Il Litorale • 9/2019
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LA GABBIA DI FARADAY
Le statistiche dicono che ogni aereo di linea, o comunque di grossa stazza, che svolge
attività continua e regolare, ha a che fare, in media, con due fulmini all’anno. A dire il
vero, nei quarant’anni della mia vita di pilota, io personalmente ne avrò presi quattro
o cinque in tutto. Di solito, come sapete, la cosa non è di per sé pericolosa. La corren-
te elettrica del fulmine scorre all’esterno della fusoliera di alluminio (la Gabbia di Fa-
raday!) per poi uscire rapidamente e scaricarsi verso terra o verso un’altra nuvola che
sia elettricamente carica di segno contrario. Meno male, vien da dire, perché si tratta
pur sempre di una scarica di oltre 100.000 Ampere che, tutti assieme, sarebbero capa-
ci di perforare una lastra di acciaio di tre centimetri. Dunque tutto bene quel che fini-
sce bene? E invece no!
EVVIVA IL CARBONIO!
Oggi infatti, per costruire gli aeroplani, si sono inventate le leghe di carbonio: più
leggere di una piuma, più resistenti dell’acciaio, più adatte a tutto. E addirittura più
economiche dell’alluminio! Fantastico! Ma ecco la cattiva notizia: le nuove leghe non
sono più conduttrici come lo era l’alluminio, anzi adesso sono resistenti al passaggio
della corrente. Conseguentemente la corrente non può più scorrere tranquilla. Adesso
può colpire ovunque incontri resistenza, anche deviando verso l’interno, causando
ustioni, bruciature, danni meccanici e elettrici di dimensioni difficilmente prevedibili.
E allora? Niente paura: per ovviare alla situazione, le case costruttrici hanno comin-
ciato, già da tempo, a coprire le superfici con sottili reti metalliche per permettere il
dissiparsi della corrente. Purtroppo però per fissare quelle reti è necessario usare delle
resine che, ahimé, sono resistenti al passaggio della corrente. Per cui, come vedete,
siamo punto e a capo. Naturalmente non voglio spaventarvi. Anzi vi assicuro che la
Scienza dei Materiali Speciali è sempre al lavoro per nuove soluzioni. Quindi, nel
Pag. 26 Il Litorale ANNO XIX - N° 9 - 1/15 MAGGIO 2019
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
Via delle Orchidee, 61 - Lido di Cincinnato - Anzio
E-mail: ilsimposio@alice.it • aa amici del simposio di Lavinio
Giuliana Bellorini
è l’organizzatrice
del salotto sede del Simposio
quali per partecipare in sè di scuro colore, la bianchezza di tale aria interposta rende
le parti oscure più azzurre che le loro parti illuminate».
«Aveva veduto Giorgione alcune cose di mano di Leonardo molto fumeggiate e cac-
ciate, come s’è detto, terribilmente di scuro: e questa maniera gli piacque tanto, che,
mentre visse, sempre andò dietro a quella, e nel colorito a olio la imitò grandemente
… Diedegli la natura tanto benigno spirito, che nel colorito a olio ed a fresco fece al-
cune vivezze ed altre cose morbide, unite e sfumate talmente negli scurì, che fu cagio-
ne che molti di quelli che erano allora eccellenti, confessassino lui essere nato per
mettere lo spirito nelle figure, e per contraffar la freschezza della carne viva …»
(G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori, 1568)
LEONARDO
Una ricorrenza, un anniversario sono occasioni per far riemergere dalla memoria un evento o un personaggio e metterlo in primo
piano celebrandolo con manifestazioni, approfondimenti nonché festeggiamenti. È la volta di Leonardo che quasi tutti pensano di
conoscere. Ma è proprio così? Per vedere la Gioconda al Louvre si fanno file lunghissime come per il Cenacolo a Milano.
