L’associazione Spiragli di Luce è riuscita ad organizzare il progetto Campo Estivo
Il Covid non ferma la solidarietà
L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha paralizzato per lungo tempo moltissime attività mettendo in ginocchio il nostro paese.
Ovviamente le iniziative sportive e sociali hanno subito lo stesso stop in attesa di conoscere tempi migliori. Fortunatamente da maggio le restrizioni si sono allentate rendendo possibile un cauto ritorno alla normalità, seppur nel rispetto del distanziamento sociale e delle varie disposizioni per evitare il diffondersi di nuovi focolai. In virtù di tale miglioramento è stato possibile dare continuità al progetto Campo Estivo per i ragazzi della Onlus “Spiragli di Luce” di Nettuno; determinante e preziosissimo in tal senso “Con il contributo della Regione Lazio” e della Fondazione Porfiri, che ha coperto i mancati introiti derivanti dagli incassi per la partecipazione alla manifestazione podistica “Cross Trofeo Città di Nettuno - Memorial B. Macagnago”, originariamente in programma il 2 giugno 2020, ed annullata per l’emergenza sanitaria. Ricordiamo che tale manifestazione è stata concepita proprio con la finalità di reperire risorse per l’organizzazione del campus, che per ben 13 anni ha avuto luogocon successo grazie al supporto dei podisti e dei volontari e simpatizzanti di Spiragli di Luce. Altre iniziative parallele sono state organizzate per supportare la causa: una “gara virtuale” organizzata il 2 giugno, o meglio, un allenamento di gruppo a Nettuno per “onorare” la manifestazione annullata (ovviamente nel rispetto delle distanze), che ha visto la partecipazione di vari podisti amici di Spiragli di Luce nonché la raccolta fondi organizzata da Pino Coccia, presidente della Podistica Solidarietà, da sempre collaboratore di Elisa nell’organizzazione dell’evento.
Il campus, allestito presso il Camping Village “Isola Verde” di Nettuno, storico e preziosissimo sostenitore di Spiragli di Luce, ha visto in programma varie iniziative sportive e culturali; a partire dalle 9.30 e fino alle ore 15.30 i ragazzi sono stati coinvolti di volta in volta con risveglio muscolare, attività natatorie, laboratorio artistico, etc... Lodevoli il supporto, la professionalità e entusiasmo di chi si è prodigato per il successo di questa edizione “straordinaria”: in particolare l’animazione “Flamingo” e le operatrici Claudia, Loredana, Elena, Marta e Laura. Prezioso inoltre il contributo del ristorante “L’Antica Strada di Naciti” che, con un servizio impeccabile, ha ospitato a pranzo i ragazzi durante il campo estivo.
I ragazzi verranno nuovamente coinvolti a partire da ottobre, quando riprenderanno tutte le attività normalmente organizzate da Elisa: nuoto nella piscina ristrutturata con la nuova gestione “Anzio Waterpolis”, lezioni di pallavolo presso la palestra Emanuela Loi a Nettuno, ed i laboratori creativi “LeggiAmo e ScriviAmo”, ospitati nei locali del centro
sociale del Comune di Nettuno “Franco Romani”, in via S. Giacomo.
Spiragli di Luce, nella persona del suo presidente Elisa Tempestini, ringrazia tutti gli sponsor e tutti gli operatori che si sono adoperati al meglio per il buon esito del campo estivo. Nonostante il periodo drammatico che ha coinvolto l’intera nazione Elisa, con la sua determinazione e tenacia, ha inviato un messaggio di speranza che porta con sè l’augurio di un celere ritorno alla piena normalità; rivolge infine un pensiero particolare alle famiglie dei ragazzi che credono nel suo progetto e che attendono con lei di poter contare finalmente sull’ospitalità di una sede nel territorio.
Francesca Boldrini
Aps Spiragli di Luce
Primi passi della RAC
L’ultima volta che si è realmente parlato di rugby giocato da queste parti il Rugby Anzio Club era, con 5 punti ed a pari merito, in testa alla classifica dei playoff per la promozione in serie B. Poi è arrivata l’emergenza Covid-19 a cui ha fatto seguito prima la sospensione, quindi l’annullamento definitivo del campionato nazionale di serie C.
Venerdì c’è stato il primo vero segnale di ripresa per la squadra biancazzurra, che si è ritrovata sul terreno di gioco per una salutare sgambata, ovviamente nel rispetto delle normative sanitarie vigenti. Oltre 30 gli elementi in campo, tra Primo XV e Under 18, che hanno virtualmente dato il via alla stagione 2020-2021. Anche se l’inizio è ancora molto lontano (di solito avviene in autunno) e occorrerà anche capire quali saranno le condizioni a cui attenersi, è stata una buona occasione per rivedersi tutti insieme e parlare di programmi.
Confermato alla guida della prima squadra Riccardo Ghellini, coadiuvato da Luca Santarcangelo. Nessun cambiamento sotto questo punto di vista, dato che all’interno della Rac la passata stagione si era creato il clima ed il gruppo giusto per poter emergere.
