APRE IL PRIMO NEGOZIO LIFE 120 IN ITALIA
Grande successo per l’apertura del primo negozio Life 120 di Adriano Panzironi, una nutrita folla si è recata all’inaugurazione e ha atteso di entrare all’interno del Life 120 Lo Spaccio, questo il nome del negozio aperto ad Aprilia, il 29 agosto scorso. Un luogo dove sentirsi a casa, così riporta lo slogan; uno spazio dove si sono ritrovate centinaia di persone il giorno dell’inaugurazione.
Un vero evento, che ha visto coinvolte circa 700 persone.
Ad attendere tutti anche Adriano Panzironi, il discusso giornalista autore del libro Vivere 120 Anni e ideatore dello stile di vita Life 120 e dell’omonima azienda, insieme al fratello Roberto Panzironi, anche lui presente durante l’inaugurazione. C’era anche Benedetto Dionisi, conduttore della trasmissione Il Cerca Salute, che ha salutato tutte le persone intervenute.
“Sono molto contento dell’apertura del primo negozio Life 120, - Ha dichiarato Adriano Panzironi e poi ha aggiunto - Ci abbiamo lavorato tanto e ci è voluto un impegno molto importante, a seguito di una grande richiesta del pubblico che ci segue. Una promessa che io e mio fratello Roberto avevamo fatto a tutti”.
Adriano Panzironi ha salutato tutti gli intervenuti che hanno, anche, approfittato di questa giornata per comprare i prodotti dell’azienda allo stesso prezzo del web, senza pagare le spese di spedizione.
“Life 120 Lo Spaccio è un punto vendita che ha lo scopo di permettere a tutte le persone che seguono lo stile di vita Life 120 di poter acquistare tutti i nostri prodotti allo stesso prezzo del sito senza pagare nessun costo di consegna ne un sovrapprezzo per le spese commerciali – Ha continuato il Panzironi - Sono benvenuti anche quelli che non conoscono il Life 120 e sono incuriositi dall’altissima qualità dei prodotti”.
Adriano e Roberto Panzironi hanno accolto tutti scambiando con loro due parole e riservandogli l’accoglienza dei veri padroni di casa. Adriano ha poi tagliato poi il nastro, aprendo ufficialmente le porte di un negozio atteso da molto tempo e pieno di prodotti, oltre a tutta la linea di integratori, provenienti da una filiera etica e controllata ed inoltre tantissime novità.
L’azienda dei fratelli Panzironi passa così dalla vetrina virtuale della vendita online e al call center alla concretezza di un vero negozio che offre all’ampia platea di chi segue lo stile di vita Life 120, circa 700.000 persone, di venire a contatto con il prodotto che si sceglie di portare a casa.
Il sogno di Livio Muci, fondatore della Besa Muci Edizioni
La cultura balcanica in Italia
Il tutto nasce da un viaggio, da un’incursione come turista (cosa rara all’epoca dei fatti), in uno dei Paesi più affascinanti dei Balcani: l’Albania. Sì, perché in quegli anni a nessuno passa per la mente di andare a visitare una nazione così controversa, tranne che a Livio Muci. Lui ci va nel 1989, distinguendosi dagli adepti del sodalizio Italia-Albania, un fenomeno potente in quel periodo storico: un viaggio il suo, interamente testimoniato in un libro che pubblica proprio in quegli anni. Certo è, che quando tocca terra albanese, Livio Muci non immagina che si ritroverà a vivere uno dei periodi cruciali per la storia dell’Albania, così travolgente, tanto da scuotere l’anima del mondo intero.
Corre l’anno 1990, quando l’Albania vive un fenomeno devastante, fatto da invasioni delle ambasciate e da navi piene zeppe di uomini, che salpano senza alcun controllo, dirigendosi verso le coste pugliesi. Una vicenda sfregiante, tanto da sconvolgere la Puglia, ma anche l’Italia intera: nessuno dimenticherà mai le immagini di quelle navi colme di esseri umani, che hanno fatto il giro del mondo. Livio è lì e assiste a questo “fenomeno dirompente” e non riesce a starsene con le mani in mano. Sente di doversi approcciare a questi eventi storici in una maniera differente, tutta sua. Mentre gli aiuti umanitari sono già in atto, lui decide di affrontare e testimoniare gli eventi ai quali assiste, utilizzando lo strumento che gli è più caro e congeniale: la penna. È nel 1991, che presenta a Tirana la prima antologia di letteratura albanese intitolata Racconti dal Paese delle aquile, che porta con sé un importante sottotitolo: Non solo profughi. Una raccolta questa, edita da Besa, che però a quei tempi non è ancora casa editrice, bensì Associazione Culturale.
