Via San Benedetto Menni è chiusa al traffico da molti giorni per i ponteggi pericolanti. Un inconveniente per la viabilità cittadina
Il salva-pericolo è in pericolo all’ex Divina Provvidenza
L’8 ottobre un’auto colpiva la base dei ponteggi che ormai da due anni ‘incistano’ l’angolo nord fronte mare dell’ex Divina Provvidenza; adesso, dove c’era la plancia della parrocchia, quasi all’altezza dell’entrata della Chiesa i tubi ‘Innocenti’ sono divelti, minacciosamente contorti e sembrano mettere una gravosa ipoteca sull’intera sovrastruttura dei ponteggi, che erano stati montati per proteggere da presunti pericoli della struttura dell’edificio, e che sono a loro volta diventati alquanto precari. Il salva-pericolo è in pericolo: l’armamentario che doveva proteggere l’edificio è a rischio, un paradosso quasi vignettistico. Intanto la chiesa è chiusa, le funzioni vengono svolte nell’oratorio, un tendone di platica un centinaio di metri dentro il perimetro di Villa Borghese.
Va detto poi che non è la prima volta che ai ponteggi capita di sopportare simili sventure: qualche mese dopo la chiusura al pubblico dello storico edificio e la cacciata delle associazioni ivi ospitate da diversi decenni, il vento fece cadere un bandone della struttura di ponteggi. Il pronto intervento di alcuni cittadini e dei vigili portò alla chiusura del traffico di quella sfortunata strada che non è una viuzza, ma un’importante arteria cittadina, perché consente il collegamento diretto con il popoloso quartiere di S. Barbara con le sue scuole, l’ospedale, la caserma ispettori di P.S., uffici e centri commerciali. Comunque, nell’arco della stessa giornata (o il giorno dopo) il traffico venne ripristinato. Fu poi la volta di un’auto che andò a cozzare di nuovo alla base del ponteggio questa volta all’altezza del portone che fu degli uffici amministrativi della ASL RMH6; era piena notte, altro blocco del traffico, altre verifiche ai ponteggi, il giorno dopo, se non vado errato, venne ripristinata la consueta fruizione automobilistica della strada. Adesso ci risiamo, solo che non si tratta di alcune ore o pochi giorni, a oggi: 26 ottobre, sono già 18 giorni che l’arteria stradale è chiusa e gli inconvenienti dell’impatto del traffico su viale Gramsci e il Belvedere sono al limite della sopportabilità. Occorre imbarcarsi in vero e proprio ‘giro di Peppe’ per raggiungere il quartiere di S. Barbara, un inconveniente non da poco che grava sull’intero sistema della viabilità cittadina, di per sé strutturalmente già in affanno.
Dalla diaspora delle associazioni socio-artistiche-culturali che erano lì da decenni, sono passati quasi due anni e quell’angolo dello storico edificio assume sempre più i connotati dell’abbandono con, di fronte, il cancelletto dello sbocco a mare desolatamente e ostinatamente chiuso da ormai svariati anni.
L’insieme risulta essere uno spazio abbandonato, esonerato dalla fruizione pubblica, dopo che, da sempre quello spazio invece era adibito alla fruibilità e all’uso quotidiano dei cittadini: gli uffici della Asl, il consultorio, i servizi sociali, l’ambulatorio, la scuola di musica, le associazioni culturali che con la loro attività continua delle scuole-laboratorio e teatrali assicuravano una fruizione pubblica, poi il centro disabili, l’A.n.d.o.s… tante sono state le associazioni, le organizzazioni di interesse pubblico e cittadino che si sono avvicendate nello storico edificio. Alcuni anni fa l’altra ala del palazzo dove sono le classi del Marcantonio Colonna venne interessata dalla precarietà di un comignolo sul tetto e da alcune tegole che minacciavano di cadere, l’inconveniente venne risolto nell’arco di mezza giornata con l’intervento di un camion fornito di un braccio meccanico. Io non sono un tecnico in materia, però se i guasti sono di ordine sovrastrutturale (vetri, infissi, tegole pericolanti, infiltrazioni, intonacature ecc.) come sostiene, grosso modo, la perizia redatta da un tecnico per conto delle associazioni culturali, occorrerebbe intervenire quanto prima (e le stesse associazioni si erano offerte per contribuire alle spese) restituendo al più presto quella parte dell’edificio al suo uso pubblico. Se viceversa, i danni sono di carattere strutturale occorre lo stesso intervenire in maniera diversa per evitare ulteriori pericolosi e irreparabili danneggiamenti.
Insomma occorre intervenire con urgenza sullo storico edificio, sia per ripristinare un minimo di benessere culturale in una realtà metropolitana esangue ed esistenzialmente periferica, che non ha alcun presidio di tal genere (cinema, teatro, auditorium, biblioteca, sala espositiva…), ma anche per eliminare un principio di sfasciume e fatiscenza che potrebbe risultare, col tempo, oltre che deprecabile da un punto di vista estetico e della libera fruibilità, anche pericoloso.
Giuseppe Chitarrini