L’intollerabile assalto alla sede della CGIL poteva essere facilmente evitato
Cui prodest?
Esistono nel nostro Paese, ma anche in quasi tutti i paesi a democrazia avanzata, delle microaree della società che io definisco i negatori congeniti; sono in gran parte giovani ma non giovanissimi ed hanno nel DNA la negazione rispetto ad ogni evenienza sociale. Sono una specie di pronipoti poveri del Nihlismo ottocentesco ma si annidano nelle sacche delle ideologie del Novecento. Sono una esigua minoranza ed i governi li tollerano, per ricordarsi di loro quando questi sentono la necessità di dare segni di vita, e come? Insinuandosi in una problematica del momento, in una controversia che fa scalpore, in un avvenimento che occupa i titoli dei giornali. Possono usare gilet gialli, gagliardetti e svastiche, falce e martello, vestire di nero, andare in giro con i capelli rasati o inneggiare a pesci in scatola; insomma ogni bandiera è buona per dire no a qualcosa. Il giorno 9 ottobre è stata convocata una manifestazione statica in piazza del popolo; c’era molta gente che intendeva esprimere il proprio dissenso verso il green pass e lo faceva con bandiere e con cartelli. Molti, incluso il sottoscritto, si domandano “se sei contro il vaccino ed il green pass e non vuoi vaccinarti perché devi rompere le scatole e non solo, in dimostrazioni inutili?” Ma questi sono gli aspetti della più imperfetta delle modalità di governo: la democrazia. Si può dimostrare il proprio dissenso sempre e contro tutto ed in questo caso: prima, per garantire un vaccino per tutti e poi, contro la necessità di vaccinarsi. Nel caso della manifestazione del 9 ottobre una moltitudine di persone si era raccolta a Piazza del Popolo per dire la sua contro l’istituzione del green pass. Tutto nella normalità dunque? Si, ma fino a quando una modestissima parte dei partecipanti organizzatori, del tipo di quelli con il fascio littorio, non ha ritenuto di mettere in atto un’azione eclatante , un’azione che li portasse in cima alle notizie: assalire la sede della CGIL. Una decisione improvvisa? Un decisione tenuta occulta? Niente affatto! Una decisione anticipata e sbandierata sin dalla fase organizzativa del raduno, poi chiaramente annunciata all’inizio del comizio ed infine gridata dal palco alla fine dello stesso con l’invito “andiamo ad occupare la CGIL”. Dal momento in cui l’intenzione è stata manifestata al momento dell’assalto alla sede del Sindacato di corso Italia, sono passate circa due ore. All’azione contro la sede della Confederazione Generale dei circa diecimila partecipanti al comizio hanno partecipato non più di cento persone. I danni alle cose sono risultati rilevanti ma il fatto, sul piano simbolico, è stato inteso come un oltraggio alla democrazia. Una cosa è certa, questo avvenimento è gravissimo e che sia di stampo fascista lo afferma l’identità di coloro che lo hanno concepito e guidato. Quindi condanna assoluta di quanto accaduto e punizione per i responsabili. Ma questo riguarda la giustizia, agli osservatori ed alla stampa spetta anche il compito di comprendere e di razionalizzare gli eventi in un contesto più complesso. E qui le domande sono tante, due sono essenziali: la prima, “perché, se l’assalto alla sede della CGIL era stato annunciato ai sette venti e con largo anticipo, davanti all’ingresso non era stato schierato un doppio cordone di polizia supportato da idranti e da mezzi mobili?”