La morte del Papa Francesco apre a scenari futuri seminati di difficoltà
Il Papa degli ultimi
Se ne è andato Francesco, il Papa delle periferie che si ispirava al Poverello di Assisi. I commenti sul Suo Pontificato si addensano in modo disordinato confezionati con l’emozione della triste atmosfera causata dalla sua morte. Si dice che fosse il Papà degli Ultimi e gli si attribuisce una diversità dal Papa e Papa Emerito che lo ha preceduto in quanto dedito più alla società ed all’etica cristiana che alla politica. Non sono d’accordo. Papà Francesco è stato il Papa più “politico” tra tutti i Papi che lo hanno preceduto nell’ultimo secolo, e lo è dal momento stesso in cui ha deciso di chiamarsi Francesco ed ha continuato ad esserlo durante tutto il tempo in cui è stato Francesco. Essere il Papa degli ultimi è già una scelta drammaticamente politica perché il Papa deve essere il Padre Santo di tutti, anche dei primi e se scegliere le periferie significa rifiutare il centro ed esporsi a giudizi fortemente diversificati e contrapposti.
Papa Francesco è stato un grande papa e la sua scelta esistenziale ha portato un vento nuovo in una Chiesa che aveva perso la spiritualità delle cose semplici a vantaggio della mondanità più sfrenata. Ha cercato di porre freno alla piaga della pedofilia, alla corruzione di suoi membri importanti, ha portato la sua parola nei posti più reconditi della terra, anche se non è mai stato nella sua amata Argentina.
Ha rivolto accorati inviti alla pace per porre fine a quella che chiamava “la terza guerra mondiale a pezzi” ma non si può essere il Padre di tutti e fare politica perché la politica è selezione, è scelta e le scelte dividono ed espongono a giudizi non sempre benevoli, come quelli che sarebbero dovuti ad un capo di una grande Comunità Spirituale come è la Chiesa Cattolica. Tutti sono concordi nel condannare la guerra e nell’esaltare il valore assoluto della Pace, ma se nel difendere la pace ci si riferisce all’”abbaiare della NATO alle porte della Russia” giustificando così un’aggressione oppure si auspica che la pace si raggiunga “alzando bandiera bianca” verso chi ti ha aggredito, ti aggredisce e non intende smettere di aggredirti, allora non solo si fa una politica criticabile, ma anche un cattivo servizio per una pace giusta: l’unica degna del senso di giustizia che deve governare i popoli.
Massimo D’Alema, nel modo elegantemente scriteriato che lo ha sempre distinto, ha definito Papa Francesco il vero “leader mondiale della sinistra”, dimenticando che il Papa ha definito l’aborto un omicidio ed i medici che lo praticano come “sicari”, che condanna il concepimento con l’utero in affitto e per le diversità di genere è storia il suo giudizio sulla “frociaggine”. Insomma i temi etici della sinistra sono stati visti come fumo negli occhi da Papa Francesco. Se n’è andato, lasciando incompiuta la sua opera di risanamento della Chiesa, ha lasciato il suo gregge indisciplinato in preda all’incalzare del materialismo più sfrenato e di un mondo tecnologico che allontanano i fedeli, ogni giorno di piu, dalla spiritualità; in presenza dal pericolo sempre più incombente del fondamentalismo islamico. La Chiesa Cattolica è in fortissima crisi strutturale, le vocazioni sono in forte calo da anni, In Italia i Sacerdoti sono diminuiti del 25% in 30 anni ed attualmente pratica 1 sacerdote ogni 1500 fedeli. Specialmente nella provincia un sacerdote fa giri estenuanti per dire messa nelle varie chiese dei paesi in cui non c’è più un parroco.
Non riesco a valutare quanto il ritorno ai valori di umiltà di San Francesco e di Papa Francesco sapranno permeare nel tessuto della chiesa cattolica; non si può sapere chi gli succederà e quali saranno i valori etici e cristiani a cui dedicherà i suoi sforzi di guida spirituale.
