Per non dimenticare la data importante di lunedì 21 febbraio 1929 (92 anni fa)
Firmati i Patti Lateranensi
Per non dimenticare - Firmati i Patti Lateranensi
Lunedì 11 Febbraio 1929 (92 anni fa)
“La Santa Sede e l’Italia hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti”.
Con questa premessa si aprono i Patti dei Lateranensi che, dopo sessant’anni di gelo tra le due sponde del Tevere, diedero una soluzione alla cosiddetta questione romana, aprendone un’altra altrettanto annosa.
Conclusa l’impresa unitaria, nella primavera del 1861 Cavour aprì ufficialmente la “questione romana”, proclamando Roma capitale del Regno, quando la stessa si trovava ancora sotto la giurisdizione papale. Dieci anni dopo, riconquistata la città, il governo Lanza trovò la soluzione nella Legge delle Guarentigie (maggio 1871).
Con essa il Pontefice, all’epoca Pio IX, diventava suddito dello Stato Italiano, conservando tuttavia una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Il Papa non accettò la soluzione unilaterale e in segno di protesta sia lui che i suoi successori non varcarono mai la soglia delle mura vaticane.
I rapporti vennero ristabiliti quasi sessant’anni dopo, in piena epoca fascista. Dopo i vani tentativi di conciliazione nel corso dei pontificati di Leone XIII e Pio X, i primi segnali distensivi si ebbero con Benedetto XV che alimentò la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana, sostenendo nel 1919 la formazione del Partito Popolare Italiano (dalle cui ceneri nacque nel ‘42 la DC). Sul versante opposto Giolitti apriva a una nuova stagione di rapporti, attraverso la politica delle «due parallele» e rimarcando l’autonomia di Stato e Chiesa nei rispettivi ambiti.
L’avvento della dittatura fascista mise in allarme la Santa Sede preoccupata di perdere la propria secolare autonomia. Di qui, nell’estate del 1926, si avviarono delle trattative condotte per l’Italia dal consigliere di Stato Domenico Barone e per la Chiesa dall’avvocato Francesco Pacelli. Nelle ultime fasi, agli stessi subentrarono rispettivamente il capo del governo Benito Mussolini e il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Gasparri.
A questi ultimi spettò di formare l’accordo dell’11 febbraio, nella Sala dei Papi del palazzo di San Giovanni in Laterano. Il trattato (ratificato con la legge 810 del 27 maggio 1929) riconosceva innanzitutto la personalità giuridica internazionale dello Stato della Città del Vaticano, mentre quest’ultimo riconosceva il Regno d’Italia e Roma quale sua capitale.
Tra i punti salienti, venivano regolati gli effetti civili del matrimonio religioso e stanziati circa un miliardo di lire, a titolo di risarcimento per i danni subiti con la perdita del potere temporale del Papa.
I punti più controversi, che rispetto alle Guarentigie segnavano un regresso nella tutela della libertà religiosa, riguardavano l’indicazione del cattolicesimo quale religione di Stato e l’obbligatorietà dell’insegnamento della dottrina cristiana nelle scuole medie ed elementari.
Pur tra il dissenso delle correnti laiche dell’Assemblea Costituente, i Patti vennero assorbiti all’interno della Costituzione del 1948, nello specifico con l’articolo 7. Tuttavia fu avvertita a più riprese l’esigenza di modificare l’accordo, nei punti ritenuti palesemente incompatibili con i principi della Costituzione repubblicana.
Istanze raccolte più tardi nel nuovo Concordato del 1984, sottoscritto dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal segretario di Stato Agostino Casaroli. Con esso da un lato si eliminavano i punti più controversi (il riconoscimento di “religione di stato” e l’insegnamento obbligatorio cambiato in facoltativo); dall’altro si facevano importanti concessioni alla Chiesa, tra cui il finanziamento attraverso il meccanismo dell’otto per mille e il diritto a istituire scuole di ogni ordine e grado.
Giorgio Buccolini
Parole pesanti
Quest’oggi ho ricevuto una segnalazione da parte di una mamma di un bimbo disabile circa la vergognosa risposta che ha ricevuto da parte dell’ufficio servizi sociali del Comune di Nettuno. In tale mail di risposta (della quale sono in possesso) ad un quesito legittimo posto dalla mamma stessa circa la corresponsione del contributo economico come caregiver è stato utilizzato da parte di un dipendente comunale la parola malato riferendosi al figlio che è affetto da disabilità gravissima, tralasciando i toni sprezzanti usati nel resto della comunicazione. Rammento a tutti che la disabilità, come sancito dall’Onu, non è una malattia, bensì una condizione nella quale una persona non riesce a fare qualcosa, superabile se vengono messi a disposizione gli strumenti giusti. Per questo motivo devono essere assolutamente bandite tutte quelle parole che rimandano a un concetto di disabilità come sofferenza e dolore, impedimento o costrizione, incapacità. Chiedo quindi che il Comune di Nettuno, tramite l’assessora Noce e la dirigente del settore, si scusi immediatamente con la signora in oggetto ma soprattutto con il figlio, perché quanto è avvenuto non può e non deve più accadere. Tutto questo getta una terribile ombra di inciviltà su tutto l’ente comunale e sui servizi sociali che per primi dovrebbero essere attenti al settore della disabilità.
Roberto Alicandri
Cristiana e Mariangela per i tanti amici pelosi
Passione per i gatti
Sono ad Anzio, in compagnia di Cristiana e Mariangela.
