Pubblichiamo una relazione collaborativa di Uniti Per l’Ambiente da sottoporre al neo sindaco Aurelio Lo Fazio per migliorare il territorio
Ecco i problemi ambientali di Anzio
La nuova Giunta Comunale, espressa dal voto dei cittadini, si è insediata e, come dovrebbero fare tutte le associazioni che hanno interesse nello sviluppo e nella difesa del territorio, Uniti Per l’Ambiente ha rivolto al Sindaco di Anzio, che ha auspicato durante il discorso di insediamento la collaborazione con i cittadini, la seguente sintesi della propria attività in relazione ai principali problemi ambientali del nostro territorio.
Uniti Per l’Ambiente è un libero ed informale coordinamento tra cittadini e gruppi associati che nasce circa 8 anni fa per raccogliere ed organizzare il dissenso nato spontaneamente per contrastare la realizzazione di due centrali biogas in zona Sacida. L’azione svolta in quella occasione portò a far naufragare il tentativo di realizzarne una delle due, ma non fu possibile bloccare l’altra perché era già stata approvatain precedenza, in modo irreversibile, con il placet del Comune di Anzio; senza che i cittadini ne fossero nemmeno informati. L’opposizione alla realizzazione delle centrali non era certamentebasatasu unprincipio ideologico rivolto contro la tecnologia di trasformazione adottata, ma eraesclusivamente motivata dal fatto che le centrali erano ambedue in contrasto con la legislazione vigente relativa al rispetto delle norme di sicurezza sulle distanze da obiettivi sensibili. Forse sarebbe bastato che il Comune di Anzio eccepisse, richiedendo il rispetto della normativa regionale, in Conferenza dei Servizi, che l’impianto, ora in funzione, posto a 5 metri da un forno, a 20 metri da una fattoria a 280 metri da una scuola e da un gruppo di palazzine, sarebbe sorto altrove in zona più sicura. La centrale attualmente in funzione opera, quindi, in contrasto con la normativa vigente all’atto della sua realizzazione. L’attività di Uniti Per l’Ambiente è continuata negli anni e continua in ambito ambientale, prescindendo sempre e comunque da legami con partiti e formazioni politiche. Riporto di seguito una breve sintesi delle attività che vengono portate avanti, a difesa del territorio, con brevi segnalazioni nei confronti della nuova Amministrazione di Anzio.Subito dopo l’entrata in vigore del contratto con la ditta AET per la gestione dei rifiuti solidi urbani è stato formalizzato un primo accesso agli atti per ottenere copia completa del contratto e per fornire un contributo critico durante il suo sviluppo nel tempo. Dopo alcuni mesi dall’inizio della gestione contrattuale, sono state segnalate alcune incongruenze e, con successivi accessi agli attiformalizzato, documentandole, alcune lacune ed inadempienze. Tali segnalazioni non, hanno generato alcun riscontro. L’azione nei confronti dell’Amministrazione Speciale è continuata con successive segnalazioni di incongruenze e richieste di chiarimenti sulle inadempienze, richieste che hannoprodotto sanzioni amministrative nei confronti della ditta e repliche critiche da parte della stessa, ma non hanno portato ad un chiarimento strutturale e ad una stabilizzazione del rapporto fra Ditta ed Amministrazione. Le più evidenti segnalazioni si riferiscono tutte ad incongruenze ed inadempienze connesse a clausole contrattuali: come la mancata raccolta periodica di rifiuti abbandonati in strada, specialmente in prossimità delle stazioni ferroviarie, la scarsa pulizia delle strade, la mancata realizzazione di due piccole isole ecologiche “presidiate ed informatizzate” necessarie particolarmente nei periodi estivi sui maggiori collegamenti con la Capitale, la carente rimozione della vegetazione dai marciapiedi e dai bordi stradali, la carente pulizia delle caditoie stradali, la mancata attività di educazione ambientale, la mancata attivazione del progetto di compostaggio domestico, con il conseguente mancato risparmio economico ed il supporto negato ad un’analoga iniziativa pilota portata avanti da Uniti Per l’Ambiente nell’ambito del Consorzio Lido dei Pini, la mancata distribuzione delle compostiere e l’ inadeguata distribuzione del mastelli per la raccolta differenziata. Nessuna iniziativa sulla tariffa puntuale indispensabile per una fiscalità equa, ecc. La struttura contrattuale non appare del tutto rispondente alle esigenze di Anzio e la sua stessa intelaiatura non