Nel Consiglio del 30 dicembre il contenzioso si è chiuso per oltre 2 milioni di euro, ma con l’astensione dei consiglieri di Piazza Civica e Aprilia Domani
Maggioranza spaccata sulla transazione Salini
L’inizio del nuovo anno e la speranza che possa aprirsi all’insegna di una stella migliore rispetto a quella che ha accompagnato il corso dell’anno appena passato, non è valso a far siglare una tregua in maggioranza, dopo la crisi determinata dall’astensione al voto sul caso Salini da parte delle due liste di Aprilia Domani e Piazza Civica. Un non voto tanto sentito e tale da mettere in crisi l’unità della maggioranza, che il sindaco Antonio Terra nel suo lungo messaggio di auguri contenente anche un piccolo bilancio dell’attività amministrativa dell’ente, trova il tempo per stilare all’interno della sua stessa maggioranza la lista dei buoni e dei cattivi. Una visione manichea tra chi segue la linea dettata proprio dal Primo Cittadino e chi ha scelto invece di votare diversamente perché non convinto dal percorso intrapreso dalla coalizione – che sulla Salini ha preferito scendere a patti e pagare oltre 2 milioni di euro invece che far valere in tribunale le ragioni dell’ente su un esproprio mai sanato in quasi 30 anni – che penalizza proprio le due liste ribelli.
“Oggi – ha sottolineato Terra nel lungo messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook per gli auguri di fine anno - voglio ringraziare pubblicamente i 10 consiglieri comunali di maggioranza che in consiglio hanno votato la transazione Salini, una delle tante vicende che la nostra Amministrazione ha ereditato da chi ci ha preceduto e che ha dovuto affrontare in questi anni. Il voto dimostra ancora una volta il differente approccio rispetto al passato e anche per questo desidero sottolineare il grande senso di responsabilità politica mostrato dai consiglieri comunali. L’ok alla transazione consente infatti al Comune di evitare conseguenze potenzialmente disastrose sulle proprie casse e dunque sui servizi erogati ai cittadini. La mia speranza è che il 2021 ci trovi determinati – proprio come lo siamo stati ieri – e pronti a metterci in gioco di nuovo, per il bene della nostra Città”.
Un messaggio positivo, dove tuttavia è impossibile non cogliere una velata critica alla parte della maggioranza che quel provvedimento non lo ha votato. Del resto, a lasciar tradire dissapori, lasciando intendere addirittura che una sorta di ultimatum potrebbe aver fatto da sfondo al voto sulla Salini, è stato l’assessore all’urbanista Omar Ruberti, leader di Piazza Civica che con i suoi tre consiglieri ha deciso di discostarsi dal voto della maggioranza. Un messaggio cifrato il suo, che parlando del discorso del presidente del consiglio dei ministri e citando Aldo Moro, ha lasciato intendere la sua naturale avversione a ogni forma di ultimatum.
“Davvero bella – ha scritto sempre sulla sua pagina social Ruberti - la citazione di Aldo Moro ricordata oggi da Giuseppe Conte. Gli ultimatum in politica non sono ammissibili, significano far precipitare le cose e impedire una soluzione. Io sono per il dialogo e il confronto e trovare una sintesi per il Paese. Concordo con Conte, non appartengono al mio bagaglio”.
Una velata accusa che non è sfuggita al consigliere di Forum per Aprilia Vittorio Marchitti, che ha risposto con un messaggio dai contenuti ben più palesi e difficilmente fraintendibili.
“Troppo facile - ha scritto - essere di “lotta e di governo”, anche perché “governo” vuol dire assunzione di responsabilità. Troppo facile evocare immagini ad effetto, citazioni, passi di libri, quasi a voler rimarcare una supposta superiorità morale-ideologica quasi a voler apostrofare, nascondendo la mano, chi quelle responsabilità da anni se le assume. Ps: non è una citazione”.
