SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
IL LIBRO
«Il libro è sacro. Come il pane.» Così diceva mio padre. In quel tempo, nella vetrina della modesta libreria del paese, erano i "Classici" accanto a qualche novità. Possedere un libro era sicuramente un privilegio quando, per molti, la lettura era considerata un ozio dannoso.
Oggi il libro rimane cosa preziosa, pur constatando con tristezza il suo essere diventato, come tanti altri, un oggetto di consumo "usa e getta". Pagine incollate costrette in una grafica soffocata e stampata su carta sempre più scadente, per un numero eccessivo di autori e pubblicazioni che, dopo aver riempito a dismisura vetrine di librerie e siti internet, finiscono tristemente al macero.
Da questo stato di cose, persone sensibili si stanno ingegnando in soluzioni per "salvare il salvabile". In mezzo a questa jungla c'è che si è votato a questa causa. Iniziative che si stanno diffondendo un po’ ovunque. Accanto alle tradizionali bancarelle di libri usati e fine serie ecco, volonterosi si propongono per uno scambio “amichevole”. Soluzioni creative che si scoprono in spazi inaspettati; contenitori di ogni specie per invitare alla lettura.
Un contenitore "fai da te" di legno con tanto di coperchio per il riparo della pioggia all'ingresso di una Latteria e, un grande cesto che verrà ritirato la sera, accanto alla “Boutique” di un paesino di montagna invita a fare lo stesso. Bacheche con libri all'ingresso dei boschi. Al Bar.
E anche una sola Poesia diventa come un cioccolatino da offrire, per colmare una pausa o un'attesa, o da conservare come pensiero da meditare. Un invito a riscoprire il piacere della lettura e della scrittura, anche a mano, come valori da apprezzare.
Buona lettura Giuliana
LA CASETTA PER I LIBRI
di ROBERTA
Buonasera!
Per tutti gli amanti della lettura da oggi davanti al salone c'è una CASETTA DEL LIBRO a vostra disposizione.
Se non trovate libri di vostro gradimento all'interno del salone, senza obbligo alcuno, ce ne molti altri che io presto.
Credo che la lettura sia una grande fonte di benessere, perché stimola la mente, migliora la memoria e aiuta a comprendere se stessi e gli altri
Prendete un libro »
Lasciate un libro »
Vi confido infine che avrei UN SOGNO:
organizzare anche dei momenti di lettura condivisa, se qualcuno è interessato si faccia avanti.
LA CASETTA PER LE POESIE
di ALFONSO
Ideata e realizzata da Alfonso Marino per accogliere e distribuire le POESIE
La prima casetta è stata installata nella sede del Simposio in via delle Orchidee, 61.
Oggi Alfonso tiene un “il Diario della casetta” una mappa che registra le varie località che hanno aderito all’iniziativa.
Cantare in tempi bui
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore
S. Quasimodo
Sono oramai più di trent’anni anni che mi sono assegnato il compito di diffondere la parola poetica sia tra le persone che incontro quotidianamente durante i miei giri lavorativi e i posti che frequento, sia tra gli amici e i conoscenti sparsi in Italia ed in alcuni paesi del mondo, attraverso l’utilizzo della posta elettronica. A questi ultimi spedisco quattro o cinque poesie alla settimana, poesie scelte tra quelle che incontro durante le mie letture.
In questi anni diverse sono le situazioni problematiche che si stanno sviluppando, con sempre maggiore velocità, nel mondo, a fronte delle quali riscontro in coloro che di queste problematiche si dovrebbero occupare, perché delegati dalla collettività, una sempre minore volontà di risolverle.
Mi riferisco a problematiche inerenti il cambiamento climatico, che non riguarda più soltanto i paesi del cosiddetto terzo mondo, ma tutto il pianeta. Assistiamo sempre più ad eventi che arrecano ingenti danni alle popolazioni ed alle cose. Problematiche che vengono sempre più spesso minimizzate se non addirittura disconosciute da diversi politici.
Mi riferisco alle problematiche causate dall’inquinamento dovuto alla massa sempre più grande di rifiuti (es. plastiche e micro plastiche che mettono a repentaglio la sorte di diverse specie marine), allo sfruttamento delle risorse energetiche fossili (addirittura in molte parti del mondo si è tornati al carbone) senza che vi sia un forte sviluppo delle energie rinnovabili. Problematiche risolvibili con un cambiamento dei nostri stili di vita rivolta ad un consumo più intelligente e meno onnivoro.
