Il nettunese Antonio Gnessi ogni anno, l’8 dicembre, a mezzogiorno, si tuffa nel mare di San Rocco
In onore della Madonna dell’Immacolata Concezione
Questo di Antonio Gnessi, è un atto d’amore e di devozione verso la Madonna delle Grazie, patrona di Nettuno dal 4 aprile 1854. Nel giorno in cui si celebra la giornata dell’Immacolata Concezione che ha la sua massima espressione nelle maggiori città d’Italia, con la deposizione di una corona di fiori, in omaggio alla statua di Nostra Signora, da parte dei pompieri, in particolare a Roma, alla presenza del pontefice; quando in tutte le chiese viene esposta la veneranda immagine e si organizzano processioni con la statua che si porta in spalla accompagnata dai fedeli che illuminano il cammino con fiaccole e candele, e la televisione trasmette i capolavori cinematografici “Nostra Signora di Fatima” o “Bernardette”, il nettunese Antonio Gnessi, ha trovato un proprio modo per onorare con devozione e ringraziamento la nostra Madonna delle Grazie di S. Rocco: un tuffo in mare sulla spiaggia di fronte alla Basilica Pontificia di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti.
Qui – dopo la costruzione del nuovo porto turistico - il mare è stato allontanato di almeno duecento metri. Fino agli anni ’70 esisteva soltanto un tratto di strada e una diga in cemento protetti dalla scogliera, tuttavia quando il mare era mosso le onde arrivavano fin sulla strada e al muro di contenimento del santuario. Oggi chi cammina su quel tratto di passeggiata vede la battigia lontanissima e non si accorge di ciò che avviene vicino la riva. Lunedì 8 dicembre, c’erano centinaia di persone che passeggiavano sul camminamento (che fu realizzato nel 2000-2001), così a mezzogiorno meno cinque minuti, Antonio Gnessi e la moglie Laura (della famiglia nettunese Lumaca), sono arrivati in spiaggia, tranquilli e senza sguardi incuriositi. Lui indossava un giaccone color ferro, su una felpa bicolore, grigio- celestino, e pantaloni lunghi scuri, lei aveva un cappottino a montgomery blu. Tutti e due con gli occhiali da sole per la giornata primaverile dal clima mite. Nella busta avevano l’accappatoio e un asciugamano per il dopo bagno. Laura con una piccola telecamera digitale doveva immortalare la scena del bagno dell’Immacolata. Il tempo di spogliarsi degli abiti, scattare una foto rituale di incoraggiamento con due amici e a mezzogiorno in punto Antonio aveva i piedi in acqua.
Soltanto chi passeggiava vicino la battigia si rese conto di questo coraggioso uomo di settant’anni (li compirà tra un mese), che camminava dentro acqua, in costume da bagno, spedito verso un punto dove il mare permetteva il tuffo. Eccolo ora in acqua a nuotare qualche bracciata in stile libero e un paio di bracciate a dorso e riemergere sotto il sole. Appena raggiunta la riva qualcuno gli chiese. «Com’è l’acqua, è fredda?». «Fresca!», rispose, mentre s’avvinava a Laura intenta alle riprese e alzò le braccia al cielo, come si fa dopo una vittoria.
L’abbiamo detto, Antonio è nato a Nettuno, l’8 gennaio 1956, figlio di Girolamo e di Ida De Lucia. Il nonno paterno, Antonio, era originario di Bassiano, sposato con Agnese Antonicola, amazzone di San Donato, in provincia di Latina. Antonio s’innamorò di lei dopo averla vista cavalcare senza sella. Antonio, arrivò a Nettuno nel 1937 e aprì la macelleria in piazza Giuseppe Mazzini, numero 9 (attualmente distributore automatico di bevande), vicino allo storico Bar Mennella, di Saverio, il papà di Bianca, moglie di Mariano De Lucia, i genitori di Ida, che qui, nel 1945 – dopo degli eventi bellici della Seconda guerra mondiale - conobbe Girolamo Gnessi, uno dei figli di Antonio. Anche lui nato a Bassiano e macellaio come il padre.
Dopo due anni del ginnasio a Nettuno, all’ Istituto S. Francesco, il papà lo iscrisse al liceo dell’Istituto Salesiano “Villa Sora” di Frascati. Un collegio, dentro il quale Antonio non voleva andare, poi fu costretto dal padre Girolamo. Nella valigia, tra gli indumenti, la madre mise pure una bottiglia di “Ferrochina Bisleri” e si raccomandò di berne un bicchierino la sera perché la bevanda era «…fonte di energia e stimolo ad una buona digestione». Antonio raccontò che «A placare le ansie c'era sempre il discorso della buona notte dato la sera, nella chiesa grande, a turno dai superiori, nel pieno rispetto degli insegnamenti di Don Bosco». A Don Bosco è legato un avvenimento che Antonio ricordò tempo fa: «Correva l'anno 2002, mi trovavo a Roma per un appuntamento in un ufficio. Arrivato con circa 45 min. di anticipo passeggiavo lungo la via guardando qualche vetrina, Incuriosito entrai in un negozio di restauri ed antichità; in un angolo poggiata ed impolverata c'era questa immagine con cornice di Don Bosco (un disegno a matita) con il timore che qualcun'altro la comprasse prima di me dissi al padrone del negozio senza chiedere il prezzo: “è mia"!!! Fortuna che avevo gasolio nella macchina, rimasi senza soldi in tasca, ma portai a casa un tesoro di fede!!».
Silvano Casaldi