Permane la confusione nel Movimento 5 Stelle di Grillo
I topi scappano
åPer comprendere a pieno la parabola del Movimento 5 Stelle bisogna risalire alle ragioni della sua fondazione che fu opera di uno che sa come far ridere, il quale, novello pifferaio di Hamelin, seppe cogliere e mettere a frutto politicamente il disagio di milioni di Italiani di fronte ad un modo indegno di gestire la cosa pubblica: una nausea di cui il “vaffa” rappresentava l’unica risposta plausibile; non il contrasto al sistema, quindi, ma il rifiuto senza se e senza ma, un rifiuto sprezzante e senza condizioni. Di tempo non ne è passato molto ma di acqua sotto il ponte si: dal “vaffismo” al “governismo” il tragitto è lungo, è come passare da essere utopici rivoluzionari a diventare beceri conservatori; da sventratori di scatole di sardine a premiata ditta di alici in scatola.
Evoluzione politica? Presa di coscienza del senso di governare?
Non ci credo, perché ho la netta convinzione che la classe politica grillina portata al governo di questo Paese sia costituita, in massima parte, da incompetenti; da personaggi che devono la loro elezione a rappresentanti delle Istituzioni, non ad un percorso politico ed amministrativo degno del massimo incarico rappresentativo del Paese, ma alle più strampalate motivazioni che vanno, da una designazione dall’operaio edile Di Maio all’elezione di deputato della Repubblica, fatta da 189 persone; al merito dell’Ufficiale di Marina De Falco di aver imposto, con termine perentorio al Comandante Schettino di “tornare a bordo, ca..o!”.
Il popolo degli eletti del Movimento è, come ha detto lo stesso creatore “un gruppo di beneficiati” e, mi dispiace doverlo affermare, in questo aspetto risiede l’essenza di comportamenti e scelte durante quella che sembra essere la fase terminale del Movimento come entità politica significativa. I sondaggi e la modifica costituzionale sul numero dei parlamentari costituiscono buona parte delle ragioni per cui l’Italia non è andata a nuove elezioni: per non far vincere gli altri.
Perché la ragione vera e lampante, per la gran parte dei parlamentari Grillini, è quella di non voler porre fine ad una condizione di grande privilegio, tanto inattesa quanto immeritata, in cui buona parte di essi si è trovata a vivere e che, per tanti di loro, non si ripeterà ad elezioni avvenute: si tratta quindi di un semplice e banalissimo “tengo famiglia”. L’affanno che vive il Movimento alla ricerca di una mente leader è pari a l’errore di credere di averla trovata in un altro dilettante della politica il cui unico merito sembra essere quello di aver dato vita a quello che io ritengo sia il peggior governo della Repubblica. E i topi scappano da una nave che affonda e cercano il modo di continuare a galleggiare riposizionandosi e prendendo le distanze e questo anche da parte di chi dal Movimento ha avuto politicamente tutto ma che sa che purtroppo dallo stesso non potrà più avere un granché. La Raggi, dopo la sua tragica esperienza di sindaco, si ripresenta alle elezioni da indipendente? Non sorprende più nessuno. Di Battista, compagno di rivoluzioni gialle di Di Maio, che minaccia un nuovo partito, (forse!).
Deputati e Senatori che non vogliono più restituire una parte dei propri emolumenti e che lasciano il proprio Gruppo in Parlamento; colonne portanti come Corrado, Lannutti, Morra, Lezzi ed anche come l’Ufficiale di Marina De Falco, che trattò Schettino a pesci in faccia, lasciano altezzosamente il Movimento. Ex Ministri come la Trenta, quella che non voleva lasciare l’alloggio di servizio quando lasciò l’incarico, annuncia il suo abbandono in TV da Barbara Palombelli ed allude alla creazione di un’altra formazione politica. Sono una cinquantina e non tutti per ragioni di sopravvivenza ma alcuni anche coerentemente per ripulsa verso gli ideali traditi ed i programmi totalmente stravolti.
Ed il Movimento, diventato partito di democristiana memoria, sopravvive a se stesso appiattito su alleanze di sinistra col mostro di ieri, condotto dallo stratega politico Vito Crimi, sotto l’egida del Guru, coinvolto in banali problematiche famigliari, con una base non più rappresentata nella piattaforma madre del sistema, conclude la sua storia fatta dalla delusione di tanti per il ripudio di tutti i principi su cui quello storico “vaffa” riponeva tutte le speranza di cambiare l’Italia. La delusione anche di coloro che, anche se non hanno mai aderito o votato Movimento 5 Stelle, ne guardavano l’evoluzione nella speranza di veder raggiunti i suoi obiettivi e che oggi assistono a tutto questo con un po’ di rammarico.
Siamo alle battute finali, all’inevitabile resa dei conti fra un sogno ed il risveglio; siamo alle comiche finali di un guitto che ha voluto fare un partito ma che non ha mai avuto il coraggio di diventarne il leader con responsabilità di governo. Una contraddizione del nostro tempo che tanti danni ha causato e sta causando al nostro Paese.
