La politica di Donald Trump crea caos sull’intero pianeta
Tutti mi cercano...
Dalla sua elezione, ed anche da quando era ormai certa la sua vittoria, le prime pagine di tutti i giornali del mondo parlano di lui, delle sue promesse, delle sue minacce e delle sue stravaganze. Sembra che il mondo giri intorno a lui, le crisi, le guerre e forse anche le epidemie sembrano dipendere dal suo piglio mussoliniano di sputare sentenze. Lui non spezzerà le reni alla Grecia ma si annetterà la Groenlandia ed il Canadà ed anche lo stretto di Panama isserà la bandiera a stelle e strisce. Si dice che la continuità dell’azione internazionale di un paese democratico non può essere mai sconvolta dal cambio della guida politica e l’esempio nell’alternanza democratica-repubblicana negli USA ne è una conferma. Qui non si tratta, però, di cambio di linea ideologica ma dell’avvento di Donald Trump, con il suo passato e la sua storia, alla guida del paese più potente del mondo. Sfido il marziano che accende la TV per la prima volta a credere che quello che sta parlando con aria ieratica delle sorti del mondo o dei sui assetti economici e geografici sia l’espressione di un voto democratico, anche perché la storia è piena di dittatori eletti da decisioni popolari, forse anche su Marte. Quelli con i capelli grigi sono ben consci del fatto che il popolo, che ha espresso Donald Trump, ha anche espresso presidenti che hanno salvato, a costo di tantissime vite di cittadini americani, l’Europa dal Nazi-Fascismo e l’hanno difesa, a spese dei contribuenti americani, dal Comunismo Sovietico e quindi restano cauti dal condannarlo per lo sconvolgimento che il presidente di oggi sta portando nel mondo. Sempre a quelli che hanno vissuto il tempo del Vietnam, non sono sfuggiti, negli anni, i blitz e le ingerenze degli Stati Uniti un po’ ovunque nel mondo e l’utilizzo delle forze dell’Alleanza Atlantica in guerre come quelle dell’Iraq e dell’Afghanistan. Insomma, come decretò in modo inequivocabile Giorgio Berlinguer che si sentiva “più sicuro stando di quà, sotto l’ombrello della NATO”, la scelta occidentale è sempre restata irreversibile nel paragone con l’appartenenza all’egemonia sovietica. Le generazioni di giovani occidentali si sono alimentate per decenni di film, di personaggi e di musica americani; i sogni e le aspirazioni di milioni di persone nel mondo sono stati rivolti agli Stati Uniti; si chiamava “american dream” ed ora un uomo, un uomo solo al comando, sta creando dubbi ai vecchi e nuovi sognatori; sta mostrando che l’America è anche Donald Trump, perché sono americani coloro che hanno votato la sua politica. Gli anni e la democrazia un po’ bigotta ma profondamente genuina che ho avuto occasione di vivere negli Stati Uniti non mi avevano fatto immaginare che potesse esistere un’ipotesi Trump. Ho voluto assistere allo show imbastito nel giardino della Casa Bianca per annunciare al mondo le sue decisioni punitive verso tutto il resto del globo terraqueo; l’ho fatto, attonito, da una TV americana, per circa 50 minuti e senza il tramite di un traduttore e non riuscivo a credere che quel signore che strabuzzava gli occhi in preda ad un orgasmo mediatico rappresentasse anche le centinaia di amici americani che ho avuto e che ho. La foga ed il piglio dialettico autoincensante con cui stava vendendo le cifre della sua vendetta mi hanno riportato alla mente Vanna Marchi. Nel merito è ridicolo accettare che i dati riferiti ai dazi che l’Europa impone alle merci USA siano del 39%; l’economista Carlo Cottarelli afferma che si tratta di una “cifra inventata”. Se decisioni così sconvolgenti sono prese dal Presidente in persona non bisogna dimenticare che la Trump Corporation ha fatto bancarotta sei volte nella sua storia (1991, 1992, 1992, 1992, 2004 e 2009). La dichiarazione fatta dal Presidente Trump alcuni giorni dopo la dichiarazione sui dazi, “mi stanno chiamando da tutto il mondo per venire a leccarmi il culo” mostra tutto lo spessore ed il valore etico dell’uomo e della sua politica. Non è ancora possibile valutare in termini affidabili che effetti pratici il suo attacco all’Europa ed ai valori occidentali il suo isolazionismo potrà causare agli equilibri mondiali e non credo che il danno per le nostre esportazioni, specie per quelle di gamma alta, sarà rilevante.Quello che mi preoccupa sono gli scricchiolii che sento a Bruxelles ed a Strasburgo: la storica incapacità del pachiderma europeo di contare tanto per poter incidere o per incutere un senso di rispetto agli interlocutori scomodi, è la vera preoccupazione. Un branco di agnelli, con una potenzialità altissima, portatori di una cultura immensa e di un mercato superiore a quello degli Stati Uniti, continuano a muoversi nell’indecisione o, peggio, paventano misure che non potranno attuare. Non sono i dazi che sconvolgeranno l’Unione Europea, ma il rischio che truppe senza insegne possano entrare in Lituania, magari dalla vicina Bielorussia e magari in difesa di un gruppo linguistico, mi preoccupa molto di più; anche se questo non preoccupa Giuseppe Conte e Fratoiannie Salvini. Donald Trump renderà conto a chi l’ha votato ed a quelli che non l’hanno fatto; renderà conto ai mercati che, dopo una iniziale spinta euforica stanno pagando pegno, renderà conto alla storia quando sarà tempo di bilanci ed il suo primo bilancio sarà quello delle elezioni di “midterm”.