sembra molto adatta ad una chiara definizione dei ruoli. Anzio è parte della società AET e, forse, potrebbe essere possibile procedere ad una seria revisione contrattuale in via bonaria. Quello che è assolutamente da evitare è un altro estenuante contenzioso del tipo di quelli sofferti nel recente passato con la ditta Camassa. Segnalazioni e richieste di chiarimenti hanno riguardato l’insufficiente controllo del territorio al fine di individuare i cosiddetti incivili e non risulta nessun esito di un’azione forte e risoluta per ridurre l’entità dello scandalo che vede i cittadini di Anzio contribuire al versamento della TARI in quantità di poco superiore al 50%. Per quanto riguarda la presenza di impianti per il trattamento dei rifiuti si continua a monitorare la zona della Sacida/Padiglione, che, dopo l’ulteriore autorizzazione rilasciata ad Ecotransport, resta obiettivo di altripossibili tentativi di realizzazione di nuove installazioni. Sottolineo la grave carenza ambientale che questo quartiere sopporta, il degrado è anche alimentato dalla mancata realizzazione della cosiddetta “città dell’artigianato” e dalle condizioni in cui la zona ad essa destinata viene lasciata. Negli ultimi anni Uniti Per l’Ambiente, col il Rotary, con l’Arma dei Carabinieri, col Consorzio Lido dei Pini, con il WWF, con la collaborazione di alcuni stabilimenti balneari ed con altre associazioni ha realizzato, progetti sull’eliminazione della plastica monouso, sul contrasto all’inquinamento marino, sulla difesa delle api e sulla difesa della natura arborea di Anzio. L’attività nelle scuole elementari in ambito comunale è stata molto proficua con progetti di educazione ambientale. Una particolare segnalazione riguarda la pineta della Gallinara, che fa parte del sito SIC n IT 6030045 Lido dei Gigli, con specifico riferimento alla sua componente pubblica. Sin da circa 13 anni il sottoscritto, per Legambiente, ha iniziato un’attività tendente alla difesa della pineta ed alla sua valorizzazione. Nel 2013 diede vita al Comitato “Salviamo la Pineta” che portò risultati positivi, come la piantumazione di alberi diversi dal pino per coprire la zona in cui i pini colpiti erano stati rimossi. Ciò ha anche impedito che ogni estate la zona fosse concessa per l’impianto di giostre che contribuivano in modo grave al depauperamento dell’area naturale. Nessuna azione concreta è stata fatta, però, sul piano fito-terapeudico. Va ricordato che la zona è stata colpita dall’ azione patogena combinata di un fungo e di un parassita che è costata già oltre 150 pini e che continua a causare la morte degli alberi. Su iniziativa del Comitato Salviamo la Pineta si sono inizialmente tenuti sopralluoghi da parte del Servizio Fitosanitario della Regione Lazio che attribuiva la patologia all’azione del coleottero Tomicus Destruens detto anche il Blastofago del Pino. Successivamente durante un tavolo di lavoro tenutosi ad Anzio, nella primavera del 2019, il Prof Paolo Gonthier, Titolare della Cattedra di Patologia Vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari dell’Università di Torino, indicò chiaramente le origini e le modalità di sviluppo della patologia che è originata da un fungo fitopatogeno invasivo di provenienza americana denominato Heterobasidionirregulare (che aggredisce pini ed altre conifere determinando l’insorgere di marciumi radicali). L’azione meccanica del Tomicusdestruens completerebbe l’opera che porta alla morte i pini. L’azione avviene per contiguità e quindi se la cura contro il fungo non esiste è possibile interromperne il contagio con la creazione di una barriera chimico-meccanica fra i pini che il Prof Gonthier ha esplicato in un protocollo di intervento. Copia di tale protocollo, da me richiesta al Professor Gonthier, fu tradotta in italiano e fatta pervenire agli Uffici del Comune di Anzio con l’intento di vederla applicata. Fatto che non ha avuto il seguito auspicato. Successivamente in data 15 febbraio 2021, la Giunta del Comune di Anzio approvava un progetto di studio sulla Pineta, formulato dallo stesso Prof Gonthier, con richiesta di finanziamento da parte dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) che ha incluso il patogeno tra quelli oggetto di studio e di intervento. Come risulta da comunicazione del 18 maggio 2021 il progetto, cofinanziato dal Comune di Anzio, non veniva incluso fra quelli finanziati con fondi europei.
