Suor Eletta del Santo Rosario, al secolo Angela Barattieri, era una suora infermiera che prestava servizio all’ambulatorio Orsenigo
Suor Eletta, la fatina del Cottolengo
Cent’anni fa, quando Nettuno contava settemila anime circa e l’Ordine dei Fatebenefratelli lasciò l’Ospedale Orsenigo, arrivarono da Torino le suore del Cottolengo. Era il 7 luglio 1920 e tra le 21 suore della Congregazione, si distinse subito suor Eletta del Santo Rosario, al secolo Angela Barattieri, nata a Cornaredo, nella provincia di Milano, da cui dista 18 chilometri, il 6 aprile 1892. Suor Eletta, era una monachella che prestava i suoi servizi all’ambulatorio Orsenigo. Piccolina di statura, umile, paziente, una fatina, con spiccato senso di carità cristiana. Somigliava a Madre Teresa di Calcutta, la suora proclamata santa da papa Francesco il 4 settembre 2016. Suor Eletta ed un’altra suora infermiera, tutte e due diplomate, lavoravano tutte le mattine all’ambulatorio dove era operativo anche uno studio dentistico. L’ambulatorio e lo studio erano diretti dal dottor Francesco Bartoli, lo stesso dottore che tentò di salvare Maria Goretti, il 4 luglio 1902, appena arrivata da Le Ferriere, ferita a morte. Tutte le prestazioni erano gratuite per le persone che non avevano possibilità di pagare. Agli altri veniva chiesta una donazione. La Casa Divina Provvidenza era meta di bambini bisognosi di bagni di mare e di sole, sia per la cura dell’asma e sia per i casi di tubercolosi, colonie di un centinaio di bambini, spesso orfanelli.
Oltre alle Colonie estive la Divina Provvidenza aveva un servizio di Pronto Soccorso. Qui maturò tutta la sua sapienza in fatto di medicina suor Eletta, la fatina del Cottolengo. Suor Eletta era un’infermiera che, alla fine, ne sapeva quanto un primario, e anche lei era di sicuro santa. Durante la guerra, nei momenti di bisogno suor Eletta era sempre pronta ad accorrere e assistere chi ne aveva bisogno. Con umiltà e pazienza, dimostrò sempre tanto coraggio e non le mancò mai il fiato per rimettersi in moto, attraversare la campagna sotto le bombe e curare i feriti e gli ammalati. Nel dopoguerra suor Eletta continuò la sua opera assistenziale nello stesso ambulatorio dell’Orsenigo, coadiuvando il dottor Giovanni Vucovich,, esperto in malaria, il medico condotto dottor Vincenzo Monti e il dottor Francesco Monaco, nettunese. L’ambulatorio era ubicato al piano terra dell’edificio, sul lato strada insieme alla Farmacia Orsenigo.
«Hai mal di denti? Ti dà fastidio un orecchio? Ti si è gonfiata una mano? Hai il torcicollo? Ti sei tagliata col coltello? Hai le tonsille arrossate?», vai da suor Eletta!
E suor Eletta, come le fatine delle favole, tirava fuori i suoi unguenti miracolosi e li somministrava a chi ne aveva bisogno. I nettunesi, quelli che l’hanno conosciuta, la ricordano bene. Molti uomini, quelli che nel 1955- 1960 avevano 12 – 13 anni, quando si parla di suor Eletta si toccano la testa ad indicare dove gli ha messo i punti, perché in quegli anni il loro gioco preferito era la “Guerra dei ciottoli di mare” (i pallandoli). Come capitò a Settimiano Magliano e Sergio Tortis, oppure mostrano un dito, come Mario Cerri, o il sopracciglio come Luciano Pigliucci. Se si facesse una ricerca l’elenco sarebbe lunghissimo. Suor Eletta sapeva fare tutto. Sapeva curare anche le ferite più gravi. Vucovich, Monti e Monaco che si alternavano nell’ambulatorio, lo sapevano bene e i casi più complicati li passavano a lei, che era sempre presente. La sua stanza era quella a sinistra, dopo la porta d’ingresso. I pazienti che aspettavano il turno per entrare da Vucovich o da Monti o da Monaco, sentivano a volte, le urla di dolore provenire dall’interno della sua stanza, e sentivano anche la voce di lei, calma, tranquilla che faceva coraggio allo sconsolato. «Adesso senti dolore, ma vedrai che dopo starai meglio», diceva durante la medicazione. In effetti, dopo la sua medicazione il paziente si sentiva meglio, anzi bene. Poi anche le suore del Cottolengo, un po’ alla volta, andarono via da Nettuno. Il 16 novembre 1974, toccò anche a suor Eletta del Santo Rosario; la fatina si ritirava anche lei in punta di piedi, nella Congregazione “Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo” di Torino, dove è deceduta il 23 aprile 1981. Oggi riposa a Cornaredo, dove era nata.
Sembra una favola e forse questa storia è una favola davvero
Silvano Casaldi