Sergio Franchi
Tra ricorsi al Tar e attentati incendiari si va verso il rinnovo delle concessioni balneari
Un iter contrastato con poche certezze
C’è profumo di primavera nell’aria e sulle spiagge italiane fervono i lavori per l’allestimento annuale degli stabilimenti balneari. Dopo che le strutture sono state poste in sicurezza, alla chiusura della vecchia stagione, gli operai sono ora in moto per riportare gli arenili alla loro più intensa utilizzazione. Ma non c’è tranquillità fra i concessionari e non credo che nessuno abbia voglia di fare investimenti economici per incrementare un’utenza, che è già di per secomunque molto partecipata, perché resta un futuro incerto, quello delle concessioni turistiche balneari. E’ stato sempre un business molto chiacchierato perché, almeno nella maggioranza dei casi, permette grossi guadagni senza rilevanti rischi d’impresa e con un canone di concessione sempre ridicolo in rapporto ai guadagni che garantisce. Dopo gli accordi presi con Bruxelles, che minaccia l’Italia di infrazione per l’enorme ritardo nell’applicazione della normativa sulla concorrenza, detta direttiva Bolkenstein, il Governo ha emesso un decreto con cui concede una estensione fino al 30 settembre 2027 ai concessionari esistenti ed un limite del 30 giugno ai Comuni interessati per indire le gare. Questa estensione, che già contrasta con le decisioni del Consiglio di Stato che fissavano la data ultima al 31/12/2023 è da considerarsi una “deadline” e non piò essere soggetta ad ulteriori estensioni, permette ai Sindaci che lo vogliano, di mettere a gara le proprie concessioni balneari nel frattempo. Ma il caos permane: alcune concessioni sono già state poste a gara ed alcune, come quelle di Jesolo, hanno fatto gridare allo scandalo perché aggiudicate ad operatori commerciali del tutto lontani dal settore turistico. In altre località, come a Ginosa, vecchi concessionari gioiscono per essersi aggiudicati i lotti messi in gara e poi ovunque ricorsi al TAR, per la gioia degli uffici legali. Altrove, come ad Ostia ed a Chiavari, la Magistratura amministrativa respinge le istanze di concessionari che si oppongono alla messa in gara della loro concessione dando ragione ai Comuni. Non è rassicurante l’atmosfera che emana un forte odore di malavita, come nel caso di Ostia dove alcuni stabilimenti, che prossimamente andranno a gara per la riassegnazione delle concessioni scadute, sono stati dati alle fiamme certamente per scoraggiare futuri potenziali imprenditori interessati. Nonostante ciò, che appare un consiglio ai partecipanti alle gare, ben 150 sono state le domande di partecipazione protocollate per le gare aperte sul lido di Roma. Intanto il Governo è ancora impantanato nella definizione dei risarcimenti, per coloro che non vedono rinnovata la propria concessione, nel solito tira-tira con l’UE per cercare di includere nel pacchetto il cosiddetto avviamento commerciale che l’Europa ritiene sia un onere non dovuto da parte del subentrante. Secondo Bruxelles, il riconoscimento del valore aziendale sarebbe un vantaggio improprio per il concessionario uscente, in contrasto con la direttiva Bolkestein. Perciò l’Ue ha minacciato di aprire un’altra procedura di infrazione contro l’Italia, se il decreto attuativo non si limiterà agli investimenti non ammortizzati. La data fissata per la definizione dei termini dell’indennizzo ai concessionari uscenti era il 31 marzo, ma il Ministero delle Infrastrutture ha preso ulteriore tempo. Il timore è che si arrivi ad un altro papocchio, che non è ne carne e ne pesce, per cercare di conciliare due posizioni del tutto inconciliabili sui termini del risarcimento del concessionario uscente. Non so quali siano gli accorgimenti normativi che i comuni, che stanno avviando le gare, utilizzano ma appare evidente che ognuno sta procedendo in modo autonomo cercando di interpretare e mettere in