. E che l’evento fosse conosciuto dalla Polizia è confermato dal fatto che sette agenti della DIGOS si erano spostati in modo indipendente davanti all’ingresso della sede della CGIL ed il corteo non autorizzato che si è diretto in Corso Italia era stato, prima concordato tra la Polizia e gli organizzatori e poi scortato da elementi della Polizia di Stato. La seconda domanda: “come è possibile che a guidare l’azione non era un improvvisato facinoroso ma il capo di Forza Nuova a Roma, Giuliano Castellino, personaggio noto e controllato, colpito da DASPO, condannato per reati similari, con obbligo di soggiorno e con prescrizione di non partecipare a manifestazioni pubbliche, dotato di bracciale elettronico e chi più ne ha più ne metta?” Certo è che il fatto che sia un’aggressione di stampo fascista non esime la Ministra degli Interni dalle gravi responsabilità di dare risposte convincenti su almeno questi due quesiti. Alla Camera dei Deputati, il 13 ottobre, la Ministra ha ancora una volta manifestata a sua inadeguatezza a ricoprire un incarico di importanza vitale, non rispondendo di fatto agli stessi quesiti e limitandosi a dichiarare che, pur sapendo della pericolosità del Castellino, “ Un intervento coercitivo non è stato ritenuto percorribile per non creare reazioni violente”. Nessuna risposta concreta è stata data sul fatto che nessuna difesa era stata predisposta presso la sede del Sindacato. Lascia perplessi il fatto che la Ministra ricalchi lo stesso schema del mancato intervento al disastroso rave party di Viterbo, dove affermò che sarebbe stato pericoloso ordinare l’evacuazione dopo che party era in atto. Ne dobbiamo desumere che la Polizia di Stato non disponga di nessuna capacità di anticipare gli eventi criminogeni ma che si debba poi limitare a non poter intervenire quando tali eventi sono in atto. L’accusa fatta apertamente alla Ministra in Parlamento ed alla quale la stessa non ha opposto alcuna giustificazione è che “lei sapeva e non ha fatto nulla e se ieri potevamo pensare che si trattasse della sua incapacità oggi sappiamo che il fatto è stato volutamente permesso”. Se questo fatto fosse verificato non solo la Ministra dovrebbe dimettersi ma sarebbe passibile di reato di omissione gravissima che ha provocato feriti e che avrebbe potuto causare morti. Ma cui prodest? Ma è semplice; se non ci fosse stato l’assalto al sindacato non se ne starebbe qui a parlare e non ne avrebbero parlato per giorni i media di ogni tipo e non lo avrebbero fatto in piena campagna elettorale. Nasce anche un’altra riflessione: ma esiste una diversificazione dei tipi di violenza e di ferite inferte e di danni provocati? Non dovrebbe essere così, ma allora perché violenze inaudite, feriti e danni causati a Milano dall’altro estremo dello schema ideologico, quello della falce e martello e della A di anarchia, viene quasi trascurato dai media? Forse perché a Milano non è stato violato il suolo sacro di una sede sindacale? Forse perché a Milano la Polizia aveva avuto l’ordine di prevenire e di intervenire nei modi adeguati? O forse perchè i poliziotti feriti ed i danneggiati a Milano sono di serie B? O forse, più semplicemente, perché a Milano il turno elettorale si è concluso? L’Italia è abituata ai rigurgiti fascistoidi in prossimità delle elezioni così come agli scandali veri o inventati relativi politici ed a persone legate a politici in auge. Basta ricordare la gogna mediatica che ha distrutto politicamente il figlio del Governatore De Luca, che è durata cinque anni e cha ha portato alla sua completa assoluzione. Basta vedere che già non si parla più della droga di quel povero disgraziato di Morisi di cui si è parlato e sparlato prima delle elezioni e che non ha nessuna colpa a meno che lo si voglia colpevolizzare per le sue tendenze sessuali. Questo non lo credo perché altrimenti mezzo panorama politico ne rimarrebbe coinvolto. Intanto le elezioni si sono concluse e il fascismo è scomparso ma sono certo ricomparirà alla prossima tornata elettorale. La complicità di una larga parte dei media e dei giornalisti addomesticati rappresenta la garanzia per una politica povera di visione storica che l’andazzo non cambierà.