Cristiana e Mariangela sono due insegnanti, che hanno una passione in comune: i gatti.
Gestiscono diverse colonie feline sul territorio di Anzio e Nettuno. Andiamo a scoprire esattamente cosa fanno.
“Cosa facciamo… diverse cose (mi dice Cristiana), ma principalmente cerchiamo di aiutare i troppi randagi presenti sul nostro territorio con sterilizzazioni per evitare nascite incontrollate per la strada (si stima che un 80% dei gattini nati in strada non riesca a sopravvivere), inoltre cerchiamo di rispondere alle tante richieste di aiuto che ci arrivano ogni giorno. Con una gabbia trappola noi catturiamo il gatto, poi lo portiamo dal medico veterinario competente e lo facciamo sterilizzare. Andiamo in giro e diamo ai vari gatti cibo, li controlliamo per vedere se la loro salute sia ok, e, principalmente ci occupiamo di darli in adozione”.
- Voi siete registrate come associazione?
“Assolutamente no. Siamo due persone normalissime che amano i gatti e cercano di tutelarli nel miglior modo possibile. Fino allo scorso mercoledì ci occupavamo personalmente di sterilizzare i gatti a nostre spese, poi ci hanno dato la possibilità di riattivarci con il servizio ASL di competenza e finalmente questo ci ha alleggerito un pochino”.
- Ma se fate tutto di tasca vostra, come fate a gestire tutti i gatti del territorio, che immagino non saranno una decina…
“Dobbiamo dire che tante persone ci danno una mano… Generalmente chi ha adottato un gatto con noi continua a sostenerci. Questo inverno una nostra adottante che di mestiere fa la grafica, ci ha regalato 100 copie che poi sono diventate 300 del calendario dei nostri pelosi e grazie a quei proventi abbiamo potuto sterilizzare oltre venti gatti.
Gestiamo due pagine facebook: i gatti di Anzio (Cristiana) e Amici per la coda (Mariangela) dove periodicamente mettiamo una lista di cose che ci servono per i randagi e dove ogni tanto chiediamo un aiuto economico con una raccolta fondi quando da sole non ce la facciamo a sostenere le spese, come fatto in questo ultimo anno per due gatti che avevano seri problemi di salute”.
- Se qualche cittadino volesse aiutarvi, cosa può fare nel concreto?
“Diverse cose… Noi portiamo i gatti a sterilizzare alla clinica veterinaria, quindi può regalarci una sterilizzazione, può donarci un pacco di crocchette. Dallo scorso mercoledì hanno riaperto le sovvenzioni per le sterilizzazioni e ci hanno affidato ad un veterinario di Pomezia. Dato che entrambi insegniamo, per noi diventa problematico ogni quindici giorni portare cinque gatti a Pomezia. Se qualche volontario volesse darci una mano nel portare la mattina del mercoledì i gatti a sterilizzare e poi riconsegnarceli per lo stallo sarebbe un aiuto enorme. Ovviamente noi daremmo il rimborso spese per la benzina utilizzata. Come detto in precedenza noi non abbiamo un terreno di proprietà e non abbiamo nemmeno un gattile… Siamo noi due e per nostra fortuna abbiamo tante persone dal cuore grande che quando chiediamo aiuto per uno stallo ce lo danno. Avere in stallo in gatto significa tenere in casa propria momentaneamente il gatto finché avrà trovato una famiglia che lo adotti. Quest’anno abbiamo organizzato diverse staffette e diversi gatti hanno trovato delle famiglie amorevoli e non vivono più in strada. Certo, in due, senza sovvenzioni comunali è difficile, ma noi siamo convinte di quel che facciamo… E’ una missione, e se qualche volta bisogna stringere la cinghia la stringiamo”.
- Se trovo un gatto investito, posso chiamare voi per salvarlo o posso rivolgermi alle Istituzioni?
“Questa è una bella domanda. Spesso veniamo contattati da cittadini e visto che noi non lo facciamo per lavoro, non possiamo rispondere subito ed attivarci. Purtroppo non c’è informazione, e noi ci teniamo a far presente che se trovo un gatto randagio, indipendentemente se è stato o meno investito, POSSO chiamare tranquillamente i vigili urbani che sono TENUTI ad attivare la procedura ASL che si occupa di tutto l’iter del recupero del gatto”.
- Un sogno ce lo avete?
“Un terreno tutto nostro dove poter creare un rifugio per loro. Anzi, se qualcuno dei lettori ne avesse uno da darci in donazione, perché essendo due cittadine con i nostri lavori non possiamo davvero permettercelo, potremmo anche pensare di creare una associazione. Ma già se un volontario potesse darci una mano ogni quindici giorni per portare i nostri gatti a Pomezia a farli sterilizzare visto che noi non possiamo essendo insegnanti e legate al nostro lavoro, (come scritto in procedenza n.d.r.) sarebbe veramente una gran bella mano”.
Due mamme per i tanti amici pelosi, ecco cosa credo siano Cristiana e Mariangela. Se volete aiutarle potete scrivere una mail a: igattidianzio@gmail.com, oppure seguire le loro pagine e contattarle lì direttamente e sono: I Gatti Di Anzio e Amici PER La CODA. Chi fa volontariato, lo fa non per se stesso, ma semplicemente perché ha un cuore grande e vuole rendersi utile alla società. Grazie ragazze per tutto ciò che fate per i nostri amici pelosi.
Barbara Balestrieri