Papa Francesco se n’è andato ma la sua verve politica gli ha suggerito la necessità di seminare per il futuro e lo ha fatto nominando 108 nuovi cardinali, contro i 22 eletti da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II e questo dovrebbe essere di buon auspicio per l’elezione di un suo successore. E’ stato un costruttore ed ha aperto tanti cantieri e l’auspicio è che il nuovo Papa riesca completarli ed a continuare l’opera di rinascita della Chiesa Cattolica su basi di apertura al mondo che cambia, una Chiesa degli ultimi…… ma anche di tutti.
Sergio Franchi
Serd senza medico
“Il servizio per le dipendenze (Serd) del distretto sanitario di Anzio-Nettuno è senza medico e circa 700 pazienti rischiano di non avere assistenza. Una situazione intollerabile per la quale la Asl deve intervenire immediatamente”. Lo afferma il sindaco di Anzio, Aurelio Lo Fazio, in merito ai disagi che si stanno creando al Serd.
“Ci sono servizi che possono essere erogati solo in presenza del medico, senza il quale gli utenti vengono invitati a rivolgersi alle sedi di Velletri o Frascati. È un disagio assurdo, considerato che la struttura di Anzio segue anche l’utenza di Ardea e Pomezia. Chiedo al direttore generale della Asl di farsi immediatamente carico di questa situazione – aggiunge il sindaco – che si unisce alle tante altre che penalizzano l’ospedale ‘Riuniti’ e i servizi territoriali di Anzio”.
Il sindaco ha chiesto un incontro al direttore generale della Asl, anche in previsione della conferenza locale sulla sanità in programma il 15 maggio a Pomezia.
Comune di Anzio
Lettera a Re Carlo III
Il sindaco Aurelio Lo Fazio, ha inviato all’ambasciata inglese in Italia una lettera per Re Carlo III che durante la recente visita di Stato in Italia, ha citato Anzio di fronte al Parlamento riunito in seduta comune.
“Ho particolarmente apprezzato il discorso di Vostra Maestà - scrive tra l’altro il Sindaco - nel corso del quale ha ricordato il “dono della pace. La nostra Città ha vivi nella memoria i ricordi della distruzione e dello sfollamento della popolazione, mentre i soldati alleati sbarcavano ad Anzio per combattere il nazifascismo e per restituire all’Italia la libertà”.
Comune di Anzio
La decisione della Corte Suprema Britannica sull’ identità di genere
Si nasce donna
Quando ero giovane esistevano gli omosessuali e cioè coloro che preferivano vivere la loro sessualità, a prescindere dal loro sesso biologico. La cosa non ha mai causato eccessivo scalpore o meraviglia da parte della stragrande maggioranza della gente ed avveniva nel totale disinteresse da parte degli altri. Poi causa l’ideologizzazione, la strumentalizzazione e l’esagerazione si è cominciato a diversificare in modo significativo la modalità di genere fino a dover ricorrere alunghe sigle per raccogliere tutte le diverse sfumature di scelta sessuale, tipo LGBTQIA+, col più che sta per “… e chi più ne ha più ne metta”, di cui non ho ancora compreso l’esatta definizione.
Niente da eccepire, perché in uno Stato laico e democratico ogni cittadino può vivere la propria identità nel modo che crede più consono ai propri desideri, purché lo faccia nell’ambito della legge. Poi vi sono state e vi sono correnti di pensiero e politiche che pretendono l’esistenza di un aggravante per reati di genere, come se commettere un reato contro un gay sia più grave che commetterlo contro una donna, un vecchio o un bambino. Poi la pretesa del riconoscimento legale di un genere diverso da quello di nascita (evito di chiamarlo normale per non essere spellato vivo dal benpensante di turno).
