Il Comune chiarisce le reali cifre messe in campo
Paradiso sul Mare
Le preoccupazioni emerse in questi giorni sulla presunta perdita di finanziamenti del Pnrr sono infondate. In particolare per la pista ciclabile Lido dei Pini – Lavinio la procedura amministrativa è in essere e la nuova conferenza dei servizi sta chiarendo tutti i punti in ottemperanza alle varie prescrizioni.
Rispetto all’housing sociale di via Cipriani la riduzione delle opere previste nell’originario progetto consentirà la realizzazione dell’intervento.
Entrambi i progetti sono stati ereditati da questa amministrazione che sin dall’inizio sta operando per fare in modo che vengano realizzati.
Per quanto concerne il Paradiso sul Mare, la gestione dei finanziamenti promessi è del Ministero delle infrastrutture, in carico al provveditorato alle opere pubbliche. Dai documenti presenti agli atti del Comune risultano impegni per 2 milioni 254.000 euro. Della differenza rispetto alla cifra di 7 milioni 907.000 euro, indicata nella lettera del 15 settembre 2020 dal provveditorato interregionale per le opere pubbliche, non risultano documenti. Ci è stato solo comunicato – per le vie brevi - che è avvenuta una “rimodulazione”.
L’impegno dell’amministrazione è senza dubbio di vedere completato il recupero, anche con intervento economico diretto degli enti territoriali a partire dal nostro Comune, in modo di preservare il bene che è l’unico obiettivo che ci sta a cuore.
Il resto sono promesse non mantenute sulle cifre indicate cinque anni fa e polemiche fini a se stesse.
Segreteria del Sindaco di Anzio
Un si per liberare la magistratura dalla politica dopo la legge di riforma
Dibattito sul referendum
La Magistratura si mobilita per il no al referendum sulla legge di riforma che il Parlamento ha approvato e che, costituendo una modifica alla Carta Costituzionale, richiede la conferma referendaria. La Magistratura e cioè l’istituzione che amministra la Giustizia in questo Paese ed a cui gli italiani hanno sempre attribuito un’aureola di sacralità, fa riunioni e costituisce comitati per sollecitare gli elettori a votare affinché le discussissime modalità con cui viene amministrata la macchina giudiziaria in Italia, non vengano cambiate e cioè che la situazione scandalosa che il Procuratore Luca Palamara ha doviziosamente documentato in due libri di successo, non subisca cambiamenti. Una situazione che nessuno dei personaggi coinvolti ha mai contestato. La pretesa che il sistema giudiziario, non solo per le sue carenze organizzative, ma anche per le sue disfunzioni strutturali, sia accettabile, specialmente dopo l’entrata in funzione del processo accusatorio, è un colpevole atteggiamento strumentale prima che ideologico. Sono dell’opinione che i magistrati come i membri delle forze armate non dovrebbero mai “scendere in piazza” per influenzare le scelte politiche che, in un regime democratico, spettano ai rappresentanti eletti dal popolo e, quando serve, dal popolo stesso. L’atteggiamento sguaiato di alcuni magistrati che arrivano a far dire a simboli della Magistratura, come Falcone e Borsellino, cose opposte a quelle che i due magistrati pensavano e che hanno sempre detto, offre la cifra del tipo di scadimento a cui la disputa può portare. Il processo accusatorio, introdotto dal socialista Vassalli nel 1987, ad immagine di quello praticato nel Regno Unito, negli Stati uniti ed in quasi tutti i paesi europei, prevede, per definizione, l’assoluta terzietà di chi giudica e la completa pariteticità di chi accusa e di chi difende.
Domanda: la figura del Difensore e quella del Pubblico Ministero sono attualmente realmente paritarie? Può essere assolutamente terzo ed al di sopra delle parti un giudice la cui carriera politica o l’assegnazione ad una sede possano dipendere dal voto di chi, in un processo di cui egli/ella è membro giudicante, esercita la funzione di Pubblico Ministero? Non si può vivere nel mondo del teorico quando nelle sentenze si fa copia ed incolla delle proposte dall’accusa. Chi è la persona intellettualmente onesta che può affermare che la difesa si muova in un processo con la disinvoltura con cui si muove il Pubblico Ministero? La legge approvata dal Parlamento vuole solo completare la riforma Vassalli del processo, come lo stesso Vassalli e Falcone e Borsellino e Di Pietro hanno sempre auspicato e cioè dare alle parti del processo lo stesso peso e garantire l’assoluta terzietà del giudice. L’intento fuorviante che viene spesso introdotto a supporto del no al referendum è che la modifica costituzionale non riduce la lunghezza dei processi che è l’aspetto più penalizzante del nostro sistema insieme a carenze professionali che pongono il nostro Paese ai vertici della classifica degli “errori processuali” tra i paesi a democrazia avanzata.
Le cronache di processi recenti denunciano plasticamente errori procedurali gravi per i quali colui o colei che li ha commessi non pagherà per l’errore. A pagare sono coloro che capitano nel tritacarne di una giustizia spesso arrogante perché ingiusta. La legge costituzionale che i cittadini sono chiamati a confermare non riduce la lunghezza dei processi semplicemente perché non è stata fatta per raggiungere questo scopo ma, certamente, li renderà più giusti e farà in modo che un organo della magistratura, non della politica, si occuperà di chi colpevolmente commetterà una grave ingiustizia. Il tentativo di politicizzare lo scontro è un’altra modalità maldestra di difendere la tesi del no; maldestra per due ragioni: la prima, perché “non si manda a casa la Meloni”, come peraltro avvenuto piu volte nella nostra storia recente, conl’ausilio di una certa Magistratura schierata, perché un governo forte e coeso non si manda a casa con questo tipo di referendum ma anche perché amministrare la giustizia non deve interferire con l’amministrazione del Paese. Infine la tesi “il governo vuole controllare i magistrati ”è decisamente ridicola perché il referendum sulla riforma della Magistratura, ove verrà confermato dal popolo italiano, non assoggetterà in alcun modo i magistrati ma, al contrario, libererà il sistema giudiziario italiano dai lacci, lacciuoli ed intrallazzi delle correnti politiche. Quel sistema corrotto che il super magistrato Palamara ha abbondantemente documentato e che, con la sacralità della Giustizia, ha veramente poco a che vedere.
Sergio Franchi