Non sono a conoscenza di ulteriori azioni atte a contrastare l’attività patogena che andrebbero assolutamente riprese con la creazione di un tavolo permanente che coinvolga il Prof Gonthier, il Comune di Anzio, il Consorzio Lido dei Pini ed eventualmente altri portatori di interesse come il Campeggio privato la Gallinara, il campeggio di proprietà comunale ed il Comitato Salviamo la Pineta. A tale proposito si precisa che, a seguito di intensi contatti con il Sindaco precedente e con l’allora Segretaria Generale, si era concordato, in via informale, un protocollo di affido del parco pubblico al Consorzio Lido dei Pini, con lo scopo di una sua valorizzazione ed un suo più proficuo utilizzo da realizzarsi con il contributo dei cittadini; fermo restando l’onere dell’attività fito-sanitaria che non può che restare in capo al Comune ed alla Regione.
Tale progetto andrebbe ripreso e, dopo che eventuali modifiche siano state apportate, concluso al fine di dare continuità all’attività di risanamento e valorizzazione del parco pubblico della Gallinara. Da alcuni anni Uniti per l’Ambiente segue segnalazioni di cittadini con riferimento a emanazioni odorigene che sono stare segnalate al Comune. Tali segnalazioni vengono rilevate prevalentemente nella zona Sacia-Padiglione-Lavinio. La problematica deve essere seguita specialmente dopo che casi di malore sono stati segnalati nella vicina scuola elementare che poi era uno degli obiettivi sensibili dei quali la costruzione dell’impianto di produzione del biogas, non ha tenuto conto in termini di rispetto delle distanze di sicurezza. Segnalazioni sono state rilevate specialmente in periodo estivo per la presenza odori intensi di plastica bruciata dovuti probabilmente allo smaltimento improprio di teloni usati in agricoltura. Uno dei settori dell’attività di Uniti Per l’Ambiente è quello relativo alla protezione degli animali e della tutela dei loro diritti legali. Al momento della sospensione dell’attività amministrativa del precedente Consiglio Comunale, nel quale Uniti Per l’Ambiente era rappresentato come membro esterno nella Commissione Ambiente, erano in corso intensi contatti informali per provvedere alla realizzazione di un “canile” comunale. Dopo accessi agli atti e ad incontri col dirigente dell’Ufficio Ambiente era emerso che il Comune di Anzio provvedeva al ricovero dei randagi portandoli ad una struttura di Pomezia, peraltro piuttosto “chiacchierata”, che si trova circa 37 km dal comune. Ma quello che è gravissimo è che il costo annuo di tale servizio ammontava a circa 250.000 Euro. Avendo condiviso il fatto che con tale cifra si può agevolmente costruire un rifugio per animali comunale o magari per i due comuni di Anzio e Nettuno e considerato che una struttura dedicata permetterebbe un intervento sistematico delle associazioni che sostengono l’affido, l’interlocuzione tra il Settore Animali di Uniti Per l’Ambiente e l’Amministrazione Comunale aveva generato la decisione informale di procedere alla costruzione di un rifugio per randagi nel Comune di Anzio. Il progetto era giunto alla fase di ricerca del sito in cui realizzarlo, che deve rispondere a specifiche caratteristiche ai fini delle distanze da obiettivi sensibili.
