A Nettuno ammontano a 37 milioni
Debiti
Coppola e i suoi hanno ricominciato ad indebitare pesantemente il Comune. I numeri del bilancio 2019 (e non c’era nessun Covid) sono inesorabili: ritorniamo ad un risultato di fine anno di 37 milioni debiti con una crescita annuale di + 3 milioni di “buffi”. E pensare che nel 2017 e 2018, in entrambi gli anni avevamo ridotto di 2,5 milioni ( all’anno ) il debito “strutturale” portandolo da 39 a 34 milioni. Cosa significano questi numeri?
Non sono solo numeri, ma EURO, soldi pubblici per gestire la Città: opere, servizi per i cittadini, le scuole, il materiale per i vostri figli, i servizi sociali, gli aiuti, i sostegni, sono le strade, il decoro, la pulizia e la sicurezza. Sono la qualità della vita di chi onestamente e con sacrificio paga le tasse ogni anno.
Lo abbiamo gridato ovunque ma nessuno ci ha ascoltato, temevamo proprio questi danni per le tasche dei nettunesi.
Nello strano silenzio di partiti, movimenti, gruppi e gruppetti, cercheremo di frenare questa emorragia finanziaria che riporta Nettuno ad essere una Città senza futuro, immobile e utile solo ai pochi che vivono di politica o delle sue briciole, ma non una Città al servizio dei suoi abitanti e all’altezza del suo nome.
L’ Amministrazione di Nettuno deve essere competente, trasparente, etica e libera di perseguire unicamente l’interesse pubblico, quello della collettività che deve tornare al centro dell’azione amministrativa.
Basta debiti! I cittadini non sono il bancomat della politica di turno.
Neanche della maggioranza Coppola.
Nettuno Progetto Comune
Avv. Simona Sanetti
Dott. Daniele Mancini
Il Decreto proposto da Alessandro Zan discrimina per non discriminare. Ecco alcuni punti controversi
Una legge ambigua e scritta male
Lo affermano molti giuristi come Giovanni Maria Flick già guardasigilli del Governo Prodi e Carlo Nordio Magistrato di lungo corso che non è di quelli che la manda a dire: “Quella legge è ambigua e scritta male”.
Molti cittadini italiani fanno anche notare che su una nave in tempesta la ciurma non si mette ad alimentare dibattiti divisivi su problematiche che hanno tutta l’aria di essere ideologiche: una specie di braccio di ferro alla ricerca, da parte di alcune forze politiche, di un consenso perduto nelle periferie e nelle fabbriche.
Ed allora si torna al ritornello dei diritti civili, dello jus soli, del voto ai sedicenni e dei diritti degli omosessuali con il controverso DDL di Alessandro Zan, parlamentare del PD. Io invece credo che è sempre il tempo di affermare il diritto dell’individuo anche se non mi sento di condividere le strumentalizzazioni che spesso i partiti politici ne fanno.
Ho cercato di comprendere se il DDL Zan trovi giustificazioni autentiche nella coscienza della gente e se la legge che dovrebbe fornire una risposta ai diritti di una esigua minoranza lo faccia nel rispetto dei diritti del resto della comunità che è la stragrande maggioranza.
Il testo della legge è ambiguo perché nel tentativo, un po’ goffo, di difendere un diritto già ampliamente tutelato dalle leggi di questo Paese lascia adito ad interpretazioni che potrebbero limitare il diritto del resto della Comunità che non è omotrans e che non ha nessuna intenzione di essere omotransfobica.
Mi chiedo quanti sono i cittadini italiani che hanno capito il significato di questo Disegno di Legge e mi chiedo anche quanti ritengono che esso assolva ad una necessità sociale. Io nutro forti dubbi che esso sia necessario perché non riesco a concepire un gay o una lesbica come esseri diversi dai cosiddetti etero e quindi, in modo che ammetto essere semplicistico,non intendo farne una categoria a parte da proteggere contro reati che già sono ben definiti e validi per tutti i cittadini.
Non credo nel Gay Pride e non credo in quelle manifestazioni, di cui il DDL Zan rappresenta un’espressione, che credendo di esaltare la diversità, di fatto, la accentuano e la ghettizzano.
Secondo i vecchi insegnamenti delle persone semplici credo che la famiglia sia composta da un padre da una madre e dalla prole ma non mi interessa se qualcuno preferisce chiamarli genitore uno e genitore due purché a me ed a quelli che la pensano come me, resti il diritto di difendere una concezione della società che, non è un fatto secondario, è quella fondata sugli elementi vitali e naturali della riproduzione della specie. Almeno per ora la riproduzione degli esseri viventi viene affidata a due fattori di sesso diverso e che religioni come il quella Cattolica hanno inteso consacrare nel matrimonio.
Questa legge lascia spazio all’interpretazione e quindi al giudizio di un giudice e quindi, in un Paese con la Magistratura che assolve e condanna per lo stesso reato, crea potenziali limiti a coloro che vogliono liberamente continuare a vivere secondo i propri convincimenti e secondo il proprio credo religioso.
L’inconsueta presa di posizione del Vaticano su questa legge non va trascurata ne sul piano legale e ne su quello sociale. Vediamo i punti più controversi;
Art 4: Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a de-terminare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
Questo articolo, in breve significa: si possono anche esprimere giudizi sui cittadini omotrans, purché essi non identifichino atti discriminatori; quindi, praticamente, la legge impedisce di esprimere critiche o atteggiamenti contrari se essi discrimino ed a definire quando essi causano discriminazione è il sistema giudiziario: in nostro sistema giudiziario. Mi domando che succede se un cittadino gay si mette a commettere atti discriminatori contro un cittadino etero. Io ritengo che ogni cittadino possa esprimere qualsiasi giudizio su chiunque e risponderne secondo la legge corrente che è già piuttosto limitativa viste, per esempio, le migliaia di cause per diffamazione.
Ma l’articolo che suona quasi come un atto di arroganza è il numero 7.
“La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione. La Giornata di cui al comma 1 non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in un giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o com-porta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.3. In occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1.
Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16dell’articolo 1 della legge 13 luglio 2015,n.107, e del patto educativo di corresponsa-bilità, nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e,comunque, senza nuovi o maggiori oneri perla finanza pubblica”.
Questo articolo è quello che preoccupa il Vaticano e dovrebbe preoccupare tutti i genitori che dovranno aggiungere un altro dibattito di lana caprina nell’ambito dei Consigli di Istituto nel programmare e nel come farlo, la difesa del diritto a vivere la propria sessualità che nessuno di essi si è mai sognato di limitare. Così come scritto il DDL sarebbe discriminatorio al contrario e comunque servirebbe solo ad aggiungere barriere e non ad eliminarne. La sua approvazione nella veste attuale servirebbe solo a far cantare vittoria a chi lo ha concepito. Ma sarebbe una sterile vittoria ideologica che verrebbe resa nulla da un futuro governo con un referendeum.
Sergio Franchi