LA STORIA DEL NETTUNO CALCIO - Il racconto di una donna straordinaria: Chiara Antonelli, la massofisioterapista dell’ASD Nettuno Calcio
Nelle mani di Chiara poesia e magia
Con il pressing, il raddoppio delle marcature, il raddoppio del raddoppio, una partita di calcio è diventata un continuo scontro fisico, quasi sempre ai limiti della liceità regolamentare. Quante situazioni fallose deve affrontare chi ha la cura dei muscoli dei calciatori? Diciamo, convenzionalmente una decina. E quante volte deve invece intervenire il massofisioterapista in questo convulso, esasperato operare falli dell’avversario? Almeno la metà. Ho avuto spesso modo di confessare la mia breve vocazione calcistica. Forse perché ho rimpianti per non aver potuto esprimermi al momento migliore della mia gioventù, avendo avuto la possibilità di fare un provino nel 1962, con la Lazio giovanile guidata da Bob Lovati, preferendo imparare il mestiere di mâitre d’hotel. In quei tempi a bordo campo c’era sempre l’unico massaggiatore di Nettuno: Mario Ottaviani, il quale durante un incontro di calcio, mi rimise in piedi dopo uno scontro con il portiere e il terzino avversario, su una palla alta provenite dal calcio d’angolo.
Questo approccio è stato necessario per spiegare come e quando è nata la mia simpatia per la categoria dei massaggiatori.
Recentemente, sono andato a vedere la partita di calcio del Nettuno, quella giocata in casa, e vinta per due reti a uno, contro l’Ostiamare. Oltre ai giocatori, allenatore e accompagnatori, sulla panchina della squadra del Nettuno, c’era anche il massofisioterapista, che è una donna: si chiama Chiara Antonelli, ha trentotto anni e indossava la tuta, come tutti gli altri che erano seduti con lei in panchina.
Per conoscerla meglio ho preso appuntamento e martedì 26 ottobre scorso, alle ore 17,00 in punto, ero nell’infermeria del campo De Franceschi, nel complesso sportivo del Loricina. Lei, Chiara Antonelli, laureata in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie e Adattative presso l’Università degli Studi di Perugia, è la regina della stanza. Nell’ora e mezza di colloquio, ha tenuto sul lettino quattro calciatori della prima squadra e un paio di ragazzi della juniores. Mi aspettavo di sentire l’odore dell’olio di canfora, come si usava in passato, niente di tutto ciò; barattoli di pomate ed un’adeguata attrezzatura computerizzata, sono alla base delle sue cure. Lei, Chiara Antonelli, la massofisioterapista del Nettuno Calcio, mi ha spiegato che l’olio di canfora va usato, per chi ne ha bisogno, prima di una gara, per riscaldare i muscoli. Quelle sedute, invece, servivano per ridurre i traumi degli infortuni subiti la domenica precedente o addirittura vecchi infortuni, come il caso della guizzante ala sinistra Alessandro Sbordone, al quale le mani sapienti di Chiara erano riuscite a far sparire un ematoma alla caviglia del piede sinistro, per un trauma distorsivo.
Anche il secondo di turno ad adagiarsi sulla tavola, Manuel Nanni, ha avuto la necessità d’intervento alla caviglia; il terzo Erik Laghigna, che è il bomber della squadra, si è dovuto sottoporre alle mani magiche di Chiara Antonelli per un disturbo di fascite plantare. Flavio Porcari è stato il quarto, e anche per lui attrezzo computerizzato e pomate spalmate con professionalità.
L’infermeria si era trasformata ben presto in un salotto dove si affacciavano dirigenti e calciatori, compresi il presidente Stefano Tosoni e il direttore generale Roberto Bonacini, che con Chiara Antonelli ha un rapporto professionale di fiducia, che va indietro negli anni, al tempo della loro esperienza nella squadra di Falasche del presidente Alberto Alessandroni, dove la massofisioterapista cominciò la sua esperienza nel mondo del calcio dilettantistico. Terminato il rapporto di Bonacini col Falasche e aggregato nel team di Tosoni, Roberto Bonacini ha chiesto e ottenuto l’ingaggio, nel 2018, anche per Chiara Antonelli. Lei, la dottoressa Chiara Antonelli, quando non è nel rettangolo di gioco, collabora con lo studio di un medico di base; il mondo del calcio però è ciò che le sta maggiormente a cuore.
Silvano Casaldi
Foto di Massimo Petrangeli