pratica il principio di concorrenza coniugandolo con le pratiche virtuose sui piani sociale ed ambientale. Eppure gli incendi di Ostia ed altri avvenimenti avvenuti in altre località dovrebbero ricordare al Governo ed alle istituzioni che questo, nel suo insieme, è un business colossale che non può non ingolosire una malavita organizzata che dispone di miliardi, provenienti da traffici illeciti, che non aspettano che essere messi in circolo. Certo è che, per competenza, la responsabilità degli appalti resta in capo ai comuni ma il problema diventa particolarmente critico in occasione dei tanti piccoli comuni delle nostre coste che sono responsabili di bellissimi litorali e fruttuosissimi stabilimenti balneari nel sud dell’Italia ma non solo. La negligenza con cui i governi del nostro Paese hanno trattato questa responsabilità dura da circa 19 anni e cioè da quando la normativa fu emanata su proposta dal Commissario olandese al mercato interno ed ai servizi Frits Bolkestein, deceduto due mesi orsono. Ogni governo ha lasciato la patata bollente a quello successivo, perché questa non è materia che genera consensi, ed ora, dopo minacce di costosissime procedure di infrazione, l’Italia deve attuare la direttiva ma tutto indica che non lo sta facendo nel più coerente dei modi.
Sergio Franchi
Acqualatina
I sindaci di Anzio e Nettuno, Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini, hanno votato contro il bilancio preventivo di Acqualatina insieme ai colleghi di altre sedici città comprese nell’Egato 4.
Il documento presentato all’assemblea dei soci è passato grazie al voto della componente privata della società e di altri sette primi cittadini.
“Un bilancio che non ci convince e penalizza gli utenti del servizio – hanno spiegato Lo Fazio e Burrini – oltre a non dare risposte concrete sugli investimenti sul nostro territorio, dove invece i disagi sono quotidiani”.
I diciotto sindaci, al tempo stesso, hanno chiesto di inserire all’ordine del giorno della prossima assemblea, in programma per la fine di aprile, la revoca della presidente della società, Cinzia Marzoli, e del Consiglio di amministrazione di parte pubblica.
“La presidente, a giudizio dei primi cittadini, non è compatibile con il ruolo, avendo omesso di dichiarare che la sua ultima esperienza era stata quella della Capo d’Anzio, conclusa con la liquidazione della società.
All’atto della sua partecipazione all’avviso pubblico per la nomina dei componenti dei vertici di Acqualatina, infatti, ha omesso di dichiarare quanto accaduto nella società che amministrava, contravvenendo a quanto previsto all’articolo 8 nello stesso avviso pubblico”.
Ufficio Stampa
Comune di Anzio
Consiglio Anzio
Il presidente del consiglio comunale, Gabriele Federici, ha convocato l’assemblea civica per giovedì 17 aprile alle 10.
All’ordine del giorno le tariffe Tari 2025, la regolamentazione per il suolo pubblico e la situazione delle concessioni demaniali.
Di seguito l’ordine del giorno completo:
Approvazione verbali sedute precedenti; Interrogazioni e interpellanze; Discussione mozione prot. n. 5058/2025 “Assunzione di personale amministrativo e tecnico ai sensi dell’art. 90 del Tuel”; Approvazione tariffe Tari 2025; Disposizioni regolamentari transitorie per il rilascio di concessioni di suolo pubblico alle attività commerciali destinate alla somministrazione di alimenti e bevande e alle attività artigianali del settore alimentare per l’anno 2025. Approvazione.
Preso atto della richiesta di convocazione presentata ai sensi dell’art. 43 del D.Lgs. n. 267/2000 e dell’art. 4 del Regolamento Comunale in data 28.03.2025 ed acquisita al prot. n. 30839/2025, l’ordine del giorno è integrato con il seguente punto: Situazione attuale concessioni demaniali del comune di Anzio.
Il Consiglio si riunirà a Villa Sarsina e verrà trasmesso in streaming sui canali social del Comune
Comune di Anzio