Mi riferisco ai diritti civili che sempre più spesso vengono messi in discussione in nome di una società in cui il profitto economico viene messo al primo posto, in cui ricchi diventano sempre più ricchi ed aumenta il numero di persone che si avviano alla povertà. Persone alle quali vengono meno il diritto di curarsi, di avere una abitazione ed un lavoro dignitoso, ed a cui non giungono risposte adeguate da parte dei governanti.
Queste problematiche, aggravate negli ultimi anni con la guerra in Ucraina ed il genocidio a Gaza, mi inducono ad interrogarmi sulla opportunità , di fronte a tanto sprezzo della vita umana, di continuare a scrivere, di diffondere la poesia (a tal proposito in un momento di scoramento ho interrogato i miei corrispondenti sulla necessità o meno di continuare, ricevendone in risposta incitamento a perseverare, proprio perché in questi tempi così brutti, servono voci di artisti e poeti fuori dal coro).
Il mese scorso mi contatta l'artista, poeta e saggista napoletano, Carlo Bugli, che mi parla della necessità che gli artisti si schierino, in questo momento in cui assistiamo ad un rigurgito di tendenze autoritarie e proclami che a voce alta inneggiano ad una società in cui i diritti siano sempre più compressi, in cui i valori di solidarietà e democrazia vengano accantonati nella visione di una società sempre più verticalizzata e dove il risultato economico di pochi prevalga sulla socializzazione e sulla empatia. Mi invita, quindi, a partecipare a "Frequenze Poetiche", rivista napoletana, fondata e diretta da Giorgio Moio, con lavori che abbiano come tema il fascismo contrapposto alle idee di democrazia e partecipazione. Eccovi uno dei lavori che ho prodotto e che non fanno parte dei trenta inviati alla rivista.
Alfonso Marino
21 marzo 2025
UNA GUERRA
SENZA FINE/2
di Francesco Bonanni
Il 70 d.C. ha segnato l’inizio del dramma del Popolo Ebraico: la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte delle Truppe romane, con la conseguente scomparsa della sua potente Casta Sacerdotale, e la “Diaspora”, la sua dispersione in tutto il modo allora conosciuto.
Da allora per secoli è stato oggetto di pesanti discriminazioni in tutti i Paesi Cattolici nei quali aveva fissato la propria residenza.
Diverso invece nel passato è stato il suo rapporto con i Popoli Musulmani.
Mentre i Cristiani accusavano gli Ebrei di Deicidio i Musulmani li accolsero nell’Impero Ottomano e li protessero.
La presenza degli Ebrei in Turchia ha origini antichissime. Si stabilirono in Anatolia sin dal 400 a.C., ancor prima dei Romani.
Negli Atti degli Apostoli sono menzionate città come Efeso e Konia ove erano presenti grandi e consolidate Comunità Israelitiche.
Ma con la costituzione dell’Impero Bizantino andarono incontro a vari disagi e talvolta addirittura a occasionali persecuzioni anche se non paragonabili a quelle subite in Europa.
Poi nel 1453, con la conquista di Costantinopoli da parte dell’Esercito Musulmano al comando di Maometto II, le loro condizioni registrarono un notevole salto di qualità.
Quando nel 1492 i Cattolicissimi Sovrani di Spagna Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia decretarono l’espulsione dalle loro terre degli Ebrei questi furono accolti dal Sultano Bayezid II che concesse loro la cittadina ottomana. Gli esuli Ebrei così si stanziarono soprattutto in Rumelia e nella Penisola Balcanica dove addirittura furono preferiti ai sudditi di Religione Cristiana sui quali gravava il pesante sospetto di complottare con Potenze Straniere. Si dedicarono soprattutto al Commercio, stranamente trascurato dagli Ottomani, divenendo così in tempi brevissimi gli abitanti più ricchi dell’Impero.
Ma a partire dal XVIII secolo nei territori conquistati dalle Potenze Cristiane a scapito dell’Impero Ottomano, definito dallo Zar Nicola I il “Grande malato d’Europa”, la situazione degli Ebrei di nuovo peggiorò sensibilmente. Tuttavia, malgrado il suo lento ma inesorabile processo di decadenza, l’Impero Ottomano continuò a rappresentare ancora una notevole attrattiva per gli Ebrei. Difatti nel 1798 membri della Famiglia Sefardita Camondo, considerati i Rothschild d’Oriente, fuggirono da Venezia per rifugiarsi a Istanbul dove fondarono la prima banca moderna dell’Impero Ottomano.
Nello stesso anno un altro Sefardita, l’Avvocato Emanuele Carasso, da Venezia si trasferì a Istambul ove ricoprì importanti Cariche Pubbliche.
Ma con la costituzione della Repubblica Turca, fondata dal Generale laico e nazionalista Ataturk, come per tutte le Minoranze, la vita degli Ebrei peggiorò notevolmente.
(continua)