L’avvocato Giovanni Di Battista da sempre l’artefice legale nella difesa del territorio
L’ultimo Samurai
L’associazione La Lente ha tra le sue file un team di professionisti di livello, basti pensare che tra i legali vi è l’avvocato Giovanni Di Battista, un grande legale che con la sua enorme competenza sta gestendo per conto dell’associazione la vicenda del Borgo.
Di Battista è un giovanotto di 86 anni che ha un entusiasmo coinvolgente. Un ultimo “Samurai” che non si è mai piegato davanti ai prepotenti.
- Avvocato Di Battista mi racconta un po’ la sua storia personale?
“Venendo da una famiglia non benestante, prima di fare l’avvocato, ho fatto molti mestieri: impiegato presso una fabbrica di insegne luminose, operaio, rappresentante di commercio, il tutto studiando la notte. Laureatomi alla Università La Sapienza nel luglio del 1957, con il massimo dei voti, ho cominciato subito a fare i due anni di pratica presso un avvocato di Roma, superato l’esame di avvocato ho iniziato ad esercitare la professione da gennaio del 1960 e lo scorso anno l’ordine mi ha insignito della medaglia d’oro per i 60anni di professione che causa covid mi è stata consegnata a giugno di quest’anno. Il lavoro di avvocato da subito mi ha appassionato ed entusiasmato, perché l’Avvocato è colui che tutela i diritti dei cittadini contro i potenti. Questa è la figura ideale”.
- Quando è arrivato a Pomezia e perché?
“Ricordo a tutti che il grande polmone verde di Roma è la Pineta di Castelfusano che insieme a Castelporziano, Capocotta, con il Pigneto di Torvaianica costituiscono un unicum di oltre diecimila ettari.
Ebbene, siamo negli anni ’80, Capocotta era minacciata da una grande lottizzazione. Dovevano sorgere 5.000 ville. La lottizzazione si chiamava “Marina Reale”.
All’epoca mi interessavo di questioni ambientali con i comitati di quartiere e altri. Allora conobbi Antonio Cederna. Quale legale dell’ass.ne Italia Nostra, mi occupai dei ricorsi avverso la lottizzazione “Marina Reale”.
Insieme ai legali del Comune di Roma la spuntammo. La Tenuta di Capocotta fu poi accorpata alla “Tenuta presidenziale” e, quindi, salvata definitivamente.
Veniamo, ora, al Pigneto di Torvaianica. Anni ’80 ancora: si volevano insediare sui 50 ettari del Pigneto qualcosa come 200.000 (duecentomila) metri cubi di costruzioni.
Per rendere l’idea dello scempio, ricordo che il cd. “Palazzaccio di Roma” il Palazzo di Giustizia, conta 300.000 mc!
Fu costituito a Campo Ascolano un Comitato di Quartiere a capo del quale fu eletto un battagliero medico: il dott. Silvio Carone Fabiani, oggi, purtroppo, scomparso.
Sotto la guida dello stesso e con l’ausilio di Associazioni, Comitati etc., altre battaglie, innumerevoli ricorsi avanti tutte le Autorità Giudiziarie della Repubblica. Avevamo contro nemici potenti. La spuntammo e tale ultimo polmone verde di Pomezia fu definitivamente salvo. Meriterebbe di essere valorizzato e tutelato.
Ecco come sono arrivato a Pomezia. Successivamente, mi occupai del Comune. Ricordo le battaglie contro la discarica. Si voleva insediare, da parte della Regione Lazio, una discarica per l’amianto proveniente da tutta Italia, discarica che doveva ospitare 500 mila mc di materiale. Anche qui la lotta per i diritti dei cittadini”.
- Che idea si è fatto della nostra città?
“Pomezia ha grandi potenzialità industriali, commerciali, turistiche. La città confina con l’aeroporto di Fiumicino e con Roma, ma mancano collegamenti: si pensi all’“inferno della Pontina”. Da un punto di vista turistico, ricordo che qui la leggenda narra che è sbarcato Enea. Il comprensorio Ardea – Pomezia potrebbe essere valorizzato. Ardea è più antica di Roma”.
- Nella vicenda del borgo come è stato possibile tagliare dei platani secolari procurando un danno irrecuperabile all’intera comunità?
“Conosco da anni il Borgo. Quale ciclista (ormai in disarmo) venendo dalla strada dell’aeroporto, dopo una ripida salita mozzafiato (detta “il muretto”) ero solito entrare nel Borgo e riposare all’ombra di platani secolari (sono analoghi a quelli del Lungotevere). Ebbene, detti platani sono stati inopinatamente tagliati! Come è stato possibile? E qui veniamo alla ass.ne La Lente.
Nel dicembre 2017, il Borgo è stato chiuso alla popolazione. Ecco quindi, che fui contattato dal geometra Roberto Mambelli e dal Stanislao Morganti.
Dopo una numerosissima assemblea, fu costituita l’Ass.ne La Lente per la tutela dei diritti dei cittadini di Pomezia e in primis, per ottenere la riapertura del Borgo.
Con l’esperienza dei Comitati di Quartiere, dell’Ass.ne Italia Nostra, ho patrocinato tutte le azioni tese alla riapertura del Borgo, in tutte le sedi Giudiziarie della Repubblica, Civili, Amministrative, Penali, Corte dei Conti etc.
Non è giusto che il Borgo, insediamento secolare, ben anteriore rispetto alla “giovane” Pomezia (1938) venga sottratto all’uso pubblico! E, purtroppo, lo scempio del taglio degli alberi secolari rimorde alla coscienza collettiva. Sono beni irripetibili, la ferita rimarrà in eterno. E la bellezza, l’amenità, la frescura del Borgo sono scomparsi per sempre. Con il tempo, ci renderemo conto della ferita inferta alla collettività. Ecco il motivo delle mie azioni. Nessun interesse personale. Ma se tutti continuiamo a dire “che me ne importa”, e a voltarci dall’altra parte, non possiamo, poi, lamentarci della distruzione dell’ambiente, del peggioramento delle condizioni di vita. Ecco le ragioni della mia adesione a La Lente.
- Avvocato, nel battersi per riconsegnare il borgo di Pratica di Mare alla fruibilità dei cittadini, si sente un po’ di essere uno degli ultimi Samurai che si ribella contro le ingiustizie?
“Effettivamente, a volte, mi sembra di combattere contro i mulini a vento. Tuttavia, quando vedo l’immenso polmone verde: Capocotta, Pigneto di Torvanianica ormai salvo, la lotta per Pratica di Mare, sono soddisfatto di aver dato un mio contributo: e questo mi basta”.
A.S.