CITTA’ INSIEME
Commuovere per muovere
Notizie, idee, curiosità e inventiva ci hanno messo poco a venir fuori, “LA NOSTRA ENERGIA, IL NOSTRO PIANETA” ha mosso le coscienze.
Certo siamo tutti un po’ allertati dai problemi dell’ambiente, ma c’è chi questo allarme sa elaborarlo e riproporlo in maniera diversa, con sfumature a allusioni che vanno dritte al cuore di chi le osserva. Come sempre accade l’artista ha antenne più sensibili e puntualmente anticipa la consapevolezza di un problema. E stavolta di “creativi” l’evento di aprile ce ne ha svelati in quantità.
Il materiale in mostra è stato visto da frotte di visitatori, molti entrati vagando a naso in su nel Forte Sangallo ma subito attratti dall’inquietante gigantesco pesce di plastica che agonizzava impigliato nell’antico pozzo del cortile. Da lì a passare alla sala interna il passo è stato breve.
Pareti verdi, coccinelle e tronchetti di legno incorniciavano le fotografie di quelli che avevano risposto all’invito pubblico lanciato da Cittainsieme: 18 belle immagini ispirate alla natura a all’energia pulita, non esauribile, quale è quella che stiamo sempre meglio imparando a ricavare dal vento, dal sole, dall’acqua e dalla terra.
Cinque grosse urne di vetro costeggiavano il percorso proponendo contenuti strabilianti.
La prima conteneva una sorta di pannello di controllo, un intrico di cavi elettrici e di interruttori, fra i quali uno, quello “generale”, stava per essere azionato da una mano arborea uscita dal suolo: la Mano della Terra diceva “BASTA!” al suo sfruttamento esasperato.
La seconda teca, posta simmetricamente alla precedente, mostrava una coppia di colombe di ceramica che si scambiano in volo un ramo d’olivo. L’evidente appello alla PACE diventava però un grido sgorgante da una mano avvinghiata al filo spinato e da questo ferita a sangue.
Lo shock di questi due lavori sortiva il suo effetto: l’attenzione si spostava sui pannelli appesi in giro per la sala in cerca di conforto.
E infatti la razionalità delle note scientifiche che vi si potevano leggere ridava serenità e speranza.
Come lo scoprire che si stanno rapidamente diffondendo aggregazioni di cittadini che mettono in comune le risorse elettriche. La cosa lascia scettici, eppure le Comunità Energetiche Rinnovabili hanno proprio l’obiettivo di far risparmiare sulle bollette utenti “consumatori” di corrente collegandoli con altri che, nello stesso territorio, la producono, magari con un impianto fotovoltaico sul tetto.
Oppure seguire i passi che sta facendo la pratica del compostaggio domestico ormai prossimo ad essere riconosciuto, anche dai nostri comuni, parte del meccanismo del trattamento dei rifiuti.
O ancora l’avveniristico programma spaziale Iride con cui l’Italia si accinge a lanciare 40 satelliti artificiali che seguiranno un’orbita “eliocentrica”, quella cioè che li vedrà sorvolare ciascun luogo della Terra sempre alla stessa ora, con le stesse condizioni di luce, così da rilevare più precisamente i cambiamenti che si verificano sul terreno. Un aiuto prezioso per lo studio del clima.
O lo strano estintore a suoni di bassa frequenza, che spegne le fiamme con tre o quattro dei suoi “colpi di tosse”; funziona ma al momento solo in piccolo, quando si riuscirà a renderlo operativo “in grande” immaginiamo il vantaggio di affrontare un incendio anche con scarsità d’acqua!
