Continua una gestione confusa e pericolosa della pandemia da Covid-19
Onda anomala
Ho sempre cercato di analizzare con cautela gli accadimenti che hanno accompagnato l’evento più drammatico del nostro Paese e del mondo intero, dopo la seconda guerra mondiale. Ho sempre cercato di usare il meglio del mio senso pratico evitando, coinvolgimenti ideologici, per leggere i fatti col necessario spirito critico e mi sono sempre trovato, alla fine, a ripetere la domanda, fatta a nome delle migliaia di morti causati essenzialmente dalla mancanza di strumenti di difesa sanitaria anche primordiali come una mascherina chirurgica o altri presidi sanitari: “perché, se il 31 gennaio è stata dichiarata l’emergenza sanitaria, per intervenire in modo immediato, non si è provveduto a reperire grandi quantità di mascherine quando esse erano facilmente reperibili? A tale domanda non è stata data risposta; non è una banalità perché è per la mancanza di quei semplici rettangoli di tessuto non tessuto e di guanti di lattice e di camici che sono morte migliaia di persone. E poi: “Perché in tempo di emergenza sanitaria si è provveduto addirittura a donare alla Cina, forse per ricambiare la cortesia, 56 tonnellate di mascherine e guanti?” Sono sempre giunto alla conclusione che la pandemia veniva gestita in modo caotico e da persone incapaci. Sono rimasto della stessa idea anche quando, a “pandemia finita”, molti dei protagonisti politici sono passati all’incasso per i successi raggiunti. Il logorroico Presidente dei DPCM alludeva già ad una sua futura carriera politica di successo; alcuni “Governatori”, sceriffi e non, hanno sbancato alle elezioni regionali ed il titolare del Dicastero ha trovato addirittura il tempo per scrivere un libro per narrare perché “noi siamo l’esempio a cui il mondo guarda come punto di riferimento”. L’impatto del Covid con la realtà sanitaria di questo Paese è stato drammatico. Le carenze del tessuto dell’assistenza di base, la mancanza di strutture adeguate a livello di ospedalizzazione generica, la mancanza di decine di migliaia di medici ed infermieri, l’inadeguato numero di unità di terapia intensiva hanno concorso alla morte di decine di migliaia di Italiani sia per il Covid 19 ma anche per patologie completamente trascurate da un sistema tutto impegnato ad arginare la pandemia. Poi c’è stato il triste risveglio dopo circa sette mesi. Al risorgere del mostro, solo sopito ma tutt’altro che domo, i cittadini italiani, che tanta fiducia avevano concesso ai protagonisti della politica, erano certi che, senza praticamente nessun limite economico o procedurale, tutte le carenze, riscontrate nella fase uno, erano state sanate. Perché esse erano tutte sanabili con il danaro senza limiti, con procedure rapide e con un minimo di organizzazione pianificata. Invece no. C’erano i soldi, c’erano le procedure rese rapide dalla normativa di emergenza, ma non c’è stato uno straccio di pianificazione e di organizzazione. Si è ripreso a parlare di lockdown, di movida, di coprifuoco, di smart work, di zone rosse, dei soliti confusi e contraddittori Decreti che continuano a tagliare il problema con l’accetta. Continuando a chiudere attività per categoria e non per rispondenza alle norme individuate; continuando con un indecente scarico delle responsabilità tra il Governo e le istituzioni locali; facendo tornare questo Paese ai tempi degli staterelli medioevali guidati da governatori in cerca di protagonismo. Se i trasporti pubblici sono un forte veicolo di trasmissione del virus, non si lasciano i passeggeri a casa o se ne permette l’addensamento all’80%, ma si moltiplicano i mezzi di trasporto. Se le palestre sono causa di trasmissione del contagio, non si chiudono le palestre ma solo quelle che non sono capaci da adeguarsi alle norme di prevenzione. Se andare al ristorante facilita la trasmissione del contagio, si aiutano i ristoranti ad adeguarsi alle norme di prevenzione e si ordina la chiusura solo a quelli che non si adeguano. Se non ci sono spazi negli ospedali, si ricorre alla potente sanità privata con convenzioni ed accordi e lo stesso vale per i trasporti con i trasporti privati, del tutto disimpegnati e con le scuole, attivando l’ampia rete delle scuole religiose e private. Se la famiglia è diventata un forte strumento di contagio si fanno accordi con alberghi per isolare i contagiati asintomatici e persone da tenere in isolamento