Pubblichiamo questo articolo dei ragazzi della scuola media Orazio perchè credono nell’amicizia e perchè disprezzano l’indifferenza
Bullismo? No grazie, preferiamo amare
Quando sentiamo pronunciare la parola “Bullismo”, percepiamo un brivido amaro che ci percorre tutta la spina dorsale… quando sentiamo pronunciare la parola “Bullismo” pensiamo a un ragazzino magro come un chiodo picchiato in cerchio da ragazzi più forti fisicamente. NO! Non possiamo associare un fenomeno così preoccupante a immagini semplicistiche e stereotipate! Un bullo, prima di farti male fisicamente, ti deve mortificare, umiliare, piegare psicologicamente facendoti sentire “Il Problema”, quando l’unico problema è Lui stesso, che, non riuscendo ad accettare le Sue insicurezze, prende le tue come bersaglio quotidiano. Il Bullismo è questo e tanto altro, purtroppo… La “Prima Giornata nazionale contro il bullismo a scuola”, si è svolta il 7 febbraio 2017, in coincidenza con la Giornata Europea della Sicurezza in Rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day), durante la quale sono state presentate le migliori proposte didattiche elaborate dalle scuole ma, soprattutto, tutte le istituzioni scolastiche italiane sono state chiamate a dire “NO” al bullismo a scuola, dedicando la giornata ad azioni di sensibilizzazione rivolte non solo agli studenti ma a tutta la comunità. Per celebrare questa occasione, venerdì 7 febbraio 2020, tutti gli alunni, gli insegnanti e gli assistenti educativi della Scuola Media “Orazio” si sono recati al “Cinema Multiplex” di Pomezia per assistere alla proiezione di “Bene ma non benissimo”, film del 2018, diretto da Francesco Mandelli, che prende il titolo dalla celebre canzone di Shade. La protagonista è una adolescente, una vera forza della natura: ha un sorriso che spiazza, è paffutella e “terrona”, per la precisione siciliana e non ha peli sulla lingua. Si chiama Candida di nome e Morvillo di cognome. Il riferimento alla moglie di Falcone (Francesca Morvillo) uccisa da “Cosa nostra” nella strage di Capaci non è poi tanto casuale. E non lo è neanche il suo nome, Candida, esattamente come la sua anima candida, appunto, pura, semplice, spontanea e leale… una rarità.
Candida Morvillo è una quindicenne orfana di madre, che vive con il padre Salvo a Terrasini, comune del palermitano. Quando Salvo perde il lavoro perché la sua salumeria è stata assorbita da un centro commerciale, che non intende assumere cinquantenni, padre e figlia partono alla volta di Torino, dove uno zio di Candida, Vito, fornisce loro un incarico presso una pizzeria e un alloggio nel magazzino del ristorante. Candida deve confrontarsi con il dispiacere di avere lasciato il suo paese natale dove riposa la madre, e deve integrarsi nella scuola torinese dove ad aspettarla c’è un trio di bulli pronti a prenderla di mira: Ossani, Niccolò e Cosimo. La sua fisicità e il marcato accento meridionale la rendono da subito oggetto di facile bullismo, così come capita al suo compagno di banco Jacopo, un ragazzino ricco e introverso. Ma grazie alla forza, alla positività e alla battuta sempre pronta di Candida, le cose cambiano e sarà proprio Candida a far uscire Jacopo dal suo isolamento, facendogli scoprire che va tutto bene, anche quando non va benissimo.
Ma il nostro “NO” al bullismo lo abbiamo gridato già prima di recarci a scuola, quando noi alunni e i nostri insegnanti abbiamo deciso di indossare dei calzini spaiati, proprio per dimostrare che la diversità è una ricchezza e che valori quali l’amicizia, la condivisione e il rispetto per gli altri sono la nostra scelta quotidiana. E, così, il giardino della nostra scuola si è riempito di piedi colorati e di cartelloni pieni di speranza e di quell’ottimismo che abbiamo portato per le strade di Pomezia, percorse per raggiungere il cinema. Noi, un lento fiume di più di 700 ragazzi, “protetti” dalla Polizia Municipale, ci muovevamo e pulsavamo come un solo cuore, uniti come un’unica squadra, decisi a sconfiggere il bullismo solo con la forza dei nostri sorrisi. Arrivati al cinema, abbiamo posizionato i cartelloni sulle aiuole, mentre i fili d’erba scomparivano sotto i nostri lavori, piegandosi volentieri alla nostra missione. Quando le luci si sono spente, all’interno delle quattro sale a noi gentilmente riservate dal Direttore del cinema , eravamo al caldo, avevamo abbandonato il freddo pungente della mattina, ma la nostra determinazione non si era assolutamente assopita. Ad accompagnare la proiezione, tante risate, ma anche tante lacrime e applausi convinti e consapevoli nelle scene in cui la coraggiosa protagonista teneva testa ai suoi compagni bulli. Una volta usciti, dopo la fine della proiezione, i nostri occhi lucidi e appassionati comunicavano chiaramente la consapevolezza di aver assistito a una lezione diversa da quelle che si svolgono all’interno delle nostre aule, ma pur sempre una lezione preziosa e che non avremmo facilmente dimenticato. Un ringraziamento particolare va alla Preside della nostra Scuola, la Professoressa Caterina Di Tella, per il suo attento impegno, per la sua appassionata promozione di attività e progetti utili alla sensibilizzazione dei suoi studenti su tematiche sociali. A tal proposito, ha attivato all’interno della Scuola uno sportello d’ascolto (“Spazio Bullout”), che offre sostegno e supporto agli alunni che si sentono vittime di soprusi e di comportamenti sbagliati nei loro confronti. Lo sportello ha la finalità di rendere la scuola un luogo dove chiunque possa sentirsi sicuro e protetto.
Abbiamo deciso di scrivere quest’articolo, perché deve essere chiaro per tutti quanto il bullismo possa ferire nel profondo una persona, segnando la sua vita per sempre, come se fosse il tratto crudele di un pennarello indelebile. Abbiamo deciso di lottare contro la violenza verbale e fisica, di denunciare un problema, spesso, subdolo e silenzioso per chi non lo sa riconoscere, ma assordante nel cuore e nella testa della vittima. Strano come, a volte, il più forte dei rumori si senta solo nel silenzio, mentre tra chiacchiere distratte e superficiali persino uno schiaffo, talvolta, non faccia rumore. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo perché crediamo nell’amicizia, perché scegliamo il coraggio, perché disprezziamo l’indifferenza!
Raffaella Cecchini (Classe 3b)
Gaia Anselmi (Classe 3e)