Il Litorale • 9/2019
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Pag. 40 Il Litorale ANNO XIX - N° 9 - 1/15 MAGGIO 2019
Romanino era il nome di battaglia
di Mario Abruzzese e lo chiama-
rono così perché sapevano che
era nato in un paese vicino Roma.
Il partigiano Romanino non era
romano però, era di Nettuno, nato
il 26 giugno 1920 in via Anzio
(l’attuale via Antonio Gramsci).
Il padre si chiamava Umberto ed
era di Chieti, dell’Abruzzo, chia-
mato ad assumere l’incarico di
capostazione a Nettuno, quando
ancora il treno arrivava al Belve-
dere, di fronte al Castel Sangallo.
La madre invece era di Ficulle, in
provincia di Terni e si chiamava
Fillide ed era una Miscetti. Mario
era l’unico maschio di quattro fi-
gli, aveva tre sorelle che si chia-
mavano Maria, Marcella e Mara,
tutti nomi che iniziano con la let-
tera emme e c’è da credere che
furono scelti di proposito.
Il padre di Mario aveva i capelli
color castano chiaro, biondicci e
dal padre ereditò il colore dei ca-
pelli; dalla madre ereditò il carat-
tere pugnace e l’intraprendenza.
Infatti quando si trattò di fare la
scelta: se andare a casa o arruo-
larsi volontario con i partigiani
dopo l’8 settembre ‘43, Mario
non ebbe esitazioni ad unirsi alla
Brigata Garibaldi.
Lui sottotenente di complemento
fu scelto come vice comandante e
diventò rapidamente uno dei
maggiori capi delle brigate che,
col tempo, diventarono sempre
più numerose, fino ad assumere
nel dicembre del 1944 il comando
di oltre duemila uomini. Una del-
le sue più ardimentose azioni fu
quella di impedire che venisse
smantellata la Fiat presidiando gli
impianti dello stabilimento di Mi-
rafiori e respingendo l’assalto dei
tedeschi che intendevano impos-
sessarsi dei macchinari per trasfe-
rirli in Germania. Mario Abruzze-
se è stato un indomito combatten-
te, un vero e riservato eroe della
Resistenza. I ragazzi di Nettuno
che l’hanno conosciuto appena ri-
entrato dal Venezuela nel 1958,
non sapevano nulla di lui. Lo am-
miravano per il suo fisico di atle-
ta e la capigliatura bionda e ondu-
lata, e lo avevano soprannomina-
to Boniperti, il biondo capitano
della Juventus. I più adulti ricor-
davano che era un eccellente nuo-
tatore, tanto bravo da nuotare dal-
lo Stabilimento Giovannino, sotto
il Belvedere, fino al porto di An-
zio e tornare indietro senza ri-
prendere fiato.
Di Mario Abruzzese, eroe parti-
giano non si sapeva niente allora
e non si conosce la sua storia nep-
pure oggi, dopo 75 anni da quegli
avvenimenti. Niente è stato fatto
per lui, ad eccezione della piccola
Per carità, nulla a che vedere con
il romanzo di Hemingway! Nessu-
na sfida tra l’uomo e il pescecane,
tra l’uomo e la natura. Niente più
muscoli... ormai sono cose da nar-
rativa, non appartengono alla vita
reale. Il vecchio, seduta su una
panchina della” piccola pesca”,
guarda... la giornata è stupenda, il
mare una tavola, sente il vocio dei
pescatori che vendono il fresco
pescato, il garrito dei gabbiani e
tante grida di bambini che giocano
in piazza Garibaldi, un rumore di
tamburelle, quelle palle che fini-
scono sempre sul giornale di un
altro vecchio che legge. Il vecchio
guarda, ascolta, pensa... Pensa le
stesse cose che ha pensato ieri... la
passeggiata è sempre la stessa. E i
ricordi... già i ricordi quelli che
pesano perché sono belli e non
tornano più come vita reale! Sente
le grida dei ragazzi e delle ragazze
che vanno su e giù e non lo guar-
dano. Il vecchio è stato bambino,
tutto preso dagli occhi e dalle ma-
ni della mamma, poi ragazzo in-
namorato... il cuore che batte, gli
occhi che guardano, che attendono
altri occhi che guardano. E passa-
no i giorni, uno dopo l’altro, ma il
ragazzo è paziente. Com’è diffici-
le, quando si è ragazzi, capire i
propri sentimenti, governarli, sono
piccole grandi tempeste che ti
scoppiano dentro e non sai nean-
che tu da che cosa hanno origine.
