SIMPOSIO
2020
Venti venti che provengono da ogni parte perché il Simposio è proprio il suo essere ricettore di ogni corrente, ‘culturale’, s’intende. Per l’anno appena terminato un ringraziamento per tutti quanti hanno contribuito a mantenere vive queste pagine soprattutto al redattore, il dott. Angelo Capriotti che ci ospita su Il Litorale e ai suoi Collaboratori, in modo particolare Fiorella al suo paziente lavoro di coordinare i nostri articoli, non sempre rispettosi delle regole che la sintesi per lo spazio giornalistico richiede. Riprenderemo questo nuovo anno sotto il segno di un linguaggio universale, quello dell’arte figurativa. Potremo essere così più che mai tutti coinvolti come spettatori, critici o semplicemente fruitori.
In attesa del nostro brindisi per il prossimo incontro di domenica 12 gennaio, auguro… BUON ANNO A TUTTI.
Giuliana
LA RUOTA DEL TEMPO Dopo una lunga veglia in attesa dello scoccare della mezzanotte, eccoci finalmente affacciati all’anno nuovo. È Capodanno, un nuovo punto di inizio su quella ruota del tempo che i Romani chiamarono anno, e non a caso: la parola latina annus, infatti, porta in sé il prefisso an-, il cui significato arcaico (nella vetus lingua) introduce il senso di circum, cioè “circolare” (che ritroviamo, ad es., in anulus, anello). E, come un sèrpe curvo su di sé, in forma di circolo mordentesi la sua stessa coda, l’antichissima simbologia raffigura l’anno. In vero, il suo còmpiersi è simile ad un cerchio, ad un giro di ruota: inizia sulle ceneri dell’anno precedente e si dipana sino a consumarsi là dove è iniziato. E poi si rinnova, ripercorrendo nel suo corso medesimi, identici passi. Il poeta latino Virgilio (Publio Virgilio Marone, 70-15 a.C.), parlando del ciclo dell’anno nella coltivazione delle piante, scriveva nelle Georgiche (II, 402): ...e su di sé sulle sue stesse orme s’avvolge l’anno... (...atque in se sua per vestigia vòlvitur annus...). Nel suo periodo di 365 giorni, comprende l’inizio e la fine di tutti i processi legati al giro annuale della Terra attorno al Sole, quando tutta la natura attraversa le quattro stagioni e raggiunge ora il massimo grado di energia ora quello di quiete.
CAPODANNO - Il giorno del Capodanno (primo giorno del mese di Gennaio, secondo l’attuale Calendario Gregoriano) è l’inizio di un nuovo anno. Eppur nell’alba nuova, l’immagine dell’anno che fu rimane ancora viva. Anche per questo il mese di Gennaio prende nome dall’italico dio Giano, dio bifronte che poteva guardare contemporaneamente sia al passato sia al futuro. All’atto del passaggio all’anno nuovo, sin dall’antichità era beneaugurante rivolgere alla dea romana Anna Perenna (che presiedeva al suo corso) preghiere e suppliche, affinché quello proseguisse sotto i migliori auspici. E, con i comportamenti, ci si predisponeva affinché l’inizio fosse dei migliori. Al riguardo, in epoca moderna, è dell’età vittoriana il famoso détto “quel che fai il primo dell’anno lo farai per tutto l’anno” (si pensava infatti che quel giorno potesse essere una specchio della fortuna, o della sfortuna, dell’anno neonato). Le tradizioni seguìte per il Capodanno, tramandate di generazione in generazione, rivelano quella speranza di attirare nel prosieguo la buona sorte dalla propria parte e sono strettamente ancorate a parole come “abbondanza”, “serenità”, oltreché “fortuna”, concetti tutti che sono evocati con piccoli riti scaramantici che si perdono nella notte dei tempi.
TRADIZIONI SCARAMANTICHE - Se l’anno che sta per concludersi non è stato buono, si sente la necessità di ricorrere a qualche rito propiziatorio per “ingraziarsi” il destino per un anno migliore. Le ragioni delle tradizioni dell’ultimo giorno dell’anno nascondono proprio questo tentativo. La tavola imbandita per il cenone in attesa dello scoccare della mezzanotte è il palcoscenico principale di tali richiami beneauguranti. Zampone (simbolo di abbondanza) accompagnato dalle lenticchie (simili a monete, e quindi simbolo del danaro che si spera di avere) non devono mancarvi. Anche l’uva mangiata a Capodanno richiama il desiderio di ricchezza, così come tutti i frutti rossi (ad es., il melograno) e i frutti con abbondanti chicchi. Altri potenti talismani sono i peperoncini rossi, il cui effetto scaramantico è legato al colore associato al loro fuoco interno. È di buon augurio poi indossare a Capodanno qualcosa di rosso, come anche appendere rametti di vischio sulla porta delle abitazioni (per scacciare gli spiriti cattivi dalla casa). I fuochi d’artificio e i “botti” simboleggiano invece l’uccisione del vecchio anno a favore di quello nuovo, analogamente all’accensione di falò (il fuoco ha sempre il potere simbolico di rigenerare e di purificare) per illuminare in segno di speranza l’anno nuovo sulle ceneri di quello vecchio.
