La recensione del libro di Mauro Magatti
Cambio di paradigma
Mauro Magatti, “Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando al futuro”, Feltrinelli, Milano 2018, pp. 170, Euro 15,00.
Secondo il sociologo M. Magatti (Doc. di Sociologia Economica all’Univ. Cattolica di Milano) la crisi del 2008, dalla quale ancora non siamo usciti (cfr. p. 11) è una crisi esiziale per il modello neo liberista, finanziario e ‘consumerista’ (cfr. da p. 21 a 34). Questo modello paradigmatico economico e sociale, instauratosi a livello mondiale fin dalla fine degli anni settanta, oggi, dopo essere stato in grande auge nel corso degli anni ottanta e novanta, ha cominciato a mostrare evidenti segni di degrado ed invecchiamento che ne annunciano la fine a partire proprio dalla crisi del 2008. Le vecchie regole iperliberiste, il dominio dei mercati globalizzati, l’individualismo esasperato e competitivo, la finanziarizzazione e l’opacizzarsi dell’economia, la perdita di sovranità della politica e degli Stati mostrano segnali e sono indicatori inequivocabili di un probabile superamento, senza però ancora mostrare i percorsi da effettuare questo cambiamento e come realizzare al meglio un nuovo rapporto fra lavoro e capitale, fra società ed economia.
Alla fine degli anni settanta, l’avvento dell’assetto di scambio finanziario-“consumerista” ha mandato in frantumi il precedente assetto fordista-welfarista, che aveva dominato dal dopoguerra (e anche prima del conflitto). Un assetto quest’ultimo, basato sullo scambio fra lavoro e tendenziale aumento salariale, tassazione tendenzialmente progressiva ed equa, lavoro stabile e garantito, centralità della fabbrica e della produzione, regolazione delle carriere, tutele crescenti. L’assetto successivo, stabilizzatosi nella prima metà degli anni ottanta era e ancora è anche se residualmente (secondo Magatti), basato sulla fine della centralità del lavoro e della fabbrica, delocalizzazione, flessibilità/precarietà, stagnazione e depressione dei salari, egoismo e individualismo performativo-competitivo e un’etica del consumo che ha seppellito la precedente etica del lavoro e solidaristico vigente fin dalla seconda metà dell’800. La crescita dei consumi, asimmetrica rispetto la possibilità di crescita dei salari, è basata sul debito: sull’indebitamento individuale e aziendale diffuso e la conseguente crescita delle ‘bolle’ di diverso genere sparse qua e la nel mondo, che vanno a formare una bolla gigantesca di varia densità, elasticità, grandezza, il cui scoppio parziale o complessivo genera le devastazioni che abbiamo visto e vissuto in questo ultimo decennio a seguito dello scoppio della bolla dei crediti sub-prime della Lehman Brothers. Però, per Magatti, questo secondo assetto, che ha raggiunto il suo acme negli anni novanta (dopo i governi di Reagan, della Thatcher e la caduta del muro di Berlino) e la prima decade del 2000, ora è in via di dismissione. Iper liberismo, etica dei consumi ad ogni costo, mondializzazione cieca, de-solidarizzazione nei rapporti interpersonali e sociali, incapacità di posticipare il raggiungimento immediato del profitto…tutti aspetti che sono oggi messi in discussione in revisione. Una fase di ripensamento e ristrutturazione dei rapporti sociali e produttivi che ancora non si presentano in maniera organica e capace di costruire una alternativa; tanto è che queste istanze in ordine sparso e a allo stato ancora fetale, suggeriscono a Magatti una serie di scenari di un futuro ancora indistinto ma più o meno prossimo. In queste pagine l’autore ne sottolinea in particolare due (cfr. da p. 83 a 105), mentre l’elemento della sostenibilità insieme a quello cosiddetto ‘contributivo’ (cfr. da p. 105 a 111 e da p. 141 a 149)sembra essere il tratto che, in un modo o nell’altro, potrebbe accumunare queste diverse istanze e ipotesi future. Un altro aspetto tratteggiato dall’autore è quello della possibile ridefinizione del Welfare: non più un Welfare assistenzialistico, individualizzato e esclusivamente statale, ma un welfare declinato nel senso della ‘generatività sociale’ (cfr. p. 129 e sgg.) e comunitario-relazionale.
“Al di là delle tante fatiche e del tanto dolore provocato, questa lunga crisi potrebbe rivelarsi l’occasione per far nascere un mondo migliore”(p. 151), e chissà che proprio l’uscita dalla grande paura, la voglia di ritorno alla cosiddetta normalità, non costituisca proprio l’occasione per riflettere su di essa e per un suo superamento nel senso indicato anche in questo libro.
G. Chitarrini
Il Covid dopo Luis Sépulveda ha ucciso anche uno dei più importanti filosofi
Addio Giulio Giorello
Meno di un mese fa il Covid ha portato via, insieme a centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, lo scrittore cileno Luis Sépulveda: una eccellenza della letteratura mondiale di tutti i tempi; e pochi giorni fa Giulio Giorello, uno dei più importanti filosofi sul piano nazionale ed internazionale.