I vecchi sono un’altra cosa, anzi,
non esistono affatto... Sono tolle-
rati, danno fastidio; quando se ne
vanno? E poi bisogna pagare pure
il funerale. Menomale che ha una
cinquantina di milioni di euro in
banca, sennò la figlia, che non ve-
de da venti anni, neanche lo porte-
rebbe al cimitero!!! Lo affidereb-
be a un’agenzia funebre? Bah!...
Una corona? Oddio... E quanto
costa? E’ troppo! lo ho i figli che
vogliono tutto firmato. Il nonno
ormai è andato. Menomale che c’è
un altro mondo, altrimenti sai che
palle... Si nonno, ma ti pare non-
no, come vuoi nonno: tutte man-
frine, nulla di vero. Il vecchio lo
sa che è solo un tollerato, uno che
da fastidio, che attraversa la strada
lentamente e le macchine che han-
no fretta e sfrecciano via fino a
sfiorarlo, che non ricorda bene le
cose, se ha mangiato o no e che
cosa ha mangiato! E poi andare in
farmacia, accompagnarlo dal me-
dico, parlare per lui perché con la
testa non ci sta più di tanto; e se
sbaglia a prendere i medicinali...
Una pillola in più o in meno...
Quanta pazienza con il vecchio!
In attesa che se ne vada... E chissà
se ci lascerà qualcosa, magari per
pagare il funerale. E’ triste il gior-
no dopo giorno del vecchio!!! E
ogni tanto un acciacco in più. Di
notte il mare non c’è, si sente sol-
tanto lontano lo sciabordare di
qualche onda! E bisogna aspettare
il nuovo giorno perché l’azzurro
del mare torni a confondersi con
l’azzurro del cielo. Il vecchio e il
mare! Il mare dei ricordi bellissi-
mi, dei primi braccioli, dei primi
tuffi... Guarda, papà, diceva il fi-
glio morto due anni fa quanto re-
sisto sott’acqua... E risa e risa, e
schizzi e schizzi... il mare è una
festa. Il vecchio passeggia e guar-
da il mare, sente le grida festose
del ragazzi e delle ragazze tutti ri-
denti e felici. Poi arrivano i loro
problemi: il lavoro che non c’è, un
amore che sfiorisce, un altro in ar-
rivo, quello giusto, quello del ma-
trimonio; lei lo vuole, ci crede e
lui lo sa! Che sarà domani? Dure-
rà il mio lavoro? Mi rinnoveranno
il contratto? Ancora non lo san-
no... Solo il vecchio saggio -tutti i
vecchi sono saggi- sa che avranno
giorni difficili! Ma adesso è così!
La giornata è stupenda, il mare
una tavola... E il vecchio sorride
per quello che può, anche se sa
che domani è un giorno in meno
da vivere, perché i vecchi contano
gli anni, i mesi, i giorni.
E’ mezzogiorno; un pranzetto dal-
l’amico Maurizio al Porticciolo e
poi le pillole... Mi raccomando le
pillole!!! Che tristezza quando la
vita è fatta di ricette e farmacie!
Ma c’è sempre la panchina della
“piccola pesca” dove si può ricor-
dare e sognare ancora un po’! Fi-
no a quel giorno... quello della di-
partita.
Guglielmo Dionisio
Vogliamo ricordare il partigiano Mario Abruzzese detto Romanino di Nettuno
Un eroe dimenticato
5xmille al Bambino Gesù
Le riflessioni del nostro nonnino Guglielmo Dionisio
Il vecchio e il mare
targa stradale chiesta con forza e
ottenuta dalla moglie Angela
Censi, in un vicolo che è una de-
viazione della via Gramsci, che
va a ricongiungersi con la via del-
la Resistenza Nettunese.
Dieci metri di strada sconnessa,
dove fino a poco tempo fa il mu-
nicipio aveva fatto sistemare due
grandi raccoglitori per l’immon-
dizia, proprio davanti la palina e
la targa stradale.