Perché Muci decide di pubblicare un’antologia così particolare? La risposta risiede nell’amore che sboccia nei confronti della letteratura albanese, da lui considerata un vero e proprio “giacimento di cultura”.
Ed è così che nasce la linea editoriale di Besa Edizioni, oggi diventata BesaMuci Edizioni (Nardò): viene alla luce grazie a una sorta di sodalizio tra l’interesse di carattere storico e i fatti legati alla società. La volontà di Livio Muci, attraverso la sua pubblicazione, è quella di rispondere a un periodo misto di accoglienza e intolleranza, attraverso la letteratura, al fine di sottolineare l’importante concetto di diversità. L’editore non abbraccia l’idea, secondo la quale, la differenza tra albanesi e italiani, consista solo nell’influenza che il regime ha avuto sull’Albania tutta e sulla sua stessa cultura. Secondo Muci, che da sempre si batte contro l’omogeneità, non è così; gli albanesi non sono uguali a nessuno e soprattutto non è un popolo costituito solo da profughi, (come specifica il sottotitolo della sua opera), ma anche da persone con un grande “retroterra” culturale. Battersi contro l’omogeneità e tentare di instaurare un dialogo tra i popoli che animano i Balcani, è l’ambizioso progetto di Muci ed è proprio da questa temeraria idea che nasce Balcanica, un’associazione culturale che ha come fondamento il dialogo tra i popoli. Certo, quando si parla di Balcani, si pensa a popoli uniti, che non fanno fatica a comunicare tra loro, ma Muci sa che la realtà è un’altra e che l’intolleranza è figlia di ogni Paese. Questo è il tentativo di Balcanica, condiviso anche da altri editori del posto, un esperimento importante, risolutivo e potente: invitare i popoli a parlarsi tra loro attraverso la letteratura. Perché proprio i Balcani? Perché Livio Muci si interessa proprio alla letteratura balcanica? Perché ha sempre lo sguardo attento e puntato verso gli autori di queste zone? L’editore pugliese è convinto che in occidente si sia persa la capacità narrativa, di quella narrazione intesa come un racconto che si snoda tra storia, psicologia e vita. La fantasia degli scrittori balcanici, secondo il suo punto di vista, è decisamente più fervida. Sono autori che hanno la capacità di raccontare in maniera quasi fiabesca, quelle che sono le semplici realtà di vita quotidiana. Hanno la forza di incantare con la loro penna e per questo meritano tutta l’attenzione che un editore è in grado di dare. Sanno raccontare la realtà quasi fantasticando, creando degli scritti misti di realismo e fantasia, davvero unici. Rimane un vero peccato che la letteratura balcanica non incontri il gradimento di una buona fetta di lettori.
Del resto i gusti non sono discutibili e probabilmente anche il mondo letterario si fa guidare dalle mode del momento. Il rammarico di Livio Muci è proprio quello di non riuscire a dare una buona diffusione alla letteratura balcanica in Italia, di non riuscire a stimolare il giusto interesse verso una scrittura così originale. Quali possono essere i mezzi da utilizzare, affinché l’interesse possa essere quanto meno stimolato? Sicuramente un tam tam da parte della stampa, di quei media che si occupano prevalentemente di libri per esempio, aiuterebbe tantissimo. Certo poi, rimangono i gusti dei lettori, impossibili da modificare, ma la curiosità molte volte fa miracoli. Livio Muci è consapevole dei limiti, sa che dovrà lavorare sodo per raggiungere il suo obiettivo, ma la sua passione gli permette sempre e da sempre di andare oltre, osare, sperare e riuscire.
Anna Lattanzi