Sergio Franchi
Sold out l’estate a Lavinio per esorcizzare la pandemia da Covid 19
Tornare alla Lucciola
E’ annunciato un altro anno “sold out” per l’estate di Lavinio. Un trionfalismo effimero, però, quello dei promotori turistici della zona perché i meriti del pienone annunciato non sono certamente da attribuire al potenziamento della capacità ricettiva e ne, tanto meno, dalla creazione di nuove attrazioni o iniziative turistiche ma all’incertezza creata dalla situazione pandemica ed alle ridotte capacità economiche di molti. Le anticipazioni statistiche sono impietose ed indicano una drastica riduzione dei viaggi all’estero e delle prenotazioni su località a lunga distanza.
Stranamente anche le prenotazioni su destinazioni montane sono ridotte mentre quelle marine sono aumentate anche rispetto all’anno passato che fu un’ottima annata. Quindi le coste nelle vicinanze delle grandi città vengono letteralmente invase da un turismo stanziale e da quello mordi e fuggi che nel caso di Lavinio significa da Roma e dall’entroterra dei Castelli Romani. Lavinio gode di un privilegio ormai abbastanza limitato ad anzio: un bellissimo e profondo arenile ed alcuni stabilimenti storici di pregio. Tra questi, la Lucciola, che non beneficia della situazione anomala per attrarre turisti ma gode di una sua clientela che molto raramente va alla lucciola ma quasi sempre “torna alla Lucciola”. E’ una bella storia che ebbe inizio nel 1953 quando Gradinoro Capobianco un amante del mare chiese la licenza per gestire una consistente porzione di arenile.
Erano gli anni dei pionieri romani che cominciavano a scegliere questa spiaggia bellissima per passare una giornata al mare. Era l’inizio delle grandi lottizzazioni dell’entroterra che portavano ad un’urbanizzazione che non è stata mai eccessivamente intensiva e non lo è nemmeno oggi nonostante le inutili concessioni del recente piano regolatore. Nascevano le prime attrezzature marine di Lavinio: “il Pioniere”, “Bagni Bravi” ed “Tritone”. Il 1954 è l’anno in cui il trentottenne Gradinoro Capobianco, da inizio, in modo continuativo, alla gestione della sua impresa : una baracca di legno, una piccola piattaforma, qualche cabina ed alcuni ombrelloni colorati per dar vita a quello che oggi molti considerano la struttura balneare più accogliente di Lavinio: La Lucciola.
E’ una impresa familiare che Granidoro gestisce con le sorelle Angela e Garinda ed il padre Antonio, Nel 1961 si sposa ed è allora la moglie Maria che affianca Gradinoro nella gestione della Lucciola che gradualmente e lentamente cresce come cresce l’offerta dei servizi per aderire alla domanda dei bagnanti che da occasionali diventano gradualmente frequentatori abitudinari, in quanto molti di loro sono divenuti proprietari di appartamenti e villette della zona. Lucia ed Antonella ne prendono l’eredità per consolidare l’immagine della Lucciola come stabilimento delle famiglie e quindi il posto, “stessa spiaggia stesso mare”, dove ogni anno si ritorna e dove i figli di ieri, diventati genitori, tornano con il loro bambini per rivivere un’atmosfera fatta di tranquillità di cortesia e di efficienza. Ora sono Antonella ed il bravo figlio Alessandro, dopo la dolorosa ed immatura scomparsa di Lucia, che mandano avanti la Lucciola. Sono loro che ogni anno, a partire da marzo, la ricostruiscono, ne rimontano le cabile, ne riverniciano le strutture metalliche per proteggerle dall’azione della salsedine, reinstallano gli ombrelloni di paglia, e riallestiscono bar e cucina per essere pronti al via della stagione, che nel Lazio, inizia il 1 giugno.
Quest’anno la configurazione è cambiata e gli ombrelloni sono stati distanziati per aderire alla normativa contro il contagio da Covid19. Riparte la Lucciola ed i tanti che vi tornano lo fanno questa volta con maggiore voglia di mare, dopo un periodo che tutti vogliono dimenticare, che molti sperano di non ripetere e che alcuni stanno facendo del tutto affinché ciò non avvenga e, primo fra questi. il Presidente del Consiglio che, non di rado, si fa vedere alla Lucciola per fare una nuotata e per rientrare nella sua villa posta nelle immediate vicinanze. Forse quest’anno non lo vedremo, l’impegno che ha voluto prendere sulle spalle è pesante e non lascia troppo spazio al tempo libero, ma gli auguriamo in modo tutt’altro che altruistico che il grande lavoro che sta facendo raggiunga gli scopi che gli Italiani auspicano.
Dopo settanta anni la Lucciola assolverà anche quest’anno al suo compito con la diligenza di sempre per rinnovare una tradizione fatta di posto delle vacanze in cui si ritorna.
Sergio Franchi