Il “wokismo” ha completato l’opera ed il semplice parlare o riferirsi a tendenze ed atteggiamenti relativi al genere negli Stati Uniti, ma anche in Europa occidentale, hanno richiesto e richiedono un’innaturale cautela e circospezione. Professori universitari sono stati licenziati per semplici incaute allusioni riferite al genere. Ma l’esagerazione è un ciclo che tende sempre ad auto-estinguersi e il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato, con tutta la credibilità che merita, che esiste un uomo e una donna e che il resto è “bullshit”.
Forse la dichiarazione di un Presidente ondeggiante come Trump non merita credibilità anche se si è manifestata con un “decision act” regolarmente firmato; ma ad essa si aggiunge una voce molto più credibile e tecnicamente affidabile: quella della Corte Suprema della Gran Bretagna. “La Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che la definizione legale di “donna” si basa esclusivamente sul sesso biologico, ovvero sul sesso assegnato alla nascita, e non sull’identità di genere. Questo significa che una persona transgender, anche se in possesso di un certificato di riconoscimento di genere (GRC), non è legalmente considerata “donna” ai sensi dell’Equality Act del 2010”. Ne deriva che anche il genere maschile sia quello che si evince alla nascita.
La decisione della Corte Suprema del Regno Unito ha suscitato un grande dibattito pubblico e risonanza mondiale almeno nei paesi in cui l’evoluzione o l’involuzione del fenomeno aveva raggiunto livelli esasperanti. Le motivazioni di questa decisione, che ristabilisce un po’ di ordine naturale in un ambito così delicato, non sono note ma vanno ricercate nelle situazioni anomale che si erano create nello sport, nella salute e nei servizi sociali.
La decisione ha suscitato reazioni diverse: alcune organizzazioni femministe e LGBTQ+ hanno espresso preoccupazione per la potenziale discriminazione che può derivare da questa interpretazione della legge. Altri, invece, hanno sostenuto che la Corte abbia correttamente chiarito il significato della legge e che la definizione di “donna” debba essere basata sul sesso biologico.
Giova ricordare che nel Regno Unito esiste la possibilità di ottenere il Gender Ricognition Certificate che certifica la scelta di ritenersi di un genere diverso da quello della nascita ma questo, secondo la decisione della Corte Suprema, non può generare diritti legali. Certo è che chiarezza deve essere fatta e la chiarezza non può essere fatta dalle mille voci e dalle cento associazioni che rivendicano diritti che, spesso, col Diritto hanno veramente ben poco da spartire.
Credo fermamente che la libertà di ognuno termini dove comincia la libertà del suo vicino e credo che ogni comportamento legale vada sempre rispettato anche se non compreso; ma la natura umana, che può essere deturpata dalla chirurgia e dalla scienza, non può essere impunemente stravolta dalla politica, dall’ideologia e da un’etica fasulla: quando ciò avviene i paesi civili si danno regole per riequilibrare le cose.
Sergio Franchi
Un milione per il porto
La giunta regionale del Lazio ha deliberato lo stanziamento di un milione di euro per l’escavo del porto di Anzio.
“Si conclude un percorso di confronto e sinergia istituzionale con la Regione Lazio - ha detto il sindaco, Aurelio Lo Fazio - ora una corsa contro il tempo per liberare il canale di accesso”.
Il Comune aveva già predisposto gli atti propedeutici con una delibera di giunta (54 del 28 marzo) e successiva determinazione dirigenziale per la caratterizzazione della sabbia.
“Ci siamo trovati di fronte a un’emergenza che auspico non si verifichi più - ha aggiunto Lo Fazio- ringrazio la giunta regionale e in particolare gli assessori Ciacciarelli e Righini, il presidente della commissione trasporti Mitrano e i componenti della stessa, i consiglieri regionali del PD che hanno seguito la vicenda. Ora l’obiettivo è affidare I lavori al più presto e avviare l’escavo”.
Comune di Anzio