Il DL Sicurezza approvato in Senato ha diviso le forze politiche presenti
Una leggina che mette paura
Abbiamo di recente assistito ad una vera e propria guerriglia parlamentare con tanto di senatori sdraiati in aula e portati via di peso. Sono volate parole grosse dai banchi dell’opposizione per quanto di ignobile ed anti-democratico si stava approvando in via definitiva; questo appariva a chiunque si fosse collegato all’improvviso al canale TV del Senato. Ma che cosa si stava approvando? Si stava trasformando in legge dello Stato il Decreto Sicurezza ed, allora, nasce una domanda: ma come è possibile che la sicurezza dei cittadini possa rappresentare un argomento così divisivo? La sicurezza è la condizione di assenza di minacce o di pericoli per la gente, come può esistere una sicurezza di destra ed una di sinistra? Eppure può esistere in un contesto politico immaturo e spesso insulso come quello italiano, in cui il fair play è solo uno sconosciuto termine inglese. Cerchiamo di capire le ragioni per cui l’opposizione ha fatto una grande bagarre in parlamento e nelle piazze e, liberi da pregiudizi ideologici, vediamo gli aspetti più significativi della nuova legge. Terrorismo: si introducono nuove fattispecie di reato nei confronti della criminalità organizzata per quanto attiene la detenzione di materiali con finalità di terrorismo. Lotta all’usura: si introducono strumenti di ausilio per le vittime dei reati di usura ed aiuti per il loro reinserimento. Occupazione case: viene creato il reato di occupazione abusiva di alloggi appartenenti ad altri e se ne facilita il ritorno al legittimo proprietario. Tutela delle Forze dell’Ordine: vengono rafforzate le norme a difesa delle Forze dell’Ordine nell’adempimento dei loro compiti istituzionali e viene creato un fondo per sostegno legale nei casi in cui bisogna sostenere un giudizio in relazione ad atti commessi in servizio. Rivolte nelle Carceri: Nasce il reato di rivolta nelle carceri e nasce il nuovo reato commesso all’interno di un istituto penitenziario esteso anche ai centri di raccolta di migranti. Manifestazioni in luoghi pubblici e blocchi ferroviari: si stabiliscono aggravanti per chi blocca il traffico e le linee ferroviarie e chi commette reati nelle vicinanze delle stazioni e chi distrugge le cose altrui durante le manifestazioni. Si estende l’arresto in flagranza differita al reato di lesioni personali gravi o gravissime a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico, commesso in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. La legge trasforma in reato (prima era solo un illecito amministrativo) l’impedimento alla libera circolazione su strada o ferrovia, come nel caso degli attivisti che bloccano i binari di un treno. Accattonaggio e truffa: Pene più severe per chi impiega minori nell’accattonaggio e per chi commette le truffe. Si rafforzano gli strumenti di repressione delle truffe agli anziani, con l’introduzione di una specifica ipotesi di truffa aggravata con pene da due a sei anni e multa da euro 700 a euro 3.000. Stop alla cannabis light: Divieto di lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa coltivata.. Carcere e tutela dei minori: si cancella l’obbligo automatico di rinvio della pena per le donne incinte e con prole e se ne affida la decisione al Giudice. Questi sono in sintesi i provvedimenti della nuova legge, che non inficia nessuno, ma proprio nessuno dei diritti esistenti a tutela dei lavoratori e nessun diritto di esprimere le proprie idee o di manifestare. Ma, in questo Paese, si è troppo spesso parlato di diritti dimenticando che non si può chiamare diritto ciò il cui esercizio comporta la lesione di un diritto altrui. Si può scioperare ma non si può impedire ad altri di non farlo, si ha diritto ad una casa ma non si può prendere quella di un’altra persona, si può manifestare in strada contro la crisi climatica ma non si può impedire ad un cittadino di andare al lavoro, oppure di prendere il treno.