Sergio Franchi
In vista del nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti
Assessore ti scrivo
Caro Assessore,
Le associazioni ed i comitati sono, o almeno dovrebbero essere, portatori degli interessi della gente nei confronti delle pubbliche amministrazioni e loro compito è quello di collaborare con queste per raggiungere quel grado di sinergia che è assolutamente indispensabile nella gestione di servizi essenziali che riguardano la difesa e la tutela dell’ambiente. Io sono portatore del parere di molti cittadini che si riconoscono nel valori di Uniti per l’Ambiente a cui aderiscono Comitati ed Associazioni varie ed avevo pensato di chiedere di incontrarLa; poi ho desistito per due ragioni: la prima per le pessime esperienze avute con il Suo Ufficio in occasione dei lavori della Commissione Speciale e poi perché ho realizzato che Lei è espressione di un’Amministrazione che non ha certamente dato segni di eccellenza nella gestione delle problematica ambientale e di una reale volontà di collaborare . E poi, Caro Assessore, ho scoperto che Lei non ama il dibattito tanto che ha preferito non rispondere ai quesiti durante l’ultimo Consiglio Comunale ma di redigere risposte scritte che, come Lei può ben comprendere, privano il pubblico, quello per cui Lei lavora e che provvede al Suo pur modesto emolumento, del bello della diretta.
Insomma chi di risposte scritte ferisce di rimbrotti scritti perisce. Vorrei subito ribadire che non mi accodo ai tanti che ne hanno scritte di cotte e di crude per il Suo modo originale di rapportarsi col Consiglio Comunale e non mi aspetto certamente che Lei sia dotato di capacità oratorie di ciceroniana memoria, ma mi aspetto, anzi esigo , che Lei sia all’altezza della gravità dei problemi che deve risolvere. Lo esigo innanzi tutto come cittadino che non si è mai posto in modo ideologicamente antagonistico nei confronti della Sua parte politica ma poi perché ho il diritto di coloro che contribuiscono al bilancio pubblico che nel caso specifico significa che faccio parte del 50% dei cittadini di Anzio (se le percentuali non sono cambiate) che pagano la TARI. Quindi debbo necessariamente ritenere che il Sindaco di Anzio, imprenditore prestato alla politica, in un momento di crisi nel dicastero ambientale abbia selezionato accuratamente una persona che sia all’altezza di vincere la sfida che i tanti problemi propongono e lo abbia fatto scegliendo un altro imprenditore prestato alla politica, col le capacità necessarie. Quindi io e tanti altri ci aspettiamo i fatti perché di chiacchiere ne abbiamo avute in quantità industriali. Ho letto che comincia una nuova era ad Anzio e, mi creda, nessuno sarebbe più felice di me se ciò rispondesse a verità. Ho letto che il giorno 22 ottobre era programmata la rimozione di cumuli di rifiuti alla Zodiaco; è sorprendente che ciò debba avvenire con ordinanza sindacale e poi che Lei vorrà incontrare le associazioni. Tutto bene ma non venga a raccontare, come ha scritto nella sua risposta al Consigliere Brignone, che il problema dei rifiuti nelle strade è praticamente risolto. Nelle sue passeggiate antelucane se ne vada in giro per le strade di Lavinio e troverà centinaia di sacchi di rifiuti da giardino che vi giacciono da mesi, vedrà secchi marroni, gialli e verdi insieme perché la ditta non è passata a prelevarli e poi tonnellate di rifiuti in mucchi ovunque e specialmente nella zona di Padiglione, in prossimità di telecamere, vada a vedere l’effetto che fa. So che se ne farà allegramente una ragione ma Uniti Per l’Ambiente non farà parte delle associazioni che lei incontrerà. Noi abbiamo già dato. Ed abbiamo, nello specifico, fornito commenti e suggerimenti nella fase di appalto, dopo la lettura del Capitolato di gara. Lo abbiamo fatto alla luce della esperienza decennale e delle migliori pratiche industriali. Ora vogliamo vedere come essi sono stati recepiti e come Lei saprà metterli in atto. Perché, caro Assessore, la Sua tesi che alle cose tecniche pensa il dirigente andrebbe completata con l’affermazione che Lei è responsabile di dare al dirigente, direttive politiche, obiettivi, tempistica e che poi per lo stesso dirigente lei deve controllare se le direttive sono state attuate, misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi ed i tempi in cui ciò è avvenuto e quindi deve comportarsi di conseguenza nel definire se il Responsabile Unito del Procedimento meriti di restare in quel posto o se egli deve essere rimosso. Questo è quanto la gente si aspetta che Lei faccia.
Buon lavoro
Sergio Franchi
per Uniti Per l’Ambiente