Francesca Cavallin
Il caso della Salini, l’accordo transattivo cercato dal sindaco Antonio Terra per sanare l’esproprio vecchio di 30 anni e mettere fine alla lunga battaglia legale con le due società di costruzione del quartiere Grattacielo, passa per una manciata di voti ma finisce per creare una frattura in una maggioranza, spaccata anche al voto sull’esigenza o meno di versare oltre 2 milioni di euro per chiudere il contenzioso. Alla fine, in occasione del consiglio del 30 dicembre scorso, ripreso dopo essere stato rinviato il 28 dicembre, la delibera è passata solo grazie al voto di 11 consiglieri di maggioranza e con l’astensione al voto di Piazza Civica e Aprilia Domani, che con gli interventi dei consiglieri in aula hanno espresso la propria perplessità. A dar forza alla minoranza della maggioranza il voto contrario di una opposizione compatta.
“L’iter di questa vicenda è controverso – ha dichiarato il consigliere della Lega Roberto Boi – dal momento che i documenti ci sono stati inviati a ridosso del Consiglio o sono parziali, costringendoci a un supplemento di studio sotto le feste natalizie e di notte. Ci avete messo nelle condizioni di non capire nulla. Nonostante al Sindaco sia ben chiara l’assurda valutazione del Ctu, oggi chiedete ai consiglieri un atto di fede, un salto nel buio. L’avvocato ha difeso il Comune con tecnicismi giurisprudenziali, evitando però di contestare la perizia del Ctu. E chi può dare mai ragione a un Comune se il Comune stesso non contesta? Tutto ciò malgrado lo stesso Cpt, Valerio Valeri, contestasse lo scarso valore dei terreni. Tutti ci dicono che l’area vale poco, ed ora noi versiamo 2,5 milioni di euro? Oggi tutti i consiglieri sono stati messi a conoscenza della vicenda, dunque non siete più ignavi e all’oscuro. E’ giusto saperlo se un domani qualcuno dovesse chiedere la reiezione del processo”.
Un parere il suo che sembra trovare conferma nelle parole del consigliere di Aprilia Domani Mauro Fioratti Spallacci, a riconferma di quanto dichiarato nella seduta del 28 dicembre.
“Non abbiamo chiesto la luna, solo di rinviare 30 giorni di tempo per esaminare le carte, di avere un confronto con i legali. Altrimenti non ce la sentiamo di votare una cosa simile”.
“Siamo sinceramente convinti - ha aggiunto il consigliere di Piazza Civica Giuseppe Petito - che il sindaco abbia fatto le scelte più opportune per la città, ha avuto il coraggio di chiudere un contenzioso. Ma questo non è un voto di fiducia al sindaco, ma è un voto di grande gravità, dalle conseguenze politiche e personali ingenti a cui ciascuno dei consiglieri sarà chiamato a rispondere in futuro personalmente. Invece siamo arrivati impreparati a questo momento, ci sarebbe voluto un coinvolgimento maggiore e un metodo di lavoro differente, come chiediamo da tempo. Per tale ragione, seppur a malincuore e con profondo dispiacere, ci asterremo”.
Dubbi che non hanno fatto altro che alimentare una convinzione già espressa dal sindaco in occasione della conferenza stampa di fine anno: il caso Salini va chiuso a tutti i costi, per evitare di dover pagare un indennizzo di 4 milioni di euro.
“Anche sforzandomi – ha dichiarato - non sono riuscito a capire alcuni consiglieri. Si vede che non avete studiato, che non avete letto bene le carte. Purtroppo c’è una sentenza e c’è un Ctu che ha fatto le sue valutazioni. Senza contare che il nostro consulente aveva stimato per quei terreni 1 milione di euro. Noi quindi qualcosa dobbiamo dare alla società, invece oggi scopro che per qualcuno di voi è meglio che ci vengano pignorati 7 milioni di euro, piuttosto che pagare 2,5 milioni spalmati su cinque anni”.
Insomma la linea del Sindaco è passata per un pugno di voti, ma con un atto di forza che rischia di creare fratture insanabili e minare l’equilibrio della coalizione.
Francesca Cavallin