E poi non si può piu accettare di prendere una metropolitana o di attraversare una stazione di sera con il rischio tutt’altro che remoto di essere assaliti da qualche delinquente e di vedere ogni giorno povere persone deboli violentate nei loro averi e nella propria psiche da bande di violenti senza scrupoli. Non si possono piu vedere immagini di agenti dell’ordine pubblico messi nel tritacarne di una giustizia troppo spesso approssimativa per presunti reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni e doverne sostenere anche le spese legali. Invito qualsiasi cittadino, che riesca ad estraniarsi dalla propria appartenenza politica per disporre della propria onestà intellettuale, a scorrere il contenuto di questa legge, magari leggendo il testo completo e ad indicare uno solo di provvedimenti in essa contenuti che non abbia una sua ragione ed una sua logica. La critica che riesco a formulare è di segno opposto: si tratta solo di un piccolo provvedimento nella giusta direzione, un po’ timido e che permetterà a molti giudici “buonisti” di svicolare dalla sua applicazione. Si continua ad eludere il vero problema della poca sicurezza nelle nostre città: la presenza crescente di vagabondi e delinquenti che il mare e non solo ci porta ogni giorno.
L’ipocrisia di coloro che attaccano una legge blanda come quella approvata è dello stesso stampo di quella che nega il legame diretto fra delinquenza e quindi insicurezza con l’immigrazione clandestina. Tempo fa in un servizio di Mediaset, una giornalista si è mossa fra coloro che vendevano droga ed insicurezza nella stazione di Milano e tutti, proprio tutti, dichiaravano di essere arrivati con un barcone, che tutti erano clandestini; decine di autori di reati sulle cose e di omicidi, commessi di recente, riguardano “persone espulse che non sarebbero dovute stare in Italia”. Chi nega il legame, lo fa in evidente malafede ed è contro la sicurezza della gente, in nome di un proletarismo strumentale che prende il posto di quello reale di cui ha perso da tempo la rappresentanza. Una leggina blanda che non tocca problemi importanti come le legittima difesa in casa propria, il contrasto alla droga in modo drastico e sistematico, la difesa della proprietà privata, ecc; una leggina che mette paura ad una parte della politica e, alla luce del suo contenuto, io non ne ho compreso il perché.
Sergio Franchi
Perchè non affidarla a chi potrebbe curarla
La pineta nel limbo
Nell’ indifferenza della gran parte della gente sta avvenendo un dramma naturale che lascerà un segno indelebile in molte località delle coste laziali e non solo. Il pino domestico , diffuso in molte aree del mediterraneo e signore di tante pinete e di tanti campeggi nelle nostre zone, sta rapidamente morendo. I patogeni che lo stanno uccidendo sono di tipo differenziato ed hanno stabilito una drammatica alleanza per distruggere una delle più belle piante del nostro panorama naturale. Ad Anzio la borgata di Lido dei Pini trae il nome dalla grande pineta della Gallinara, parte privata e parte comunale, che da il benvenuto ad Anzio per chi viene da Roma. Le vicissitudini della Pineta del Lido dei Pini sono note a coloro che vivono il territorio con un minimo di attenzione per ciò vi germoglia. Per un decennio ho impegnato molto del mio tempo a cercare di comprendere le ragioni di quei sintomi che facevano ingiallire le chiome dei pini, per circa un decennio un Comitato, da me costituito, ha messo il suo obiettivo nel suo nome “Salviamo la Pineta”. Interventi di esperti, fino al luminare di fitopatologia, il prof Gonthier dell’Università di Torino, tentativi di ogni genere sono stati inutili e la Pineta della Gallinara sta morendo. Tanto amore del Comitato Salviamo la Pineta non è riuscito a salvare dall’ingiallimento le centinaia di chiome e dalla costernazione di chi quel bene naturale avrebbe voluto salvare e di chi da quel bene trae anche ragioni di sostentamento, come il proprietario del Campeggio la Gallinara ed il gestore del Campeggio Comunale ed i loro dipendenti. In questi anni è stato fatto comunque il possibile per salvaguardare l’area, a cominciare dall’impedire lo sfruttamento dannoso del terreno da parte delle giostre che per un paio di mesi estivi l’anno hanno contribuito al massacro della pineta. Sono stati piantati decine di alberi di altra specie in sostituzione dei pini che venivano gradualmente abbattuti. Che cosa ha fatto il Comune di Anzio in questi anni? Poco, molto poco; a volte ha promesso senza mantenere e certamente mai la Pineta della Gallinara ha turbato le notti di chi era responsabile di preservarla e di valorizzarla. La grande parte di tutto quanto è