Fallisce la richiesta di dimezzare il tempo per acquisire la cittadinanza ed i quattro sui contratti di lavoro ed appalti
Il flop dei referendum anche ad Anzio e Nettuno
Divide et impera: se non puoi battere il tuo avversario prova a farlo dividere.
E’ un vero e proprio metodo di lavoro dei partiti italiani specialmente di quelli della sinistra che, divisissimi tra loro, cercano di gettare zizzania nel campo avverso.
Prima la legge Zan, per una speciale difesa dei diritti dei cittadini non eterosessuali, poi l’attacco presunto, ma mai dimostrato, alla 194 ed ora, ricorrente, quello sulla riduzione del tempo per concessione della cittadinanza agli stranieri che sono entrati in Italia, spesso in modo clandestino.
Non vorrei ricordare, perché può sembrare banale, che stiamo vivendo un mondo in guerra ed a rischio guerra globale, con un servizio sanitario al collasso, un bilancio statale che accumula debito, in cui l’immigrazione, quella clandestina, sta inondando di criminalità le strade delle grandi città, Indire un referendum in con cui si chiede di dimezzare il tempo di attesa per ottenere la cittadinanza italiana, sembra proprio un argomento quanto meno inopportuno, anche perché credo proprio che non sussistano le premesse per essere posto.
Conosco decine di cittadini indiani, albanesi, marocchini, kosovari ecc e nessuno mi ha mai manifestato segni di insofferenza per il tempo necessario ad ottenere la cittadinanza italiana. E questo anche per il semplice fatto che in questo Paese, un immigrato in regola con le leggi in vigore, dispone di tutti i diritti ed di ogni tipo di assistenza con la sola esclusione del diritto al voto, che visto l’uso che ne viene fatto in Italia, non è poi una mancanza così grave.
E’ semplicemente ridicolo alimentare un dibattito su questo argomento che appare sempre piu una motivazione per dividere che un progetto per costruire. Non perché lo dica Salvini, ma perché lo dimostrano le statistiche ufficiali: l’Italia è il Paese europeo, primo per la concessione dello status di cittadinanza.
Nel 2022 in Italia sono stati concessi 213.700 permessi di cittadinanza, con la Spagna al secondo posto con 181.800. al terzo la Germania con 166.600 e poi Francia, seguono Paesi Bassi, Portogallo, Grecia ecc. L’Italia, in cui generalmente la cittadinanza si trasmette per diritto di parentela, i cittadini non Italiani possono acquisire la cittadinanza dopo 10 anni, 4 anni se cittadino comunitario, di permanenza nel Paese o per matrimonio con cittadino italiano. Per i figli di stranieri residenti in Italia, il diritto ad ottenere la cittadinanza italiana matura al compimento del 18 anno che, mi sembra, la migliore condizione per esprimere un diritto in modo cosciente e maturo.
Ma allora perché si continuano a torturare i cittadini con tanto altro nella testa, con un dibattito del tutto sterile?
Non è chiaro anche perché ad alimentarlo è uno schieramento disomogeneo, capitanato dal un leader sindacale con il sogno segreto di sostituire la segretaria del suo partito, che ha infilato il quesito insieme ad altri quattro riguardanti i diritti del lavoro.
Tutti miseramente falliti. E’ veramente ridicolo sentire le sue dichiarazioni con cui ritiene soddisfacente una percentuale del 30% di votanti di cui, ricordiamolo, una parte è stata espressa anche dalla destra. E un limite di questa sinistra: l’incapacità di prendere coscienza della realtà ed anche delle sonore sconfitte.
Torna in ballo allora il progetto, si, il progetto di un’opposizione frastagliata che trova barlumi di intesa nei consessi amministrativi comunali, in cui non si fa politica economica, non si definisce la strategia della politica estera, non si progetta nessun piano sanitario o energetico, ma in cui si amministra solo un’aggregazione di cittadini.
Proporre referendum come quelli che sono costati poco meno di 100 milioni di Euro e che hanno avuto il netto rifiuto degli italiani, significa non avere in mente un progetto per il Paese, un progetto che non preveda solo il diritto ai diritti, ma che riesca a toccare la realtà e la quotidianità delle persone. Una realtà che richiede sicurezza, decoro, rispetto del privato della gente.
Una realtà da esaminare con l’armonia di una politica condivisa che è il solo modo per produrre proposte e soluzioni vincenti.
Sono sempre convinto che un grande partito prevale se a guidarlo è una grande persona, una persona dalle grandi capacità politiche e manageriali, di grande intelligenza e che esprima una forte empatia, una persona capace di trarre ispirazione dalle proprie convinzioni ideologiche ma, nel contempo, di comprendere quello che c’è di buono in quelle degli altri.
Il dualismo PD-M5S è il punto di estrema debolezza del sistema opposizione. I due leader che guidano i due partiti sembrano ben lontani dall’essere catalogabili nel novero dei grandi leader. Il Capo del Movimento si muove come un esempio di pressappochismo vivente.
Quel vecchio comunista, direttore di giornali comunisti, Piero Sansonetti, si rifiuta di parlare del leader del M5S perché insiste nella sua tesi che non egli esista e che si tratti di un ectoplasma; mi ricorda un Presidente del Consiglio nel 1988 che veniva rappresentato coi soli contorni del suo volto per la sua scarsa personalità.
Insomma lunga vita a chi governa questo Paese, almeno fino a quando l’opposizione non schieri grossi personaggi, con grande carattere, con esperienza, con una visione ed un progetto di grande respiro e con capacità tali da convincere che in questa Italia ci sia un’alternativa.
Ho forti dubbi che in leader attuali possano rappresentare un’alternativa.
Sergio Franchi