Dare seguito a tale progetto, in modo urgente, produrrebbe un servizio più adeguato, un risparmio sia in termini di tempo per il trasporto che di danaro, creerebbe un paio di posti di lavoro e darebbe agli animali ospitati la possibilità di un migliore supporto da parte del volontariato dedicato che è la parte più importante per l’affido. Contemporaneamente a questo progetto, urgente ed indispensabile, che richiede comunque un tempo necessario per un’attività decisionale e realizzativa, Uniti Per l’Ambiente, fece la proposta alla Giunta Comunale di dare vita allo “sportello per la tutela degli animali”, che esiste in molti comuni e che risponde non solo ad un’esigenza assistenziale ma, da qualche anno, anche ad un preciso obbligo di legge. Tale progetto andrebbe ripreso e portato a conclusione con rapidità, anche perché è facilmente realizzabile con l’incarico ad un Consigliere, anche dell’opposizione, per strutturare un servizio di informazione e prima assistenza ed con la predisposizione di qualche supporto esterno sul piano dell’assistenza sanitaria a costi insignificanti. L’azione di campi elettromagneticiè uno dei rischi meno calcolati dell’inquinamento del territorio perché i suoi effetti sono apprezzabili solo dopo anni dalla contaminazione ed anche perché, essendo il risultato di attività che spostano grossi interventi finanziari, si trovano tanti politici, esperti e periti pronti a minimizzarne gli effetti negativi. L’avvento della trasmissione dati di quinta generazione ha riportato in evidenza il rischio di danni alla salute provocati dai campi elettromagnetici che essa produce a fronte delle eccezionali prestazioni che permette. Si può definire che, allo stato del suo sviluppo, mentre esistono studi che ne verificano il rischio per la salute, non esiste nessuno studio, dei tanti prodotti, che possa escludere tassativamente che tale rischio esista e ciò perché il 5G non è una semplice evoluzione del 4G, ma è un sistema del tutto diverso e molto più diffuso sul territorio ed invasivo. Nonostante che il Governo nazionale perori la rapida divulgazione di tale tecnologia, nonostante che norme prodotte allo scopo tendano a ridurre la capacità decisionale delle amministrazioni locali, molti sindaci non rinunciano ad applicare il principio di precauzione e sospendono la realizzazione dei ripetitori nella loro area di competenza. Uniti Per l’Ambiente aveva attivato un tavolo di confronto continuo con l’assessore competente al fine di seguire lo sviluppo del “piano antenne” con lo scopo di verificare l’idoneità delle zone scelte in relazione ai campi elettromagnetici generati. L’Amministrazione Comunale non potrà ignorare questa problematica e dovrà definire un atteggiamento sostenibile ai fini della difesa della salute pubblica. In modo che non può che essere informale, per le ovvie implicazioni che ne conseguono, Uniti Per l’Ambiente riceve segnalazioni della presenza di emissioni EM e provvede ad effettuare misurazioni in loco con una strumentazione di media precisione. Essendo tali misurazioni prive di qualsiasi carattere dell’ufficialità esse possono, comunque, servire per valutare il rischio per grosse linee e, nel caso di ripetute rilevazioni positive, suggerire la segnalazione all’ARPA per eseguire misurazioni ufficiali. Naturalmente le celle 5G non sono l’unica fonte di emissioni elettromagnetiche su un territorio antropizzato ed industrializzato come quello dei comuni del litorale. L’attività di collaborazione tra cittadini ed Amministrazione su questo campo è auspicabile e potrà avvenire, se non con Uniti per l’Ambiente, comunque con altra entità organizzata che è attiva in tale campo.