All’ospedale Regina Apostolorum di Albano per l’assistenza ai malati di Covid-19
Papa Francesco dona un respiratore
Nei giorni appena trascorsi il Santo Padre Francesco, tramite monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, ha provveduto l’Ospedale Regina Apostolorum delle Suore Figlie di San Paolo, in Albano Laziale – recentemente convertito in Centro per malati Covid-19 – di abbondante materiale necessario per l’assistenza e la cura dei contagiati: occhiali di protezione, tute protettive e mascherine.
Oggi, nella vigilia della Pasqua, ancora Papa Francesco ha inviato allo stesso Vescovo un respiratore per la cura dei malati Covid-19 degenti nelle terapie intensive della medesima struttura.
Il Santo Padre, con tale gesto di attenzione nei riguardi dell’Ospedale ha inteso «significare alla direzione, a tutto il Personale e in particolare a quanti soffrono per la malattia che Lui è vicino a ciascuno di loro con la preghiera e imparte di cuore la Sua Benedizione Apostolica, pegno dei desiderati aiuti e conforti celesti».
Nell’esprimere al Santo Padre la gratitudine sua e dell’intero Ospedale, il vescovo di Albano ha pure ringraziato l’Elemosineria Apostolica che, nella persona del cardinale Konrad Krajewski, si è fatta tramite del dono del Papa.
Diocesi di Albano
In questo difficile momento dove imperversa il Coronavirus
L’utopia dell’educazione
La cifra, la tonalità emotiva tipica delle nostre società contemporanee è, secondo il filosofo, antropologo e sociologo francese Marc Augé (uno dei più attenti osservatori delle nostre società occidentali), la Paura. La paura che si manifesta nell’incertezza per il futuro, per il lavoro sempre più precario, svalorizzato e delocalizzato, paura per una retrocessione del livello acquisitivo e nello status di consumatore, paura della malattia, dell’incidente nucleare e della guerra, del terrorismo e dell’invasione dell’Altro ecc. Ebbene, il coronavirus, in questi giorni, riassume in sé tutte queste paure, dando loro drammatica concretezza, tragica operatività mortale: la realizzazione di tutti gli incubi. Sempre secondo Augé, il più efficace strumento di contrasto di questa condizione di paura, sarebbe quella che lui definisce ‘Utopia dell’educazione’, e cioè il fatto che questa ultima (per estensione credo anche la cultura, la conoscenza e l’arte) sia in grado di riconciliare gli uomini fra loro e con il futuro, rimpiazzando la paura con la curiosità e la conoscenza(1) Un’utopia, appunto, che però non è un astruso rinviare ad un impreciso futuro, ma una realtà che si verifica nella concreta pratica riflessiva e conoscitiva di ciascuno, giorno dopo giorno, mossi dalla curiosità nei confronti dell’Altro e del mondo. Non si tratta certo di una novità: a tal proposito la civiltà classica, con il suo ‘amore’ per la ‘conoscenza’ (philos sophia), avrebbe molte cose da insegnare, ma è soprattutto con l’Illuminismo, che l’idea di una innovazione dell’umanità possa realizzarsi attraverso l’educazione e la conoscenza prende piede nella modernità. Più prosaicamente il filosofo e antropologo francese, vede nella curiosità, nella formazione personale una chiave per l’uscita dalle paure e dalle superstizioni. Ma la paura di questi giorni, è paura reale e forte, non sono superstizioni, siamo di fronte alla più reale e drammaticamente tangibile delle paure, non è una rappresentazione astratta o una ideologia più o meno paranoide: il coronavirus è insinuato fra noi e può colpire, invisibile, noi e i nostri cari, iniziando la sua funerea contabilità a tenere. E poi il virus ha chiuso nel giro di un giorno i canali d’accesso all’educazione e alla cultura: le scuole e le università sono chiuse, così i musei, i cinema, le mostre, gli auditorium e le biblioteche….il male ci ha segregato nelle case (per chi ha una casa) che sono diventate delle vere e proprie ‘istituzioni totali’; e non è vero che stare in casa è bello, che è beatamente intimo, che si riscoprono questo o quel valore, si parla di più con i famigliari e tutto quello che la retorica in questi giorni ci propina per indorare la pillola: stare coattivamente a casa è nè più nè meno che la materializzazione di un inferno. Però in questo corto circuito epocale, la notizia che sono aumentate le vendite di testi on line, la lettura elettronica dei libri, la vendita dei video di musica e di cinema, gli audio libri, i documenti su musei e mostre ecc., nonostante la prolungata chiusura delle librerie che sembra, riapriranno in settimana, insieme, se ho ben capito alle biblioteche pubbliche, rappresenta un piccolo spiraglio (a Nettuno la cosa è indifferente visto la inesistenza di biblioteche pubbliche e altri presidi culturali). Mi piace ricordare che uno strumento di sopravvivenza nell’inferno mortale di Auschwitz, racconta Primo Levi, fu la lettura delle uniche pagine della ‘Divina Commedia’ che era riuscito a nascondere e conservare salvandole dalle quotidiane perquisizioni e requisizioni: quelle relative alla figura di Ulisse nel Canto XXVI.