Sul lato opposto spiccava il grande pannello giallo e verde che parlava di api. Di questi sorprendenti animaletti sappiamo un po’ tutti che sono mirabilmente organizzati nel dividersi il lavoro dentro e fuori l’alveare. Ma quanti di noi sapevano che quella divisione di compiti è direttamente legata alla loro età? Dei suoi 40 giorni di vita l’ape dedica solo i 20 giorni finali a succhiare nettare di fiore in fiore, dopo di che muore stremata dal superlavoro della raccolta. Ma nei primi venti ha incombenze precise: fino a tre giorni di età deve pulire casa, fino a dieci fa da mangiare per la regina (la pappa reale), fino a 15 si occupa di arieggiare il favo agitando vorticosamente le ali per mantenerlo ai suoi tassativi 35°, poi per 4-5 giorni fa la “scaffalatrice” immagazzinando ordinatamente il miele nelle cellette e infine un giorno lo passa a fare la sentinella per proteggere la comunità dai pericoli esterni.
Dopodiché parte per i suoi 10-15 viaggi quotidiani a raccogliere nettare fino a 3 km di distanza. E questo si ripete per tutte le 50-90mila api di un alveare.
Dalle ultime tre vetrine della sala qualcosa di strano attirava l’attenzione: in apparenza normali oggetti d’uso quotidiano, un portapenne, due lampade da tavolo, un supporto appendi chiavi, qualche quadruccio con figure di animali, ma ad uno sguardo più attento ecco la sorpresa di vedere che a comporre quegli oggetti erano solo ed esclusivamente… parti di bicicletta!
Da un intero manubrio al mozzo di una ruota, dalla corona dentata dei pedali ai singoli elementi della catena! Il tutto trasformato in vere forme di espressività figurativa, per giunta accompagnate da garbate poesiole composte per descriverne le motivazioni.
Nell’aria della sala si percepiva intanto il sonoro di un video, quattro clip proiettate sulla parete che presentavano a rotazione il riciclaggio della plastica e della carta, quello degli imballaggi e infine la storia del bosco di Foglino, residuo nettunese della selva primordiale del Lazio.
Eravamo entrati circospetti in questa mostra organizzata da Cittainsieme come suo contributo alla Giornata internazionale della Terra 2025, ne siamo usciti con un caldo, inaspettato senso di speranza.
I lavori esposti nella sala delle Armi dal 22 al 27 aprile erano opera di:
Alessandra Cocuzza, Cinzia Colaiacomo, Cristiano Tammaro, Franca Guerrera, Francesca Crisanti, Francesco Depierro, Graziella Nobile, Lorenzo Di Pietro, Maria Stella Martino, Mariangela Dello Cicchi, Paola Fusani, Paola Leoncini, Rita Cerasani, Roberto Gala, Sara Michelino, Silvio La Bella, Valerio Vomero.
I pannelli didattici sono stati redatti e realizzati da Claudio Tondi. La raccolta integrale delle foto, degli oggetti e dei testi illustrativi è disponibile sul sito dell’associazione (www. Citta-insieme.it).
Il pudore della retorica
"...l'altro ieri ero particolarmente contento di trovarmi in un paesino di montagna dove si metteva una lapide per due partigiani caduti che non l'avevano ancora avuta. Era una cerimonia senza musica né bandiere, pochi compagni quasi tutti dello stesso reparto, che si erano dati la voce; uno che ora insegna in un istituto tecnico aveva portato la sua classe.
Le cose vere erano ancora tutte lì: il pudore della retorica, che caratterizza i veri partigiani; il senso di come è difficile far capire agli altri l'importanza di quella esperienza per noi e per tutti, senza apparire noiosi.
E poi, dato che i morti che ricordavamo erano ragazzi pieni di allegria, le storie che ci veniva da ricordare di quei tempi terribili e sanguinosi erano piene di allegria anche quelle.
C'è una faccia dell'Italia migliore, che non fa tanto parlare di sé ma che continua a fare sempre qualcosa di serio per gli altri, con disinteresse e passione. Mi capita di incontrarla quando mi ritrovo in ambienti legati alla Resistenza, ma con questo non voglio affatto dire che tutti gli ex resistenti siano così, né che siano così solo loro: ci mancherebbe altro.
Voglio solo dire che un'Italia così esiste e che può contare molto. O anche che può non contare niente, a seconda dei casi. ”
I.Calvino
[dal brano portato da Cittainsieme alla celebrazione del 25 aprile svolta nella Sala consiliare di Nettuno]