precauzionale. Insomma il Governo, in una fase di grave emergenza dichiarata, deve produrre soluzioni e non imporre limiti e norme in modo confuso e contraddittorio stressando un sistema economico già al limite della sopravvivenza. La cantilena ripete che “gli italiani sono stati bravi”. Non è vero che i cittadini italiani siano stati “bravi”, nella prima fase, per libera scelta, per convinzione; essi lo hanno fatto in gran parte per paura e minacciati da norme vessatorie. Non c’è mai stata una politica che fissasse regole chiare, stabili, certe e condivise e le offrisse al popolo come qualcosa a cui attenersi e da difendere come cosa di tutti. Se si deve convivere col Covid, si deve prevedere che questo costerà vite e che l’unico modo per ridurre il numero delle vite è solo nella responsabilità di ognuno. Ma il Governo che fa? Quale è il piano e quali le alternative? Quali le fasi esecutive? E’ Il caos normativo. È il caos organizzativo, è un susseguirsi di decisioni frammentate senza un progetto: decisioni prese dai tecnici in totale assenza della politica. E’ vergognoso concepire che, in presenza di forti necessità sanitarie, si debba discutere se attingere a 37 miliardi di Euro destinati alla sanità per adeguare un sistema in forte carenza. Un Governo che dipende per le scelte strategiche, come quella appunto di ricorrere al MEF, dalle decisioni di menti illuminate di personaggi politici come Di Maio, Crimi o di Battista. Il Governo ha lasciato colpevolmente trascorrere sette mesi senza annullare nessuna di quelle deficienze organizzative che hanno caratterizzato la fase uno. Un pachiderma che non è stato nemmeno capace di generare l’inutile topolino dei banchi con le rotelle che dovevano essere pronti da settembre e che a novembre sono stati consegnati solo al 30%. File interminabili di ore in attesa solo per fare un tampone, il contratto per l’aumento dei posti di terapia intensiva parte ad ottobre e sarà funzionante alla fine del 2021. Nessun massiccio arruolamento di personale sanitario. Nessun adeguamento operativo e funzionale della rete dei medici di base che restano in una fase di confusione anche normativa. Nessuna sostanziale decisione per proteggere le case per anziani che continuano a morire. Nessun piano valido per allargare lo spazio di trattamento delle malattie “convenzionali” e per accelerare lo smaltimento dei milioni di trattamenti sospesi. Nessun potenziamento adeguato dei trasporti nelle zone nevralgiche e nessun significativo coinvolgimento del trasposto privato. Il sistema Immuni si è rivelato del tutto inutile perché, a fronte dei 36 milioni di target è stato scaricato solo da circa 9 milioni e quello che è più grave è riuscito a segnalare solo meno di 500 possibili contagi ed, in alcuni casi, dopo una settimana dal termine della quarantena. Un fallimento che le Iene hanno documentato in più puntate del programma. Si è ricominciato a parlare delle stesse cose e degli stessi strumenti di prevenzione mascherine, distanziamento, igiene delle mani: gli stessi strumenti usati per prevenire la “spagnola”; solo che allora eravamo nel 1918! Quello che è più grave è che le persone responsabili di questo disastro restano al loro posto a raccontare come l’Italia sia un modello da imitare. Ricordo le allusioni acide rivolte, da politici illuminati e da giornalisti imparziali, a Sergio Bertolaso per i due ospedali Covid che realizzò, in pochissimo tempo con danaro privato, in Lombardia e nelle Marche. Allusioni e critiche anche da coloro che da manager come il dott Bertolaso dovrebbero solo apprendere come si gestiscono sistemi complessi perché loro non hanno dimostrato di saperlo fare. Purtroppo per governare sistemi complessi ci vogliono persone dotate di una forte capacità e quanto sta accedendo non può essere accettato come una carenza che può essere risolta dalle stesse persone che l’hanno causata. L’intero gruppo, tecnici e politici, che sta gestendo la pandemia dovrebbe essere sostituito con persone che partano da un presupposto fondamentale: la pandemia non può essere inseguita, come dice il Presidente del Consiglio, “con decisioni commisurate alla sua evoluzione”. La pandemia non va inseguita ma va preceduta; va attesa nelle sue fasi evolutive definite con gli strumenti di previsione disponibili; gli stessi che davano per certa una seconda ondata di contagi. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti.
Sergio Franchi