Sépulveda non aveva ancora 71 anni, Giulio Giorello ne aveva da poco compiuti 75: un’età importante per uno studioso perché è proprio a questa età che si definiscono le mete dei percorsi di conoscenza intrapresi negli anni precedenti e si tirano le somme concettuali di una vita di esperienze di studio, avendo poi ancora la possibilità di guardare avanti ancora per diversi anni.
Laureato in Matematica e in Filosofia, era titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all’Univ. Statale di Milano; è stato allievo prediletto di uno dei massimi esponenti del pensiero novecentesco: Ludovico Geymonat, che fu fra i fondatori dell’Epistemologia e della Filosofia della Scienza contemporanea; soprattutto in Italia affrancò il pensiero filosofico dall’egemonia idealistica crociana (ma anche in parte hegeliana) e dall’attualismo di Gentile, senza ricadere nello scientismo e nel (neo)positivismo, anzi aprendo vie inesplorate per la filosofia e la scienza stessa.
Giorello rimodulò e ampliò aggiornandola, l’eredità di Geymonat, traghettando il sapere della filosofia della scienza verso nuovi ambiti come l’intelligenza artificiale, le neuro scienze, le tecnologie e l’informatica riservando una particolare attenzione agli aspetti etici sottesi a questi nuovi ambiti.
Pur essendo allievo di un marxista ortodosso quale fu Geymonat in campo politico-ideologico, Giorello era –pur rimanendo nell’ambito della sinistra- allergico a ogni forma di dogmatismo ed ortodossia fin dagli anni del liceo a Milano, quando entrò in forte contrasto con un suo professore dell’epoca: il fondatore di Comunione e Liberazione, don Giussani.
Uno dei suoi numerosi saggi: “Di nessuno chiesa” (R. Cortine edit. 2005) ci dà il senso di questa sua connaturata eterodossia e libertà di pensiero che lui declinava anche in senso etico e lo portava a preferire i pensatori più ereticizzanti quali Spinoza, Wittgenstein, Feyerabend e Russel.
Aveva superato il Covid ed era stato dimesso dopo due mesi di ospedale, il 12 giugno aveva sposato la sua compagna di sempre: la prof.sa Roberta Pelachin.
Uno dei suoi maggiori interessi era quello del superamento delle barriere fra la ricerca nel campo umanistico e quello nel campo scientifico; il suo a-dogmatismo, curiosità e creatività lo portava alla continua esplorazione delle forme contemporanee più eclettiche e diversificate, le rappresentazioni artistiche e mitico-simboliche (era appassionato anche di fumetti) e forse per questo uno dei paesi che più amava era l’Irlanda, considerata anche da lui terra di miti e leggende.
Giuseppe Chitarrini
Basta con l’inciviltà
I furbetti del quartierino, nell'assoluta indifferenza di chi dovrebbe controllare, alcuni abitanti di Corso Italia 54, da circa due anni hanno pensato bene di privarsi dei loro mastelli e della loro inciviltà, spostandoli da sotto le loro finestre e posizionandoli davanti al civico 52 (che ne ha già di propri). Molti cittadini del 52 ma anche dello stesso 54 si lamentano di questo degrado che devono sopportare per colpa di alcuni furbetti che agiscono così da due anni. Siamo un gruppo di cittadini stanchi di questo stato di cose, stanchi che nessuno venga mai a pulire e tagliare l'erba o a punire chi da anni porta degrado al quartiere, chiediamo all'assessore Giuseppe Pino Ranucci se trova normale questa prepotenza e lo preghiamo di intervenire per il ripristino della legalità e della giustizia. Nessuno deve subire la mondezza e l'inciviltà di altri.
No.Va Edilizia sponsor
In attesa che le autorità diano l’autorizzazione per organizzare le gare ciclistiche, Carlo Macci continua a prendere contatto con persone importanti che collaborano per migliorare il ciclismo nella Regione Lazio.
Donato D’Alessandro, titolare della NO.VA. Edilizia è disponibile per dare il giusto contributo alla Coppa Lazio, istituendo un trofeo da destinare alla società vincitrice.
L’ospite d’onore che prenderà parte alla premiazione è un grande sportivo del ciclismo, il Generale Romeo Toni.
Il ciclismo palpita per riprendere l’attività amatoriale e preghiamo le autorità preposte di mettere in sicurezza il bellissimo circuito di Cavallo Morto, che da molti mesi si trova in una situazione di precarietà.
Tutte le notizie saranno pubblicate sul sito www.sportvari.com.
Un invito alla testata giornalistica de “Il Litorale” a dare la gentile collaborazione.
Carlo Macci
Poveri marinai
Anzio - Piazza Marinai d’Italia. Purtroppo la sporcizia ne fa da padrona. Chiediamo all’amministrazione di fare qualcosa.