stato fatto è merito del Consorzio Lido dei Pini, che del Comitato Salviamo la Pineta è parte fondamentale che, con interventi mirati e con continue iniziative, ha cercato di non lasciare l’area all’incuria. E qui va aperta una necessaria argomentazione. Nell’anno che ha preceduto lo scioglimento, il sottoscritto, durante riunioni con il sindaco pro-tempore, in attuazione della normativa che ha permesso a tanti comuni di valorizzare aree verdi altrimenti neglette, aveva informalmente concordata la possibilità di un affidamento della zona a parco pubblico della Pineta, al Consorzio Lido dei Pini, con l’affiancamento del Comitato Salviamo La Pineta per le iniziative di valorizzazione. Si pensò che la consistenza, l’organizzazione, l’affidabilità e la vocazione ambientale di un consorzio, che esiste ed opera con successo da oltre 60 anni, fosse garanzia di buona riuscita nel tempo e che la presenza di un comitato di cittadini fosse il mezzo per la partecipazione dei cittadini e per la promozione e lo sviluppo del parco. Produssi personalmente un disciplinare che fu letto e condiviso, in via sempre informale, con il Sindaco, con la presenza del Segretario Generale e, naturalmente, del Presidente del Consorzio Lido dei Pini. Poi, lo scioglimento ed il Commissario Prefettizio e l’oblio sul progetto ma anche sulla pineta. Ora le cose sono cambiate e parlare di salvare la pineta appare un obiettivo utopico per cui si deve parlare di costituire una nuova realtà naturale che poi è il proseguimento di quanto è stato già fatto in via “artigianale”. Durante un incontro con l’Assessore all’Ambiente mi è stato accennato allo stanziamento di una somma che, però non sembrerebbe adeguata allo scopo. I tempi della burocrazia sono lunghi e quelli del Comune di Anzio si sono spesso rivelati biblici e, nel frattempo, il parco è li, è frequentato e solo parzialmente fruito, giorni orsono il presidente del Consorzio Lido dei Pini mi comunicava che il pozzo artesiano che si trova nel parco è stato attivato e che quindi si possono irrigare le piante in presenza di giornate di caldo torrido. La domanda è “a prescindere dalle responsabilità del ripopolamento arboreo, che non può che restare una responsabilità comunale, perché il Comune di Anzio non procede con l’affidamento del parco, per tutte quelle iniziative gestionali che attengono alla sua valorizzazione, alla sua fruizione, per le parti fruibili, alla sua cura che avviene ora per iniziativa autonoma ed autofinanziata del Consorzio Lido dei Pini?”. “Perché non vengono rese sinergiche tutte quelle forze che hanno interesse istituzionale, naturale o semplicemente affettivo?”. Sembra si proceda col ritmo di sempre…cercando di tappare un buco qui ed un buco li; rimandando le decisioni per non sbagliare. Al Sindaco di Anzio che, a quanto mi capita di constatare, non da risposte alle domande lecite dei cittadini che vogliono dare una mano, chiedo di prendere in esame l’opzione di affidamento, che era un’ottima iniziativa che il suo predecessore aveva iniziato, per non lasciare la pineta nel limbo.
Sergio Franchi
Emergenza sanitaria
Ringraziamo il Direttore generale della Asl che ha affrontato l’emergenza che si è verificata durante il ponte del 2 giugno all’ospedale Riuniti, quando si è rischiato di chiudere il reparto di ostetricia e ginecologia a causa della carenza di personale.
Il Direttore, sollecitato anche dalle Amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno, ha chiesto e ottenuto dalla Asl Roma 6 personale sostitutivo per evitare di negare ai cittadini un servizio importante nelle giornate di festa, di fatto annullando un servizio proprio in giorni in cui la popolazione presente sul litorale aumenta in maniera significativa.
Lo ringraziamo per aver dato seguito alle sollecitazioni che sono partire da noi personalmente per scongiurare la chiusura. Tuttavia siamo venuti a conoscenza del fatto che per l’estate il servizio sarà considerevolmente ridotto e ostetricia e ginecologia all’Ospedale Riuniti passeranno da un servizio h24 ad h12. Una decisione inaccettabile per un territorio che in estate passa da 120 a oltre 300mila presenze tra residenti e turisti. Non possiamo continuare a guardare inermi il taglio dei servizi sanitari a disposizione dei nostri cittadini. Ci auguriamo che anche questa decisione possa rientrare, ma di certo non ci rasserena il fatto che si continua a lavorare sulle emergenze e non sulla programmazione. Qual è il nostro futuro? Aspettiamo con fiducia un importante impegno sul piano aziendale per il nostro territorio, ma non aspetteremo per sempre.
Il Sindaco di Nettuno
Nicola Burrini
Il Sindaco di Anzio
Aurelio Lo Fazio