BRINDIAMO! – All’ultimo rintocco della mezzanotte, auguriamoci allora ogni bene, e brindiamo! Brindiamo, con balli, con musica e con allegria, per fugare le paure quotidiane con la gioia. Brindiamo al Nuovo Anno e poi scagliamo nel fuoco o in terra il bicchiere del nostro brindisi per cristallizzare quel momento. Vorremmo non pensarci, …ma intanto fugge, fugge irreparabile il tempo (sed fugit interea, fugit irreparabile tempus - Virg., Georgiche, III, 284). Forse per questo la melodia del Valzer delle Candele che si intòna a Capodanno è così malinconica.
SCRITTURA AL FEMMINILE
Rubrica aperta a tutti
1° gennaio 1632
nasce KATHERINE PHILIPS
Nata a Londra, questa emancipata donna di origine gallese è una vera e propria letterata. Scrive poesie e non solo, traduce importanti autori francesi. Fu molto considerata da molti scrittori del XVII Secolo, incluso John Keats, e, poiché aveva iniziato ad usare nelle sue opere lo pseudonimo di “Orinda”, fu comunemente indicata come “L’ineguagliabile Orinda”.
Il tema dell’amore è al primo posto.
Canta l’amore coniugale, quello tra amici, ma soprattutto quello tutto femminile che se pur quest’ultimo ha carattere platonico, le sue teorie scandalizzano la puritana società inglese.
SONG
di Katherine Philips (UK, 1632-1664)
‘Tis true our life is but a long disease,
Made up of reàl pain and seeming ease.
You stars, who these entangled fortunes give,
O tell me why
It is so hard to die,
Yet such a task to live!
If with some pleasure we our griefs betray,
It costs us dearer than it can repay,
For time or fortune all things so devours,
Our hopes are crossed,
Or els the object lost,
Ere we can call it ours.
CANZONE
di Katherine Philips
La nostra vita invero è se non un lungo malanno,
Di reale pena intriso e d’apparente bene.
Voi stelle, che cotàl destini intricati fissate,
Oh ditemi perché
Così difficile è ‘l morire,
Un tal impegno ancora il vivere!
Se la pena nostra tradiamo con fuggévol gioia,
Più caro a noi n’è del ritorno il costo,
Poiché in simile il tempo o la sòrte ogni cosa divora,
Le speranze nostre son cancellate
Gli scopi ovvero anche perduti,
Avanti che dìr nostri li possiamo.
Traduzione di Alessandro Evangelisti
“EPIFANIA, TUTTE LE FESTE
LE PORTA VIA”
di Alessandro Evangelisti
LA RICORRENZA
Racconta il Vangelo di Matteo che tre Magi (tre Re o Saggi), venuti dall’Oriente, trovarono la via per Betlemme per adorare Gesù neonato, guidati da una stella. La loro visita avvenne dodici giorni dopo la Sua nascita. Quei dodici giorni (dal 25 Dicembre al 6 Gennaio) furono poi proclamati nel 567 d.C. periodo di festività religiosa dal Concilio di Tours della Chiesa Cattolica Franca (vedi prec. articolo “Magie della Notte di Natale”), periodo che fu da allora indicato come I Dodici Giorni di Natale. Al dodicesimo giorno, il 6 Gennaio, per la visitazione dei Magi e per la “manifestazione” (gr.ant. epifanèia, epifanìa) del Santo Bambino al mondo, quel periodo sacro ai fedeli cattolici ha termine con la celebrazione dell’Epifania. Prima dell’èra cristiana, il giorno del 6 Gennaio era già celebrato, ma per riti propiziatori legati alla fertilità del mondo pagano in cui, quelle che sono ora le feste natalizie, erano le feste connesse al Solstizio di Inverno. Dopo la data del Solstizio (21 Dicembre), momento sacro di rinascenza e di nuovo inizio, le giornate infatti tornavano ad allungarsi, la luce prevaleva sulle tenebre e il Sole - riprendendo il suo corso - risorgeva, portando germogli di nuova vita alla futura Primavera. Una tradizione arcaica voleva che dodici notti dopo la celebrazione del Sol Invictus del 25 Dicembre, proprio nella notte che portava all’alba del 6 Gennaio, la dea romana Diana volasse insieme alle sue ninfe sopra i campi, benedicendo il raccolto.
LA BEFANA
Oggi come ieri, c’è una donnina che vola nella notte del 6 Gennaio, che vola nel mondo dei bambini: la Befana (volgarizzazione