Concludendo e alla luce delle ultime notizie mi permetto di esternare delle considerazioni del tutto personali che non sono più di un pre-giudizio, ma non posso fare a meno di pensare che mettere in mano la complessa questione di un ‘ritorno’ alla cosiddetta ‘normalità’ nelle mani di un team guidato da un competente e, indubbiamente bravo, supermanager transnazionale della comunicazione tecnologica, insieme a economisti consulenti di super banche dei mercati finanziari planetari (del tipo J.B. Morgan), credo la dica lunga su che tipo di ritorno e a quale ‘normalità’ si voglia far riferimento.
1) Cfr. F. Nodari, “Intuizioni surmoderne per un mondo migliore”, saggio in M. Augè, “Sulla gratuità: per il gusto di farlo”. Ediz. Mimesis, Milano-Udine 2018.
Giuseppe Chitarrini
Lettera aperta al sindaco Coppola
Pur plaudendo con convinzione al fatto che la nostra Amministrazione da Lei guidata stia lavorando con sforzo e dedizione in una situazione imprevista, (anche se sono convinto che il Governo nazionale sia stato distratto, superficiale ed incompetente) consapevole che sarebbe d’uopo occuparci di pari passo con la salute anche della profonda crisi economica (è di oggi il primo suicidio di un 26enne licenziato per scarse vendite), Le chiedo Signor Sindaco se veramente pensa che chi rappresenta le Istituzioni sia pervaso da nostalgiche, anacronistiche, censurabili esternazioni?
Il Consigliere comunale Genesio D’Angeli, squisita persona nei modi e nella sostanza, nettunese innamorato e sempre disponibile, riporta un articolo scritto dal giornalista responsabile del quotidiano “L’Unico”, Riccardo Corsetti, in cui non si fa apologia, ma storia: Lei, che gira e mi creda è una gran fortuna, con una eccellenza sanitaria non solo del nostro territorio, ed i cui avi hanno scritto pagine indelebili di storia medica, potrebbe chiedere al Prof. Marchiafava se nel campo della previdenza sociale e sanitaria il Ventennio abbia qualcosa da farsi perdonare. Forlanini (uno dei seguaci di Robert Koch, un Nobel per la medicina del 1905), Spallanzani, Cardarelli, il nosocomio di Sondalo, il Sacco, il sanatorio di Vialba e quello di Anzio, vado a memoria, ma potrei continuare per pagine sono una verità storica, inoppugnabile, non certo apologia! É vero, bisognerebbe esser uniti, coesi, collaborativi, ma io pensavo che questi tempi ci concedessero una tregua da astio e livore, dalla miopia ideologica, dalla faziosità (volevo usare partigianeria ma la tastiera si è bloccata!). L’interesse superiore, i bisogni collettivi, dovrebbero far posporre la necessità della falsificazione della realtà, la sua distorsione. Mi creda, non vedo nella nostra cittadina soggetti dalla superiorità morale in grado di darci lezioni, se mai ci fossero sono asintomatici! É indisponente come la stupidità militante non vada in quarantena neanche col contagio, siamo al delirio ideologico, come dice bene il Veneziani: “La guerra mondiale produsse gli scemi di guerra, non vorrei che il covid19 faccia altrettanto”. La mia solidarietà pertanto va, senza se e senza ma, al Consigliere comunale Genesio D’Angeli, reo solo di aver rilanciato un articolo tutto sommato condivisibile nella sostanza. Se qualcun altro ha trasceso, non fa parte dell’Amministrazione ed il Consigliere, credo, non ne sia il tutore, mentre invece, troppe volte abbiamo sentito urlarci dietro «a da veni’ Baffone», senza pensare con questo che vi fosse un vuoto di democrazia!
Siamo in un periodo dove gli “investigatori” passano il tempo a mappare le opinioni on line, tutti in fila per tre come diceva Edoardo Bennato… col pensiero dominante. Guai a lanciare idee o considerazioni diverse e questo nonostante gli animi esasperati dalla clausura forzata (la maggior parte degli Italiani vive in appartamenti da 40/60 mq) possano farci scivolare, a volte, in espressioni più colorite ed enfatiche del solito. Non vorrei, però, che il tutto venga usato, non solo per farci mettere le mascherine, ma anche, temo, soprattutto per metterci il bavaglio!
Alberto Sulpizi,
Marcello Armocida,
Rodolfo Turano, Bruno Sacchi, Pietro Cappellari,
Daniele Combi,
Marco Silvestri, Roberto Gigli, Marco Formato,
Ermanno Stampeggioni,
Mario Eufemi, Linda Zaratti, Tiziana Pompei,
Maurizio Brugiatelli,
Cinzia Catini,
Benedetto Proietti,
Alberto Trentin,
Angelo Menichelli,
Angelo Tibaldi, Claudio Dente, Paolo Combi, Giorgio Tufi, Giuditta Conte,
Armando Matarazzo,
Paola Sireus, Riccardo Fabian, Silvia Serpa.