alicandri
UPA denuncia la terra dei fuochi alla Sacida
Scarica barile
Il degrado di Anzio, specialmente nella sua periferia, è un lento ma inesorabile fenomeno che sta cambiando radicalmente la stessa immagine di ridente città di mare in cui si fanno vacanze tranquille e si mangia un pesce eccezionale. Non so se ad Anzio il pesce che si mangia sia ancora eccezionale e quanto di quel pesce venga pescato nel nostro mare ma so per certo che il territorio è, ormai da oltre tre lustri, oggetto di speculazione edilizia e di una trascuratezza colpevole sia da parte dell’iniziativa politica che da quella della intraprendenza privata. Ad Anzio non si investe su progetti di espansione sociale o produttiva, il commercio immobiliare vede un’offerta asfissiante a fronte di una domanda asfittica e la situazione ambientale subisce colpi gravissimi, come la realizzazione di una fonte di degrado ambientale come una pericolosa e maleodorante centrale per la produzione di biogas da rifiuti organici provenienti da tutto il Lazio. Poi ci sono i fenomeni classici del degrado urbano e cioè l’abbandono dei rifiuti nelle strade e la loro eliminazione attraverso l’incendio abusivo nella migliore tradizione di alcune zone della Campania in mano alla malavita organizzata. Sono ormai mesi che nella zona della Sacida vengono segnalati, specialmente durante le ore serali, forti miasmi che trasportati dalla brezza arrivano fino alla Piazza di Lavinio. Si tratta del tipico odore di plastica o gomma bruciata, del tipo che si accompagna generalmente alla produzione di diossina. Io in quel territorio ci vivo e cerco, insieme a tanti altri, di rendermi interprete dei problemi ambientali che lo assillano sempre di piu. Con gli amici di Uniti Per l’Ambiente abbiamo cominciato a monitorare il fenomeno che si ripete come se si trattasse di una combustione generata da uno smaltimento periodico. Sono state formulate delle ipotesi che, però, non possono trovare soluzioni fai da te e che quindi richiedono il coinvolgimento delle Autorità a cui è demandata la difesa del territorio. Abbiamo scritto all’ARPA Lazio, che è l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, la quale con un linguaggio degno del premio Nobel di burocratese, ci da la risposta che segue: “In riferimento alla Vostra comunicazione, acquisita con prot. n. 38883 del 24.06.2020 che si allega, si fa presente che la scrivente Agenzia non ha competenze in merito alla Vostra richiesta. Arpalazio gestisce la rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria ed effettua attività di monitoraggio dell’aria ambiente ai sensi del d.lgs. 155/2010. Qualora la sorgente del disagio fossero la combustione di sostanze ignote, in base a campagne effettuate in precedenza in svariabili metereologiche e l’impossibilità di prevedere con precisione dal punto di vista spaziale e temporale il verificarsi di questi episodi, si ritiene notevolmente complesso evidenziare oggettivamente, con dati sperimentali, una criticità per la qualità dell’aria. La durata limitata nel tempo e l’imprevedibilità di tali eventi infatti rendono di difficile attuazione un monitoraggio in grado di fornire indicazioni utili alla verifica dei limiti di legge fissati dal d.lgs. 155/2010, che prevede valori di riferimento espressi come medie orarie, medie massime di otto ore, medie giornaliere e medie annuali. Si fa comunque presente che le norme di attuazione del piano di risanamento della qualità dell’aria (art. 7 comma 4) vietano la combustione all’aperto ed inoltre la combustione di rifiuti abbandonati o deposti in maniera incontrollata in aree non autorizzate costituisce reato penale ai sensi dell’art. 256-bis del D.lgs 152/2006. Le attività di controllo in questo ambito sono di competenza comunale; la combustione di rifiuti, in quanto attività illegale, deve essere repressa dalle forze dell’ordine.”
Sperando in una migliore sorte, abbiamo chiesto aiuto alla Regione Lazio e la risposta, anche se in in modo meno perentorio, è la stessa. “Con riferimento alla segnalazione URP di cui all’oggetto, che si allega alla presente, relativa alla presenza di cattivi odori in alcune zone del Comune di Anzio, si informa, che la scrivente Amministrazione non è competente a riguardo ma persegue pur sempre l’obiettivo finalizzato al mantenimento degli standard minimi di benessere ambientale dei cittadini. Pertanto, si comunica che la Direzione Regionale Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti rappresenterà, agli Enti in indirizzo, tale problematica, affinché si possa meglio perseguire l’obiettivo di un’adeguata modalità di intervento. Inoltre si invita il richiedente ad integrare tale segnalazione, inviando agli Enti competenti riportati in indirizzo, ulteriori elementi e precisazioni per facilitare l’evasione della richiesta. Per quanto sopra si considera chiuso il ticket in oggetto.” Qundi la Regione Lazio ha chiuso il ticket ma il periodico odore di plastica bruciata continua a manifestarsi periodicamente nel cielo della Sacida, di Lavinio e del Lido dei Pini. Quindi tutti puntano il dito verso il Comune di Anzio il quale sarebbe deputato ad intervenire. Considerando la solerzia con cui l’Ufficio Ambiente del Comune di Anzio risolve i problemi di igiene ambientale forti sono i dubbi che si possa arrivare ad una rapida conclusione.
Quindi ancora una volta i cittadini debbono cercare soluzioni risolutive e, nel caso specifico, il modo migliore è quello di cercare di individuare la fonte dell’inquinamento e di documentarne i dettagli in modo da poter effettuare una denuncia alla Polizia di Stato o ai Carabinieri sperando che vi possa essere qualche santo che non scarichi il barile a qualcun’altro.
Sergio Franchi