«Vediamo come sarà strutturata la stagione 2020-2021, la situazione è ovviamente ancora in via di definizione dato che siamo in piena estate e ci sono aspetti sanitari, oltre che prettamente tecnici, che dovranno essere ufficializzati.
Di certo c’è la volontà di continuare con questo progetto che ci sta dando soddisfazioni, partendo subito dalla conferma dello staff tecnico.
L’obiettivo del Rugby Anzio Club è quello di ricreare quell’entusiasmo che nel passato campionato ci ha permesso di poter ambire concretamente alla promozione, basato su una struttura societaria solida e tanta partecipazione da parte dei nostri tifosi e di tutti gli appassionati», ha detto il presidente Simone Petraccini.
Rugby Anzio Club
La riflessione di un runner ai tempi del Covid-19
Essere podista ad Anzio
La pandemia Covid-19 ha funzionato da cartina tornasole di ogni cosa buona e cattiva che si cela nell’animo umano.
Non solo, ma ha anche mostrato in controluce i pregi e i difetti della nostra società occidentale: l’eroismo di alcuni e l’istinto predatorio di altri, la solidarietà di alcuni e il cinismo di altri. Ci hanno detto che saremmo usciti migliori dall’emergenza, ma l’esperienza di questi primi mesi di convivenza forzata con il coronavirus raccontano un’altra storia.
Altri più autorevoli commentatori si stanno incaricando di scrivere la storia della pandemia nel mentre si fa. Noi, più modestamente, vorremmo oggi far emergere dal quadro generale un dettaglio forse trascurabile ai più, ma non privo di importanza per il suo valore fortemente emblematico.
Ci riferiamo alla vicenda dei podisti, che più di altri sportivi amatoriali hanno patito i rigori del lock-down. A ben vedere, nel vigore dei primi provvedimenti di prevenzione sanitaria, l’attività sportiva all’aria aperta, ivi compresa quella podistica, era consentita, ma, per i misteriosi cortorcircuiti del sentire sociale, è diventata oggetto della riprovazione generale.
Molti runner, fra cui chi vi scrive, sono stati vittime di improperi e minacce da passanti e automobilisti, in cerca di capri espiatori da additare al pubblico ludibrio in quanto insensibili al lutto nazionale, sprezzanti delle norme di contenimento, menefreghisti e gaudenti. In realtà, coloro che condividono la passione per la corsa di fondo sono stati fra i primi a comprendere la gravità della situazione e a modificare spontaneamente i propri comportamenti, anticipando gli allenamenti ad ore antelucane e utilizzando pinete e spiagge deserte di cui il nostro territorio non manca.
Ma tant’è, bisognava trovare un untore a buon mercato.
Successivamente, i DPCM governativi e i discendenti provvedimenti regionali hanno limitato l’attività sportiva all’aperto ai dintorni della privata abitazione (in alcune regioni, ci si è spinti anche a misurare il raggio di azione dell’atleta). Misure giuste nello spirito, ma ipocrite nella forma, perché denotavano la mancanza di coraggio del legislatore nel assumere una posizione netta e inequivoca verso il cittadino in clausura. Fatto sta che molti colleghi (non il sottoscritto, che ha ripiegato su attività al chiuso) si sono ridotti a correre come criceti intorno allo stabile, spingendosi tuttalpiù ai confini dell’isolato.
E pazienza se le maglie della sorveglianza risultavano lasche nei riguardi di altri soggetti impegnati in occupazioni ritenute più meritevoli.
D’altronde, nonostante la pratica sportiva si sia allargata a vasti strati della popolazione, l’italiano medio continua a guardare con sospetto (e forse un pizzico di invidia) il connazionale che si dedica alla cura della forma fisica con metodo, disciplina, onestà, rispetto del prossimo e dell’ambiente.
Nel momento in cui scriviamo, l’attività podistica può essere svolta senza restrizioni di sorta. Abbiamo personalmente osservato alcuni amatori che, con sprezzo della propria salute, correvano con la mascherina chirurgica indossata; ma, a parte questi casi sporadici, la maggior parte dei runner si limita, ancora una volta, a seguire norme di buon senso ed educazione civica, privilegiando orari e luoghi meno trafficati e rispettando il distanziamento nei confronti di coloro con cui condividono gli spazi comuni.
Tali attenzioni non sembrano ricambiate dalla comunità e dalle istituzioni: passanti, ciclisti e automobilisti, in barba a qualsiasi galateo sociale, continuano ad occupare ostentamente i luoghi pubblici come se fossero un loro esclusivo possedimento, costringendo i podisti a continue gimcane; gli amministratori locali rifanno i marciapiedi nelle zone più turistiche, piuttosto che provvedere di sedi sicure larghi tratti della litoranea e delle altre arterie di scorrimento; gli stessi amministratori sembrano incapaci di assicurare il servizio di raccolta dei rifiuti, specialmente nel periodo estivo, così che gli atleti si trovano non di rado a macinare chilometri fra inguardabili e nauseabonde discariche a cielo aperto.
Insomma, forse “andrà tutto bene”, anche per i corridori, ma, al momento, non sembra proprio.
Errico Passaro