Al suo funerale che si svolse alla
Collegiata di San Giovanni, il 3
febbraio 1972, c’era la rappresen-
tanza di tutti i partigiani italiani,
perfino francesi, capitanati da An-
tonio Giolitti, allora ministro del
governo presieduto dal democri-
stiano Emilio Colombo. Citando
il valore e le gesta del Romanino
e ricordando d’essere stato il
compagno che a Torino lo aveva
fiancheggiato nell’azione che li-
berò lo stabilimento Fiat dall’as-
sedio dei tedeschi, Giolitti disse:
“Dobbiamo a eroi sconosciuti co-
me Mario Abruzzese la democra-
zia e il riscatto dell’Italia dal fa-
scismo”.
In tutti questi anni, dopo la sua
morte avvenuta improvvisamente
per infarto il 4 febbraio 1972, gli
amministratori che si sono succe-
duti non hanno mai pensato di ri-
cordare la figura di quest’uomo
che ha saputo tenere alto l’onore
di Nettuno, durante la seconda
guerra mondiale, fino al 25 aprile
1945. Sarebbe bastato che avesse-
ro fatto tesoro delle parole di An-
tonio Giolitti per commissionare
una targa, un busto, un qualcosa
per cui la città si sarebbe arricchi-
ta di storia e lasciato un’impronta
indelebile. Qui che per tre giorni,
dopo l‘8 settembre del ’43 la po-
polazione insorse contro i tede-
schi che arrivarono in massa per
disarmare i soldati italiani di stan-
za nelle caserme Piave, Donati e
Tofano.
Qui che per tre giorni i giovani
nettunesi affrontarono le forze
sproporzionatamente superiori
con atti di eroismo, subendo mor-
ti e feriti durante gli scontri, an-
che dopo la resa del 12 settembre,
quando furono costretti ad alzare
bandiera bianca. Qui che con i
giovani di Nettuno non esitò di
unirsi il campione di calcio Silvio
Piola, centravanti della Lazio e
della Nazionale Italiana campione
del mondo nel 1938, nel tentativo
di ricacciare i soldati della wehr-
macht armati di mitragliatori e
carri armati. Qui nella città che
ognuno ha sempre sognato, un
centro di buon governo del quale
ci si vorrebbe sentire sempre or-
gogliosi. Qui sarebbe da ricordare
e divulgare la storia di chi, in no-
me della libertà, ha combattuto e
rischiato di morire.
Silvano Casaldi
Lo Sportello del Cittadino
di Anzio in collaborazio-
ne con AIDE Nettuno,
istituiscono uno sportello
destinato all’accoglienza,
all’ascolto, all’assistenza
legale e psicologica delle
donne vittime di Violen-
za.
Il centro d’ascolto “Usci-
ta di Sicurezza” sarà atti-
vo presso gli uffici dello
sportello del Cittadino in
Corso Italia 2/A Anzio, e
sarà aperto da sabato 4
maggio dalle 10.00 alle
12.00.
Gli operatori del progetto
“Uscita di Sicurezza”so-
no formati dallo staff del-
l’associazione AIDE Net-
tuno.
Un servizio fortemente
voluto dal presidente dell’
Associazione Quartiere
Europa Francesco Zucca-
ro.
Barbara Balestrieri
Uscita di sicurezza
L’Ospedale Bambino
Gesù è classificato come
Istituto di Ricovero e
Cura a Carattere Scienti-
fico (Irccs) da oltre 25
anni. Ha sviluppato
un’attività scientifica ri-
conosciuta a livello inter-
nazionale. Solo nel 2012
sono stati identificati
grazie alla ricerca nove
geni responsabili di ma-
lattie pediatriche rare.
331 le sperimentazioni
cliniche avviate. 467 gli
articoli scientifici pubbli-
cati. Circa 600 i ricerca-
tori coinvolti nei progetti
dell’Ospedale. E’ attivo
il più grande laboratorio
di ricerca europeo, con un’ottima
officina farmaceutica (cellfactory)
per la produzione di cellule stami-
nali presso la Sede dell’Ospedale
di San Paolo Ecco il motivo per
cui esorto tutti coloro che sono in-
tenzionati a contribuire con il 5
per mille all’Ospedale Bambino
Gesù per ringraziare i Medici e
tutto il personale infermieristico
che si adopera per i piccoli rico-
verati con passione. Di questo ne
sono certissimo perché recente-
mente ho ricoverato una mia nipo-
tina ed è stata trattata da piccola
principessina. Ora è tornata a
scuola. Un Grazie.
Eduardo Belcastro
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