Ma il personaggio è di tale statura che confinarlo ai capolavori dipinti che lo hanno reso giustamente famoso è oscurarne la sua
parte essenziale. Leonardo è soprattutto un genio naturalista che osservava la NATURA in tutte le sue manifestazioni. Senza distin-
zione, l’uomo, le piante, i movimenti dell’acqua e del vento suggerivano in lui intuizioni e ragionamenti da cui traeva spunto per la
sua scienza tutta sperimentale, da omo sanza lettere, come amava definirsi. La sua ricerca lo avvicina a quella dei filosofi contem-
poranei e come scrisse A.von Humbodlt «… fu il primo ad imboccare la strada che conduce nel punto in cui tutte le impressioni dei
nostri sensi convergono nell’idea dell’unità della natura»
Per saperne di più, tutti a Forte Sangallo per gli incontri organizzati dall’Istituto Italo Tedesco.
Non mancate.
Giuliana
I SEMINARI DEL SIMPOSIO
LA TRADUZIONE CREATIVA
(traduttologia III)
a cura di Giancarlo Marchesini
TRATTATO DELLA PITTURA
Domenica 5 maggio – ore 17.00
Mercoledì 1° maggio 2019 - ore 17.00
Leonardo,
particolare del
paesaggio da
Vergine con bambino
e sant’Anna
Louvre, Parigi
Nel Trattato si espongono le teorie sulle tecniche pittoriche per ottenere la verosimi-
glianza delle cose che si fanno animate dall’aria avvolgente. Il bianco e il nero vengo-
no rivalutati come colori veri e propri per illuminare o ottenebrare gli altri: giallo,
verde, azzurro e rosso
«De' semplici colori il primo è il bianco, benché i filosofi non accettano né il bianco
né il nero nel numero de' colori, perché l'uno è causa de' colori, l'altro è privatione.
Ma perché il pittore non può far senza questi, noi li metteremo nel numero degli altri,
e diremo il bianco in questo ordine essere il primo nei semplici, il giallo il secondo, il
verde il terzo, l'azzurro il quarto, il rosso il quinto, il nero il sesto: ed il bianco mette-
remo per la luce senza la quale nissun colore veder si può, ed il giallo per la terra, il
verde per l'acqua, l'azzurro per l'aria, ed il rosso per il fuoco, ed il nero per le tenebre
che stan sopra l'elemento del fuoco, perché non v'è materia o grossezza doue i raggi
del sole habiano à penetrare e percuotere, e per conseguenza alluminare».
IL PAESAGGIO DIVENTA PROTAGONISTA
Nulla è separato, natura e figura sono avvolte di aria, di luce o di tenebre, in una pro-
fondità atmosferica che valse d’insegnamento ai pittori di Venezia, soprattutto Gior-
gione dando dignità al soggetto prima relegato in second’ordine.
«Dell'aria che mostra più chiare le radici de' monti che le loro cime. Le cime de' mon-
ti si dimostreranno sempre più oscure che le loro basi. Questo accade perché tali cime
de' monti penetrano in aria più sottile che non fanno le basi loro, per la seconda del
primo che dice, che quella regione d'aria sarà tanto più trasparente e sottile, quanto
essa è più remota dall'acqua e dalla terra; adunque seguita, tali cime dei monti che
giungono in essa aria sottile si dimostrano più della loro naturale oscurità che quelle
che penetrano nell'aria bassa, la quale, com'è provato, è molto più grossa. Perché gli
alberi da una distanza in là quanto più sono lontani più si rischiarano. Da una distanza
in là gli alberi, quanto più s'allontanano dall'occhio, tanto più gli si dimostrano chiari,
tantoché all'ultimo sono della chiarezza dell'aria nell'orizzonte. Questo nasce per l'aria
che s'interpone infra essi alberi e l'occhio, la quale essendo di bianca qualità, quanto
con maggior quantità s'interpone, di tanto maggiore bianchezza occupa essi alberi, i
FULMINI E SCOSSE ELETTRICHE
di Sergio Bedeschi
Vedi articolo presentazione seminario su Il Litorale N° 8
Giorgione, La tempesta, part. 1505, Galleria Dell’Accademia, Venezia
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